#Dialoghi2014

Sintesi del progetto:

Live tweeting e diffusione mediatica dell’evento #Dialoghi2014

Partecipanti:

Elisa Lucchesi, blogger ufficiale “Pistoia – Dialoghi sull’uomo”, TW Coordinator

@unblogdiclasse, Staff TW volontari

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Rassegna stampa #Dialoghi2014, a cura di Giovanni Albergucci (@iomichiamoG)

http://sfy.co/fj6l

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Tweetbook #Dialoghi2014, a cura di Chiara Bugelli (@aiiloviuu)

http://beta.trytweetbook.com/book/102780

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Tweetbook #Dialoghi2014, a cura di Alice Gavazzi (@alicesgavazzi)

http://beta.trytweetbook.com/book/102840

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Foto: Benedetta Giampietri (@benemale)

#MondoDiAnna – L’intervista a Jostein Gaarder

a cura di @unblogdiclasse

Il 30 Aprile ’14 ha avuto inizio il progetto #MondoDiAnna, dedicato alla lettura del nuovo romanzo di Jostein Gaarder in collaborazione con @LibriLonganesi.

I ragazzi di @unblogdiclasse hanno recensito il romanzo e preparato l’intervista all’autore, che si è svolta presso il #circololounge del @CircoloLettori al Salone del Libro di Torino 2014, venerdì 9 Maggio alle ore 17,00.

Ecco cosa ha risposto Jostein Gaarder, con estrema chiarezza.

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1. Molti di noi hanno letto Il Mondo di Sofia. In entrambi i testi la protagonista è una giovane ragazza: predilige personaggi femminili per affrontare argomenti di una certa delicatezza?

Per Il Mondo di Sofia, la ricerca di una figura femminile è stata volontaria: per affrontare il tema filosofico, non potevo che associare al nome della protagonista quello che etimologicamente significa “sapienza, conoscenza”. Infatti la filosofia è “amore per la conoscenza”. Ne Il Mondo Anna, invece, ho scelto una giovane ragazza perché in Norvegia sono soprattutto le donne a cercare possibili soluzioni per combattere il degrado ambientale.

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2. Tra il mondo “filosofico” di Sofia e quello “ecologico” di Anna esistono collegamenti?

Alcuni anni dopo la sua pubblicazione, mi è capitato di rileggere Il Mondo di Sofia. Sfogliandolo, mi sono accorto di non aver trattato quella che si configura come la tematica filosofica più attuale: l’ecologia. Ho deciso così di pubblicare un ulteriore testo su questo specifico argomento, che mostrasse al mondo quali sono i rischi che stiamo correndo e quali danni irrecuperabili abbiamo ormai causato al nostro pianeta.

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3. La grande fantasia di Anna è un tema centrale nel libro: perché ha dato tanta importanza a questo aspetto della vicenda?

Nel libro mi sono servito di Anna come portavoce delle mie idee: ecco perché c’è in lei questa fantasia assai sviluppata. Per giustificare questa particolarità è stato necessario creare una situazione narrativa in cui la giovane protagonista fosse considerata una ragazza “strana”, fuori dalla norma. In realtà viene seguita da uno psichiatra che riconosce in lei una persona straordinaria e non rileva alcun tipo di patologia.

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4. L’idea di affiancare la realtà ai sogni è un modo delicato per dire che la speranza di cambiare il mondo è un’illusione?

Non avevo alcun intento di rendere qualcosa più delicato. Ho semplicemente adottato un piccolo accorgimento per arrivare dritto al cuore e alla pancia dei lettori, non soltanto alla loro testa. Solitamente, gli argomenti che arrivano alla testa non lasciano alcuna traccia dentro di noi. Volevo fare in modo che i lettori de Il Mondo di Anna riflettessero ‘sensibilmente’ su un argomento importante come l’ecologia.

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5. La decisione di dare a due giovani adolescenti un ruolo di protagonisti per salvare il destino del Pianeta è casuale o crede che solo con le idee e la forza di volontà dei giovani si potrà cambiare qualcosa?

La vostra generazione sarà l’ultima a non risentire del progressivo degrado ambientale, ma i giovani sono il futuro: dobbiamo dare loro la nostra stessa opportunità, quella di vivere in un pianeta dove sia ancora possibile ammirare tanta varietà animale e vegetale.

