Maggio, 2022

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Renato Fucini, a centouno anni dalla morte

(Renato Fucini con l’amico Giacomo Puccini)

 

E l’uccellino


E l’uccellino canta sulla fronda:
“Dormi tranquillo, boccuccia d’amore:
piegala giù quella testina bionda,
della tua mamma posala sul cuore”.

E l’uccellino canta su quel ramo:
“Tante cosine belle imparerai,
ma se vorrai conoscer quant’io t’amo,
nessuno al mondo potrà dirlo mai!”.

E l’uccellino canta al ciel sereno:
“Dormi, tesoro mio, qui sul mio seno”.

 


Nei disegni sono rappresentati gli ambienti descritti dal Fucini

Il Padule

Renato fucini nacque a Monte Rotondo Marittimo l’8 aprile 1843 e morì ad Empoli nel 1921.

Renato Fucini, conosciuto anche con lo pseudonimo di Neri Tanfucio, anagramma del suo nome, fu uno scrittore e poeta italiano.

Suo padre era medico condotto, studiava e combatteva le febbri malariche molto comuni nell’800 in Maremma che, a quei tempi, era una zona paludosa, in cui erano presenti molte zanzare che facevano ammalare di malaria. 

 

Renato Fucini fece le scuole elementari a Livorno.                                                                                                                Poi iniziò a studiare ad Empoli perché il padre era diventato medico a Vinci.                                                                Infine Fucini diventò studente all’Università di Pisa dove si laureò in Agraria

 


L’Arno oltre che da Firenze passa da Pisa.

Durante il periodo universitario di Renato, nel 1869, l’Arno straripò a Pisa.
Renato Fucini partecipò ai soccorsi e in quell’occasione conobbe Nino Bixio che coordinava le operazioni.

La sede del coordinamento era il caffè dell’Ussero, che Fucini frequentava molto; in quell’occasione scrisse il primo sonetto che però non fu mai pubblicato.

Per Renato Fucini gli anni dell’ università furono tra i più belli della sua gioventù.

Si fece tanti amici, si divertiva e si comportava come tutti gli universitari che facevano tanti scherzi goliardici.

In quel periodo iniziò a frequentare vari caffè, tra cui il Caffè dei Risorti, in quel luogo scrisse il primo dei suoi cento sonetti. In un’osteria invece sentì parlare male di Garibaldi, prese una paletta da braciere e fece scappare i due che parlavano male di lui.

 

Renato Fucini aveva un padre che si chiamava Davide, era medico, era anche un fervente mazziniano anticlericale.

Inoltre ce l’aveva a morte con i moderati e i reazionari.

Mazziniano vuol dire che era un seguace di Mazzini. Quindi che perseguiva gli ideali di libertà di pensiero ed espressione, di un’Italia unita, indipendente dall’Austria e repubblicana (deriva dal latino, res publica, che significa cosa pubblica). Anticlericale non vuol dire che non credesse in Dio ma non credeva nel clero cioè nell’organizzazione della chiesa: preti, vescovi, ecc.

 

Renato Fucini nel 1867 si sposò con Emma ed ebbero due figlie Ida e Rita.
Nella sua vita conobbe molti personaggi importanti: De Amicis, che scrisse Cuore, Collodi, che scrisse Pinocchio, Puccini, un grande musicista, Artusi e tanti altri scrittori, veristi e pittori macchiaioli.


 

I macchiaioli è un movimento nato a Firenze nel 1855. Erano dei pittori che per dipingere non facevano la bozza! In pratica usavano le macchie per disegnare. Dipingevano i fatti utilizzando “la teoria della macchia”, secondo la quale la visione delle forme è creata dalla luce attraverso macchie di colore.

Un tentativo “Macchiaiolo”

Alcuni macchiaioli famosi sono: Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Adriano Cecioni e altri.

 

Renato Fucini aveva un bel rapporto con Puccini, un grande musicista di opere liriche. Giacomo musicò alcune poesie di Fucini e Renato scrisse alcuni sonetti per lui. 

Conobbe anche Pellegrino Artusi che aveva scritto un libro di cucina seguendo anche alcuni suoi consigli.

Insieme a tutti gli amici ha contribuito a far conoscere le varie realtà italiane.

   

   

 

Renato Fucini svolse diversi lavori nella sua vita; come sappiamo era poeta e scrittore italiano ma si dedicò pure all’insegnamento di “Belle Lettere” nel 1865 a Pistoia, in seguito fece l’ispettore scolastico e per finire lavorò in una biblioteca.

Nel 1916 andò in pensione e dopo venne nominato socio dell’Accademia della Crusca

 La veglia

 

Fra tutti i libri che Renato Fucini ha scritto, noi ne abbiamo letti due: le veglie di Neri e il Ciuco di Melesecche di cui abbiamo la prima edizione e che, proprio quest’anno, compie cento anni perché è stato pubblicato postumo nel 1922. Entrambi raccontano le storie di vita quotidiana dei nostri avi, intorno alla fine dell’ottocento.

 

 

Neri Tanfucio raccontava la realtà in vernacolo, cioè un linguaggio con espressioni colorite che appartengono ad un territorio. Proprio per questo motivo Fucini non era considerato dagli scrittori di cultura “alta”. Però lui narrava la realtà qual era e, la realtà, può essere brutta, bella, dolorosa, ironica… la realtà ha molte sfumature.

Insieme a molti autori e pittori di quel periodo contribuì a far conoscere i valori risorgimentali e l’Italia unita.

 

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