#MaratonaInfernale/33 – La Torre della Fame

di Martina Signorini

In data 6 Marzo ’14, il. Prof. Mauro Ronzani, Ordinario di Storia Medievale presso l’Università degli Studi di Pisa, ha tenuto agli studenti del triennio superiore del Liceo Scientifico “E. Fermi” di San Marcello Pistoiese una lezione su Inferno XXXIII dal titolo “Processo al Conte Ugolino”.
Ecco la sintesi di Martina Signorini, III Liceo Scientifico.

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Come una belva, rode il cranio del traditore il Conte Ugolino,
immerso con lui in Cocito per aver tradito il compagno Nino
e poi che il Visconti fuggì da Pisa, fu infranto il patto dall’arcivescovo Ruggieri,
e dopo una battaglia al palazzo del popolo Ugolino e i figli furon fatti prigionieri.
Rinchiusi poi nella torre dei Gualandi per mesi,
con loro i pisani certo non furono cortesi;
nonostante il riscatto fosse stato pagato,
del loro potere nessuno si era dimenticato,
furono quindi lasciati tutti morire di fame,
e certo fu peggio che morir sotto i colpi delle lame.
Un incubo profetizzò al conte la sua orribile morte
e in lui i figli cercarono una speranza nonostante la sorte,
ma lui divenne pietra, come se avesse visto la Gorgone
e non poté offrire alcuna consolazione.
Divenne muto, il volto era privo di emozione
tanto da dare ai figli una strana sensazione.
Di lui ormai avevan quasi paura,
eran disperati nella mala ventura
e quando il padre cominciò a mordersi le mani,
si resero conto di essere ridotti come cani,
ma i giovani avevano ancora un cuore
e al padre come pasto si volevano offrire per amore.
Un cupo silenzio dominò quei giorni tristi,
scanditi dai raggi del sole che mai più saranno visti.
Per primo Gaddo morì il quarto giorno, implorando il papà,
che sconvolto, chiuso nel suo dolore mostrò solo pietà,
lo seguirono Uguccione, Anselmuccio e Nino il Brigata
che vissero fino al sesto giorno da quando la porta fu sbarrata.
Solo a quel punto tornò al conte la voce,
per la disperazione per la loro morte precoce
e per due giorni li chiamò, dopo che furono morti,
non pensando che dal paradiso sarebbero risorti.
Solo il dolore per la loro morte poté spezzare
il ghiaccio che impedì al suo cuore di confortare,
poiché pensò soltanto a sé finché furono vivi
e insieme con lui del cibo privi.
Lui pure morì in questo modo atroce
e condivise con i figli la stessa croce,
ma loro pur nel dolore riuscirono ad amare
e questo insieme alla tenera età li poté salvare.
Lui come traditore doveva comunque esser punito
e come tale all’inferno è immerso in un inverno infinito,
mentre figli e nipoti per la stessa giovinezza erano innocenti,
però in loro videro solo che del conte erano i discendenti.
Tu, Pisa crudele, nuova Tebe, città di discordie e di contese
non riesci a mettere freno alla tua gente piena di pretese,
e siano per te Firenze, Lucca e Genova sempre nemiche
e per mare e per terra ti facciano sopportare mille fatiche,
e possa essere chiusa all’Arno la foce
così che possa morire annegata la tua anima feroce.

#SoundTrack Opeth – Black Rose Immortal


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