Raccon-Ti-Amo

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Quando la testa tocca il cielo… La nostra montagna e il CAI

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Brain storming: cerchiamo insieme le parole, le idee che ci vengono in mente quando pensiamo alla montagna;  nel brainstorming di gruppo le idee degli altri stimolano le idee di ognuno; ciascuno seleziona e utilizza alcune delle parole; può metterle in sequenza, creando una scaletta oppure può collegarle in mappe concettuali; con le idee organizzate, costruiamo dei testi.

Disegni delle classi 1^, 2^ e 3^; testi e foto classi 4^ e 5^.

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IL FUTURO DELLA NOSTRA MONTAGNA

Siamo ormai nel 2032, non potete sapere che cosa ci è accaduto ieri!
A Gavinana era una, fredda e noiosissima,  giornata d’autunno  (come tutte le altre ).
Stavamo camminando quando abbiamo visto una piccola palla infuocata scendere giù dal cielo.
Noi, ovviamente, incuriositi l’abbiamo seguita.
Appena arrivati vicino abbiamo visto che la palla, in realtà, era un meteorite.
Poi ci siamo accorti che si muoveva, era vivo! Impauriti allora siamo scappati…
Narratore:
Eh, no! Tu, sei scappato!!! Scusate piccolo contrattempo tra narratori!
…Ehmm, insomma, beh, continuiamo,all’improvviso abbiamo sentito una voce: era quella del meteorite che chiedeva aiuto.
Noi ci siamo avvicinati piano piano e ci siamo presentati:
C-c-iao-o io sono Ambra!
E -e-e io sono Fabio!
Lui ci ha detto che era caduto dal suo pianeta e doveva riposare finché non trovava il modo di tornare lassù, anche se non sapeva come.
Noi ci siamo offerti di ospitarlo a casa nostra e lui contentissimo ha accettato.

Dopo qualche giorno ci siamo accorti che il meteorite era triste e gli abbiamo chiesto come mai.

Lui ci ha risposto: Sapete… nel mio paese, una settimana all’anno d’autunno si celebra una manifestazione che si chiama “La Pittoresca Raccolta di Rifiuti dei Pittori con Pittura.”
Noi, interessati, abbiamo chiesto spiegazioni sull’argomento.
Ci ha detto che, per tre giorni, bisogna fare la raccolta dei rifiuti, un giorno, invece,va dedicato alla creazioni di disegni, con pennarelli, matite, tempere, sculture,…e gli altri tre giorni sono dedicati a feste, con tanto cibo e divertimenti.

Così abbiamo deciso di farlo sentire più a suo agio e abbiamo organizzato una manifestazione simile nei nostri paesi.

Era ormai giovedì e stavamo attaccando i nostri capolavori in giro per fare pubblicità, tutti ci prendevano per matti… e non avevano visto ancora il meteorite!!!
Eravamo a venerdì e la festa era cominciata ma, ahimè, c’era solo una vecchietta addormentata.
Poi però è arrivata sempre  più gente.  Alla fine era tutto pieno!!!
Il meteorite ci ha ricordato che nel suo paese i quadri prendevano vita.
Noi  per accontentarlo abbiamo chiamato cittadini, paesani e campagnoli e gli abbiamo chiesto…
Con nostra sorpresa, poco dopo, sono arrivate molte persone che, truccate,facevano finta di uscire dai dipinti.
Per i giorni seguenti la gente era andata a dormire nell’albergo Franceschi.
Durante la notte il meteorite ci ha detto che era pronto per tornare a casa.
Ci siamo salutati con affetto e dopo qualche secondo l’abbiamo visto sparire nella nebbia.
In quel momento abbiamo capito che era tornato nel suo paese e che non lo avremmo più rivisto ma le sue feste, i suoi ricordi, il suo amore sarebbero rimasti per sempre qui con noi!

Ambra Marcon & Fabio Giuntoli, classe quinta, Primaria Maresca

Racconto pubblicato in “Marrakeska”, Autori Vari, Edizioni Atelier, 2016

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25 maggio 2016, in montagna con il CAI – Classi quarta e quinta

Domenica 3 luglio 2016 “Festa al MONTANARO” e premiazione del concorso!

La festa

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La premiazione

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Petra, terza classificata per la sezione “Disegno”

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Emma, terza classificata per la sezione “Racconti”

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Rappresentanti del CAI e del nostro Istituto con il Dirigente Carlo Rai

LA MONTAGNA INCANTATA

Era una giornata così così d’estate ma Giulia, Martina e Sara decisero comunque di andare a camminare in montagna. Insieme prepararono lo zaino, si vestirono e subito partirono !

Appena arrivate iniziò a piovere ma era sopportabile, si infilarono l’impermeabile e continuarono a camminare, però si accorsero che pioveva solo sotto la montagna: alzarono la testa e videro che la montagna piangeva e vollero subito andare in cima per scoprire come mai. Dopo lunghe ore di cammino le bambine riuscirono ad arrivare in cima e le chiesero del perché stesse piangendo. La montagna gli rispose che piangeva perché lei in inverno aveva una cima tutta bianca, innevata e bellissima e le altre montagne la invidiavano, ma poi era arrivata la bella stagione e il sole aveva sciolto tutta la neve: la sua cima era piena di sassi e brulla e non era più così bella! Le bambine vollero subito aiutarla e pensarono a come poter fare. Poi a Sara venne in mente di ricoprirla di erba sintetica ma la sua idea non venne apprezzata, a Martina venne un’idea bellissima: di costruire un cappello gigante con fiori, erba, piante, alberi e terra. Le bambine, ritornate dalla passeggiata, iniziarono a costruire il cappello e dopo un mese ritornarono in cima alla vetta. Il cappello era bellissimo, pieno di colori e la montagna se ne innamorò; appena indossato tanti animali andarono a vivere su quella montagna e tutte le altre vicine erano invidiose perché tutti i turisti salivano su di lei per fare le foto; anche il sole si era innamorato di lei e quindi la montagna era illuminata tutto il giorno fino al tramonto. Perfino la luna era diventata la sua migliore amica e dal quel giorno la montagna d’estate, primavera e autunno indossava il cappello, e d’inverno si faceva coprire dalla neve in modo che era bella per tutto l’anno!

Emma, terza classificata

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Una gita in montagna

Era un caldo giorno di luglio e eravamo io ,degli amici e parenti; siamo partiti da Campolino, con l’intenzione di andare al lago Nero chiamato così non perchè è nero ma perché il riflesso delle rocce scure è nero. Il lago è di origine glaciale e circondato da monti appenninici tra cui l’Alpe delle Tre potenze.

Siamo partiti di mattina, abbiamo fatto molte soste fra la natura incantata di quel posto, dopo due ore siamo arrivati lassù esausti.

Io sono andata a raccogliere i mirtilli in mezzo al lago, ho anche notato che lì non ci sono pesci ma tritoni.

Mentre la mia famiglia era dentro il rifugio con bivacco sempre aperto, oltre a tritoni e mirtilli ho scoperto che ci sono anche le marmotte!

Poi ci siamo spostati su un tavolo all’aria aperta e abbiamo mangiato. Dopo abbiamo anche provato a camminare sul monte ripido, ma non ci sono riuscita: ero troppo piccola!

Dopo tante foto, divertimenti e risate siamo tornati in giù; siccome era caldo ci siamo fermati a fare il bagno nel fiume bello fresco, ci siamo asciugati e siamo andati a casa.

E’ stato un giorno che non scorderò mai!!!

Vittoria

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UNA GITA IN MONTAGNA

Un giorno d’estate, i miei genitori mi dissero che l’indomani saremmo andati a fare una gita in montagna con dei nostri amici.

Io, chiaramente, non fui tanto contento, anzi, non ero per nulla contento…..

Ci sarebbe stato da alzarsi presto…, da camminare parecchio…., forse era anche caldo ..…

La mattina della gita, mi svegliai di buonora, e avrei voluto tanto, ma tanto che piovesse, ma, ahimè, c’era un sole bellissimo, lucente e splendente. Mamma e babbo, tirarono giù dalla soffitta due grossi zaini, le scarpe da trekking, i bastoncini da montagna, “Uffa .. uffa .. uffa…” quei due erano proprio intenzionati a partire per davvero, andarono in cucina ed iniziarono a preparare tutta la roba da mangiare , da bere, frutta e chi più ne ha più ne metta.

Eravamo pronti per la nostra avventura, si prese la macchina e via… direzione Foresta del Teso.

Arrivati, zaini in spalla e si prese il sentiero in direzione “MACEGLIA”.

Mentre camminavo, ammiravo i molti alberi giganteschi pieni di foglie colorate, da un verdolino chiaro ad un bellissimo verde intenso lucente che si “scontrava” con l’azzurro del nostro bellissimo cielo di montagna, e l’aria che si respirava per me era come una fonte di energia e mi sembrava pura e leggera.

Forse era veramente bellissimo quello che avevo intorno, iniziai a diventare sempre più curioso, anche se ogni tanto sbuffavo ancora. Con il mio fratellino, si spiavano le tane e i buchini che gli animali avevano costruito in questa bellissima foresta, si videro poi dei funghi velenosi, fiori che non avevamo mai visto, ciuffi di peli. Il mio fratellino disse subito:

Guardate tutti! Questa è la barba di due folletti che si sono bisticciati” e una grossa risata spezzò il silenzio del bosco. Si continuò la nostra marcia tra cinguettii degli uccellini, fruscii degli animaletti, tra l’erba e scricchiolii dei bastoncini secchi sotto le nostra scarpe e, quando poi il cielo era vicinissimo, quasi mi sembrava di toccarlo con un dito ecco, finalmente arrivammo alla Maceglia.

La prima cosa che vidi fu un grosso monumento di pietra, dedicato ai caduti di guerra e poi tutto intorno stradelli …,speravo di essere arrivato…, ma niente, quei due, non erano ancora stanchi, mentre io brontolavo, loro, zitti zitti, ci fecero arrivare fin a Pian della Pozza.

Per… mica male !!! Si mangiò, ci si riposò un pochino e poi, visto che il cielo cominciava a farsi scuro i miei genitori, decisero di non rifare la stessa strada, ma di passare dal Rifugio del Montanaro.

All’improvviso, si scatenò un fortissimo temporale e noi correndo a “gambe levate” arrivammo al Rifugio del Montanaro! Si aspettò che la “tempesta” finisse e svelti svelti, ci si incamminò verso la Casetta de’ Pulledrari, dove si era lasciata la nostra macchina .

La giornata era finita e, anche se i miei piedini erano stanchi e le mie scarpe piene di mota, dovetti ammettere che era stata proprio una bellissima giornata ed ero veramente felice di averla vissuta!

Lorenzo A.

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LA MONTAGNA INCANTATA

Stanotte ho fatto un sogno molto particolare su una montagna che sembrava incantata: ora ve lo racconto.

Mi ritrovai lungo una strada ripida e piena di sassi di varie dimensioni, alcuni tanto grossi da doverli scalare. 

La salita era veramente dura, ma, con l’aiuto dell’attrezzatura che mi ero portato, riuscii a superarla senza grossi problemi e giunsi ai piedi di una montagna a forma di aquila. 

Guardai in alto e capii che scalarla sarebbe stata dura, ma ero deciso ad arrivare in cima e toccare il becco dell’aquila di pietra. 

Più volte rischiai di perdere la presa e cadere e pensai: “Ma chi me lo fa fare!” Poi mi ricordai che era stata una mia decisione quella di scalare questa strana montagna. 

Giunto finalmente in cima le toccai il becco e poi andai a riposarmi sul suo dorso.

Ed ecco che successe l’inimmaginabile! 

L’aquila di colpo prese vita e cominciò a volare. Fui meravigliato e allo stesso tempo spaventato, molto spaventato! 

L’aquila (che parlava) mi disse di stare tranquillo e io le risposi: “Come posso stare tranquillo di fronte a una cosa così straordinaria?” 

L’aquila mi rispose: “Voglio farti vedere dall’alto le cose più belle del mondo”. Ed io, aggrappandomi stretto alle sue penne, mi lasciai trasportare.

Attraversammo tutta l’Italia e capii quanto fosse bella, volammo sopra le piramidi e la sfinge di Giza, superammo l’Oceano Indiano e arrivammo sopra la Muraglia Cinese percorrendola tutta. 

Felice, ma stanco, chiesi all’aquila di riportarmi a casa. 

Giunti alla montagna scivolai dal suo dorso e, precipitando, mi ritrovai in cima alla strada piena di sassi. 

Mi chiesi come avrei fatto a scendere ma in quell’istante mi svegliai: era mamma che mi chiamava per andare a scuola!

 Lorenzo T.

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Cos’è per me la montagna

Alcuni trovano la montagna noiosa, difficile e stancante. In effetti ti stanca, ma a me piace un sacco. Amo tutti i fiori, i loro profumi, i colori e le grandezze diverse ; adoro l’acqua fresca e cristallina che sgorga dalle sorgenti.

Mi incantano i colori della foresta: verde chiaro e scuro, marrone, rosso, giallo e arancione, i colori del sole. Mi piacciono la luce che filtra tra gli alberi, leggera ma chiara chiara e l’erba verde e tenera con il suo buon profumo . Amo l’aria fresca e leggera.

In montagna è tutto così tranquillo e silenzioso che mi dà pace e quiete.

Il bosco ti può pure nutrire. Nella sua dispensa trovi asparago selvatico, porcini, galletti e tanti altri funghi, però la frutta è quella che mi piace di più, le more, le fragoline di bosco, i mirtilli e l’amore per i lamponi è indescrivibile.

In montagna ci sono sempre nuovi sentieri da scoprire che mi solleticano il senso dell’avventura.

Per me le montagne sono nuovi pianeti da scoprire.

Sofia

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LA MONTAGNA INCANTATA

Un giorno andai in montagna con le mie amiche Rachele e Nadia. Quando si arrivò in cima si sentirono delle vocine che dicevano: “Ragazzi, silenzio, ci sono delle persone! Nascondetevi!”. Noi cercammo di capire da dove provenissero quelle strane voci.

Così trovammo alcuni elfi e chiedemmo loro: “Volete venire con noi?”. Loro ci domandarono: “Sarà divertente?”. “Sì”, si rispose noi. Allora accettarono.

Andando avanti si trovò un rifugio, quando si entrò, si scoprì che era abbastanza strano perché al posto delle persone c’erano gli animali. Allora si uscì subito e per riposarci ci costruimmo un capanno molto spazioso, con un bel fuoco per riscaldarsi.

Il mattino seguente ci svegliammo e andammo avanti ma ci accorgemmo di esserci persi. Allora si cercò la strada giusta, però si trovarono i giganti, che catturarono Nadia e Rachele. I giganti misero Nadia dentro un panino e l’appoggiarono accanto al forno. Rachele, invece, stava per essere tritata. Io salii sulle sbarre dove tenevano i coltelli, ne presi uno e lo lanciai sulla schiena di un gigante che andò a sbattere contro una parete. Il coltello si conficcò nella schiena e il gigante morì. Noi cercammo di scappare, ma Rachele esclamò: “Manca Nadia!”.

Allora si tornò a prenderla. Meno male che era ancora viva! Quando si andò via, si sentì una vocina che diceva: “ Venite, venite qui.” Guardai con il binocolo, erano gli gnomi dei boschi che conoscevano un’uscita segreta. Seguimmo gli gnomi. Gli elfi erano morti catturati dai giganti. Noi eravamo molto dispiaciuti. Quando si arrivò all’uscita, mi arrampicai su un albero e vidi in lontananza il Montanaro: eravamo salvi!

