Quando le cose perdute fanno tendenza

Intervista a Francesco Guccini a cura delle classi III/IV Liceo Scientifico “E. Fermi” di San Marcello Pistoiese.
Conduzione dell’intervista: Alice Guerrini (IV Liceo).
Redazione scritta: Martina Signorini (III Liceo).
Supervisione editoriale: Alice Guerrini e Maria Ferrari (IV Liceo).

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Il giorno 6 Maggio 2014, presso il Dynamo Camp, Francesco Guccini ha incontrato i ragazzi delle Scuole Secondarie di San Marcello Pistoiese.
In tale occasione, le classi III e IV Liceo Scientifico lo hanno intervistato sul suo ultimo libro, il Nuovo dizionario delle cose perdute.
Ecco cosa ha raccontato ai ragazzi di @unblogdiclasse il noto cantautore.

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Tra le “cose perdute” qual è quella che ricorda con maggior nostalgia ed emozione?
Non si può avere nostalgia dei disagi del passato, dell’acqua per lavarsi che gelava nella brocca, delle varie mancanze. L’unica cosa che rimpiango è la mia giovinezza, la possibilità di rivivere la mia giovane età.

Perché ha sentito la necessità di scrivere un secondo dizionario?
Non ho necessità, ma voglia di scrivere. Scrivere per me non è un obbligo, ma un piacere. Ogni giorno, dopo l’uscita del primo libro, il Dizionario delle Cose Perdute, venivo sommerso da nuove idee, suggerimenti altrui riguardo oggetti che non avevo menzionato. In seguito mi è stato proposto dalla casa editrice di scrivere una sorta di sequel ed ho accettato.

Pensa che alcuni oggetti ormai in disuso possano un giorno tornare di moda?
Alcuni oggetti e alcuni usi in realtà stanno già tornando a diffondersi e stanno diventando quasi delle mode, come l’uso di fare l’orto anche sul balcone e quello di fare il pane in casa, perché si pensa che sia più buono di quello comprato.

Ciò che di volta in volta va a sostituire le singole “cose perdute” ha minor pregio del suo antenato? Se per lei è così, preferirebbe vivere nel passato?
Il mondo è sempre in cambiamento, non si può dire se un oggetto nuovo è migliore di quello che lo ha preceduto, però sicuramente non vorrei tornare a vivere nel passato, primo perché è impossibile, secondo perché non ho assolutamente nostalgia dei tempi in cui ho vissuto. Ripeto che non vorrei rivivere nel passato se non, come già detto, per riavere vent’anni.

Quanto quelle cose oggi andate perdute influivano sulle sue abitudini?
Tutte le cose che ho descritto nel libro influivano molto sulla mia vita e su quella dei miei coetanei, perché facevano parte della nostra vita quotidiana e non potevamo farne a meno.

Continueranno a esistere nuove cose perdute degne di essere ricordate?
Sicuramente esisteranno nuove “cose perdute” perché il mondo è in continua evoluzione, adesso sta cambiando a ritmi incredibilmente veloci e già ci sono “cose perdute” che i giovani ricordano, di sicuro ce ne saranno altre che spariranno, che verranno sostituite e che forse saranno anche ricordate.

Per le “cose perdute” che verranno lascerà spazio a nuovi nostalgici oppure si prenderà di nuovo lei la briga di ricordarcele?
Non c’è nostalgia nel ricordare gli oggetti del passato, ma una leggera ironia. In ogni caso io non ho intenzione di scrivere un terzo libro, anche se di materiale ce ne sarebbe abbastanza da poterne scrivere altri due o tre, e non so se lo faranno altri, perché sarebbe una mera imitazione.

Abbiamo notato che il capitolo sulle osterie è più lungo di tutti gli altri. È stata una casualità o c’è un motivo?
Il capitolo sulle osterie forse è il più lungo perché ho fatto un lungo excursus storico, però sinceramente in quei luoghi ho passato molti bei momenti della mia giovinezza con gli amici, con la chitarra e le ragazze ed è per questo motivo che comunque sono posti che ricordo con particolare piacere.


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