E l’uccellino canta sulla fronda: “Dormi tranquillo, boccuccia d’amore: piegala giù quella testina bionda, della tua mamma posala sul cuore”.
E l’uccellino canta su quel ramo: “Tante cosine belle imparerai, ma se vorrai conoscer quant’io t’amo, nessuno al mondo potrà dirlo mai!”.
E l’uccellino canta al ciel sereno: “Dormi, tesoro mio, qui sul mio seno”.
Nei disegni sono rappresentati gli ambienti descritti dal Fucini Il Padule
Renato fucini nacque a Monte Rotondo Marittimo l’8 aprile 1843 e morì ad Empoli nel 1921.
Renato Fucini, conosciuto anche con lo pseudonimo di Neri Tanfucio, anagramma del suo nome, fu uno scrittore e poeta italiano.
Suo padre era medico condotto, studiava e combatteva le febbri malariche molto comuni nell’800 in Maremma che, a quei tempi, era una zona paludosa, in cui erano presenti molte zanzare che facevano ammalare di malaria.
Renato Fucini fece le scuole elementari a Livorno. Poi iniziò a studiare ad Empoli perché il padre era diventato medico a Vinci. Infine Fucini diventò studente all’Università di Pisa dove si laureò in Agraria
L’Arno oltre che da Firenze passa da Pisa.
Durante il periodo universitario di Renato, nel 1869, l’Arno straripò a Pisa. Renato Fucini partecipò ai soccorsi e in quell’occasione conobbe Nino Bixio che coordinava le operazioni.
La sede del coordinamento era il caffè dell’Ussero, che Fucini frequentava molto; in quell’occasione scrisse il primo sonetto che però non fu mai pubblicato.
Per Renato Fucini gli anni dell’ università furono tra i più belli della sua gioventù.
Si fece tanti amici, si divertiva e si comportava come tutti gli universitari che facevano tanti scherzi goliardici.
In quel periodo iniziò a frequentare vari caffè, tra cui il Caffè dei Risorti, in quel luogo scrisse il primo dei suoi cento sonetti. In un’osteria invece sentì parlare male di Garibaldi, prese una paletta da braciere e fece scappare i due che parlavano male di lui.
Renato Fucini aveva un padre che si chiamava Davide, era medico, era anche un fervente mazziniano anticlericale.
Inoltre ce l’aveva a morte con i moderati e i reazionari.
Mazziniano vuol dire che era un seguace di Mazzini. Quindi che perseguiva gli ideali di libertà di pensiero ed espressione, di un’Italia unita, indipendente dall’Austria e repubblicana (deriva dal latino, res publica, che significa cosa pubblica). Anticlericale non vuol dire che non credesse in Dio ma non credeva nel clero cioè nell’organizzazione della chiesa: preti, vescovi, ecc.
Renato Fucini nel 1867 si sposò con Emma ed ebbero due figlie Ida e Rita. Nella sua vita conobbe molti personaggi importanti: De Amicis, che scrisse Cuore, Collodi, che scrisse Pinocchio, Puccini, un grande musicista, Artusi e tanti altri scrittori, veristi e pittori macchiaioli.
I macchiaioli è un movimento nato a Firenze nel 1855. Erano dei pittori che per dipingere non facevano la bozza! In pratica usavano le macchie per disegnare. Dipingevano i fatti utilizzando “la teoria della macchia”, secondo la quale la visione delle forme è creata dalla luce attraverso macchie di colore.
Un tentativo “Macchiaiolo”
Alcuni macchiaioli famosi sono: Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Adriano Cecioni e altri.
Renato Fucini aveva un bel rapporto con Puccini, un grande musicista di opere liriche. Giacomo musicò alcune poesie di Fucini e Renato scrisse alcuni sonetti per lui.
Conobbe anche Pellegrino Artusi che aveva scritto un libro di cucina seguendo anche alcuni suoi consigli.
Insieme a tutti gli amici ha contribuito a far conoscere le varie realtà italiane.
Renato Fucini svolse diversi lavori nella sua vita; come sappiamo era poeta e scrittore italiano ma si dedicò pure all’insegnamento di “Belle Lettere” nel 1865 a Pistoia, in seguito fece l’ispettore scolastico e per finire lavorò in una biblioteca.