Giovanni

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La montagna incantata

Tanto tempo fa, una montagna in mezzo al paese si illuminava e emetteva scintille. Un giorno, però, la montagna non si illuminò e neanche il giorno dopo. Tre bambini, però, volevano scoprire perché la montagna non si illuminava, allora si incamminarono verso la sua cima. Ma quando arrivarono a metà strada si scontrarono con un’aquila, uno stambecco e un lupo. I tre bambini, impauriti cercarono di scappare ma l’aquila li fermò e disse: ”Non abbiate paura, una volta eravamo come voi!” A quel punto i bambini chiesero:”Ma come avete fatto a diventare così?” Il lupo rispose: ”E’ stata tutta colpa dello stregone che è sulla cima di questa montagna!” Allora la montagna si illuminò di nero e, invece delle solite scintille fece delle fiammate e disse: ”Aiutatemi, lo stregone mi sta lanciando degli incantesimi addosso!”. Allora i bambini scalarono la montagna e videro uno stregone che, come aveva detto la montagna provava degli incantesimi su di lei. A quel punto i bambini si fecero coraggio e lo affrontarono. Arrivarono anche i tre animali ma era inutile, nessuno poteva battere uno stregone. Lo stregone disse: ”Non mi potete battere perché io ho dei poteri e voi no!” A quel punto la montagna esclamò:”E’ vero noi non avremo i tuoi poteri ma siamo amici, allora abbiamo il potere dell’amicizia!” Lo stregone si arrabbiò così tanto che lanciò un incantesimo sulla montagna ma, siccome era troppo arrabbiato, sbagliò formula. Allora la montagna diventò sempre più lucente e, dopo qualche minuto diventò un diamante a forma di cubo! A quel punto lo stregone non aveva niente da perdere e sfidò il lupo, l’aquila e lo stambecco. Loro tre erano grandi amici, unirono la loro amicizia per affrontare lo stregone. Dopo essere stato sconfitto da tre animali, lo stregone capì l’importanza degli amici e, siccome non aveva amici, i bambini gli chiesero se voleva essere un loro amico. Fece tornare gli animali come erano prima e lasciò stare la magia. Quando tornarono tutti a casa la montagna si illuminò dalla gioia e così tutti i giorni e tutte le notti guardavano fuori dalla finestra e vedevano la montagna che non era più una semplice montagna ma era diventata un diamante a forma di montagna!

Nadia

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UNA GITA IN MONTAGNA

Evviva! Oggi andiamo in gita con la scuola alla scoperta della Montagna Pistoiese.

Come ci ha spiegato il C.A.I serve: uno zaino medio, perché se è piccolo non entrerebbe niente, se invece è troppo grande sarebbe pesante da portarselo dietro. Come cibo sarebbe meglio portare frutta fresca o secca e molta acqua o tè dentro una borraccia. Riguardo ai vestiti: guanti leggeri e pesanti, un cambio, il giacchetto sia leggero che pesante, le scarpe alte, la crema solare, il burro di cacao e l’impermeabile. Serve pure il fischietto, perché se sei in gruppo e ti fai male puoi chiamare facilmente aiuto; per questo serve anche il kit medico da portare nello zaino.

Chi vuole, può portare la macchina fotografica per fare foto al paesaggio.

Se ti fermi a dormire, devi portare il sacco e pelo e il materassino.

Dopo aver fatto colazione, mi hanno portato a scuola e da lì siamo saliti sull’autobus che ci ha portati all’inizio del sentiero. Dopo aver camminato a lungo entriamo in un bosco dove vediamo un segnale rosso e bianco e ci spiegano che è un segnale che quelli del C.A.I hanno scelto perché, di notte si vede il bianco, mentre il rosso quando nevica, e si può trovare disegnato sugli alberi e sui sassi.

Questi segni servono quando ci si perde.

Sono le 19:30 e non abbiamo cenato perché ci siamo persi! Tutti i bambini vanno nel panico, allora il mio insegnante decide di chiamare il C.A.I così ci sarebbero venuti a soccorrere.

Dopo poco eccoli! Con l’elicottero, però notiamo subito che riparte e scende un signore che contentissimo si presenta e dice di chiamarsi Claudio. Ci avrebbe fatto da guida turistica fino al giorno successivo, quando saremmo ripartiti per tornare a casa, e ci avrebbe spiegato tutte le cose che non sappiamo. Adesso però, sono le 2:00 del mattino e quindi decidiamo di accamparci lì per passare la notte.

Alle 8:30 di mattina, tutti si svegliano per fare colazione: tirano fuori il porta cibo e si mangiano della frutta. Quindi ci rimettiamo in viaggio. Durante il tragitto incrociamo lo sguardo con un serpente! Claudio ci dice di stare calmi, ma il serpente si mette in posizione di attacco, allora Claudio decide di cambiare strada così che il serpente non ci attacchi. Il maestro però ricorda a Claudio che sono le 12:15 e che mancano pochi minuti prima che l’autobus ci venga a prendere. “Allora lo dovremmo spaventare!” esclama Claudio, e subito ha un’idea, di metterci a fare movimenti strani così si sarebbe spaventato! La cosa funziona! Però ci accorgiamo che mancano 5 minuti prima che l’autobus venga a prenderci. Iniziamo a correre più forte che mai e per fortuna arriviamo in tempo.

Manca però un cosa prima di salutarci: una foto ricordo tutti insieme!

Samanta

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LA MONTAGNA INCANTATA

Tanto tanto tempo fa su una montagna lontanissima,appena sorgeva il sole, si sentiva un gran frastuono e iniziavano a volare coriandoli e la casetta che lì si trovava si trasformava in una casa fatta di dolci, con intorno tutta l’aria colorata di rosa e con dolci e caramelle che volavano. Quella strana casetta era abitata da fate, gnomi ed elfi. Una mattina Giovanni, Rachele e Nadia si svegliarono e non videro tutta la luce, si preoccuparono e allora si misero lo zaino in spalla e partirono. I tre amici felici arrivarono al “Ponte degli incubi”allora Nadia disse:”Adesso dovrebbe arrivare il mago Gugu, il mago più terribile di tutti! Io ho paura!” Però Giovanni e Rachele la rassicurarono dicendole:”Stai tranquilla non ci sconfiggerà mai!”Nadia aveva ragione, ad un certo punto arrivò il mago Gugu che disse a gran voce: “Cosa volete voi?”Allora Giovanni si fece avanti e disse:”Noi, signor mago, vorremmo andare su quella montagna con quella casa magica”. Allora Gugu disse: ”C’è solo un modo per superare il ponte e il modo per superarlo è quello di risolvere questo indovinello: -Non ha bottone nè chiave nè cerniera eppure dentro c’è una dorata sfera- Secondo voi cos’è?” Allora Rachele, Nadia e Giovanni dissero in coro:”Signor mago è per caso “L’uovo”?Allora Gugu disse:”Mi dispiace ma… avete indovinato, potete attraversare il ponte!”I tre amici cammina,cammina cammina arrivarono alla casetta, bussarono e una piccola fata aprì. Nadia e Rachele dissero:”Ciao piccola che cosa succede? Perché la casa non si è accesa?” Allora la fatina disse:”Fate,gnomi ed elfi stanno litigando da ieri sera perché tutti vorrebbero accendere la casa!”Allora Giovanni disse:”Ma con cosa accendono la casa?” Allora la fatina rispose:”Loro accendono la casa con un telecomando con un pulsante rosso” A Giovanni, riflettendo per ore e confrontandosi anche con Nadia e Rachele, venne un’idea e disse: ”Che ne dite se insieme costruiamo tre telecomandi: per le fate quello che trasforma l’aria,per gli gnomi quello che trasforma la casa e per gli elfi quello che fa volare i dolci. Che ne dite?” Le tre ragazze dissero allora :”Sì, buona idea mettiamoci subito a lavoro!” I tre amici si misero a lavoro e dopo poche ore ebbero finito. Distribuirono subito i telecomandi e le fate,gli gnomi e gli elfi smisero di litigare e chiesero a Giovanni, Rachele e Nadia: ”Cari amici voi ci avete fatto accendere la casa noi,che cosa possiamo fare per voi?”I tre amici risposero:”Noi vorremmo un passaggio fino a casa!”Così Giovanni,Rachele e Nadia tornarono a casa dai loro genitori a cavallo di nuvole a forma di unicorno alato e vissero tutti felici e contenti.

Rachele

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                                UNA GITA IN MONTAGNA           

Una domenica di primavera, i miei genitori e i miei zii avevano organizzato una gita in montagna con i miei cugini, siamo partiti con i nostri zaini stracolmi di mangiare e bere per fare un bel pic nic.

Camminando su per il bosco la salita si faceva sempre più ripida e noi eravamo sempre più stanchi ma poi ad un certo punto si vide un bel campo, tutti felici  di essere arrivati ci sdraiammo sull’erba.

I nostri genitori iniziarono a scaricare gli zaini, io e i miei cugini andammo in perlustrazione. Io speravo di incontrare un piccolo cervo che mi portasse sulla schiena, camminai tanto ma non riuscivo a trovare niente.
Ad un certo punto mi sentii seguita mi girai e vidi il piccolo cervo che tanto cercavo. Lui era molto diffidente ma io con pazienza, piano piano, riuscii ad avvicinarmi; lo accarezzai, ci parlai e lui si fidò di me. Sembrava che mi capisse. Gli chiesi se mi faceva salire sulla sua schiena, lui si inginocchiò ed io salii.

Mi portò a vedere la sua tana che era dentro ad una grotta molto buia e fredda io avevo un po’ paura ma lui mi stava sempre vicino. Prima di riportarmi dai miei genitori andammo in cima al monte per farmi vedere il bellissimo panorama.

Sembrava di toccare le nuvole!

Poi ci incamminammo verso il campo dove c’erano i miei genitori molto preoccupati che mi avevano data per persa, poco prima di arrivare da loro mi scese, io lo accarezzai e lo abbracciai forte forte perchè sentivo che non l’avrei più rivisto.

Giulia

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La montagna incantata

C’era una volta a Gavinana, un piccolo paesino in montagna, un ragazzo di nome Fabiano che possedeva una spada magica chiamata DROPOX. Un giorno mentre camminava nel bosco incontrò un nano robot che gli disse:” Dammi quella spada ed io ti darò 3 petali di questo fiore magico.” Il ragazzo chiese allora :” Ma che petali sono, a cosa servono?” E il nano rispose:” Quando esprimerai un desiderio e fisserai un petalo, esso sparirà e il tuo desiderio sarà esaudito!” ” Va bene” disse Fabiano, prendendo i petali e consegnando la spada.

Tutto contento se ne andò verso casa e per la via espresse il primo desiderio… desiderò che i suoi giocattoli diventassero veri… e così fu! Dopo qualche giorno decise di andare ad esplorare di nuovo il bosco in sella ad uno dei suoi giocattoli animati, mentre andava incontrò un gigante incantato che gli disse:” Fermati, qui non puoi passare!” ” Perché?” chiese il ragazzo. “Perché io sono il cattivo gigante incantato e voglio sconfiggerti!” Così Fabiano prese dalla tasca un petalo ed espresse il desiderio di far scomparire il gigante per sempre… riuscì così a continuare per la sua strada.

Galoppa, galoppa arrivò in un punto talmente fitto di sterpaglie, da non vederci più. Decise allora di tornare indietro, ma era troppo tardi, il sole stava calando e tutte le frasche intorno a loro si stavano infittendo sempre di più. Dovette dormire nel bosco e la mattina appena sveglio vide che intorno a loro era tutto pulito, ripresero così la strada per tornare a casa. Ma arrivati ad un certo punto ritrovò il nano robot che con la sua spada, stava tagliando un albero, Fabiano gli urlò:” Fermati così la romperai!” Ma il nano continuò, glielo ripeté per altre 4 volte, ma il nano continuava, allora prese l’ultimo petalo e desiderò di far scomparire il nano e riavere così la sua spada… tutto si esaudì ma non aveva più petali.

Durante l’ultimo tragitto per rincasare, si dovette scontrare con un mostro a sei teste, dall’aspetto inquietante… per fortuna aveva la sua DROPOX, che durante il combattimento si conficcò dentro una roccia, il mostro allora lo afferrò stringendolo con un braccio intorno alla pancia ma con un movimento fulmineo Fabiano afferrò la spada e tagliò alla base il grande collo del mostro… finalmente lo aveva sconfitto!

Tornò a casa e raccontando al padre cosa aveva affrontato, seppe che quel mostro terrorizzava da tempo Gavinana e non era mai stato ucciso. Fu così che da quel giorno il ragazzo fu ricordato come Fabiano il Grande.

Fabio

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UNA GITA IN MONTAGNA

Quasi tutti gli anni io, la mia famiglia e dei nostri amici, a fine estate, andiamo a fare una gita al rifugio del Montanaro.

Lo scorso anno ci siamo divertiti molto perchè abbiamo dormito dentro il rifugio.

Siamo partiti un sabato mattina da Maresca per Pratorsi dove abbiamo lasciato le macchine, da qui ci siamo incamminati verso la nostra prima tappa: la Maceglia dove si trova un monumento ai caduti durante la guerra.

Qua ci siamo seduti e riposati prima di riprendere il cammino.

Siamo poi ripartiti per il Montanaro fermandoci a Pian dell’Orso.

Finalmente arrivati al rifugio abbiamo sistemato tutte le nostre cose nelle due camere con i letti a castello che si trovano al piano di sopra; io scelsi di dormire nel letto di sopra …. quello da cui ero cascato l’anno prima!

Dopo pranzo siamo andati a raccogliere mirtilli, legna secca per accendere il fuoco e per il resto del tempo ci siamo divertiti a giocare nel bosco.

La sera i babbi hanno acceso il fuoco per cucinare bistecche, salsicce, wurstel e rosticciane e io li ho aiutati tutto il tempo.

Dopo cena siamo andati tutti alla Pedata del Diavolo per vedere Pistoia illuminata e le stelle cadenti, anche se io non ne ho viste punte!

Poi tutti a letto.

La mattina, dopo una bella colazione, i genitori hanno deciso di andare a fare una camminata; quindi siamo partiti dal rifugio e passando dalla Pedata siamo arrivati alla fonte dell’Uccelliera dove tutti hanno riempito le proprie borracce.

Poi dopo una bella salita siamo arrivati in cima al monte Gennaio dove abbiamo tutti scritto il nostro nome su un quaderno che si trova in una scatola di latta.

Siamo poi tornati al Montanaro dove abbiamo pranzato magiando la pasta con i funghi, porcini e galletti, trovati dalla mia mamma e con i mirtilli raccolti da noi bambini.

Dopo pranzo era arrivato il momento di tornare a casa, quindi abbiamo ripulito tutto e siamo ripartiti verso casa.

Spero che anche quest’anno possiamo tornarci perchè tutte le volte mi diverto molto!

Dario

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La montagna incantata

C’era una bambina di nome Greta che era molto appassionata di montagna.

Un giorno d’estate la bambina decise di andarci insieme a tutta la sua famiglia, zii e nonni compresi, per passare bei momenti insieme.

Greta era molto felice di andare in montagna perchè nella grande PISTOIA-TOWN non aveva amici nè maschi nè femmine.

La bambina aveva un rapporto unico con la montagna, perchè mettendo una mano a terra poteva sentire il pensiero degli animali, il rumore delle foglie, i vermiciattoli scavare nella terra e persino gli uccellini che mangiavano il cibo della mamma. Insomma lei e la montagna erano una cosa sola.

Un giorno decise di andarlo a dire alla sua famiglia ma loro, pensando che fosse matta, la rinchiusero in un collegio a PISTOIA-TOWN che era molto lontana dalla montagna.