Inoltre soltanto i giovani, soprattutto i bambini, hanno il dono di possedere la “voce della verità”: spesso si rivolgono a noi adulti con parole “sgarbate”, per quanto sono spontanee e dirette: ne trovate un esempio lampante nella favola di Andersen “I vestiti nuovi dell’ imperatore”.

Altrimenti, posso raccontarvi un episodio capitato qualche anno fa negli USA. Alla fine di un intervento, l’ex presidente Bush, concluse il suo discorso affermando “Che Dio benedica l’America”. Da casa una bambina che stava guardando la televisione con la madre, con ingenuità, domandò come mai avesse benedetto soltanto l’America e non tutto il mondo.

Ma posso offrirvi uno spunto ben più vicino a voi: qui in Italia avete un partito che si chiama “Forza Italia. Badate bene, non voglio esprimere alcun tipo di giudizio, ma vorrei che provaste a seguire il pensiero di quella bambina: perchè non potrebbe chiamarsi “Forza Terra”?

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6. Spesso, per noi adolescenti, il confronto generazionale sembra essere un’inutile fatica, Anna invece, scontrandosi sia con la generazione precedente che con quella futura esce comunque vincitrice: dovremo dunque ricrederci?

Non è una domanda a cui riesco a rispondere con facilità, ma ci proverò. Mi ricordo quando per Pasqua andavo con i miei genitori a sciare: essendo norvegese ho un carnato molto chiaro ed arrivavo a sera col volto completamente ustionato. Non si rendevano conto di quanto fossero dannosi i raggi UV. 

Allo stesso modo, loro bruciavano il carbone, senza sapere quanto fosse inquinante. Vedete, i miei genitori hanno commesso molti errori, ma hanno vissuto in un’epoca passata rispetto alla mia: dunque, non posso fargliene una colpa. 

Questo per dirvi, tra le altre cose, che problemi come quello ambientale non devono sfociare in battaglie casalinghe, ma in battaglie col mondo! 
Dobbiamo cercare di trarre il meglio dal passato, senza polemizzarci troppo sopra e cercando di trarne il meglio.

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7.  Anna presenta una forte maturità rispetto ai ragazzi della sua età. Tuttavia se fosse nata e vissuta in un altro Paese, avrebbe avuto la stessa attenzione nei confronti dell’ambiente?

Sì, il fatto di essere nata e cresciuta in Norvegia può aver condizionato l’approccio di Anna verso la tematica ambientale. Ricordo tuttavia che, durante una mia trasferta in Spagna, mi trovavo a Madrid per un’inaugurazione di una casa per lettori. A fine conferenza chiesi al pubblico, composto perlopiù da ventenni, quanto fossero informati e interessati alle problematiche ambientali.

Mi risposero che, in Spagna, i giovani hanno un buon quadro della condizione ecologica mondiale, ma tendono a preoccuparsi assai più della scarsa disponibilità lavorativa. Se fosse nata in Spagna, Anna allo stesso modo si sarebbe interessata all’ambiente: in fondo in Norvegia sono ben pochi i giovani che si preoccupano attivamente di questo tema, anche se vivono in uno dei paesi più ricchi al mondo. 

Tuttavia, in quanto donna, se Anna fosse nata in Pakistan, le cose sarebbero andate diversamente. In questo tipo di Paesi alle donne non sono concessi i diritti basilari per qualsiasi essere umano, per esempio quello all’istruzione: basti pensare a quello che è successo poco tempo fa a Malala, la studentessa vittima di un attentato, o alle oltre duecento ragazze nigeriane rapite dalla loro scuola, di cui tutti avrete sicuramente sentito parlare.

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8. Dare una rappresentazione così drammatica del mondo che sarà tra 70 anni è stata una scelta mirata a marcare la forte drammaticità della situazione ecologica mondiale?

Ho pensato di dare una rappresentazione di come il mondo potrebbe apparire tra 70 anni, se l’umanità continuerà a inquinare con ritmi così insostenibili.