Nel 1916 andò in pensione e dopo venne nominato socio dell’Accademia della Crusca
La veglia
Fra tutti i libri che Renato Fucini ha scritto, noi ne abbiamo letti due: le veglie di Neri e il Ciuco di Melesecche di cui abbiamo la prima edizione e che, proprio quest’anno, compie cento anni perché è stato pubblicato postumo nel 1922. Entrambi raccontano le storie di vita quotidiana dei nostri avi, intorno alla fine dell’ottocento.
Neri Tanfucio raccontava la realtà in vernacolo, cioè un linguaggio con espressioni colorite che appartengono ad un territorio. Proprio per questo motivo Fucini non era considerato dagli scrittori di cultura “alta”. Però lui narrava la realtà qual era e, la realtà, può essere brutta, bella, dolorosa, ironica… la realtà ha molte sfumature.
Insieme a molti autori e pittori di quel periodo contribuì a far conoscere i valori risorgimentali e l’Italia unita.
I lavori sono stati realizzati dai bambini di tutte le classi della scuola…
Filastrocca contro il Coronavirus
Amuchina e mascherine
Tutto accade senza fine.
Fuori dalla porta c’è una piccola, grande peste
Il coronavirus ci ha portato via le feste!
Spero che tutti potranno guarire
E la filastrocca andrà a finire.
Riflessioni sulla Didattica A Distanza – DaD
L’emergenza COVID-19 e la conseguente sospensione delle attività a scuola, ha sicuramente posto agli insegnanti il problema di come gestire la didattica e soprattutto di come dare continuità al percorso educativo/formativo iniziato in aula.
Nelle prime settimane per mantenere i contatti con i bambini sono stati usati i canali più immediati e più facili, quali il telefono e whatsapp, per mandare materiale didattico e fare lezioni individuali in videochiamata; in questo modo si è perso però, in parte, il vero significato di classe e di appartenenza.
Dopo qualche settimana, per agevolare la didattica a distanza, il nostro Istituto ha introdotto l’uso della piattaforma Google Suite.
Già dopo i primissimi incontri sul Google Meet abbiamo compreso quanto questa risorsa fosse importante per mantenere i contatti con i bambini e tra i bambini.
Certo restava la difficoltà, con gli alunni della primaria, di sfruttare tutte le potenzialità che queste piattaforme per la didattica a distanza possono offrire, ma il solo vedere tutti i bambini in video ha riempito i nostri cuori di gioia dando a tutti la sensazione di essere di nuovo in classe, seppur virtualmente.
La didattica su Google Suite è stata introdotta a piccoli passi, come una novità con la quale tutti dovevamo prendere confidenza.
L’uso del digitale ha sicuramente tanti vantaggi, usato in classe e non. E’ utilissimo per stimolare la curiosità dei bambini, per accrescere la motivazione e, soprattutto con i bambini con B.E.S., per semplificare e facilitare il processo di apprendimento al fine di raggiungere il successo formativo.
Tutto era nuovo e bisognava abituarsi, insegnanti, bambini e famiglie che hanno fatto, e stanno facendo, una grande lavoro di supporto.
La didattica a distanza è sicuramente una grande opportunità per migliorare le competenze digitali, da utilizzare anche quando si ritornerà in classe.
Nella didattica a distanza è assente però la componente fondamentale del contatto reale e costante con gli alunni e tra gli alunni, mancano gli stimoli reciproci, l’interesse che si crea all’interno del gruppo… mancano gli sguardi dei bambini, i loro sorrisi e manca la mano della maestra sulla spalla quando un alunno chiede: “Maestra mi aiuti?”. (Aurelia)
In questi giorni non possiamo uscire di casa, andare a scuola e vedere i nostri amici. Tutto questo è necessario per lottare con questo nemico invisibile. Io sono riuscito a sconfiggere la noia utilizzando l’ingegno. Ho costruito con un cartone e delle tempere le magliette di tutte le squadre di calcio. Passo tanto tempo con la mia famiglia e gioco con mio fratello a calcio in giardino. Io sono molto fortunato, penso ai bambini che vivono in città, non hanno un giardino per giocare. Spero che questa situazione si risolva presto: “Andrà tutto bene”.