Stette in quel collegio un anno intero, ma poi, stanca di essere creduta pazza, andò nel giardino del collegio mise la mano a terra e chiamò la montagna.

Essa le rispose mandandole tre daini che di corsa vennero a prenderla.

Raggiunto il pezzo più alto della montagna avvenne una cosa strana: le spuntarono la coda, le orecchie, il pelo e i denti, era un lupo!

Ma non un semplice lupo, era il “CAPO BRANCO” della montagna incantata

Amelia

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La montagna incantata

Tanto tempo fa uno gnomo di nome Junior, che aveva 155 anni e viveva fra le radici di un vecchio faggio, era a fare una camminata sul monte Gennaio in cerca di funghi.

La mattina Junior si era preparato la cesta dove avrebbe posato i funghi raccolti e una buona merenda da gustare nel bosco.

Il cielo non prometteva niente di buono: c’erano nuvole minacciose di pioggia e si stava alzando un forte vento, ma ormai la decisione era presa, lo gnomo sarebbe partito comunque.

Alle 10,00 di mattina Junior si incamminò sul sentiero che l’avrebbe portato sulla vetta del monte Gennaio; ad un certo punto trovò un bivio e decise di prendere la strada di sinistra, ma non fu una buona scelta perché dopo pochi passi cadde in un’enorme buca nascosta dal fogliame.

Lo gnomo non si perse d’animo perché, da buon camminatore e conoscitore della montagna, portava sempre con se uno zaino di attrezzi utili per ogni evenienza : una corda, un piccone, un coltello…

S’accorse che la corda non sarebbe servita perché era troppo corta, allora prese il piccone e si mise ai piedi i ramponi e così bardato iniziò a salire le pareti scivolose di fango della buca.

Era stremato e stava per ricadere in fondo quando si sentì afferrare per

un braccio e tirare fuori con forza.

Lo stupore fu tanto quando si accorse che ad aiutarlo era stato un vecchio faggio, il primo istinto fu quello di scappare lontano ma il possente albero lo prese con la sua mano gigante e gli chiese: “E tu chi sei piccola creatura ?”.

“ Io sono Junior” – disse lo gnomo spaventato – “e sono alla ricerca di funghi per la zuppa di stasera, puoi lasciarmi andare che vado di fretta?” – continuò tutto tremante.

Il faggio lo guardò divertito, trovava quello gnomo proprio simpatico e divertente, ma in quel momento aveva bisogno di aiuto e quel piccoletto gli avrebbe proprio fatto comodo e così gli disse: “Ti farò scendere e ti lascerò in pace ma prima ti faccio una proposta: ho bisogno del tuo aiuto per liberare i miei amici dalle grinfie di un malvagio stregone, in cambio ti prometto di portarti nel paradiso dei funghi, un posto sconosciuto da tutti.”

“Voglio saperne di più e poi deciderò” rispose lo gnomo e il faggio allora lo posò a terra, sperando che non scappasse a gambe levate. Ma lo gnomo non scappò, sedette su un sasso e invitò l’albero a raccontare.

Il faggio gli disse che un giorno uno stregone si era presentato al loro villaggio e con false promesse aveva convinto i più giovani a seguirlo.

Lo stregone aveva promesso loro di portarli in un posto magnifico dove il tempo era sempre bello, ma non mancava mai l’acqua, dove non era mai freddo e loro non avrebbero mai perso le foglie.

Ma lo stregone invece voleva privare la montagna dei suoi alberi, facendola diventare un posto arido e inospitale, così gli animali se ne sarebbero andati e lui ci avrebbe costruito una grande città per gli uomini.

I faggi più anziani, con più esperienza e più furbizia, non si erano mai fidati delle parole dello stregone, ma non erano riusciti a convincere i più giovani della sua falsità perché loro erano troppo attirati da nuove avventure.

Lo stregone aveva, con un incantesimo, rimpicciolito gli alberi e poi aveva rinchiuso i poveretti in una grotta buia, ma per fortuna umida e questo aveva permesso loro di sopravvivere.

I vecchi faggi rimasti avevano tentato di entrare nella grotta, quando lo stregone era partito per il viaggio, ma l’entrata era troppo piccola per loro e quindi avevano rinunciato nell’intento.

Per questo sarebbe stato utile l’aiuto dello gnomo che così piccolo sarebbe entrato facilmente nella grotta.

Lo gnomo Junior disse: ”Amico Faggio, certo che ti aiuterò! La montagna e il bosco sono la mia casa, il mio mondo e non me lo farò certo distruggere da uno stregone prepotente! Portami a questa grotta e vedremo come fare.”

L’albero lo prese fra i suoi rami e si incamminò velocemente verso la vetta del monte Gennaio.

Arrivati all’entrata della grotta lo gnomo entrò senza problemi, si fece luce con la sua torcia perché la dentro c’era molto buio e cominciò ad urlare: ”C’è nessuno qui, dove siete fatevi sentire!” e intanto avanzava deciso all’interno della grotta, fino a che non sentì un debole richiamo: ”Siamo qui!Siamo qui!”.

Finalmente riuscì a vederli quando alzò la testa verso l’alto: erano migliaia di piccole piantine dentro un’enorme rete appesa al soffitto.

“Ecco, ora come faccio a staccare la rete di lassù?” – pensò fra se disperato – ”Qui ci voleva il grande amico faggio…” poi gli venne in mente che aveva nel suo zaino l’attrezzatura per l’arrampicata: corde, chiodi, imbracatura …

Con coraggio iniziò la salita sulla scivolosa roccia e in poco tempo raggiunse il gancio dove era appesa la rete e urlò alle piccole querce: ”Tenetevi forte che ora taglio la corda!” e zac! Le piantine caddero a terra , per fortuna le loro belle foglie fecero in modo che la caduta non fosse molto dolorosa.

Appena lo gnomo fu a terra tutte corsero verso di lui per ringraziarlo : ”Grazie piccolo gnomo per averci liberato, che sciocchi che siamo stati a credere a quel bugiardo stregone!” e così finalmente liberi si incamminarono verso l’uscita.

Appena fuori ebbero una brutta sorpresa: lo stregone era tornato e con un incantesimo aveva ghiacciato tutti i vecchi faggi, che nel frattempo erano arrivati alla grotta per accogliere ed aiutare le piccole piantine.

Junior e i piccoli faggi provarono a fermare lo stregone, che nel frattempo aveva chiamato altri stregoni in aiuto, ma non riuscirono nell’intento perché gli stregoni erano troppo forti: i faggi dicevano: ”Non ce la faremo mai, siamo troppo piccoli per sconfiggerli!”.

Ma avvenne il miracolo: il cielo che fino ad allora era ricoperto di nuvole si aprì e i raggi del sole inondarono il bosco.

Appena le piccole piante furono raggiunte dalla luce del sole ritornarono grandi e possenti, per gli stregoni non ci fu scampo: furono spazzati via dalla forza dei giovani faggi.

Quando gli stregoni furono lontani, i vecchi faggi ripresero la vita e tutti festeggiarono la vittoria con canti e balli, che durarono fino alla mattina dopo.

Il Faggio allora portò come promesso lo gnomo nel paradiso dei funghi, un posto bellissimo e nascosto dove Junior riempì la sua cesta fino all’orlo, poi salutò il nuovo amico di avventure e si incamminò verso casa.

Appena arrivò alle porte del villaggio Junior vide tutti i suoi amici andargli incontro, erano preoccupati di sapere come stava e anche per chiedergli cosa era successo, visto che mancava da due giorni!

Junior con un sorriso rispose: ”Niente di speciale, sono solo andato a cercar funghi, ma mi ero promesso che sarei tornato con la cesta piena per fare una bella zuppa per tutti noi! E ora che ce l’abbiamo sono contento! Andiamo a festeggiare”.

Filippo S

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La Montagna incantata

Una sera durante le feste di Natale, ormai ottantenne, ero seduto vicino al caminetto circondato dai miei tre nipotini che volevano che gli raccontassi una storia; così mi venne in mente una cosa che mi era capitata quando ero bambino….

Tanto tempo fa, nella Foreste del Teso, venne un terremoto che scatenò un gran disastro. Dopo tre giorni, come se non fosse successo niente, sulla Foresta si sentirono raccontare storie, come per esempio che erano state trovate strane impronte che non appartenevano nè ad animali e nemmeno ad uomini.

Un giorno, io e altri quattro amici incuriositi dai racconti, andammo a vedere e trovammo una piccola casetta costruita vicino al grande albero chiamato “IL FAGGIONE” .

Essendo noi troppo alti, non riuscimmo ad entrare. Così decidemmo di nasconderci tra i cespugli. Quando calò la notte tre di noi si addormentarono mentre io e il mio amico Niccolò restammo svegli. A un certo punto vedemmo una piccola creatura entrare nella casetta. Svegliammo gli altri amici e gli raccontammo ciò che avevamo visto. I tre amici impauriti corsero a casa, mentre io e Niccolò decidemmo di rimanere ad osservare il comportamento del piccolo essere.

Quando uscì, io ed il mio amico, gli saltammo addosso, ma lui scomparve nel nulla. Non ci arrendemmo e rimanemmo a dormire nella Foresta vicino alla casetta, aspettando che quell’essere si facesse vivo.

La mattina successiva ci svegliammo ritrovandoci all’interno della casetta circondati da gnomi e piccoli orchi.

Spaventati credemmo di essere stati catturati per poi essere mangiati. Invece i piccoli esseri magici volevano solo fare amicizia. Da quel giorno si racconta che la Foresta del Teso sia abitata da strani esseri magici.

Finito il mio racconto, mi accorsi che i miei nipotini si erano oramai addormentati; a quel punto mi rilassai anche io, ripensando a quei momenti di gioventù passati insieme ai miei amici, diventati anche loro nonni

Samuele

imageI licheni, che abbiamo studiato, indicano che l’aria è pulitissima!

UNA GITA IN MONTAGNA

In una grande città un ragazzo di nome Jim prima di diventare maggiorenne decise di andare in montagna perché, essendo un po’ maldestro, nessuno lì conosceva la sua reputazione. Prese questa decisione anche perchè andava pazzo per la farina dolce di castagne.

Jim era sguaiato, distratto, deboluccio, ma molto furbo e intelligente.

Preparò lo zaino con il necessario e oltre, prese l’autobus e partì per Maresca. Mentre andava a sedersi, gli cascarono le cimici in piccionaia e nel corridoio così quando salirono altre persone si bucarono i piedi e l’autobus si infestò di urla di dolore dei poveri passeggeri.

Arrivato in paese Jim uscì dall’autobus rosso come un peperone perché, quando i passeggeri si accorsero che le cimici le aveva perse lui, lo pestarono come l’uva. Pure l’autista si unì a questo rituale di vendetta sul povero Jim. Giunto in paese aprì la sua bottiglia di acqua, cadde in terra, scivolò nel porcile e si conciò come un maiale a merenda. Per fortuna facevano il bagno ai maiali e lavarono il povero ragazzo assieme ai suini. Jim era pulito ma bagnato come un pulcino!

Cammina, cammina arrivò in un podere e, siccome aveva gli occhi pieni di sapone, tastò una cosa morbida e bianca. Pensando fosse un asciugamano si asciugò, ma dopo si accorse che era il sedere di una pecora. La scenetta fu vista da una giovane pastorella. Si presentarono e fecero amicizia. La ragazza si chiamava Giorgina. Lo accolse nella sua casa, gli dette dei vestiti asciutti e preparò i necci con la farina dolce che piacevano tanto al ragazzo. Jim le raccontò la sua storia e la ragazza si commosse ascoltando le disavventure del poveretto. Decise allora di tenerlo con sè per insegnargli a vivere in natura, ad amarla e rispettarla.

Si diressero verso il Rifugio del Montanaro e appena arrivati alla sbarra della casetta Puledrari, Jim chiese a Giorgina: «Dove prendiamo la “Freccia Rossa”?». «Eccola lì» disse lei indicando i loro piedi. Iniziarono a camminare e dopo poco videro una serpe. Lui cercò di “agguantarla” con le mani, ma Giorgina urlò: «Fermo è una vipera!», Jim disse: «Aiuto, non è un giocattolo!» Giorgina la bloccò con il bastone evitando che Jim fosse “pinzato”. Arrivati al rifugio il ragazzo chiese ai presenti: «Dov’è la televisione che voglio vedere la partita?». Giorgina disse che era nel focolare; Jim cercandola troppo vicino al fuoco, si bruciò urlando come un matto. Un presente sorridendo disse: «Hanno fatto goal!». Prepararono da mangiare e Jim, dopo essersi dato al vino, prima di andare a letto, si lavò i denti con la schiuma da barba e si fece la barba con il dentifricio poichè era “briaco” come un tegolo. La mattina dopo si alzò con un gran mal di testa e capì che il vino doveva essere bevuto con moderazione. Giorgina gli insegnò ad accendere il fuoco con la legna e fecero colazione con pane e formaggio. Jim imparava a rispettare il bosco e la natura.

Andarono a fare la legna e a cercare i funghi. Imparò a distinguere quelli buoni da quelli velenosi, (specialmente quelli rossi con i puntini bianchi che sono mortali ). La sera Jim fece da mangiare, ma non venne molto buono così cercarono di non vomitare tutto. Piano, piano imparò anche a cucinare le buone cose che può offrire la montagna senza comprarle alla Coop. Un giorno arrivarono al rifugio delle persone dalla città che volevano comprare un gelato e Jim disse loro che non ne avevano perchè non erano al bar ma in alta montagna, se volevano avrebbero potuto mangiare dei necci e fare una partita a carte.

Nel tempo Jim è diventato un socio del CAI e anche un membro sempre attivo del rifugio. Adesso insegna ai cittadini come possono vivere bene in montagna.

Andrea

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Una gita in montagna                                                                                                                                                                                                                                                                In un giorno di sole Marco e Luca furono informati che ci sarebbe stata una gita in montagna.

L’indomani si presentarono al punto di partenza e saliti in autobus si unirono al gruppo.

Lasciato il bus s’incamminarono verso il rifugio, il punto più alto e la meta della gita.

La primavera stava sbocciando, tante margherite e piccole 

viole tappezzavano il tragitto, alberi altissimi, pini, castagni e bellissime foglie di felci, sembrava che la natura 

desse al gruppo il benvenuto.

Camminando, arrivati stanchi ma soddisfatti, dopo aver anche visto scoiattoli rincorrersi giocando, finalmente raggiunsero la loro meta e mai come in quel momento si resero conto di 

quanto il silenzio (senza cellulare e tecnologie varie) ed i colori della natura fossero così belli.

Trascorsa la giornata anche fin troppo in fretta, rientrati a casa, Marco e Luca riparlarono più volte della montagna 

ripromettendosi di ripartire al più presto all’avventura.

Jonathan

image I muschi

Cos’è per me la montagna.

 La montagna, bella domanda.

La montagna per me è un territorio che può essere diverso di posto in posto, può avere forme diverse e colori vari.

La mia mamma mi racconta che un tempo era tutto differente c’erano più popolazione, più turisti, più ragazzi, insomma la montagna era più ricca di negozi e gente! Ora invece i negozi diminuiscono e le persone, specialmente i ragazzi,  vanno verso la città perché non c’è lavoro.

Io invece lo sai come la vorrei? Com’era un tempo: PIENA DI VITA! Così farei amicizie nuove. Però questo non può accadere perché ormai la montagna è “morta!”

Anche se è così, ci sono talmente affezionata che quando vado giù dai miei nonni che stanno nel Lazio mi viene sempre un po’ di malinconia, laggiù ci sono le montagne ma sono completamente diverse. Questa è la mia montagna. Anche se da grande voglio andare via da qui. Ma metà del mio cuore rimarrà per sempre su questi bellissimi monti!