Dopo aver dato un’ultima rilettura al testo, prima della pubblicazione, consultai un esperto del settore per poter sapere se, fra 70 anni, il pianeta avrebbe potuto avere l’aspetto che prospettavo. Nonostante la sua risposta – mi disse che una situazione del genere in un futuro così immediato era impossibile – ho deciso di non cambiare nemmeno una virgola di quello che avevo scritto, per creare un’interazione tra bisnonna e pronipote e rendere più verosimile la vicenda. 

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Quando le cose perdute fanno tendenza

Intervista a Francesco Guccini a cura delle classi III/IV Liceo Scientifico “E. Fermi” di San Marcello Pistoiese.
Conduzione dell’intervista: Alice Guerrini (IV Liceo).
Redazione scritta: Martina Signorini (III Liceo).
Supervisione editoriale: Alice Guerrini e Maria Ferrari (IV Liceo).

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Il giorno 6 Maggio 2014, presso il Dynamo Camp, Francesco Guccini ha incontrato i ragazzi delle Scuole Secondarie di San Marcello Pistoiese.
In tale occasione, le classi III e IV Liceo Scientifico lo hanno intervistato sul suo ultimo libro, il Nuovo dizionario delle cose perdute.
Ecco cosa ha raccontato ai ragazzi di @unblogdiclasse il noto cantautore.

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Tra le “cose perdute” qual è quella che ricorda con maggior nostalgia ed emozione?
Non si può avere nostalgia dei disagi del passato, dell’acqua per lavarsi che gelava nella brocca, delle varie mancanze. L’unica cosa che rimpiango è la mia giovinezza, la possibilità di rivivere la mia giovane età.

Perché ha sentito la necessità di scrivere un secondo dizionario?
Non ho necessità, ma voglia di scrivere. Scrivere per me non è un obbligo, ma un piacere. Ogni giorno, dopo l’uscita del primo libro, il Dizionario delle Cose Perdute, venivo sommerso da nuove idee, suggerimenti altrui riguardo oggetti che non avevo menzionato. In seguito mi è stato proposto dalla casa editrice di scrivere una sorta di sequel ed ho accettato.

Pensa che alcuni oggetti ormai in disuso possano un giorno tornare di moda?
Alcuni oggetti e alcuni usi in realtà stanno già tornando a diffondersi e stanno diventando quasi delle mode, come l’uso di fare l’orto anche sul balcone e quello di fare il pane in casa, perché si pensa che sia più buono di quello comprato.

Ciò che di volta in volta va a sostituire le singole “cose perdute” ha minor pregio del suo antenato? Se per lei è così, preferirebbe vivere nel passato?
Il mondo è sempre in cambiamento, non si può dire se un oggetto nuovo è migliore di quello che lo ha preceduto, però sicuramente non vorrei tornare a vivere nel passato, primo perché è impossibile, secondo perché non ho assolutamente nostalgia dei tempi in cui ho vissuto. Ripeto che non vorrei rivivere nel passato se non, come già detto, per riavere vent’anni.

Quanto quelle cose oggi andate perdute influivano sulle sue abitudini?
Tutte le cose che ho descritto nel libro influivano molto sulla mia vita e su quella dei miei coetanei, perché facevano parte della nostra vita quotidiana e non potevamo farne a meno.

Continueranno a esistere nuove cose perdute degne di essere ricordate?
Sicuramente esisteranno nuove “cose perdute” perché il mondo è in continua evoluzione, adesso sta cambiando a ritmi incredibilmente veloci e già ci sono “cose perdute” che i giovani ricordano, di sicuro ce ne saranno altre che spariranno, che verranno sostituite e che forse saranno anche ricordate.

Per le “cose perdute” che verranno lascerà spazio a nuovi nostalgici oppure si prenderà di nuovo lei la briga di ricordarcele?
Non c’è nostalgia nel ricordare gli oggetti del passato, ma una leggera ironia. In ogni caso io non ho intenzione di scrivere un terzo libro, anche se di materiale ce ne sarebbe abbastanza da poterne scrivere altri due o tre, e non so se lo faranno altri, perché sarebbe una mera imitazione.

Abbiamo notato che il capitolo sulle osterie è più lungo di tutti gli altri. È stata una casualità o c’è un motivo?
Il capitolo sulle osterie forse è il più lungo perché ho fatto un lungo excursus storico, però sinceramente in quei luoghi ho passato molti bei momenti della mia giovinezza con gli amici, con la chitarra e le ragazze ed è per questo motivo che comunque sono posti che ricordo con particolare piacere.

