di Alice Guerrini
La canzone/poesia scritta dal genio genovese Fabrizio De Andrè, Le Nuvole, è il brano che dà anche il titolo all’intero album e che ci prende per mano guidandoci nell’esplorazione del disco e offrendoci la chiave di lettura dell’intero album.
La canzone è un recitativo che parla appunto delle nuvole, del loro aspetto e del loro comportamento nel cielo.
Il testo non è recitato da De Andrè, ma da due donne, una più anziana dell’altra che recitano sopra una base sognante e intensa, Lalla Pisano e Maria Mereu.
“Le ho scelte – disse De Andrè – perché le loro voci mi sembrano in grado di rappresentare bene la madre terra, quella che vede continuamente passare le nuvole e rimane ad aspettare che piova.”
Le due donne, riferendosi alle nuvole, ne descrivono il modo di essere mutevoli e cangianti, scure o candide, la capacità di assumere le forme più differenti e di offuscare la luce del sole e delle stelle: “e ti sembra di non conoscere più il posto dove stai”.
“ Si mettono lì/ tra noi e il cielo”: da una parte ci obbligano ad alzare lo sguardo per osservarle, dall’altra ci impediscono di vedere qualcosa più in alto di loro ma, pur condizionando la vita di tutti, sono fatte di niente, sono solo apparenza.
Il messaggio metaforico del cantautore è quello di identificare le nuvole, che “ vanno, vengono, ogni tanto si fermano”, con i politici, i potenti, che dall’alto prendono decisioni e condizionano la vita del popolo speranzoso, che vorrebbe vedere il cielo limpido, ma a cui poi resta “ soltanto una voglia di pioggia”.
L’insieme di parole, voci, e musica è perfetto e suggestivo, quasi come un quadro o come un immagine fermata dallo scatto di una macchina fotografica.
Con questo capolavoro apre il sipario, presso il Teatro Manzoni di Pistoia, lo spettacolo Paladini di Francia, rappresentazione che si ispira al corto di Pasolini: “ Che cosa sono le nuvole?”
F. De André, Le Nuvole
Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio
Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell’airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri
Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore
Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai
Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.