Forse mi piacciono così tanto anche perché un po’ me li ha tramandati mio nonno e me li ha fatti conoscere.

Vorrei solo dire una cosa e ne approfitto in questo tema, forse se ci impegnassimo la montagna potrebbe rivivere come quando era piccina la mia mamma. Ecco solo questo volevo dire.

Ginevra

imageAlla Casetta de’ Pulledrari abbiamo studiato il percorso che avremmo fatto

Una gita in montagna

Oggi sono giunta a scuola, finalmente è arrivato il giorno che aspettavamo da tanto: LA GITA IN MONTAGNA con il CAI.

A scuola c’erano quattro persone del  CAI e due maestri. I maestri hanno fatto   l’ appello  e non mancava nessuno, poi abbiamo controllato lo zaino se ci fosse tutto e se avevamo messo le cose meno importanti in basso e le cose più importanti in alto.

E’ arrivato l’ autobus, noi siamo saliti ed è partito.

Arrivato alla Doganaccia, ci siamo sistemati e siamo partiti.

Durante il percorso ci si raccontava le cose che dovevamo fare quando si arrivava al  Lago Scaffaiolo.

Ecco le regole, primo: si deve montare le tende e ci aiutiamo a vicenda; secondo: dobbiamo sistemare le cose dentro alla tenda come: sacco a pelo, materassino ecc…; terzo: le cose che ci servono le teniamo nello zaino le altre in tenda, per alleggerirci lo zaino.

Durante la camminata un bambino ha preso il suo telefono e ha iniziato a giocarci, ovviamente non vedendo dove metteva i piedi è scivolato su un sasso, ma per fortuna la maestra è riuscita ad afferrarlo e poi uno del CAI lo ha tirato su.

 Ci siamo fermati e i 4 del CAI ci hanno detto: “Scusate ragazzi, siamo a fare una gita in montagna e allora godiamoci i nostri monti!”.

Noi abbiamo risposto: “Avete ragione!”

Siamo ripartiti e abbiamo visto tutti i segni rossi e bianchi. Uno del CAI ci ha chiesto: “Perché ci sono questi segni secondo voi?” Noi abbiamo risposto: “Perché indicano quanto c’è da un posto a un altro! In questo caso quanto manca ad arrivare al Lago Scaffaiolo”

Uno del CAI ci ha chiesto ancora: “Ma perché vengono usati proprio il rosso e il bianco ?”

Tutti in coro abbiamo risposto perché il bianco si vede la notte e il rosso nella nebbia e nella neve. Gli accompagnatori del CAI ci hanno fatto i complimenti dicendoci: “Bravi sapete proprio tutto!”

Arrivati al Lago Scaffaiolo, per prima cosa, abbiamo montato le tende e come da accordi abbiamo tolto le cose dallo zaino meno importanti, così lo zaino è diventato più leggero.

Allora ci siamo messi in cerchio e ci siamo presentati dicendo i nostri nomi, hanno iniziato i  quattro del CAI Marco,Gabriele,Daniele e Maurizio, poi noi che ci eravamo già conosciuti.

Marco e  gli altri non hanno tolto nulla dallo zaino perché sono gli accompagnatori e quindi in caso di problemi devono avere il necessario.

Abbiamo mangiato siamo andati a camminare.

Abbiamo visto cose stupende della nostra montagna, fiori di ogni colori, farfalle e tanto altro.

Poi è arrivato il buio….. ci siamo riuniti intorno alle tende a chiacchierare sgranocchiando cose da mangiare.

Quando è cominciato a fare tardi ci siamo messi nelle tende. Abbiamo sentito gli ululati dei lupi e i cinghiali ma noi ci siamo addormentati lo stesso perché sappiamo che non disturbandoli non ci fanno niente.

Al mattino la luce è entrata nelle tende e una volta risistemato tutto negli zaini ci siamo incamminati per tornare alla Doganaccia.

Una volta arrivati, ci siamo salutati e abbiamo ripreso l’autobus.

Nel tragitto del ritorno ero impaziente di tornare a casa per raccontare questa bella avventura ai miei genitori ma soprattutto a dei nostri amici di San Marino che amano molto la nostra montagna

Chiara M

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Il percorso che seguiamo è il 33

La montagna incantata

Un giorno Martina era insieme alle sue amiche: Maddalena e Ginevra, giravano per Maresca quando trovarono una mappa che conduceva ad un tesoro.

Fin da piccole volevano aprire un negozio per  animali , allora ,iniziarono a cercare questo tesoro che le avrebbe aiutate a iniziare la carriera.

Martina lesse la mappa dove c’era scritto:” Al centro del libro l’indovinello risolverete e il prossimo indizio troverete” allora Maddalena disse:” Voi ci avete capito qualcosa? Io no!”

Ginevra che stava ancora pensando disse:” Ma certo! Il libro di cui parla il foglietto è il Libro Aperto!” “Ma come ci arriviamo là?!”osservò Martina” Potremmo affittare un elicottero!”.

Alle 15:30 erano pronte, con gli zaini ben preparati, a partire con l’elicottero.

Atterrarono  sulla parte sinistra del monte e arrivarono in fondo ,con gli sci perché c’era  ancora neve, in meno di 10 minuti

Lì fecero uno spuntino, dopotutto erano le 16:00; mangiarono una mela a testa e bevvero dell’acqua.

Qualche metro dopo trovarono un folletto con la barba lunghissima che gli faceva da tunica, appena gli passarono davanti Ginevra lesse: ”Guarda il mio mento, dammi un momento! Mi sveglio, lento 1… 2… 3… ECCOMI!” appena finita la frase il folletto si svegliò, ringiovanì e disse: “Ciao! Io sono Tino il folletto!  Voi chi siete?” Martina disse :”Io sono Martina loro sono Ginevra e Maddalena” “Immagino vogliate il prossimo indizio!” disse Tino” Ma prima vi faccio un bell’indovinello!!! Allora… com’era…. Ah!… Bene!…Quale parola fa rima con Tino?” incominciarono a pensare “Gino!” disse una ”Mino!” l’altra ”Lino!” l’ultima “E’ un albero …” continuò Tino “Pino! La parola è pino!” disse Ginevra.

Bene! Questa è difficile…unite le parole del mio disegno” e disegnò una croce, un’arca e un ”na”, Martina lo ricopiò. Erano le 19:20, il folletto era scomparso; accesero il fuoco e piazzarono le tende.

La mattina Maddalena risolse il rebus e disse :”Dobbiamo andare alla croce arcana!” alle 9:00 partirono. Dopo un paio d’ore arrivarono e si sedettero su un grande sasso ma dopo poco cascarono giù per un tunnel. Là sotto trovarono un troll che dormiva, si svegliò e disse: ”Chi c’è?!” e si riaddormentò  notarono che sulla sua pancia aveva l’indizio per la meta successiva. C’erano disegnati un lago, uno scaffale,  -le   +iolo . Lo segnarono e si risalirono su, poi mangiarono un  toast.

 Martina  risolse l’indovinello e disse:” Lago Scaffaiolo, è questa la nostra meta!” era l’13:00.

Dopo  un’ora di viaggio arrivarono al Lago, si misero i costumi e fecero un bagno. Uscirono e videro tre sirene che si presentarono :” Ciao! Io sono Acquamarin, il  mio potere è l’acqua!” lei aveva coda, costume e capelli sul celeste “Io sono Silvia e ho il potere del fuoco “lei aveva coda costume e capelli sul rosso “Io sono Sara, il mio potere è quello della terra” lei aveva coda costume e capelli sul verde. “Noi siamo Martina,  Ginevra e Maddalena!” disse Martina. Le sirene iniziarono a cantare: ”Su, giù, di qua e di là una fata nel percorso incontreran e dal diavolo andran!”. Le ragazze si fermarono un po’ a pensare e a mangiare. Erano le 16:00 quando Ginevra disse: “Andiamo alla Pedata del Diavolo” ma le sirene dissero ”No! Non subito! Tenete scorte d’acqua e di cibo fresche!”. “Grazie!” risposero le tre ragazze.

Verso le 18:30 erano sul monte Gennaio, montarono le tende, accesero il fuoco e cucinarono le verdure date dalle sirene. Prima di dormire trovarono Naturina, la fata della natura. Partirono per la Pedata del Diavolo alle 9:30. Dopo due ore e mezzo di camminata trovarono altre due fate: Laura, la fata che parla con gli animale e Fiorella, la fata dei fiori. Da loro ricevettero dei poteri: Martina quelli del fuoco; Ginevra quelli della natura; Maddalena quelli dell’acqua. Ognuna ebbe anche dei vestiti e ali dello stesso colore del potere. Mangiarono e trovarono il Diavolo che disse “ L’ultima sfida sarà quella di rispondere ad una domanda a testa. Maddalena: è quello che io non ho. Martina: esistono bufere di neve e di?. Ginevra: è l’unione del giallo e del rosso”. Le risposte furono: l’amore; di sabbia; l’arancione.

Il Diavolo diventò un forziere d’oro con cui le tre amiche aprirono il loro negozio per animali.

Chiara DS

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Cos’è per me la montagna

La montagna è un luogo molto bello ma, nello stesso tempo, anche molto
pericoloso. E’ molto pericolosa perchè ci possono essere le frane, le
valanghe, animali pericolosi come i lupi e ci si può anche perdere.
Le frane possono accadere quando piove troppo, le valanghe quando la neve
si stacca e travolge tutto quello che trova.
Ora ci sono più lupi che cinghiali e secondo me non è una cosa tanto
positiva perchè i lupi sono più pericolosi.
In montagna si può perdere l’orientamento, si può sperare di trovare uno
stradello o un sentiero, io penso che la cosa migliore da fare sia camminare in discesa.
Gli uomini del soccorso alpino ci danno consigli utili per andare in
montagna, come portare l’acqua, un fischietto, un cappello, la crema
solare, la crema per gli insetti, qualcosa da mangiare, scarpe buone e
vestiti adatti.
Bisogna stare attenti ai temporali, non stare sotto gli alberi alti
perchè i fulmini ci possono colpire e se possibile bisogna rifugiarsi da
qualche parte.
Per me la montagna è un luogo bellissimo perchè ci sono tante cose da
scoprire, si possono trovare minerali come i quarzi, vedere animali
interessanti, come la volpe, i cervi, gli scoiattoli e insetti strani.
In montagna c’è anche tranquillità e silenzio e questo mi piace perchè
ci sono dei momenti che la confusione non la sopporto.

Alessio C

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La montagna incantata

Quella mattina, entrando nel bosco, su di me si posò lievemente una farfalla.
Come una fata lasciò una scia magica e luminosa che passo passo mi indicò il sentiero e mi portò fino al Rifugio del Montanaro. All’arrivo ormai la consideravo un’amica.
Al rifugio trovai i miei amici Filippo, Lorenzo e Sofia.

Giocammo fino a non poterne più e prima di andare a dormire nei nostri sacchi a pelo lanciammo una lanterna con i nostri desideri.
La mattina dopo i nostri desideri si avverarono: Filippo aveva chiesto la colazione per tutti, Lorenzo, beh, uguale a Filippo, io e Sofia invece avevamo pensato a un equipaggiamento da montagna della Salewa.
Tutto a un tratto ci accorgemmo che era il 3 luglio, il giorno della Festa del Montanaro!

Ci mettemmo al lavoro per aiutare nei preparativi e come ogni anno la festa fu un successone.
Ripartimmo che era quasi buio e appena entrati nel bosco ad aspettarci c’era di nuovo la farfalla, e stavolta la sua scia luminosa ci guidò fino a casa.

Ora vive sopra al mio zaino e aspetta la prossima gita.

Ho proprio trovato un’amica!

Agata

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Cos’è per me la montagna

Sono nata in un piccolo paese della montagna pistoiese che conta sì e no quattrocento abitanti, si chiama Tafoni e si trova nel comune di San Marcello pistoiese.

Tra paesani ci conosciamo tutti e ci vogliamo bene, soprattutto noi ragazzi giochiamo e condividiamo tante cose insieme.

A differenza di quanto accade in città, da noi salutiamo sempre gentilmente quando incontriamo persone per strada, anche se non le conosciamo e, nei limiti del possibile, ci aiutiamo gli uni con gli altri nei momenti di difficoltà.

I miei nonni mi parlano spesso delle tradizioni dei posti in cui viviamo, mi raccontano di quando erano piccoli loro ed i loro genitori e mi insegnano i giochi che facevano da bambini.

Qualche giorno fa, mentre passeggiavamo nel bosco, mio nonno Gianfranco mi ha costruito un fischietto, che si chiama “zufilo”, ha utilizzato solamente un rametto di un albero e un coltellino e funziona davvero!

L’ho fatto provare anche alla mia sorellina Helena e si è divertita tantissimo.

È bellissimo vivere in montagna!

Siamo fortunati perché non tutti vivono in luoghi dove si può vedere così bene il susseguirsi delle stagioni: in primavera vediamo gli alberi fiorire e i prati riempirsi di tante varietà di fiori, d’estate tutto è verde e il cielo è di un azzurro intensissimo, in autunno il bosco si colora e d’inverno la neve imbianca tutto il paesaggio.

Un’amica di Lecce, quando le ho raccontato queste cose, è rimasta a bocca aperta perché loro non hanno questa fortuna, in compenso hanno un mare bellissimo e da loro non è quasi mai freddo.

Mi piace tanto camminare nel bosco e spesso, con i miei nonni, facciamo lunghe passeggiate nei sentieri delle nostre montagne, a volte attraversiamo anche i fiumi passando sui sassi e facendo molta attenzione a non cadere in acqua. Nel bosco tutto è vita, a cominciare dalle piante e dai numerosi animali che ci vivono che non ti fanno sentire mai sola!

Con un po’ di fortuna possiamo incontrare i daini, la volpe che fugge veloce appena ci vede, l’ispido istrice, la timida lepre, i cinghiali in fila indiana,  i maestosi cervi.

Un brutto incontro lo possiamo fare se ci imbattiamo in una vipera che, solitamente, ama godersi il caldo sole estivo e non le piace essere disturbata. In questi casi basta non molestarla e lasciarla beata al sole e lei non ci farà niente!

Se indossiamo gli stivali appropriati, non dobbiamo neppure aver paura di calpestarla inavvertitamente perché saremo protetti nel caso ci morda per difendersi.

In autunno nel bosco cerchiamo funghi e raccogliamo le castagne e mi diverto tantissimo!

Con le castagne si fanno tante cose buone: i ballotti, le frugiate, le sciarbole e, con la farina, i necci, le frittelle dolci, la polenta e tante altre cose golose.

Dove abito ci sono anche tanti alberi da frutto e d’estate mangiamo la frutta direttamente dalla pianta mentre d’inverno mangiamo le marmellate che fa la mia nonna con la frutta che non consumiamo.

Sono buonissime!

Mio nonno coltiva l’orto ed è fantastico seminare e raccogliere la verdura fresca!

Le carote, i cetrioli e i ravanelli hanno un sapore diverso da quelli che compriamo, mamma dice che fanno meglio perché non ci sono pesticidi e conservanti.

Ci sono anche tante feste in montagna e spesso ci vado con i miei genitori.

Molto bella è la festa degli aquiloni, la sagra di mezza estate, Santa Celestina, Sant’Anna, le sagre della castagna e tante altre. Mi piace soprattutto vedere tanta gente e comprare i “chicchi” alle bancarelle.

Vivere in montagna ha anche altri vantaggi, ad esempio a scuola abbiamo il giardino grande con tanta erba mentre le mie amiche di città hanno un piazzale di cemento, possiamo passeggiare senza paura che le macchine ci investano e, con i giardini e tanto verde anche i nostri animali sono più felici.