La nostra storia quotidiana

di Martina Signorini

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Francesco Guccini ha recentemente pubblicato il “Nuovo dizionario delle cose perdute”, libro che non rientra in alcun genere letterario standard e che si può considerare come “la seconda parte” di un testo già in commercio, il “Dizionario delle cose perdute”.

Il noto cantante racconta in questo libro la storia d’Italia dal punto di vista della gente comune che ha vissuto in quel periodo storico e lo fa riportando alla memoria gli oggetti del passato che non esistono più e quelli che ci sono ancora, ma non vengono più usati.

Ha deciso di raccontare la propria vita e quella dei suoi contemporanei ai giovani e di riportare alla luce le memorie dei loro genitori e dei loro nonni. Lo ha fatto descrivendo gli oggetti che venivano usati, le credenze e le fantasie della gente, guardando talvolta in modo particolare all’aspetto linguistico (per esempio quando parla dei vespasiani, dei fiumi o dell’idrolitina).

Fra le cose “perdute” nei cassetti della memoria che vengono descritte nel libro ci sono la pezze con cui si “rattoppavano” giacche e pantaloni, i calendarietti dei barbieri, l’autoradio estraibile, le drogherie (sostituite dai supermercati), l’idrolitina e i deflettori nelle automobili.

Fra quelle che invece esistono ancora, ma “sono come gli animali in via d’estinzione” e che “forse dovrebbero essere protette dal WWF” ci sono le osterie, le cabine telefoniche, il bucato lavato con la cenere e le cartoline (che si scrivono ancora, ma non si spediscono quasi mai).

Molto interessante è il capitolo in cui parla delle merende che ci sono ancora, come la bruschetta, lo zabaione, i necci e il castagnaccio, ma vengono spesso sostituite dalle merendine, trovate al bar o al supermercato e pubblicizzate in TV.
Nel libro si parla anche dei rimedi casalinghi, del ciclismo del secolo scorso e dei miti legati all’autostop.

Leggendo questo libro si ha la sensazione di fare un piccolo passo indietro nella nostra storia, come quando i genitori o i nonni ci raccontano la loro vita. La scrittura è leggera e il registro è come quello di una conversazione quotidiana con gli amici, tanto che ci sono talvolta alcuni termini dialettali. L’autore utilizza molte domande retoriche che coinvolgono il lettore e citazioni da pubblicità che danno al testo un buon senso dell’ironia. Non da meno è la preparazione culturale, dimostrata nell’analisi etimologica di alcuni termini e nelle citazioni poetiche, che tuttavia non appesantiscono troppo il testo.

In poche parole il testo è interessante, leggero, ma non privo di note culturali, il linguaggio è semplice e talvolta ironico; insomma un ottimo lavoro apprezzabile praticamente da tutti

Francesco Guccini, Nuovo dizionario delle cose perdute, Mondadori, Milano 2014

La ballata del fiocco di neve

di E. Lucchesi

Il presente contributo è stato pubblicato nella raccolta MiracoLol di Natale. Edizioni La Linea.

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e bianca neve scender senza venti

G. Cavalcanti

Un soffice fiocco di neve, a conclusione di una brillante carriera, si ritirò felice al Polo Nord, tra le renne e le slitte del vecchio Santa Claus.
“Non mi piace lo star system – ripeteva spesso ai nipotini – meglio vivere appartato”.
Ma una sera, intorno a un bel fuoco scoppiettante, la nostalgia del passato prese il sopravvento e cedette alle lusinghe di quelle voci allegre, che con insistenza ripetevano:

“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre. Dai, nonno, non farti pregare!”

