Cesare «incarcerato»

Il Giulio Cesare di Shakespeare ha un volto nuovo.

di Nicolò Milazzo

Il Giulio Cesare di Shakespeare torna a vivere, questa volta sul palcoscenico di un carcere.

Il film, tutto italiano, dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, Cesare deve morire,è stato per certi versi un ‘azzardo, che tuttavia ha avuto successo vincendo prestigiosi premi tra cui l’Orso d’oro al festival di Berlino 2012 e ben 5 David di Donatello 2012.

Nel teatro all’interno del carcere romano di Rebibbia, si conclude la rappresentazione del ‘Giulio Cesare’ di Shakespeare.

I detenuti,qui in veste di attori, ritornano nelle loro celle.

In un ampio flashback la scena si sposta a sei mesi prima, quando il direttore del carcere annuncia quello che sarà il progetto teatrale dell’anno.

Seguono i provini e – scelti gli attori – vengono assegnate le parti che ognuno impara ed esegue nel proprio dialetto. Progressivamente, l’opera shakesperiana prende forma.

Cesare deve morire presenta un capolavoro del XVI secolo non solo in chiave contemporanea, ma addirittura ambientando l’opera in un carcere: le difficoltà non sono poche, a partire dal fatto che non si dispone di attori professionisti, ma di detenuti. L’empasse è stato brillantemente superato grazie alla traduzione delle distinte parti del copione nei dialetti degli interpreti, un lavoro massiccio che tuttavia regala all’opera una grande naturalezza, nonché la possibilità di immedesimarsi nei ruoli da parte dei detenuti.

Una scelta coraggiosa, ma senza dubbio azzeccata, è del resto l’utilizzo dell’ormai vecchio (e televisivamente poco gradito) bianco e nero, che tuttavia riesce ad evidenziare perfettamente la tristezza e la monotonia del carcere. In contrasto, le scene sul palcoscenico sono a colori, come per indicare una rinascita interiore e una libertà mentale che permette ai detenuti di vedere le cose -anche un po’ tragicamente – da un nuovo punto di vista.

Come afferma uno di loro:”Da quando ho conosciuto l’arte questa cella è diventata una prigione”.

Cesare deve morire,di Paolo e Vittorio Taviani,con Cosimo Rega,

Salvatore Striano,Giovanni Arcuri,Antonio Frasca,Ita,74’,drammatico.


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