Poesia
A te che non sei un re
Sei arrivato in silenzio da molto lontano
tu passi prepotente sulla mia mano
naso e bocca mi devo coprire
altrimenti tu sei pronto a colpire.
Cammini per strada senza pensieri
ma sei causa di problemi seri
hai la corona ma non sei un re
spaventi tutti, spaventi anche me!
Il parente lontano non posso abbracciare
l’amico fidato non posso incontrare
i bimbi al parco non possono giocare
a scuola non si può più andare.
Ma siamo forti, non ci arrendiamo
con grande tenacia noi ci rialziamo.
Tornerà il sereno nei nostri cuori
in tutto il mondo mille colori!
“Vorrei tanto rivedere i miei compagni!”
Speranza
Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere sai cosa? La speranza.
“Speranza a buon mercato!” Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.
E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.
Gianni Rodari
”Vorrei che questa cosa finisse presto
così potrei giocare con tutti i miei amici!”
Ho sempre preferito restare a casa, ma adesso mi piacerebbe tanto ritornare a scuola.
Prima ogni mercoledì arrivavano i miei nonni da Cutigliano, ora posso solo sentirli al telefono.
Durante il fine settimana uscivo con le mie amiche, ora posso vederle attraverso lo schermo di un computer.
Per tutte queste cose mi sento
tanto triste!
“Speranza” di Gianni Rodari contro il coronavirus. La Commissione europea dedica questa poesia agli italiani
Questa mattina a Bruxelles è stata declamata la composizione dello scrittore
“Un pensiero particolare va ai nostri compatrioti europei in Italia, dove al momento c’è la situazione più grave” ha detto il portavoce dell’esecutivo comunitario Erica Mamer facendo riferimento all’emergenza coronavirus. Poi ha chiamato sul palco un’altra portavoce che ha letto la poesia «Speranza» di Gianni Rodari. «Mantenete la speranza e domani saremo di nuovo qui» ha concluso Mamer. (da LaStampa del 23 marzo 2020)
”Vorrei tornare a scuola!”
“In questi giorni sono a casa a causa del coronavirus, non vado a scuola. Però mi mancano gli amici e mi manca tanto Karate. Non posso uscire di casa ma almeno posso andare in giardino dove gioco assieme a Sally (il mio cane). Spero di tornare presto a scuola con gli amici e le maestre” “Presto passerà, quel coronavirus scapperà!!!”
Anche Piumini ha scritto una poesia per i bambini (clicca sul link attivo)
“Il coronavirus è birbone e fa del male. Io e Eva giochiamo insieme. Mi mancano le maestre e i compagni. Bisogna stare in casa e rispettare le regole. La mamma e il babbo al lavoro portano la mascherina e i guanti. Quando loro sono al lavoro io sto con la nonna.”
“In questi giorni io penso se i miei amici sono nella mia stessa situazione (molto probabile) oppure se trovano dei modi per divertirsi. Certo, anch’io dei modi per divertirmi li trovo, tipo andare al computer, giocare a carte o con dei giochi da tavola con i miei genitori, oppure fare delle videochiamate a mia cugina. Penso anche se torneremo a scuola il tre aprile o ci daranno un’altra data. Un altro pensiero è che non vedo i miei compagni da ancora più tempo perché ero stata malata prima della ‘pausa’ della scuola e quindi mi mancano ancora di più…”
“Mi annoia stare in casa. Mi dispiace vedere persone morte. Le notizie in tv son sempre peggiori. Stiamo insieme in famiglia”
E’ molto strano non vedere persone che passeggiano e
bambini che giocano all’aria aperta.
Se noi vogliamo che ritorni la normalità, dobbiamo seguire e rispettare delle regole.
Quando arriva l’estate voglio andare al mare, al più presto riabbracciare le mie compagne e i miei parenti, per fare tutto questo dobbiamo ascoltare quello che ci dicono i dottori.
Allora restiamo a casa,
l’unione fa la forza e noi tutti insieme ce la faremo.
