#Basia1000/85

‘Ed ogni petalo, sai, si finge di essere una rosa
a cura di Benedetta Giampietri e Francesca Santi

C’è stato un tempo in cui Catullo provava amore per Lesbia.
Solo quello. Nessuna delusione, menzogna, rimpianto, rimorso o alcun tipo di tradimento.

C’è poi uno specchio: uno specchio di carta dove Catullo sembra potersi guardare indietro. Poter tornare alla mea puella che gioca con un passerotto, e subito dopo essere catapultato nella salax taberna.

Sono lacrime amare quelle del poeta.
Sono lacrime d’inchiostro.

Un inchiostro che sembra ormai scorrergli nelle vene e renderlo sempre più consapevole di ciò che Lesbia gli ha fatto: lo ha ferito, lo ha tradito, lo ha ucciso.

Così si compone il carme 85: un urlo di dolore che parte dallo stomaco, in tutta la sua forza e pienezza, ma che poi si blocca ed emette solo un silenzioso sospiro. 

Odi et amo, afferma Catullo con semplicità, ‘io odio e amo’. Ed è proprio dietro quella apparente semplicità che si nasconde un’accurata e ben meditata elaborazione artistica: un ossimoro perfetto, una gemma poetica.

 Non servono tanti giri di parole per esprimere quello che prova. Lui odia Lesbia, ma la ama allo stesso tempo, non sa come possa essere possibile, ma è così. È questa scioccante consapevolezza che ha affascinato, ed affascina ancora oggi, i poeti di ogni generazione.

Excrucior, quale termine migliore per esprimere quello che prova? Lui si ‘tormenta’, come un uomo in croce costretto a sopportare atroci dolori. Dolori interni, dolori che lo portano a non saper cosa fare: ascoltare il cuore o la mente?

Tutto ciò che vorrebbe sarebbe svegliarsi da questo incubo e tornare a sognare vicino a Lesbia,

ma come se non sta dormendo?

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