Sono molto contenta di vivere in montagna e da grande voglio rimanere qui.

Asia A

imageUn altro tipo di segnale

UNA GITA IN MONTAGNA

 Un po’ di tempo fa sono andato a fare una gita in montagna con alcuni miei amici, di nome Dario, Ettore, Vittoria ed Emma. Siamo andati al rifugio del Montanaro, insieme ai nostri genitori. Era un caldo pomeriggio di giugno, siamo andati con le macchine fino a Pratorsi, poi abbiamo camminato per circa 40 minuti lungo un sentiero in mezzo ad un bellissimo bosco di faggi. Una volta giunti al rifugio, noi bambini ci siamo messi a guardare un bellissimo panorama, mentre i nostri genitori si sono messi a preparare la cena, pasta e grigliata di carne. Dopo cena siamo andati con le torce a vedere il panorama notturno, poi una volta rientrati al rifugio, siamo andati a dormire perché eravamo stanchissimi. Il giorno successivo ci siamo svegliati e abbiamo fatto una ricca colazione, e poi abbiamo giocato nel bosco per tutta la mattina. Dopo pranzo, visto che il tempo non prometteva niente di buono, abbiamo deciso di tornare a casa. Concludendo, è stata una fantastica gita in montagna, che sicuramente ricorderò per sempre

Antonio

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E finalmente l’arrivo al Montanaro

Un gita in montagna

Un giorno sono andato a fare una bella gita in montagna, con la mia classe.
Non mi piace molto la montagna preferisco stare su una bella spiaggia al mare, ma sono comunque andato per visitare posti nuovi.

In montagna non ci sono molte cose, ma l’aria è molto più pulita rispetto a quella della città, c’è fresco anche in piena estate e si sta bene.

L’inverno però è molto triste, non mi piace molto la neve ed odio il freddo.

Quel giorno andammo per un sentiero, incontrammo dei cervi, erano belli, si avvicinarono ed io, all’inizio, ero molto impaurito.

Gli demmo un pezzo dei nostri panini e se lo mangiarono.

Poi ci fermammo a mangiare il nostro pranzo al sacco su un tavolino, davanti avevamo un bel panorama. La sera vedemmo, anche dei cinghiali, così cambiai idea e pensai che la montagna non era poi così male.

Alessio G

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Robotica! (5)

I ragazzi di quinta hanno costruito un robot della Lego, aiutati da giovani ingegneri dell’ITI di Pistoia, appassionati di robotica.

6 maggio 2016 – Inizia l’avventura… andiamo a piedi alla scuola primaria di Campo Tizzoro per l’incontro con i robot!

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E le foto ricordo sono d’obbligo!

Gli esperti fanno lavorare i ragazzi a gruppi di tre e consegnano loro delle confezioni di Lego.

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Poi, a turno, chiamano un bambino che deve indicare agli altri quale pezzo devono prendere e come, e  dove, deve essere posizionato (geometria, matematica, logica, scienze, ricerca, linguaggi specifici,… entrano in gioco!)

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Si fanno ipotesi sull’aspetto che avrà il robot… (una macchina, un uomo, un animale, un cane, un gatto, …)

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Si parla di ultrasuoni    image

… di sensori… image image

Il robot è quasi finito… Sembra che sia un coccodrillo!

Gli esperti ci lasciano con due compiti da svolgere, i ragazzi devono: 1- Fare una piccola ricerca e scoprire quali siano le differenze fra coccodrillo e alligatore; 2- Inventare una breve storia che serva ad animare il piccolo robot.

13 maggio 2016 – Ospitiamo i ragazzi di Campo Tizzoro

Il piccolo robot è finito! Scopriamo che è un alligatore.

Gli esperti danno a ciascun gruppo un computer mini con il quale possono animare il robot.

Si leggono i racconti.

I ragazzi, seguendo attentamente le istruzioni dei due esperti, attraverso la LIM,  programmano i movimenti dell’alligatore.

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Robotica! (2-3-4)

Classe seconda-I bambini hanno letto e commentato un racconto di Isaac Asimov “Una scuola senza aule”

da Il meglio di Asimov, Mondadori

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Il motto scoperto e ripetuto dai bambini è: “Sbagliando s’impara!”

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Hanno, poi, disegnato come immaginano un robot

image image image image image image image image image E alla fine hanno incontrato Bee Bot!

Bee Bot segue fedelmente le istruzioni dei bambini ma…

a volte esce dal tappetino e “aggredisce” qualcuno 🙂

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…altre gira e gira e gira su se stessa… 🙂

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…altre ancora raggiunge l’obiettivo!

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I bambini giocano con la storia di Cappuccetto Rosso

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e con i “tappetini” che sono a corredo delle “apine”

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“Shhhh… Che conta i passi!”

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“Attenti, ci sono le strisce pedonali!”

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Classe terza

 Qui i bambini hanno iniziato parlando di un “amico immaginario” scelto fra i personaggi dei libri che avevano letto, i cartoni animati e i film che avevano visto.

Poi hanno parlato e discusso intorno agli amici reali, quelli in carne ed ossa, e a quelli non reali ma “telecomandati”…

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Alla fine hanno giocato con Bee Bot…

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Classe quarta

I ragazzi hanno lavorato con l’insegnante di inglese e spagnolo realizzando un “tappetino” di domande e risposte nelle due lingue.

Si può: trovare le medesime domande nelle due lingue, seguire un percorso di domande e risposte per presentarci ad altri bambini, andare da una vignetta a un’altra passando da…, …

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Anche loro hanno conosciuto e giocato con Bee Bot

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Le Cosmicomiche, dinosauri e identità/classe quinta

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“Identità, stereotipo, pregiudizio”

“Accettare luoghi comuni, conoscenze non verificate, giudizi preconfezionati: un’economia della mente che diventa un’avarizia del cuore” 

(da Mazzara, Stereotipi e pregiudizi, Il Mulino, Bologna 1997)

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Il lavoro si prefigge di

1. sviluppare un’identità dei ragazzi più consapevole

2. ridurre i pregiudizi e gli stereotipi;

3. rendere più disponibili, al confronto e alla convivenza con l’altro, tutti i ragazzi;

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Parole-chiave

Identità, stereotipo, pre-giudizio, luogo comune, inclusione, esclusione, condivisione, confronto, diversità, somiglianza, ruolo, media, semplificazione, complessità, opinione, informazione, oggettività, soggettività, punto di vista, modo di dire, altro, giudizio, io, noi, voi, emozione, riconoscimento, gruppo, individuo, normalità, empatia,

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Questo lavoro è parte del Progetto di Istituto che ha l’obiettivo di favorire e stimolare la continuità fra i vari ordini di scuola (nel nostro caso stiamo collaborando con la 1A  della Scuola Secondaria di primo grado di San Marcello e la quinta della Scuola Primaria di Piteglio).

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1- Abbiamo iniziato con la proposta del racconto “I dinosauri”, presente ne “Le cosmicomiche” di Italo Calvino

In questo racconto Qfwfq è l’unico esemplare di dinosauro sopravvissuto all’estinzione della sua specie. Dopo essersi rifugiato su un altipiano per lunghissimo tempo, prova a ridiscendere ma trova “gente” (?) mai vista, i “NUOVI”.  Qfwfq è terrorizzato dall’essere riconosciuto come un dinosauro ma, come lui non conosce i NUOVI, questi ultimi non ri-conoscono lui. Tutti rammentano i terribili dinosauri ma non hanno idea di come fossero veramente, non hanno ricordo di loro. Qfwfq cerca di integrarsi con questi e lavorando ci riesce ma poi sceglie di abbandonare il villaggio e scappare. Non essere riconosciuto lì per lì è positivo ma, forse, non avere una propria identità non lo è altrettanto.

Dopo la lettura del racconto abbiamo deciso di sviluppare un percorso, non calato dall’alto, che rendesse i ragazzi protagonisti, che li stimolasse a riflettere, partendo dalla propria esperienza e dalle proprie conoscenze, sul proprio senso di identità e sui concetti di pregiudizio e stereotipo, nonché a porsi in un atteggiamento di ricerca

Il progetto mette al centro del lavoro i ragazzi. Crediamo, infatti, che essere parte attiva del processo di acquisizione di conoscenze e abilità faciliti l’apprendimento e la conoscenza degli alunni sempre ed, in particolar modo, in questo caso dove si cerca di comprendere meglio se stessi e l’ALTRO.

L’insegnante ha il ruolo di consulente e facilitatore nel lavoro di conoscenza reciproca.

I ragazzi sanno che alcune riflessioni anonime saranno pubblicate sul nostro Blog. Discutiamo sul fatto che sarà utilizzato sempre (o quasi) il genere maschile per riferirsi a loro (ragazzi, alunni, bambini,…) in quanto chi leggerà avrà difficoltà nel riconoscerli. Riflettiamo anche intorno al genere maschile, preferito in italiano, quando ci si riferisca a nomi maschili e femminili contemporaneamente.

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“Il termine “stereotipo” deriva da sterotipia (dal greco stereòs = rigido e tòpos =impronta), una tecnica di stampa che utilizza lastre di piombo fuso in un blocco unico, piane o ricurve, per riprodurre copie sempre uguali a se stesse”

Dizionario Garzanti, 2009

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Con queste attività cerchiamo di:

a. Chiarire il concetto di identità individuale (io)

b. Comprendere che l’identità individuale si connette con identità collettive (noi)

c. Cercare di capire se l’identità individuale dei ragazzi corrisponda all’idea che gli altri hanno di loro (la percezione che gli altri hanno del singolo corrisponde o no alla percezione che il singolo ha di se stesso?)

d. Intuire l’esistenza e le caratteristiche di alcune identità collettive

e. Comprendere che le identità collettive  determinano un ambito di inclusione (noi) e uno di esclusione (voi)

f. Comprendere cosa si intende per stereotipo e pregiudizio

g. Saper riconoscere stereotipi e pregiudizi nei confronti degli stranieri

h. Acquisire informazioni reali/dati sul problema

i. Saper riconoscere la differenza tra dati e interpretazioni

l. Sviluppare la capacità di costruire grafici e tabelle che rappresentino i dati emersi

m. Tentare di interpretare i dati

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Il termine stereotipo “…fu usato per la prima volta nel 1922 da Walter Lippmann nell’ambito di uno studio sui processi di formazione dell’opinione pubblica. Secondo Lippmann, il rapporto conoscitivo con la realtà esterna non è diretto, ma mediato dalle immagini mentali che di quella realtà ciascuno si forma.”

( Mazzara,  già citato)

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Giochi e attività

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2- Chi sei fra i personaggi del racconto? Disegnati!

Sei un dinosauro del passato o del presente?

Sei uno dei nuovi del racconto o un nuovo di oggi?

imageimageimage I dinosauri del passatoimageimage

I nuoviimage

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Come immaginiamo i nuovi oggi (se il genere umano si estinguesse come accadde ai dinosauri)

imageimageimageimageimageDinosauri di oggi

3- Che animale sei? Descrivilo/descriviti con tre aggettivi.

4- Perché hai scelto questo animale?

image image Timido, “svolazzante”, simpatico imageimage

Timida, avventurosa, fragile

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Forte, coraggioso, robusto

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Forte,veloce, bravo

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Libera, simpatica, generosa

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Piccola, carina, semplice

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Elegante, libera, colorata

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Affettuosa, esploratrice, simpatica

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Maestoso, libero, misterioso

imageimagePositiva, studiosa, educata

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Educata, brava, simpatica

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Tranquilla, forte, libera

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Figo, forte, bello

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Amichevole, simpatica, timida

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La scimmia: agile, furba, agitata

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5- Descriviamo l’animale scelto in L2 e L3 (inglese e spagnolo), approfondendo la conoscenza di culture “altre”

DESCRIBING IN ENGLISH AND SPANISH – DESCRIBE EN INGLÉS Y ESPAÑOL

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6- CHI SONO IO? (rispondi alla domanda 10 volte, dai risposte semplici)

(da “Gioco e dopogioco”, di Paolo Marcato, Cristina del Guasta, Marcello Bernacchia, Molfetta, La meridiana, 1996.)

Proposta del gioco “CHI SONO IO?”
Si chiede ai ragazzi di rispondere in 10 minuti, per 10 volte, a questa domanda.

Si possono usare aggettivi, nomi o brevi definizioni discorsive, le risposte devono essere sintetiche.

Si è discusso insieme se fosse meglio il lavoro anonimo, la maggior parte di loro lo ha preferito.

Alcuni ragazzi hanno trovato difficoltà nell’individuare le parole per definire chi fossero (e farlo con pochi termini) e si sono descritti con delle frasi complesse. Tre alunni hanno risposto alle dieci domande descrivendosi come personaggi dei cartoni animati. Molti hanno utilizzato un aggettivo e, contemporaneamente, l’esatto opposto… ma, in effetti, ognuno di noi può essere “buono” in alcune occasioni e “cattivo” in altre. Altri hanno parlato di cosa sanno fare, della famiglia, dello sport e delle amicizie.

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I dati sono di non facile lettura e interpretazione ma il nostro obiettivo era che i ragazzi riflettessero su loro stessi, sui loro comportamenti, sui loro modi di essere… e a far questo ci siamo riusciti.

Le scelte dei ragazzi

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“Sono una persona di cui ci si può fidare,… che ha tanti pro e tanti contro, …. Ho dei sentimenti,  questo mi rende una persona speciale e per questo sono felice di essere io”

“A volte mi sento come delle banane in mezzo a delle scimmie, che per un po’ restano buone e non le mangiano ma poi, alla fine, le mordono” “Sono una persona che viene presa in giro, anche dalle amiche,… sono una che sta bene da sola o con poca compagnia…” “Adoro la natura” “Da grande vorrei occuparmi di animali, fare la volontaria ENPA,…  mi piacerebbe avere il potere di trasformarmi in animali a piacere…”

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“Sono sempre consapevole di quello che faccio, … sono una persona pronta ad accogliere tutti,.. sincera e competitiva, orgogliosa di me e di come faccio le cose” “Avevo un piccolo problema fisico per il quale sono stata presa in giro, … la mia cura era piangere, piangere, piangere, credo che a nessuno faccia piacere essere preso in giro per un problema fisico”

“Sono una persona che ha un carattere forte ma un cuore debole” “… con me ci si può confidare, …sono una persona emotiva che si sfoga piangendo e abbracciando,… Io stracolmo di amicizia e non mi vergogno,… mi fanno male la nostalgia, la distanza, il tradimento, la povertà e la guerra…, mi so proteggere e se qualcuno mi fa uno sgarbo gliela faccio pagare…”

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“Sono una persona che cerca di sorridere il più possibile ma quando mi fanno arrabbiare divento una belva,.. a volte sono una persona “incazzosa” e diretta, in altre timida e vergognosa,… quando un amico mi prende in giro mi metto a piangere” “Sono una persona molto giocosa e sensibile, so amare e vi giuro che non sembrerebbe ma so amare, forse penserete che io sia una persona brava ma vi sbagliate perché sono cattiva” “Giorno dopo giorno cerco di migliorare, forse poi diventerò buona!”