Durante il periodo di chiusura della scuola abbiamo cercato di sviluppare…
Competenze metadisciplinari come:
– Imparare ad imparare
– Metodo di lavoro (organizzazione, tempi, capacità di produzione)
-Saper raccogliere dati e informazioni
– Problem Solving
– Utilizzo delle conoscenze in contesti nuovi
– Competenze digitali
E’ il 25 Marzo 2020 e il nostro Paese vive una situazione disastrosa. Un virus chiamato Coronavirus sta facendo morire tante persone.
Per colpa sua hanno chiuso anche la scuola.
In questo momento sta nevicando, mi piace vedere come la neve cade sulle case.
Fra poco chiamerò la mia amica e ci
racconteremo delle cose per ridere insieme.
Guardo poco la TV perché parlano sempre del Coronavirus, lo
so che è importante, ma non mi va di sentire sempre brutte notizie. Ho disegnato un bellissimo arcobaleno
e ho scritto “ ANDRA’ TUTTO BENE” .
Adesso devo andare, spero che finisca presto tutto questo
Per una nuova primavera per tutti noi
All’inizio sembrava una semplice influenza ma non è così, muoiono tante persone. Io penso che se tutti
rispettiamo le regole il virus si fermerà e potremo ritornare a scuola, a stare con gli amici.
Abbiamo tentato anche di migliorare le competenze disciplinari come:
– Comprensione dei linguaggi specifici
– Comprensione di brani e testi multimediali riferiti ad uno specifico argomento
– Capacità di costruire schemi, tabelle, rappresentazioni diverse dei contenuti
– Capacità di sintesi e di organizzazione dei contenuti
Abbiamo stimolato i bambini a lavorare usando le mani
Con la pasta di sale:
Sale colorato con i pennarelli:
Plastici che aiutino i bambini a comprendere ambienti naturali:
Ricette realizzate con i genitori per comprendere meglio il testo regolativo, le misure di capacità e di peso o massa
Lavori con carta e cartoncino
C’è anche chi ha mostrato come si lavora con il telaio per comprendere meglio gli uomini primitivi
8 giugno 2020 – Giornata mondiale degli oceani
“Innovazione per un oceano sostenibile”
“Noi facciamo affidamento sugli oceani per il cibo, il sostentamento, il trasporto e il commercio. E come polmoni del nostro pianeta (…) di assorbimento del carbonio, gli oceani hanno un ruolo vitale nel regolare il clima globale” (Messaggio del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres)
Alcuni bambini hanno iniziato a coltivare
Altri hanno cominciato la pubblicazione di un giornalino locale…
La fiaba dei paesi dei TUTTIUGUALI è stata inventata dagli alunni della quinta di Maresca durante le ore di materia alternativa insieme all’insegnante.
Nella storia vengono affrontati i temi dell’inclusione, dell’uguaglianza, della diversità, del rispetto dell’altro nella convinzione che la diversità sia una ricchezza e un bene per l’umanità.
Il racconto è stato successivamente condiviso con il resto della classe e con la quarta. Con l’aiuto di tutti i bambini è stato rappresentato durante la festa di fine anno.
I paesi dei Tuttiuguali
Capitolo 1
Esordio
Un tempo esistevano al mondo i paesi dei Tuttiuguali.
In ognuno di questi paesi i bambini che nascevano erano uguali al loro genitore.
Un bambino/bambina poteva già vedere come sarebbe stata/o da adolescente, da adulto/a e da anziana/o perché era identico/a al fratello/sorella, al babbo/mamma e al nonno/nonna.
C’era il villaggio di “Moltomoltogrande”, quello di “Piedino”; c’era la città “Bianca” e la città “Quella”…
In ogni città tutti svolgevano lo stesso mestiere e vestivano nel medesimo modo.
Capitolo 2
I quattro paesi
Nel paese “Moltomoltogrande”, somigliante ad una città, si coltivava il Frutto del Tiritaka dal quale si raccoglievano pannocchie giganti e dalle quali si ricavavano i pop corn, il cibo nazionale del paese. Si praticava la FORMULA 10 e ci si vestiva in modo molto sportivo.
Nel paese di “Piedino”, sorto nella pianura ai piedi della montagna, si mangiava il “ Fangillo”, una pianta della quale si potevano utilizzare tutte le parti, dalle radici ai frutti. Era un paese nel quale si praticava la puntualità e si rispettavano assolutamente gli orari: ci si alzava alla 7.30, si pranzava alle 12.3 e, si faceva la merenda alle 17 in punto. La cena era esattamente alle 20.00, il cinema alle 10.00 e poi tutti andavano a letto alle 11.45.
