E (non) vissero per sempre felici e contenti
a cura di Giovanni Albergucci, Matteo Bizzarri, Gloria Ceccarelli, Stefano Martelli, Emanuele Petrucci
Guest star @VentoTagliente
Questo breve epigramma, scritto in distici elegiaci, ha per protagonista l’amore – ormai agli sgoccioli – tra Catullo e Lesbia.
L’animo del poeta è tanto tormentato, per il venir meno delle promesse di Lesbia (cfr. carme109), da creare una scissione del sentimento amoroso.
Il Poeta è afflitto dall’impotenza di non riuscire a voler bene a Lesbia, anche se questa diventasse la migliore fra le donne (nella traduzione proposta da Utet, un “giglio”).
D’altro canto dichiara di non poter smettere di amarla, anche se compisse le peggiori nefandezze.
L’huc, a inizio del testo, indica il livello di svilimento dell’anima del Poeta, che constata con smarrimento il proprio degrado psicologico.
La contrapposizione mens mea/ tua culpa – evidenziata dal chiasmo iniziale – pare che intrecci gli aggettivi possessivi in una sorta di nodo, sottolineando la vitalità per Catullo di questo rapporto amoroso, nonostante gli effetti disastrosi che produce.
La congiunzione ita, a inizio del secondo verso, rimarca il valore espresso da huc, rinforzandolo ulteriormente.
Il venir meno al patto da parte di Lesbia riprende un concetto già espresso nel carme 109: quello del foedus.
In quest’ultimo carme, infatti, il Poeta chiede agli dei che il loro patto di inviolabile amore possa durare in eterno; al contrario, nel carme 75, le speranze vengono infrante da Lesbia.
In questo componimento, come nel carme 72, si ribadisce la tormentata differenza tra amare e bene velle, ovvero tra l’amore esclusivamente passionale e il dolce voler bene.
Questa contrapposizione richiama alla mente quella di odi et amo del carme 85, poiché Catullo ama e odia insieme Lesbia, delizia e fonte di dolore al tempo stesso.
In tale carme, tuttavia, la contrapposizione tra amore e odio assume una valenza universale, all’interno della quale i due protagonisti svaniscono.
In conclusione, questo breve componimento, conferma l’immensa sofferenza di Catullo, sottolinenando sempre più il deterioramento del rapporto amoroso.
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