“Va bene”, disse sospirando il vecchio fiocco di neve, accarezzandosi la lunga barba bianca e socchiudendo gli occhi.
“Tutto iniziò quando un poeta fiorentino nobile e un po’ snob, di nome Guido Cavalcanti, mi invitò a fare la comparsa in un sonetto in cui elencava molte cose belle.
Era davvero una wishlist da sogno: donne affascinanti, cuori sapienti, schiere scintillanti di cavalieri armati, albe serene e chi più ne ha più ne metta. Insomma, un vero plazer da ascoltare e da leggere”.
“In questo modo – proseguì il fiocco di neve – mi sono guadagnato un po ‘ di notorietà scendendo lieve e senza venti.
Ma poi sono iniziati i guai. La crisi non risparmia nessuno!”
Il vecchio fiocco lo ripeteva in modo ossessivo, ormai affetto da una lieve arteriosclerosi, ad ogni malcapitato che trovava in fila al supermercato “L’Igloo”.
I nipotini si prepararono dunque a sentir raccontare la solita storia, ancora e ancora.
“Una volta, pur di lavorare, ho rischiato la pelle facendo lo stuntman in un canto di Dante – continuò contrito – Dovevo mettere in scena la mia lieve discesa attraverso una pioggia di fuoco, come neve in alpe sanza vento, ma le falde di fuoco a cui il poeta mi andava paragonando per poco non mi hanno sciolto del tutto.
Una tragedia. Anzi una (tragi-) Commedia all’italiana!”

Infine, prima della pensione, il fiocco di neve si era dovuto prestare a mimare il pallore mortuario della bella Laura in un trionfo del buon Petrarca.
“Laura era stecchita, e io dovevo esprimere il colore candido del suo incarnato attraverso un paragone semplice, immediato: Pallida no, ma più che neve bianca/ che senza venti in un bel colle fiocchi

“Che bello nonno!” – dicevano sorridendo i fiocchini di neve.

“Bello, ma pericoloso. Per poco, nel freddo dell’obitorio, ho finito per ghiacciarmi del tutto, tirando quasi le cuoia!
Eppure ogni volta sono sopravvissuto fino a coronare un sogno di vita felice, rifugiandomi con voi in un paradiso glaciale, immerso in un perenne Xmas time”.

Ma accendendo per caso la TV, intento a controllare il numero di panettoni da impacchettare per il Natale venturo, il fiocco di neve vide una cosa che non gli piacque affatto.

La sua bella Italia giaceva esanime e pallida, altro che più che neve bianca!
Certo si prospettava una ghiotta opportunità di guadagno e sarebbe dunque stato opportuno un rimpatrio immediato.
Ma il vecchio fiocco di neve non ebbe cuore di rientrare nel Bel Paese ormai in declino per fioccare sul viso di quella donna un tempo assai avvenente e ormai ridotta a una moribonda girlfriend in a coma.
Si sa, con l’età gli acciacchi aumento e il cuore si fa tenero. Fu così che il vecchierel canuto e bianco decise di ristare.
Decise però di scrivere a quella bella donna moribonda un biglietto di condoglianze che assomigliasse a una ballata di Natale:

Perch’i’ no penso di tornar giammai
ballatetta, in Italia,
va’ tu, soave e pia
dritt’a a la patria mia
che pur in agonia
ti farà molto onore
.

Di quelle parole mi è giunta voce e qui, diligentemente, le trascrivo per voi, augurandovi Buon Natale e un bel po’ di panettone.

#CosePerdute

di Elisa Lucchesi

Elisa Lucchesi (@IsaInghirami) e #unblogdiclasse (@unblogdiclasse) in collaborazione con Libri Mondadori (@LibriMondadori) presentano @CosePerdute, l’Ufficio Oggetti Graffiati dal Tempo di @GucciniOfficial

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Dal 22 Marzo al 16 Aprile ’14 rileggeremo insieme, un capitolo al giorno, il Nuovo Dizionario delle #CosePerdute di Francesco Guccini.

L’HT di riferimento è #CosePerdute seguito dal numero progressivo di riferimento, secondo l’ormai consueto metodo twitteratura.

Guidano la rilettura Chiara Bugelli/ Maria Ferrari/ Alice Guerrini/ Ilaria Sichi.
Alice Guerrini curerà inoltre, in parallelo, la rilettura del Dizionario delle #CosePerdute

A partire dal 16 Aprile ’14, il Nuovo Dizionario delle #CosePerdute sarà recensito dai ragazzi di @unblogdiclasse e verrà preparata l’intervista all’Autore.

Francesco Guccini incontrerà gli studenti dell’Istituto Omnicomprensivo di San Marcello Pistoiese presso il Dynamo Camp il giorno 6 Maggio ’14.

Abbiamo creato un account dedicato specifica.mente all’iniziativa: @coseperdute.