Nella città “Bianca” nevicava sempre. Era molto freddo e lo sport principale era lo sci. Gli abitanti di questa città mangiavano sempre minestra calda, passavano le serate in gruppi davanti ai caminetti e gustavano grandi tazze di cioccolato caldo.
Nella città “Quella” era tutto costruito sul pendio di una montagna altissima. Ogni giorno alcune macchine estraevano dalle cave minerali. Nel frattempo gli abitanti si dedicavano al divertimento: andavano al cinema, facevano sport e ballavano.
Capitolo 3
Eguaglianza estrema
Col passare del tempo gli abitanti dei paesi iniziavano a stancarsi di tuta questa UGUAGLIANZA, di questo mondo sempre uguale UGUALE, dove tutto si svolgeva NELLO STESSO MODO; cominciarono a dubitare che mangiare sempre lo STESSO CIBO, fare tutti lo STESSO MESTIERE, vestirsi tutti allo STESSO MODO, giocare e divertirsi con i SOLITI PASSATEMPI, conoscere gli altri perché IDENTICI A SE STESSI… fosse realmente piacevole e positivo.
Fu così che gli abitanti dei vari paesi cominciarono a spiarsi l’un l’altro per scoprire le tradizioni, i divertimenti, i cibi del prossimo.
Questi goffi tentativi però non provocarono altro che zizzania e tensione tra gli abitanti dei paesi perché i confini erano così controllati e protetti che ogni intromissione era scoperta e irritava infinitamente chi era controllato. Insomma tutti desideravano scoprire quello che facevano gli altri ma non allentavano i controlli su loro stessi. Era un circolo vizioso l’uno non concedeva niente all’altro e l’altro faceva lo stesso.
Capitolo 4
I bambini, l’avventura
Un giorno, un bambino, particolarmente annoiato e curioso, del paese di “Piedino” trovò nel mezzo delle coltivazioni degli alberi da frutto una botola, l’aprì, scese lentamente e trovò una stanza con una teca in mezzo che conteneva un oggetto e un messaggio: “Dirigiti nel punto d’incontro delle terre di nessuno”.
Nello stesso momento un bambino di “Moltomoltogrande” in una crepa dei grandi alberi, una bambina di “Bianca” in un pupazzo di neve che si stava stranamente sciogliendo e un ragazzo di “Quella” in una grotta della montagna trovarono un messaggio uguale.
I quattro ragazzi si incamminarono verso le “Terre di nessuno”, un luogo creato dagli antenati degli abitanti dei quattro paesi, una zona franca dove un tempo, prima che ognuno diffidasse dell’altro, si incontravano per prendere decisioni sugli scambi di oggetti, cibi e sui rapporti reciproci.
Quando si trovarono a pochi metri l’uno dall’altro si spaventarono, poi si guardarono preoccupati e, diffidenti, fecero un passo indietro.
Mentre si interrogavano del perché si trovassero tutti e quattro lì, la terra intorno a loro cominciò a tremare e una grossa zolla di terra si staccò dal terreno e li portò in alto sopra le nuvole.
Trovandosi in mezzo alle nuvole, in una situazione dalla quale non potevano uscire, balbettando iniziarono a parlare fra di loro.
Si accorsero di avere lo stesso messaggio e la pietra, avvicinarono le mani piano piano.
All’improvviso le pietre si attrassero come calamite, formando una sfera. Dalle nuvole comparve la statua di uno strano personaggio. ERA UN ORACOLO. Iniziò a parlare.
“Sulla più alta montagna dovete andare
E il fiore arcobaleno trovare.
Seguite le tracce sulla neve
e trovate il fiocco lieve.
Nelle foreste più buie vi dovete addentrare
e il feroce Ginglob dovete affrontare.
Sulla punta dell’albero raro
raccogliete il frutto più amaro.
Mischiate tutti gli ingredienti
e uniteli alle sorgenti”
I ragazzi si guardarono e decisero, per il bene dei loro paesi che ormai erano ad un passo dalla guerra, di affrontare il freddo della montagna, la neve gelata, il buio della foresta, il temibile Ginglob. Infine si inerpicarono in cima all’albero magico. Unirono gli ingredienti e cercarono le sorgenti.
