Passer non vede, cuore non duole
a cura di Giovanni Albergucci
Una delle qualità straordinarie di Catullo è aver saputo dare individualità e consistenza di poesia a sentimenti così istintivi, che quasi non siamo più coscienti di provare, perché su di essi non ci soffermiamo, né tentiamo di esprimerli.
Nel Carme 2 se ne ha un chiaro esempio, con quel sentimento di invidia e nello stesso tempo di attrazione, quasi affezione, perfino per le cose vicine alla persona amata.
È forse uno dei primi ‘sintomi’ di quell’Amore con la ‘A’ maiuscola: la donna è ancora qualcosa di incontaminato, di alto, che il poeta ama infinitamente, ma, diremmo quasi, ancora con una certa soggezione, ancora un po’ da lontano.
Tuttavia, solo uno sciocco non si accorgerebbe del valore di quel ‘mea puella’, ‘la mia ragazza’, in cui si racchiude la Lesbia che Catullo si è figurata nel suo mondo privato come ideale compagna e la cui incongruenza con quella reale costituisce essenzialmente la causa del dramma del poeta e del suo amore impossibile.
I minimi gesti di lei sono immaginati con una compiacenza tale da farci pensare che l’intimità con la sua donna sia, per lui, qualcosa ancora di prezioso e non di abituale.
È amore questo, non ancora passione. E si vede anche in quel discreto velarsi del sentimento, già bruciante e tormentoso, nella stilizzazione della poesia e in quell’apostrofe al passero, che richiama uno dei temi più comuni della lirica alessandrina.
Parallelismo tutt’altro che banale. I poeti ellenistici giocavano con l’arte, mentre Catullo ci si abbandona con tutto il proprio sentimento, si dona in toto alle più piccole cose della vita e dello spirito: questo fa sì che il poeta si inserisca in tale tradizione di genere, innovandola! Alla grazia, alla malizia e alla lieve sentimentalità ellenistica, si sostituisce qui un ardore appassionato, che dà alla poesia una vibrazione indimenticabile. Come indimenticabile risulta la figura di Lesbia, nella sua luce di bellezza e di grazia, in quella sua febbre di donna innamorata.
La conclusione del Carme (vv.9-10) è occupata dall’infelice realtà del poeta: giocare, come Lesbia, con il sentimento amoroso, sarà per Catullo sempre impossibile.
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