L’Amore: dolceamara indomabile fiera
a cura di Chiara Bugelli, Stefano Martelli, Asia Pagliai, Ilaria Sichi
Guest star @ComePrincipe
“Mancamenti, brividi, agitazione e affanni”.
Se poteste chiedere a Catullo cosa abbia provato alla vista di Lesbia, vi risponderebbe così.
Non sono anche queste condizioni intrinseche all’Amore?
Il vortice emotivo più potente, al quale tutti sono soggetti, e del quale tutti devono accettare sia le gioie sia le sofferenze.
Sovrane di questo carme sono le trepidazioni e le esaltazioni del sentimento amoroso.
Catullo si sminuisce a confronto dello sconosciuto che dialoga con Lesbia; in quanto questo resta impassibile alla vista della sua amata, mentre lui, non appena la vede, si sente svenire.
È un carme d’amore, come dolce eppur potente tormento, che scuote e sfianca l’anima.
Porta in sé i tratti più disarmanti del sentimento amoroso e gli effetti psicologici che esso comporta sull’uomo.
Il testo è modellato su una celebre ode di Saffo, poetessa greca del VI secolo a. C. che per prima trattò l’amore con simile profondità, fino a definirne una vera e propria fenomenologia.
Catullo la venera e tenta di emularla attraverso il consueto procedimento di emulazione, proprio dell’arte antica.
Eppure il testo catulliano, identico all’originale nella traduzione, pur con lievi varianti legate al sentire tipicamente virile e tipicamente romano dell’autore (v.2 si fas est; v.3 identidem), mostra significative differenze nell’ultima strofa.
Il poeta fugge dal suo ormai troppo aspro desiderio e si rifugia ipocritamente nel mos maiorum, addossando la colpa al tanto professato otium.
Quando si è innamorati follemente come il poeta, si devono affrontare ostacoli indomabili per l’animo umano.
Così Catullo continuerà ad amare e a soffrire immensamente, non ammettendo mai che il suo amore è in realtà autodistruzione.