Capitolo 5
L’epilogo
Distribuirono così a tutti la pozione “Diversidatutti”, aspettarono che tutti la bevessero e aspettarono pazientemente gli effetti.
La mattina seguente tornarono nei loro paesi e trovarono i loro concittadini allegri, concilianti e benevoli verso il prossimo. Non erano più terrorizzati dall’essere spiati, erano disponibili a parlare con gli abitanti degli altri paesi, assaggiavano volentieri i loro cibi…. LI ASCOLTAVANO E NON AVEVANO PIU’ PAURA DI LORO!
I ragazzi erano stupefatti ma godevano di questo nuovo “clima” e dell’aria serena che si respirava nei loro paesi e, finalmente, si sentirono LIBERI!
Da quel giorno, tutti potevano entrare nei paesi degli altri, potevano discutere e confrontarsi con chi aveva opinioni diverse dalle loro e anche questo era molto gratificante! Stuzzicava la curiosità e la creatività…
Cominciarono a nascere tutti bambini diversi, e generazione dopo generazione le diversità erano sempre maggiori e i loro “mondi” diventarono UN SOLO MONDO, ricco, nuovo, creativo e molto molto vario!
Non è facile convincere i bambini a leggere. Alcuni leggono tantissimo e con piacere, altri proprio non ce la fanno!
Che fatica scegliere un libro nuovo, quando non si ha voglia di leggerlo!
“Controlliamo il numero delle pagine, quante figure ha, ma sono abbastanza grandi? Il carattere con il quale è stampato… Uhm… Il titolo, è abbastanza attraente? L’impaginazione è gradevole!? Quali sono le dimensioni del carattere? E lo spazio fra una riga e l’altra… quanto ci metteremo a leggerlo?”
“Leggi questo che è corto!” “Mah, mi pare che sia scritto troppo piccolo! E’ per bimbi grandi. Ne scelgo un altro!”
Ragazzi, quest’anno non leggeremo libri MA ognuno di voi potrà presentare un libro che ha già letto e gli è particolarmente piaciuto! A casa preparerete un volantino pubblicitario con uno slogan che serva ad attirare gli altri ragazzi e ad accendere la loro curiosità, al punto di stimolarli a dichiarare che sarebbero disposti a leggerlo! Dovrete fotocopiare il volantino, distribuirlo ai compagni e infine cercare di presentare oralmente il vostro libro preferito in modo accattivante… Proviamo?
LA SFIDA è LANCIATA! Riusciranno i ragazzi a convincere i compagni a leggere il loro libro preferito?
Leggere è bello e istruttivo, ancor più bello se è scritto in corsivo.
Leggere fa volare la fantasia.
Se ti appassiona un libro non fartelo scappare.
Se leggi un libro di fantasia siamo contenti, io e la zia.
Se cominci a leggere non smetterai mai.
Leggere è una bella dipendenza.
Trova il tuo libro e incomincia a sfogliarlo.
Leggere ti fa diventare più intelligente.
Leggere è un toccasana.
Se leggi Harry Potter sarai un mago per tutta la notte.
I libri sono ali che aiutano a volare.
Leggere non è importante, ma è l’unica cosa che conta.
Evviva la lettura, comincia l’avventura!
La lettura è un sogno ad occhi aperti nel mondo che vuoi tu.
Leggere è una scoperta continua.
Se leggerai la notte sognerai.
Leggere è riflettere.
Un libro è il tuo migliore amico.
Un libro ti scalda la fantasia.
Se leggi, non ti annoierai mai.
Il libro è il miglior passaporto per entrare nel mondo della fantasia.
Il libro parla ma non ha la bocca, sogna ma senza dormire.
Leggere fa bene al cuore.
Lasciati prendere dalla libromania.
Un libro è per sempre.
Beh, alla fine di ciascuna presentazione molti hanno dichiarato il loro interesse per il libro presentato. Sarà proprio così!?
