di Elisa Lucchesi
And the Winner is …
Ecco la recensione di Francesca Santi, vincitrice de #lapiramidedelcaffè, progetto di lettura in classe di Elisa Lucchesi in collaborazione con Nicola Lecca, per gentile concessione di Mondadori Editore, da uno spunto de “Il Sole 24 Ore – Domenica“:
Dottore, che sintomi ha la felicità? Francesca Santi
Le tre P di Nicola Lecca: purezza, passione e precisione.
Come a ogni bambino ospite dell’orfanotrofio di Landor (un villaggio al confine tra Austria e Ungheria) anche a Imi è stata attribuita come data di compleanno il giorno in cui è stato abbandonato. Egli, infatti, ha vissuto proprio in quel luogo per diciotto anni, prima di trasferirsi a Londra. Qui, grazie all’aiuto di Lynne, padrona di casa nonché insegnante di tango, riesce a superare con ottimi risultati un colloquio di lavoro presso la Proper Coffee, celebre catena di caffetterie nel Regno Unito, e viene assunto come assistente generale. Il suo pensiero rimane, comunque, costantemente legato a Landor e alle persone della sua infanzia tra cui le tante neni e i piccoli amici orfani. Londra, la cui descrizione ricorda la città-ragnatela di Calvino, lo affascina e lo fa sentire “accolto” tanto da portarlo ad affrontare il nuovo lavoro con serenità e a dare il meglio di sé. Questo, però, non è ciò che la Proper Coffee si aspetta dai suoi impiegati, imponendo, a questo proposito, che nessuno emerga sui colleghi pur di attenersi alle regole elencate dal rigido “manuale del caffè”. L’eccellenza lavorativa di Imi, dunque, non sarà premiata: e anzi diverrà motivo del suo licenziamento da parte di Andrew e Victoria, i due responsabili della caffetteria di Embankment. La scrittrice Margaret Marshall, premio Nobel per la letteratura, viene a sapere della vicenda grazie a Morgan, un suo conoscente commesso in una libreria, e prende subito a cuore la vicenda del giovane ragazzo ungherese tanto da volerlo aiutare. Escogitando un piano, riuscirà a regalare a questa storia il lieto fine che merita. Cristallino, puro e diretto è lo stile con cui Nicola Lecca racconta la storia di Imi, esortando il lettore a non aver paura di far emergere le proprie capacità, inseguendo i propri ideali e rifiutandosi di uniformarsi ad uno standard imposto. Ciò comporta certamente rischi e disagi che, nel romanzo, Imi riesce sempre ad affrontare a testa alta e senza timore. Lui non ha mai paura: perché è convinto che «la felicità non dipende tanto da quel che si possiede: ma dal sapersi rassegnare a ciò che non si ha», anche a costo di momentanee difficoltà. La privazione degli eccessi e del superfluo imposta dall’infanzia trascorsa nell’orfanotrofio è diventata in realtà la più grande ricchezza di Imi: la stessa che gli ha insegnato a saper apprezzare l’essenziale senza scendere a falsi compromessi. I rischi derivanti devono essere affrontati affidandosi al proprio buonsenso e alla volontà, caratteristiche che a Imi sicuramente non mancano. Tutto ciò, ovviamente, non era previsto dal “manuale di comportamento” imposto della Proper Coffee! Nicola Lecca offre con la sua opera un’interessante riflessione sull’importanza della fiducia nel proprio “io”, ed è proprio per questo che la storia di Imi deve assolutamente essere conosciuta. Perché tutti noi, in fondo, siamo orfani di qualcosa: anche se inconsapevolmente
N. Lecca, La piramide del caffè, Milano, Mondadori 2013, p.233
La recensione di Francesca Santi a “Lapiramide del caffè” di Nicola Lecca ha vinto con il seguente giudizio dell’Autore:
La mia impressione parte del progetto “Lettura in classe”. +++++
Bellissima, creativa, tiene la tensione e ha un inizio stupendo. E’ profonda, morale, giusta. Che altro dire: qualche ripetizione ogni tanto ma sei perdonatissima. Hai fatto un gran bel lavoro. Complimenti.
- Nicola Lecca (www.nicolalecca.it) ha detto il Apr 20, 2013