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“Sono una fiamma, sì proprio così, una fiamma di fuoco che brucia le emozioni, che sono dentro di me. Mi sento triste ma felice, mi sento felice ma triste.” “Non amo litigare, perché non si risolve niente” “Io sono un seme, che ogni giorno cresce… fino a diventare un albero fiorito.” ” Sono degli occhi che quanto gli metti gli occhiali vedi meglio e quindi chiarisci tutto” “IO sono una e l’altra accanto è la mia gemella, la miaamica, la mia ispirazione” “Io sono una canzone che appena esce è di moda e poi non l’ascolta più nessuno” “Sono un’amica perfetta ma anche malefica”

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“A me piacerebbe volare, infatti vorrei essere un uccellino e volare via dal nido… ma è bello anche essere umani”

“Di carattere sono forte ma a volte anche debole” “Le cose che mi danno noia sono tante ma soprattutto la morte” Non sopporto le prese in giro,… alcuni compagni mi prendevano in giro e quando tornavo a casa piangevo e i miei genitori erano tristi. Mi piace essere così,… voglio essere come i miei genitori mi hanno fatto!”

“Da adulto avrei il sogno di costruire teletrasportatori,.. diventare una truppa imperiale…, avere una città tutta mia”

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“Sono una persona che ha la forza di un lupo,… mi difendo quando ne ho bisogno,… da grande voglio fare il youtuber, ho una sensazione di rabbia quando non smettono di darmi noia…”

“Mi piace andare nel bosco,.. amo gli sport, mi piacerebbe andare alle Olimpiadi,… vorrei essere un esempio di pace, …adoro gli animali, mi piacerebbe che i miei figli crescessero bene,…”

“Quando mi trovo in palestra sento un miscuglio di emozioni: felicità, agitazione, paura,…a scuola a volte si litiga, ma alla fine si risolve tutto,… ogni giorno per me è bello perché io penso positivo”

“Io sono una persona abbastanza strana perchè faccio cose strane, … ho pochi amici ma sono migliori amici,…”

“In passato ho trascorso periodi brutti a scuola, come quelli che sta passando un altro bambino, ma non voglio che succeda più, adesso sono diventato più forte ma non voglio dare noia a nessuno e cerco di farmi più amici possibili,… in futuro voglio fermare le guerre, non voglio che la gente muoia e nemmeno gli animali!” “Mi sento uno Jedi, mi sento una truppa della resistenza”

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“Sono una persona buona e un po’ cattiva, … che dà fiducia a chi la merita, … che da fuori sembra dura ma in fondo è sensibile, … che se vede qualcuno soffrire cerca di consolarlo, … che dona un sorriso, che è molto competente, tanto testarda, perché se voglio qualcosa anche se mi ci vuole del tempo l’ottengo…”

“La mia vita è iniziata a sei anni quando i miei genitori si sono separati. Non è stata una felicità ma neppure un dispiacere enorme. La casa non aveva più quelle litigate ad alta voce. …Credo di essere una persona  forte grazie a mia madre…”

“Sono una persona che se ha uno scopo da raggiungere cerca di raggiungerlo in tutti i modi, sono permalosa, polemica, elegante ma anche buona e generosa,… che ama l’avventura, la fantasia e tutte le cose non reali. A volte penso che sarebbe bello vivere in altri mondi ma, in fondo, mi basta l’immaginazione”

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“Non vorrei essere nei panni delle persone povere perché so che io sono fortunata” “Vorrei essere magica e con un solo pensiero fare cose che non posso fare. Mi sembra strano tutto questo: sogni da cui non mi voglio svegliare, il mondo reale, le domande, il gusto amaro del limone. Adoro assaporare il momento di quando tutti i miei sforzi sono serviti a qualcosa” “In futuro se sarò qualcuno, e so che lo sarò, vorrei migliorare il mondo e rispondere ai miei dubbi”

7- Gioco del “Come mi vedono/come mi vedo”. Verifichiamo se le impressioni coincidono

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Ogni bambino è stato chiamato, a turno, al centro del cerchio.

Gli altri hanno provato a dire come appariva loro, utilizzando aggettivi e brevi frasi.

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Gli aggettivi più frequentemente utilizzati per descrivere “l’altro” sono stati: imbarazzato, contento, sorridente, emozionato, timido, vanitoso; non sono venute fuori descrizioni più precise, forse perché “essere al centro” fa sentire (o immaginare tutti di sentirsi), più o meno, allo stesso modo.

“L’altro” si è riconosciuto, quasi sempre, nella descrizione/negli aggettivi attribuitigli, solo se riferiti a quella precisa situazione ma ha dichiarato di essere, di solito, molto diverso.

In un caso soltanto è stata fatta una descrizione molto lontana da come il bambino pensava di essere. Questa distanza, fra l’idea che egli aveva di sé e quella che gli altri avevano di lui, gli ha permesso di riflettere sugli atteggiamenti e sui comportamenti che lo fanno apparire diverso da ciò che si sente di essere veramente.

***Esempi di gruppi di parole, diverse dalla maggioranza, attribuite ad alcuni bambini: “contento, sciocco, finge emozioni, falso, indossa una maschera” (la risposta a sfida “più felice che mai!”); “offeso, confuso, spaesato” (la risposta “imbarazzato, felice,  spaesato); “felice, sciocco” (la risposta”felice ma un po’ simpatico”); “imitatore, timido, imbarazzato” (la risposta “strano, inventore, fantasioso, che ha bisogno di parlare e di essere ascoltato); “fa il cretino, imbarazzato, non divertente. agitato” (la risposta “pompato e felice”); “vanitoso, spiritoso, arrabbiato, indossa una corazza, nasconde emozioni” (la risposta “ho una maschera, sono schizzinoso, ho paura a mostrare i sentimenti, mostro atteggiamenti da duro per non sembrare una femmina)…***

La capacità di comprendere che gli altri possono vederci in modo diverso da come ci sentiamo o  crediamo di essere ha arricchito tutti.

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8- Gioco di ruolo. Scelgo un biglietto e interpreto un compagno

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“Come vedo l’altro?”

E’ emersa immediatamente la difficoltà, esplicitata da tutti, ad essere veramente sinceri nell’interpretare l’altro. I ragazzi avevano paura di offendere il compagno, anche quello che sopportavano meno.

All’inizio la classe è apparsa visibilmente divisa in “gruppi” che sostenevano ciascuno il proprio “membro”;  poi, gradualmente, attraverso il gioco del mimo e la percezione che si poteva interpretare l’altro senza offenderlo o senza essere platealmente criticati, ognuno è riuscito a improvvisare e a rappresentare il “personaggio” che “aveva pescato”, dal contenitore dei nomi, casualmente.

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In questo gioco si sono evidenziate le capacità di osservazione, di conoscenza reciproca, di ascolto dell’altro, di critica dei comportamenti, di consapevolezza verso atteggiamenti assunti (aggressivi o timidi o sfrontati o…, per nascondere emozioni, sentimenti, debolezze)…

Durante la discussione, seguita all’attività di mimo, i ragazzi hanno provato a riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, empatizzando l’un l’altro, forse per la prima volta.

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***In qualche caso i ragazzi si sono trovati in difficoltà ad imitare/rappresentare l’altro ammettendo di non conoscerlo abbastanza. In altri, gli alunni, non si sono riconosciuti appieno nella loro rappresentazione stereotipata e hanno ritenuto che, alcuni loro atteggiamenti, siano stati un po’ troppo esagerati . In questi casi si è aperta un’interessante e accesa discussione su come crediamo di apparire e come appariamo veramente agli altri. Un alunno si è, invece, dichiarato più strano di quanto fosse stato rappresentato. Dalla discussione che è seguita i ragazzi sono arrivati alla conclusione che i comportamenti che il compagno riteneva essere “strani” erano invece considerati  “normali” perché quasi tutti i bambini, magari a casa, facevano le stesse cose.***

Tutti hanno partecipato e discusso attivamente, hanno espresso le proprie opinioni ad alta voce, hanno ascoltato e richiesto di essere ascoltati.

In alcuni momenti la vicinanza emotiva è stata forte. La comunicazione ha teso alla risoluzione dei conflitti, attraverso l’analisi dei problemi individuali e la ricerca di possibili soluzioni.

Le soluzioni non sono state veramente trovate ma, comunque,  i ragazzi sono stati stimolati al confronto e ad implementare la fiducia in se stessi e negli altri.

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9- Il biglietto sulla schiena. “Come mi vedono gli altri?”

I ragazzi devono scrivere una parola su come si “vede”, si percepisce, il bambino che ha sulla schiena il foglio. Abbiamo deciso di utilizzare un pennarello nero cosicché i commenti risultassero il più possibile anonimi.

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Successivamente ciascuno legge cosa gli altri hanno scritto di lui.

Il gioco è stato bello fino a questo momento, poi i ragazzi hanno tentano di scoprire chi avesse scritto alcuni giudizi, magari non condivisi, e quindi il “clima” è diventato un po’ più caotico.

Non si sono posti in modo “critico” verso loro stessi ma verso gli altri.

Commentiamo insieme i “risultati” del gioco. Chi è rimasto sorpreso da quello che hanno scritto i compagni? Chi condivide i giudizi?

Non ci sono state molte sorprese. Dieci alunni si sono riconosciuti in quanto scritto dai compagni, cinque solo in parte e tre no, ma non sono rimasti stupiti. Interessante è stata la discussione avvenuta intorno alla definizione di alcune parole che o non erano interpretate con il giusto significato oppure erano intese in modo diverso da bambino a bambino.

L’incomprensione spesso nasce proprio così!

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10-Drammatizzazione a coppie. Due bambini interpretano ciascuno un personaggio

Vediamo come i due si comportano reciprocamente seguendo lo stereotipo dato. Le coppie e i personaggi da interpretare sono decise dal caso.

Il polemico, il “casinista”, il secchione, il dormiglione, il distratto, l’urlatore, il tremendo, l’escluso, il positivo, l’incluso, il simpatico, l’intellettuale, l’antipatico, il saccente, il nero, il giallo, l’indiano, il belloccio (che se la tira), lo scapestrato, l’americano, l’inglese, lo spagnolo, il sudamericano, il tenero, il duro, il gentile, lo scortese, il maleducato, il ben educato, la mamma, il babbo, il/la nonno/a, il bullo, il timido, il giovane, il vecchio, il figo,…

imageimageimageL’indiano e il distratto

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Il sudamericano e il saccente

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Il vecchio e il duro

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Il bullo e l’addormentato

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Il simpatico e il maleducato

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Il cinese e il secchione

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La nonna e l’intellettuale

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Il babbo e il tremendo

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I ragazzi si sono divertiti; alcuni personaggi sono stati rappresentati con maggior difficoltà.

E’ stato comunque un gioco interessante per iniziare a parlare in modo più esplicito di stereotipo.

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11- Ogni ragazzo si descrive anonimamente utilizzando alcune categorie

Se fossi un: oggetto, strumento musicale, cibo, animale, evento atmosferico, colore,… sarei? Tante strategie per far parlare i ragazzi (fra loro)

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I fogli sono stati, poi, distribuiti casualmente e i ragazzi hanno cercato di capire chi li avesse scritti.

In questo gioco hanno dimostrato di conoscersi molto di più di quanto potessero immaginare… Aiutati anche dalla calligrafia! 🙂

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12- Assemblea, classi quarta e quinta, per progettare un cartellone

Gli insegnanti devono essere sempre pronti a valorizzare, modificando quanto hanno programmato di fare, gli stimoli che provengono dagli alunni.

Avevamo deciso di lavorare, al pomeriggio, sulla progettazione di due cartelloni da realizzare per un lavoro svolto con il CONI. Abbiamo iniziato dicendo come si possa star bene con l’alimentazione giusta, il movimento, il riposo, … come si possa star bene con gli altri. E qui la discussione si è accesa, con l’analisi di comportamenti vivaci, “esagerati”, polemici, … che non fanno vivere bene né i bambini che li mettono in atto né gli altri.

All’apparenza, in questa attività, chi ha alzato più la voce ha pensato di aver avuto ragione e non ha permesso ai più timidi di intervenire con serenità anche se, alla fine, chi voleva esprimere il proprio pensiero l’ha fatto.

Le conclusioni prodotte da alcuni bambini, alla fine dell’accalorata discussione, sono state:

1- l’assemblea è il luogo dove si può davvero dibattere liberamente oppure chi alza la voce o chi ha tanti alleati, chi è nella maggioranza ha comunque “sempre ragione”?

2- Serve davvero parlare con chi non accetta di ascoltare?

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13- Trovo chi è diverso da me

Individuiamo insieme coppie di parole (azioni o nomi) opposte. Ognuno sceglie la parola della coppia che preferisce. Il gioco consiste nel trovare il compagno che ha fatto scelte più diverse dalle proprie.

E’ più facile confrontarsi con chi ci somiglia ma, a volte, è utile e bello farlo con persone diverse da noi.

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image image image Abbiamo scelto dodici coppie di parole contrarie. Solo in un caso si sono verificate 9 scelte diverse. In alcuni sono state sette. Quasi sempre sono state inferiori a sei.

Conclusioni:

1- Sono più le “cose” che ci uniscono di quelle che ci dividono;

2- La diversità si può trovare anche vicino a noi ed è sempre positiva.

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14- A te darei… Da te vorrei…”

(cerchiamo di lasciarci ripensando a cose positive, visto il percorso di otto anni fatto insieme da quasi tutti gli alunni)

 I ragazzi sono invitati a pensare e a ragionare sulle proprie caratteristiche positive e su quelle dei compagni di classe.

1. Ci si predispone in cerchio e ogni ragazzo è invitato a comunicare oralmente con il compagno che sta alla sua destra. La comunicazione è legata a ciò che, di caratteristica positiva, vorrebbe in regalo dal suo compagno e quale dote gli darebbe in cambio. 

2. Al termine sarà realizzato un cartellone che evidenzi le caratteristiche donate e quelle ricevute

Abbiamo svolto questa attività l’ultimo giorno di scuola, è stato un modo per salutarci guardandoci negli occhi.

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I ragazzi hanno donato simpatia, intelligenza, creatività, calma, curiosità, sincerità, generosità, silenzio, velocità, la forza di non essere permalosi, il naso, i capelli, gli occhi,  la capacità di essere bravi negli sport, nelle materie scolastiche, nei videogiochi….

Hanno voluto sincerità, precisione, riposo, generosità, agitazione; la capacità di disegnare, di scrivere, di giocare ai videogiochi, di giocare a calcio, di essere bravi a matematica, di collaborare, di non prendere in giro, di non odiare, di essere spiritosi,…

15- Le parole che fanno bene e le parole che fanno male.

Parliamo e scegliamo le parole che ci fanno sentire bene e quelle che ci fanno stare male, scriviamole su un cartellone

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I cartelloni sono lasciati “aperti” all’inserimento di altre parole (ne sono state aggiunte molte altre)

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Fino a questo momento abbiamo lavorato affinché ciascuno comprendesse meglio se stesso e cercasse di capire l’esistenza di un senso di identità collettiva utilizzando categorie di identità poco conflittuali e comunque riconducibili a contesti sociali e ambientali nei quali gli elementi di affinità (razza, età, cittadinanza) sono prevalenti rispetto a quelli di contrasto.

Da ora in poi lavoreremo per mettere a confronto identità sociali dove gli elementi di affinità sono minori.

16- Testo: “Stamattina mi sono svegliato con una strana sensazione addosso. Ho fatto colazione, mi sono vestito, mi sono avviato a scuola. Quando sono entrato in classe la strana sensazione si è concretizzata, ho scoperto che tutti i miei compagni di scuola erano neri (o parlavano tedesco, o qualche lingua semisconosciuta…)! Parlavano…”

La prima esclamazione è stata:”Neriiiiiiiiii..!? Ma come?!” Cercare la spiegazione della presenza in classe di bambini con la pelle nera ha impegnato i ragazzi più del necessario. Alcuni hanno ipotizzato di essersi trasferiti in Africa, altri hanno pensato a uno scherzo, molti hanno immaginato di essere in un sogno, quasi tutti si sono dichiarati scioccati, “si sono allontanati dalla classe per bagnarsi e svegliarsi, a volte per piangere”.