Slogan a favore della lettura a cura dei bambini della classe quinta
Stiamo studiando i Greci, quale occasione migliore per ripensare al mito (dal grecoμύθος, mythos cioè racconto) con i suoi eroi o dei che, attraverso le loro vicende, cercavano di spiegare l’origine del mondo e di molti fenomeni ai quali non si riusciva a trovare spiegazione.
I miti sono storie molto antiche che a lungo furono tramandate solo oralmente, di generazione in generazione, come accadde anche per le fiabe italiane e di tutto il mondo.
Queste ultime furono raccolte da alcuni scrittori che, andando di paese in paese, le ascoltavano dalla viva voce di chi le conosceva. Le scrissero, pubblicarono e fecero conoscere a tutti.
Alcuni dei trascrittori di fiabe più famosi furono Giuseppe Pitrè e Italo Calvino in Italia, Charles Perrault in Francia, i fratelli Grimm in Germania, William Butler Yeats (Irlanda) e Aleksandr Afanas’ev (Russia). Mentre un grande studioso di fiabe fu Vladimir Propp, il quale studiò le origini storiche delle fiabe nelle varie società e capì che queste storie, ovunque fossero raccontate, seguivano una struttura ben precisa.
(“Morfologia della fiaba” )
Anche le leggende sono antichissime storie fantastiche ma hanno come protagonisti uomini, animali o cose.
Con i bambini abbiamo individuato alcuni fenomeni sui quali poter inventare un mito.
Perché grandina
Perché piove
Perché esistono le stagioni
Perché il cielo è blu
Perché le stelle brillano
Come sono nate le stelle
Perché nevica
Come crescono gli alberi
Perché ci sono i pianeti
…
Poi, in cooperative Learning, i ragazzi hanno provato ad inventarne uno.
Il mito delle stagioni
Un tempo si diceva che esistevano quattro dee delle stagioni.
Le quattro dee si chiamavano: Sole, dea dell’estate; Foglia, dea dell’autunno; Fiore, dea della primavera e Neve, dea dell’inverno. Durante l’anno, ogni tre mesi, una di loro lavorava svolgendo il proprio ruolo, mentre le altre tre si riposavano.
Gli aiutanti di Neve erano Dicembre, gnometto dispettoso; Gennaio, gnometto giocherellone e Febbraio, gnometto chiacchierone. Neva dava ad ogni gnomo un sacchettino con dentro del freddo cotone da spargere per le città e le montagne. Tutti i bambini giocavano nel cotone. Quando Febbraio finiva il cotone, Fiore buttava il primo seme giallo violetto per far sbocciare la primavera. Fiore non svolgeva tutto il lavoro da sola ma, come Neve, aveva tre aiutanti: Marzo, farfallina allegra; Aprile, farfallina canterina e Maggio, farfallina studiosa. Le tre farfalle avevano una borsetta a tracolla con all’interno dei semi, che ogni tanto, lasciavano cadere per far sbocciare dei fiorellini che coloravano il mondo. Quando Fiore dava un colpettino alla nuvola, su cui giaceva, questa cominciava a piangere così annaffiava i semi per farli germogliare e fiorire. Quando anche il turno di Fiore era terminato, Sole aveva tre aiutanti, tre piccole fatine: Giugno, fatina vanitosa; Luglio, fatina dolce e Agosto, fatina sportiva. Le tre fate avevano uno zainetto con dentro dei piccolissimi frutti che, appena attaccati ai rami degli alberi diventavano grandi. Giunto il momento, Foglia mandava i suoi uccellini: Settembre, uccellino colorato; Ottobre, uccellino goloso e Novembre, uccellino freddoloso. Gli uccellini, quando sbattevano le ali, facevano cadere le foglie dei rami e, una volta a terra, le coloravano con un pennellino di colori diversi.
Una volta finito il turno di Foglia ricominciava il ciclo delle stagioni.
Nadia, Rachele, Sofia
I MITI, come tutti i racconti, hanno un inizio, uno svolgimento dei fatti (con un elemento fantastico che modifica la situazione iniziale) e una conclusione.
Il cielo BLU
Un giorno Zeus decise di colorare il cielo. Per sei giorni provò a farlo. Il primo giorno provò con i pennarelli, il secondo con le matite, il terzo con le tempere, il quarto con gli acquerelli, il quinto con i pastelli, il sesto con i gessetti ma senza successo! Per questo rinunciò.