Un progetto di Elisa Lucchesi in collaborazione con Libri Mondadori.

#MaratonaInfernale/33 – La Torre della Fame

di Martina Signorini

In data 6 Marzo ’14, il. Prof. Mauro Ronzani, Ordinario di Storia Medievale presso l’Università degli Studi di Pisa, ha tenuto agli studenti del triennio superiore del Liceo Scientifico “E. Fermi” di San Marcello Pistoiese una lezione su Inferno XXXIII dal titolo “Processo al Conte Ugolino”.
Ecco la sintesi di Martina Signorini, III Liceo Scientifico.

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Come una belva, rode il cranio del traditore il Conte Ugolino,
immerso con lui in Cocito per aver tradito il compagno Nino
e poi che il Visconti fuggì da Pisa, fu infranto il patto dall’arcivescovo Ruggieri,
e dopo una battaglia al palazzo del popolo Ugolino e i figli furon fatti prigionieri.
Rinchiusi poi nella torre dei Gualandi per mesi,
con loro i pisani certo non furono cortesi;
nonostante il riscatto fosse stato pagato,
del loro potere nessuno si era dimenticato,
furono quindi lasciati tutti morire di fame,
e certo fu peggio che morir sotto i colpi delle lame.
Un incubo profetizzò al conte la sua orribile morte
e in lui i figli cercarono una speranza nonostante la sorte,
ma lui divenne pietra, come se avesse visto la Gorgone
e non poté offrire alcuna consolazione.
Divenne muto, il volto era privo di emozione
tanto da dare ai figli una strana sensazione.
Di lui ormai avevan quasi paura,
eran disperati nella mala ventura
e quando il padre cominciò a mordersi le mani,
si resero conto di essere ridotti come cani,
ma i giovani avevano ancora un cuore
e al padre come pasto si volevano offrire per amore.
Un cupo silenzio dominò quei giorni tristi,
scanditi dai raggi del sole che mai più saranno visti.
Per primo Gaddo morì il quarto giorno, implorando il papà,
che sconvolto, chiuso nel suo dolore mostrò solo pietà,
lo seguirono Uguccione, Anselmuccio e Nino il Brigata
che vissero fino al sesto giorno da quando la porta fu sbarrata.
Solo a quel punto tornò al conte la voce,
per la disperazione per la loro morte precoce
e per due giorni li chiamò, dopo che furono morti,
non pensando che dal paradiso sarebbero risorti.
Solo il dolore per la loro morte poté spezzare
il ghiaccio che impedì al suo cuore di confortare,
poiché pensò soltanto a sé finché furono vivi
e insieme con lui del cibo privi.
Lui pure morì in questo modo atroce
e condivise con i figli la stessa croce,
ma loro pur nel dolore riuscirono ad amare
e questo insieme alla tenera età li poté salvare.
Lui come traditore doveva comunque esser punito
e come tale all’inferno è immerso in un inverno infinito,
mentre figli e nipoti per la stessa giovinezza erano innocenti,
però in loro videro solo che del conte erano i discendenti.
Tu, Pisa crudele, nuova Tebe, città di discordie e di contese
non riesci a mettere freno alla tua gente piena di pretese,
e siano per te Firenze, Lucca e Genova sempre nemiche
e per mare e per terra ti facciano sopportare mille fatiche,
e possa essere chiusa all’Arno la foce
così che possa morire annegata la tua anima feroce.

#SoundTrack Opeth – Black Rose Immortal

#MaratonaInfernale/01 – Perso nella selva del peccato

di Martina Signorini

Si perde un uomo in un angolo della sua anima, nell’oscurità della selva del peccato, dopo aver abbandonato la via del bene.

Vede d’un tratto un colle illuminato e tenta di salirvi per salvarsi.

Ma tre fiere, simboli del male, lo minacciano.

Può arrivare alla meta solo attraverso i regni dell’aldilà – protetto, guidato – scoprendo un mondo fatto di sofferenza, speranza e beatitudine. Di condanna, purificazione e salvezza.

Storia e fede si uniscono per indicare all’umanità il cammino verso la salvezza.

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Foto: Installazione di Enrico Benetta

#Soundtrack Loreena McKennitt – The Dark Night of the Soul