#Basia1000/72

La guerra nell’anima

a cura di Alice Guerrini, Maria Ferrari, Chiara Sichi, Martina Signorini

“E maledico il giorno che ci ha unito e questo che ti vede andare via” – cantava Massimo di Cataldo. Sicuramente questa canzone sarebbe stata in cima alla playlist nell’i-pod del nostro sfortunato Catullo.

La frivola Lesbia non ha rispettato “il reciproco patto d’amore” e Catullo ormai riflette sui suoi sentimenti e sulla loro trasformazione dopo tutte le ferite ricevute.

L’infedeltà fa nascere nel poeta un vero e proprio conflitto interiore tra il “bene velle”, il voler bene e l’amore inteso come desiderio e piacere fisico: il tradimento lo fa bruciare sempre più di passione, mentre l’affetto svanisce volando via nel vento come le promesse dell’amata.

Diviso a metà tra passato e presente, Catullo, con l’uso sapiente di avverbi e tempi verbali diversi, evidenzia nel suo carme, composto in distici elegiaci, come un tempo volesse bene a Lesbia e come adesso quella crepa nata tra l’affetto e l’amore si sia inesorabilmente trasformato in una profondo baratro.

Catullo sposta l’attenzione sul tipo d’amore che provava per Lesbia, che non era certo quello che si ha per un’amante, ma piuttosto simile all’affetto che un ha padre nei confronti dei propri figli. Questo sentimento però appartiene già al passato, perché ormai Lesbia non vale più niente per lui, rimane soltanto una donna che non ha esitato a ferirlo senza alcuno scrupolo.

Il nostro eroe ha tuttavia una piccola consolazione: ha la certezza di essere rimasto fedele al patto; non ha niente da rimpiangere, se non forse l’aver donato troppo sé stesso ad una donna che tutto avrebbe meritato meno che un amore sincero.

Ecco il link a storify:


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