Il settimo giorno, mentre stava portando della vernice per dipingere la sua casa nell’Olimpo, sulle nuvole, gli cadde un po’ di vernice blu che si fermò nell’atmosfera.
Per questo motivo il cielo da tempo lontanissimo è blu!
Edmondo, Filippo S, Giovanni
Il racconto e la spiegazione appaiono inverosimili, ma hanno un significato profondo, perché esprimono la rappresentazione che una società, nella quale il mito è nato, fa di se stessa e dell’universo.
La grandine
Un giorno Aki, figlio di un sacerdote trasgressore greco (trasgressore perché non avrebbe potuto avere figli) era benvisto perché, anche se non avrebbe dovuto esistere, era davvero una creatura speciale. Gli DEI allora incaricarono un giovane Dio di conferire i poteri del ghiaccio a Aki.
Ma il giovane sbagliò e regalò i poteri del ghiaccio a una nuvola!
Tutte le volte che questa passa fa grandinare.
Andrea, Lorenzo A
Il mito evidenzia l’esigenza e il desiderio delle persone di cercare spiegazioni su aspetti misteriosi del mondo e della vita. Questo bisogno di sapere accomuna tutti i popoli, che di frequente, pur senza conoscersi, hanno trovato risposte simili alle stesse domande.
L’acqua
Un giorno Zeus scoprì che il suo cane era molto malato.
Lo portò dai sacerdoti ma il cane si sdraiò per terra e abbaiò. Zeus disse: “Cos’hai?”
Il cane chiuse gli occhi. Zeus gli domandò di nuovo: “Cosa fai, che ti succede?” Ma il cane non rispose. A quel punto Zeus capì che non c’era più nulla da fare e iniziò a piangere. Le stesse lacrime riempirono ogni lago del mondo.
Tutte le volte che si vede piovere è Zeus che ricorda il suo adorato cane.
Mirco e Filippo B
Queste vicende fantastiche si svolgono in tempi lontanissimi… “Tanto tempo fa…”, “Un tempo…”…
Perché le stelle sono luminose
Un giorno nacque un bambino a cui fu dato il nome Vasco. Aveva una missione molto importante da compiere, quella di accendere le stelle tutte le sere. Quando crebbe prese il volo con la sua navicella spaziale. Tutte le sere andava ad accendere le stelle in tutto lo spazio.
Ormai vecchio, ebbe un figlio che chiamò Gioele.
Quando Vasco morì affidò la sua missione al ragazzo. La missione da allora è tramandata da generazione in generazione.
Antonio, Giulia,…
Secondo Platone, filosofo greco, il mito serve a narrare verità più profonde.
Il mito delle stelle
Un giorno Zeus arrabbiato tirò un meteorite verso Plutone.
Ci vollero quaranta anni al meteorite, che viaggiava alla velocità di 10.00 chilometri orari, per raggiungere il piccolo pianeta. Quando lo colpì distrusse la maggior parte del pianeta. I milioni di pezzi di Plutone si dispersero in tutte la galassia.
Con la distruzione subita Plutone divenne ancora più piccolo e venne declassato a pianeta nano.
Negli anni e per il loro spostamento nello spazio, i pezzi presero fuoco e diventarono luminosi formando le stelle.
Dario e Omar
Come nascono gli alberi
Nel mare, sette milioni di anni fa, una civiltà marina organizzò l’operazione “G-8, ingrandimento spazio”.
Mandò una squadra per esplorare cosa ci fosse sopra l’acqua. Quando la squadra tornò dopo vent’anni aveva creato una nuova civiltà. Quando gli esploratori rientrarono in acqua erano molto diversi e furono cacciati
In tutti i popoli si trovano narrazioni sulla nascita della terra, del cielo, sull’origine del mondo.
Il mito ha un intimo legame con la vita dell’uomo, con il suo operare, con il suo modo di pensare e di strutturare il mondo. Il mito ha una sua logica e si configura come una forma pre-scientifica del pensiero (Cassiner, “Filosofia delle forme simboliche”)
I disegni sono esercitazioni dei ragazzi ( “riproduzioni” da Piero Della Francesca e da opere greche) su volto, corpo, mani.