Più complicato è stato immaginare come si sarebbero sentiti, unici bianchi in una classe di neri.

“Rimasi imbambolato, e pensai: -Cosa devo fare? … Provai a dire qualcosa ma nessuno mi rispose..”

“Corsi in bagno in cerca d’acqua da tirarmi in faccia… Quando tornai in classe mi accorsi che anche la maestra era nera. Svenni! …mi risvegliai e vidi intorno a me i compagni, erano sempre neri, allora mi scappò un grido: -Ah! no… no… non è possibile! Mi guardarono e, credendo che fossi matta, chiamarono i miei… quando arrivarono gli fecero un disegno che significava che l’uscita da scuola era alle tre. Fuggii in bagno a riflettere. Pensai che forse potevamo parlare in inglese e così iniziammo a comunicare! All’uscita, il paesaggio che vidi era bellissimo… L’esperienza mi ha fatto immaginare  come si sente una persona catapultata in un altro paese. Così anche se i bambini mi prendono in giro, adesso, li sopporto di più!”

“La maestra era di color verde chiaro e diceva frasi incomprensibili: -Allowaturinocetungolo….- Mi risvegliai sul banco dopo una verifica”

“Drin Drin… Suonò la campanella. Tutti, educatamente, presero la merenda poi vennero davanti a me e iniziarono a parlare. Io, sorpresa, pensai: -Ma parlano italiano!   Poi mi mostrarono la scuola, felici di aver conquistato la mia fiducia… Cominciai a conoscere altre persone… Tornai a casa e più tardi i miei compagni di classe mi vennero a chiamare per andare a giocare e mi insegnarono canzoni e giochi africani… Mi stavo divertendo un sacco! … In fondo non fa mai male conoscere persone nuove anche perché, in realtà,  siamo tutti uguali”

“Comunque continuavo a chiedermi come avessi fatto ad arrivare lì, in una sola notte, senza accorgermene! Mi sentivo spaesato, mi guardai intorno e vidi una cartina  dello Sduri, una regione del Madagascar… Avevo letto un libro su questi luoghi, terre ricche di flora e fauna bellissime… Mi procurai un vocabolario Sduri-italiano… cercai la mia casa, mi feci coraggio e entrai, c’era mia madre. Scoprii che aveva trovato lavoro qui. Mi misi a piangere perché avevo capito che saremmo rimasti per parecchio tempo… poi sentimmo uno sparo  e fuggimmo…”

“Mi feci coraggio e entrai, vidi un bambino dalla faccia triste e mi sedetti vicino a lui. Ebbi la sensazione che anche lui fosse spaventato da tutte quelle persone nuove così lo incoraggiai e iniziammo a giocare insieme…”

“Mi misi seduta nell’unico banco libero e sopra c’era scritto: “Juno mastron”… allora presi un vocabolario e controllai cosa volesse dire. Significava “Muso bianco, tu non vali nulla, nullità”. Mi sentii così umiliata che, senza chiedere niente andai fuori dall’aula a piangere come una fontana. Ma perché mi trattavano male? … Poi vidi una ragazza che mi porgeva la mano, io, insicura, la afferrai e lei con forza mi aiutò a rialzarmi”

“A ricreazione arrivò una bambina che mi fece delle domande e mi chiese se volevo essere sua amica. Non ci credevo! Ero arrivata da poco, com’era possibile? Comunque accettai e in poco tempo diventammo grandi amiche”

“Iniziò la lezione ma io non capivo niente. Il maestro se ne accorse e mi domandò: -Do you speak english? Io, essendo figlio di madrelingua inglese, risposi: -Yes! A quel punto la lezione iniziò. Suonata la campanella, tutti vennero a conoscermi. Erano entusiasti e mi fecero anche dei regali. Mi portarono a vedere il loro territorio…”

“Non sapevo cosa dire, balbettai qualche lettera senza significato. Tutti mi guardavano, ero imbarazzatissimo respirai forte e andai al mio banco. Quando la maestra cominciò a spiegare non capivo nulla…. non sapevo cosa fare, sudavo e stavo immobile; la maestra si avvicinò, mi guardò male e tornò verso la cattedra. Dopo un’ora senza fare niente, suonò la campanella; aspettai il momento giusto, che non mi vedesse nessuno e scappai!”

“Tutti mi fissavano, per la prima volta ero al centro dell’attenzione… la maestra mi poneva, ogni tanto, delle domande, ma io non avevo il coraggio di rispondere. Tutti intorno a me facevano dei pettegolezzi, ridacchiavano, non sapevo più cosa fare. A pranzo non sapevo dove mettermi a sedere, così mi misi in un angolino rannicchiata… finchè una ragazza della mia età mi domandò: -Ciao, vuoi venire al mio tavolino? Io rimasi impietrita. -Insomma vuoi venire sì o no? mi richiese con tono deciso. Io risposi un sì incerto… poi cominciammo a conversare e pian piano l’imbarazzò diminuì…”

“Avevo fatto quello strano sogno. Ma, mentre la mamma mi portava a scuola, mi disse che la maestra aveva proposto uno scambio con bambini del Marocco. Avrei dovuto passare una settimana là mentre altri bambini sarebbero venuti al mio posto in Italia. -Andrai in una scuola del Marocco per conoscere nuove culture e usanze, partirai domattina! Io ero spaventata dall’idea ma annuii. Poi la mamma aggiunse: -Stai tranquilla è solo per una settimana! … arrivata davanti all’aula mi bloccai per un po’ di secondi, poi mi feci coraggio ed entrai… all’inizio non parlavamo ma poi…”

“…ma come avrei fatto a parlare con loro? All’inizio scappai in bagno per riflettere, poi cercai un vocabolario… di africano(?)… ma non lo trovai. Mi sentivo esclusa dal mondo, eppure non erano loro ‘i diversi’? Forse è solo la quantità che conta! Il mio cervello era in confusione. Prima o poi sarei dovuta entrare, ero imbarazzata e allo stesso tempo triste. Mi immaginavo la figuraccia che avrei fatto se avessi tentato di parlare con loro, preferivo aspettare. Delusione, tristezza, paura erano i sentimanti che provavo… -Basta, devo conoscere i miei compagni! Mi feci coraggio, andai al banco più vicino e farfugliai qualcosa… mi sembrava che mi guardassero con uno strano sguardo… avevo paura di aver detto qualcosa di male… Poi scoprii che qualcuno parlava italiano… anche se pensavo che fossero diversi, in realtà erano come me, cambiava solo il colore della pelle… diventammo amici…”

17- Cerchiamo modi di dire e proverbi che fanno venire in mente e trasmettono degli stereotipi

Riflessioni

1- Le barzellette, che si rinnovano costantemente, possono contenere stereotipi, giudizi preconfezionati, verso “l’altro” che giungono da luoghi e culture lontani da NOI;

2- I modi di dire e i proverbi, che provengono dal nostro passato, raccolgono idee preconcette verso “altri” vicini a NOI (paesi confinanti, persone di un’altra città..)

3- I pre-giudizi sono sempre esistiti?!

@@@

“Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”

“Donne al volante, pericolo costante”

“Donne e buoi dei paesi tuoi”

“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!”

“Buon sangue non mente”

“Nella botte piccola c’è il vin bono”

“Chi nasce tondo non muore quadrato”

“Il lupo perde il pelo ma non il vizio”

Ma pare che il detto “Tutto il mondo è paese!” sia giusto! Ecco che cosa dicono spagnoli e inglesi! (Grazie Flavia!)

“An ape is an ape, a varlet’s a varlet/though he be glad in silk and scalet” (Benché vestita in seta e scarlatto una scimmia è una scimmia e un valletto è un valletto)

“Aunque la mona se vista de seda, mona se queda”(Anche se una scimmia si veste di seta, resta una scimmia)

“Cada oveja con su pareja” (Ogni pecora col suo montone)

Horses for courses (Cavalli per ippodromi. Ogni cavallo è adatto a particolari ippodromi)

“Every ass thinks himself worthy to stand with the king’s horses” (Ogni somaro stima se stesso degno di stare con i cavalli del re)

“Arbol que nace torcido jamàs su tronco endereza” (L’albero che è nato storto non raddrizzerà mai il tronco)

 

 

18- Cercare dati su fatti di discriminazione e pregiudizio accaduti nella nostra società; ricercare articoli giornalistici relativi a fatti non leciti compiuti da “altri” (non italiani ma non solo)

Quasi tutte le informazioni che riceviamo intorno a fatti che avvengono nella nostra società non sono dovute ad esperienze dirette ma ci sono raccontate da altri, dalla TV, dai giornali… quindi sono descritte ed interpretate da altri per noi. I media danno spesso risalto ad alcune notizie piuttosto che a altre, talvolta vengono enfatizzate e ripetute così che tutti noi ci convinciamo che siano più importanti di altre e ne siamo influenzati. Certe notizie subiscono meccanismi di semplificazione, tendono a rinforzare i nostri stereotipi e a distorcere la percezione che abbiamo della realtà.

Sarà interessante provare a lavorare su queste riflessioni nel corso dell’ultimo mese di scuola.

18/a- Lavoro in gruppo-  Proviamo ad individuare, in un articolo trovato dai ragazzi, le opinioni del giornalista distinguendole dalla descrizione dei fatti realmente accaduti.

(Acquisire un atteggiamento critico verso le informazioni date dai media: TV, radio, giornali e riviste, Internet. Ricercare le informazioni distinguendole dalle opinioni dei giornalisti. Mettere a confronto opinioni diverse.)

Alla fine del lavoro ogni gruppo riferirà le sue conclusioni. Seguirà una discussione di classe.

Questo lavoro è risultato piuttosto difficile per i ragazzi. Molti di loro non riescono a concepire che gli adulti possano mentire, anche inconsciamente.

Alcuni di loro hanno provato a intervistare delle  persone sul razzismo e la discriminazione. Tutti gli intervistati hanno dichiarato di non aver mai subito atti di esclusione e di ritenere incomprensibile il razzismo e la diffidenza  nei confronti del “diverso”. Ma allora perché questi atti accadono? Sono sempre “gli altri” a essere razzisti  o piuttosto si tende a non  dire la verità quando si è  intervistati su temi che ci possono connotare negativamente?

Queste sono  alcune delle riflessioni  intorno alle quali abbiamo discusso.

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Anche individuare i fatti realmente accaduti e quelli invece enfatizzati, oppure riuscire a individuare quelli che sono pre-giudizi di chi scrive non è stato semplice. Speriamo che il lavoro sia stato un’altra piccola goccia nello sviluppo del senso critico dei ragazzi.

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Ecco alcuni degli articoli scelti e discussi nel lavoro di gruppo.

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18/b- Lavoro in gruppo- Si sceglie un articolo di giornale e si legge insieme. Ciascun ragazzo seleziona  e interpreta uno dei protagonisti del fatto, difendendo il  suo punto di vista 

Ogni gruppo formato da tre/quattro ragazzi sceglie una notizia; dopo averla letta insieme, ciascun componente individua un protagonista del fatto e, dal suo punto di vista, lo drammatizza insieme ai compagni. Mettersi nei panni dell’altro e difendere le sue posizioni  è l’attività che devono svolgere.

image imageimageLa docente…imageimageLe “amiche”

1- C’è la ragazza nera che “non ha diritto” a ricevere un bel voto.

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2- C’è lo straniero che chiede tolleranza e aiuto nella ricerca di un lavoro.

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3- C’è lo straniero che scippa la signora… Si discute molto

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4- C’è chi viene aggredito… Ma da chi? Forse… Pare…

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5- Infine ci sono il nero e il bianco che, seppur svolgendo il medesimo  lavoro, hanno retribuzioni diverse

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Dopo la drammatizzazione, ogni gruppo presenta il proprio “caso” alla classe; su ciascun fatto si apre una breve discussione.

19- Viene chiesto ai ragazzi di immaginare la vita e i comportamenti delle persone che loro ritengono diverse

Parliamo e disegniamo

Un esempio: image

“Io non sarò  MAI così!”

20- Leggiamo e commentiamo alcuni testi nei quali vengono messi in evidenza stereotipi (a vari livelli: nazioni, popoli, razze,…)

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Mario Gomboli, Sbagliando s’impara, Ed Paoline/Oscar Brenifer, Chi sono io?, Giunti Junior – Da Fantasticare 4, Libro di lettura, Per crescere felici- P. Ceccarelli

I ragazzi hanno letto e discusso il contenuto dei testi, prima in gruppo e  successivamente tutti insieme

21- Rileggiamo a distanza di alcuni mesi il racconto sul bullismo che abbiamo scritto tutti insieme poi ci poniamo la domanda: E se succedesse a me? 

22- Attività svolta insieme alle classi delle altre scuole

-Incontro/confronto con le altre due classi del progetto

Abbiamo deciso di lavorare insieme attraverso la musica al fine di creare la colonna sonora del nostro progetto.

Ci siamo incontrati, alle scuole medie, lunedì 11 aprile 2016  e lunedì 30 maggio, e con l’insegnante di musica di quella scuola abbiamo lavorato sul ritmo e sulle onomatopee.

Nelle nostre scuole abbiamo imparato “La canzone dei dinosauri” e poi,  tutti insieme l’abbiamo  musicata con suoni  onomatopeici.

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SCUOLE PRIMARIE DI MARESCA E DI PITEGLIO – CLASSI QUINTE

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “RENATO FUCINI” – CLASSE 1°A

PROGETTO IN VERTICALE SU “LE COSMICOMICHE” DI ITALO CALVINO

TRASVERSALITA’DISCIPLINE COINVOLTE:

Italiano, Storia, Scienze, Musica, Arte e immagine, Lingue straniere.

CURRICOLO VERTICALE: Focalizzazione sui processi e sulla costruzione delle competenze.

COMPETENZE CHIAVE:

  • Comunicare nella madrelingua
  • Comunicare in L2 e L3
  • Collaborare e partecipare
  • Osservare e descrivere
  • Interpretare
  • Imparare ad imparare

TRAGUARDI PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE:

  • Ascolta e comprende testi di vario genere, riconoscendone la fonte, il tema e l’intenzione dell’emittente.
  • Partecipa a scambi comunicativi (conversazione, discussione di classe o di gruppo) con compagni ed insegnanti, rispettando il turno e formulando messaggi chiari e pertinenti, in un registro il più possibile adeguato alla situazione.
  • Comprende e utilizza, nell’uso orale e scritto, i vocaboli fondamentali e quelli di alto uso; comprende e utilizza i più frequenti termini specifici legati alle discipline di studio.
  • Utilizza le conoscenze e le abilità relative al linguaggio visivo per produrre varie tipologie di testi visivi (espressivi, narrativi, rappresentativi e comunicativi) e rielabora in modo creativo le immagini con molteplici tecniche, materiali e strumenti (grafico-espressivi, pittorici e plastici, ma anche audiovisivi e multimediali).
  • Esplora, discrimina ed elabora eventi sonori dal punto di vista qualitativo, spaziale e in riferimento alla loro fonte.
  • Sviluppa atteggiamenti di curiosità e modi di guardare il mondo che lo stimolano a cercare spiegazioni di ciò che vede accadere.
  • Conosce e rispetta se stesso per imparare a rispettare “l’altro da sé”.

OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO (= CONOSCENZE E ABILITA’):

  • Ascoltare e comprendere l’importanza del saper ascoltare.
  • Ascoltare e individuare l’argomento e le informazioni principali.
  • Ricostruire verbalmente le fasi di un’esperienza.
  • Comprendere il significato di parole non note basandosi sia sul contesto sia sulla conoscenza intuitiva delle famiglie di parole.
  • Trasformare immagini e materiali ricercando soluzioni figurative originali.
  • Utilizzare voce, strumenti e nuove tecnologie sonore in modo creativo e consapevole, ampliando con gradualità le proprie capacità di invenzione e improvvisazione.
  • Organizzare, rappresentare e descrivere i dati raccolti.
  • Stabilire e comprendere relazioni di causa-effetto.
  • Formulare ipotesi che giustifichino un fenomeno osservato.
  • Acquisire consapevolezza riguardo a se stessi e in relazione con gli altri.
  • Imparare a riconoscere e gestire le emozioni.

ATTIVITA’

  • Lettura espressiva
  • Giochi lessicali
  • Attività di riconoscimento di immagini nel brano
  • Giochi di ruolo
  • Attività per individuare collegamenti tra le informazioni ricevute
  • Drammatizzazione
  • Rielaborazione grafico-pittorica
  • Riutilizzo di materiali vari in modo creativo

Fase esecutiva

ATTIVITA’ SCUOLA PRIMARIA PITEGLIO

  • Conversazione esplicativa sul racconto e l’autore
  • Lezione frontale con lettura dell’insegnante
  • Lavori cooperativi ed individuali di rielaborazione scritta :
  • sintesi;
  • analisi del testo e dei termini sconosciuti con ricerca sul dizionario;
  • giochi verbali con i termini individuati;
  • stesura di un copione teatrale relativo al racconto letto;
  • rielaborazione grafico-pittorica:

disegno dei personaggi, dell’ambiente o di scene del racconto utilizzando

varie tecniche: matite acquerellabili, china, pop-up…

  • Rielaborazione creativa di materiale di recupero
  • Lettura ad alta voce e silenziosa
  • Brain-storming delle conoscenze pregresse sull’argomento “I dinosauri “ ed elaborazione di uno schema
  • Conversazione guidata riguardo alle conoscenze pregresse sull’argomento “le teorie sull’estinzione dei dinosauri” e rielaborazione grafico-pittorica di quelle individuate tramite un diagramma di flusso illustrato
  • Approfondimento delle fonti di energia rinnovabile e non
  • Osservazioni sui cambiamenti climatici attuali
  • Attività di educazione al clima che cambia attraverso giochi ed esperimenti proposti da “rete clima” ed “Eni scuola”
  • Ricerca di buone pratiche quotidiane di cittadinanza attiva al fine di promuovere negli alunni comportamenti eco-sostenibili
  • Produzione di uno schema riassuntivo delle forme di energia
  • Produzione di uno schema riassuntivo delle cause e conseguenze dei cambiamenti climatici
  • Ascolto e canto di “La canzone dei dinosauri”
  • Prodotti finali:
  • Poster ”Dov’è l’energia?”
  • Poster “Ecoconsigli”
  • Realizzazione di un libro scultura
  • Raccolta del materiale prodotto in un fascicolo/dispensa individuale

ATTIVITA’ SCUOLA PRIMARIA MARESCA

Identità, pregiudizio, stereotipo

Lettura in classe del racconto

Conversazione/discussione/riflessioni sul racconto

Disegno del personaggio preferito

Test e rappresentazioni grafiche riferiti all’identità personale

Realizzazione di testi realistici e fantastici

Giochi di ruolo

Psicodramma con cambio/scambio di ruolo

Conversazioni, dialoghi sul vissuto personale

Attività di descrizione in lingua inglese e spagnola

Produzione di grafici che sintetizzano i risultati relativi alle attività svolte

Ascolto e canto di “La canzone dei dinosauri”

Prodotti finali

Realizzazione di libri e cartelloni che raccolgono il materiale prodotto.

Pubblicazione dei lavori e delle foto sul blog della scuola “ZITTELLEGGI”

ATTIVITA’ SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO – Classe IA

Nel passaggio da un mondo divenuto impossibile a un mondo di nuovo possibile, attraverso il CAMBIAMENTO, si può realizzare l’Operazione: identità + diversità = integrazione

  • Presentazione del Progetto d’Istituto, i partners in continuità, l’argomento, il protagonista– gli alunni ascoltano con interesse e pongono domande soprattutto sulla creatura magica mutante che attraversa il tempo e lo spazio.
  • Il nostro racconto: parliamo dei dinosauri e delle ipotesi sulla loro scomparsa – lezione dialogata per la rilevazione delle conoscenze pregresse; definizione e mappa delle teorie.
  • Lettura del testo – l’insegnante legge in modo interpretativo, soffermandosi nei punti cruciali per sollecitare anticipazioni e ipotesi sui finali possibili.
  • Dopo l’ascolto: prime impressioni – elaborazioni grafiche.
  • Dopo l’ascolto: ricostruzione cooperativa della vicenda.
  • Dopo l’ascolto: i problemi esistenziali dei personaggi.
  • Analisi del testo: le sequenze; i dialoghi.
  • Scene da I dinosauri – costruzione del testo teatrale a gruppi con i PC; rielaborazioni grafiche con fumetti in inglese.
  • Scoperta guidata di una curiosità linguistica: i palindromi.
  • In sottofondo, un mondo di suoni: come si individuano e si riproducono – il metodo della partitura per la descrizione delle onomatopee.

Prodotti finali

Relazione individuale finale

Realizzazione della striscia fumetto con le scene rappresentate

Elaborazione di un testo teatrale fedele…ma non troppo

Creazione della colonna sonora

INCONTRI TRA LE CLASSI-PONTE

Primo incontro:

  • Presentazioni e scambio di saluti tra gli alunni.
  • Esercizi collettivi di riscaldamento e intonazione della voce.
  • Sonorizzazione del racconto I Dinosauri, utilizzando le onomatopee: riproduzione delle singole voci e riproduzione collettiva della partitura della storia prodotta dagli alunni della Classe IA.
  • Ascolto di brani adatti a costruire la colonna di fondo per accompagnare la sonorizzazione dell’antefatto (scomparsa dei dinosauri).

Secondo incontro:

  • Preparazione e realizzazione della partitura per la riproduzione vocale dell’antefatto con i suoni onomatopeici.
  • Canto della Canzone dei dinosauri con l’inserimento di vocalizzi adatti alle scene.

ATTIVITA’ CONCLUSIVA

Gioco a coppie: TUTTI UGUALI – TUTTI DIVERSI (“Come mi vedi? Come sono?)

GRIGLIA DI VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE

Evidenze manifestate

Livelli di padronanza

COOPERA NEI GRUPPI E FA PROPOSTE,

PARTECIPA AD ATTIVITA’ COLLETTIVE.

A

Elabora proposte che tengano conto delle esigenze degli altri; motiva le proprie proposte adeguandosi alla situazione. Partecipa in modo attivo e cerca di coinvolgere positivamente gli altri

B

Ascolta gli altri ed elabora proposte personali; espone le proprie proposte. Partecipa in modo attivo; dialoga con tutti.

C

Ascolta ed elabora qualche proposta; specifica le proprie proposte. Partecipa alle attività; ascolta tutti attentamente.

D

Elabora qualche proposta, manifesta le proprie idee. Partecipa alle attività; tratta con correttezza i compagni.

E

Segue le proposte degli altri, si distrae e deve essere sollecitato a partecipare.

ASCOLTA E COMPRENDE TESTI DI VARIO TIPO E LI RIELABORA IN FORMA PERSONALE.

A

Ascolta e comprende in modo completo e rielabora in maniera originale e creativa.

B

Ascolta e comprende in modo pertinente e rielabora in modo personale.

C

Ascolta, comprende e rielabora in modo essenziale.

D

Ascolta, comprende e rielabora in modo sommario.

Scrittori di classe, filastrocche per dire “No!” al bullismo – Classe Quinta

In quinta abbiamo discusso, disegnato, cercato strategie e fatto riflessioni su cosa sarebbe davvero utile fare o a chi potremmo chiedere aiuto se avessimo bisogno di  liberarci da un bambino/a che ci perseguita, insomma da un bullo.

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Dopo la discussione svolta tutti insieme, ci siamo divisi in cinque gruppi e ognuno ha sviluppato la propria ipotesi, buttato giù idee, immaginato cosa sarebbe potuto accadere se si fosse chiesto aiuto agli amici, all’amico del cuore, alla mamma, ai genitori, ai maestri, ad adulti disponibili.

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Infine abbiamo scritto brevi filastrocche sull’idea che, molto spesso, nulla è come appare.

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Nulla è come appare

Nella vita ci lasciamo spesso condizionare dalle apparenze, come hanno scritto i bambini alla fine di una filastrocca da loro inventata “…Marco ha imparato la lezione/non si giudicano dall’aspetto le persone!”

La creatura mi insegue.
È un misto tra Frankenstein e uno zombie. E in mano ha un coltellaccio da macellaio.
“Tanto ti piglio!” ringhia. “Lo sai che ti piglio!”
Io corro, ma è come stare sopra un tapis roulant, di quelli da palestra: corri, corri e non arrivi mai da nessuna parte.
All’improvviso il mostro è sopra di me. Sta per uccidermi. Addio, mondo crudele!
“Voi due! Che state combinando?”, la voce è quella della maestra Gianna. “Non si corre nel corridoio!”
Il mostro, Gabriele Tardini della V° B, si ferma. In mano non ha un coltello, ma un righello.
Anch’io mi fermo, addosso alla maestra.
“Mi avete capito?”, ammonisce lei col dito alzato.
Per questa volta me la sono cavata. Ma la prossima?
Gabriele mi perseguita.
Andare a scuola, ormai, è diventato un problema.

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La creatura mi insegue.
È un misto tra Frankenstein e uno zombie. E in mano ha un coltellaccio da macellaio.
“Tanto ti piglio!” ringhia. “Lo sai che ti piglio!”
Io corro, ma è come stare sopra un tapis roulant, di quelli da palestra: corri, corri e non arrivi mai da nessuna parte.
All’improvviso il mostro è sopra di me. Sta per uccidermi. Addio, mondo crudele!
“Voi due! Che state combinando?”, la voce è quella della maestra Gianna. “Non si corre nel corridoio!”
Il mostro, Gabriele Tardini della V° B, si ferma. In mano non ha un coltello, ma un righello.
Anch’io mi fermo, addosso alla maestra.
“Mi avete capito?”, ammonisce lei col dito alzato.
Per questa volta me la sono cavata. Ma la prossima?
Gabriele mi perseguita.
Andare a scuola, ormai, è diventato un problema…

 

Sembra questo… ma, no!

Forse, sembra quello…

a volte la cosa non è come pare,

guarda bene, impara a osservare…

Fiuuuu…” Sono a casa! Non ne posso davvero più… provo a raccontare tutto alla mamma, ma ad una condizione, mi deve promettere di non correre a scuola dalla maestra a spifferare tutto!

La mamma mi guarda pensierosa mentre le racconto cosa mi sta succedendo a scuola con lo zombie/Frankestein!

Il nonno di Luca sembra birichino

ma guardando bene nel suo cuoricino

nasconde un’anima dolce e sincera

come una pecora in primavera.

Se sbirciamo dalla sua finestra

vediamo asce e forconi, e una balestra

ma se schiacciamo alcuni bottoni

la stanza si riempie di striscioni

mentre asce, forconi e zappette

sono diventati delle dolci zollette!

Adesso son pronto! Seguirò i consigli e le idee che mi ha dato la mamma, perché sembra che anche lei ne abbia subite abbastanza, da una finta amichetta, quando era piccola, tanto che si considera un’esperta… ma non sempre le è andata bene al primo tentativo! Se non dovesse funzionare pianificherò una vendetta, non troppo crudele, mica voglio diventare come lui, ma che lo faccia ragionare!

E’ già mattina, sto aspettando il bus.

Da qui inizia la tortura, sul pullman mi dà noia! Un colpetto, uno scappellotto, una battuta molto “simpatica”. Eccolo, si avvicina ed io mi sposto… “Fiuuuuuuuuuuu… adesso non può venire qui accanto a me!”

Scendo dal pulmino, corro in classe! Adesso provo a scrivergli un biglietto di pace.

AMICI?”

Ecco che me lo rimanda, apro lentamente, pieno di speranza… e grande come tutto il biglietto leggo un bel “NO!”.

E così a ricreazione mi dà degli spintoni, dei calci…

Affrontalo!” mi ha detto la mamma. Tiro un respiro, mi faccio coraggio e guardo negli occhi il mostro!!!

Mentre cammino, Frank è davanti al suo armadietto, lo spingo e lo chiudo dentro. Sogghigno!

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Il mostro mi implora di farlo uscire. Io gli rispondo che non deve più picchiarmi, lui dice:”Sì, sì!”

Ma appena lo libero capisco che è un inganno e mi fa cadere per terra!

Sembro questo,

un po’ maldestro.

Ho nel naso un anello

per questo mi sento bello

Di cerchi ne ho tanti

OH, come sono affascinanti!

Di sicuro al mostro piacerò

e felice a scuola andrò!

Sembro quello,

oh, come son bello!

Oggi i capelli ritti farò

Tutti quanti sconvolgerò.

Nessuno avrà più il coraggio

di darmi noia fino a maggio.

Che bella idea avuto ho,

SICURAMENTE, MI SALVERO’!!!

Non ho ancora il coraggio di dirlo alla maestra, oggi chiederò aiuto al mio migliore amico.

Sì, ti aiuterei volentieri… ma non so cosa fare!” risponde Tony.

Decidiamo di coinvolgere Susy, una femmina, chissà!

Insieme costituiamo una “Squadra A-B”, squadra anti-bullo.

Pensiamo di incontrarci di pomeriggio per inventare qualcosa.

Il primo tentativo è quello di affrontare il terribile Frank insieme!

La mattina successiva è quello che facciamo.

Compatti andiamo dal mostro, lo guardiamo negli occhi e con voce alta e decisa gli diciamo: “Basta, Gabriele, non dare più noia a Luca!”

Lui propone una sfida, una partita a calcio a due, se avessi vinto Gabriele mi avrebbe lasciato in pace!

E così giochiamo… ma siamo sempre i soliti illusi. Gabriele bara e torna a sembrare un mostriciattolo… viscido, perché uno che bara così spudoratamente non può considerarsi un bambino. Picchia, tira calci per vincere. Gli amici tentano di fermare il massacro ma si beccano un bello spintone. Naturalmente “The Monster” ha vinto la partita.

Ma davvero avevamo potuto credere nelle sue parole?

Mi fanno davvero male i colpi presi e, un po’ per quello un po’ per rabbia, rientro in classe piangendo.

La maestra mi vede e mi chiede cosa sia successo, io le rispondo che è colpa di Gabriele.

Ci penso io!” risponde e parte decisa per punirlo. Lo rimprovera e fa una nota a casa, scrivendo che già da tempo si è accorta che Gabriele si comporta male con un compagno.

Naturalmente cosa succede? Il mostro si arrabbia ancora di più e mi aspetta fuori del cancello… per fortuna mi salvo, c’è la mia mamma ad aspettarmi… ma cosa succederà domattina?

Stranamente, dopo questo episodio Susy non mi considera più, mi guarda da lontano e non si avvicina. Mah! Chissà perché?

C’era una volta la signorina Cesira

che, cupamente, suonava la lira.

Aveva lo sguardo buio e torvo

sembrava davvero un nero corvo,

faceva a tutti un effetto strano

nessuno provava a toccarle una mano!

Poi, un giorno, entrò da lei un bambino

tornò fuori ricoperto di chicchi e un giochino!

Dopo una notte insonne, piena di incubi ad occhi aperti, sono di nuovo fermo al bus.

Come al solito fuggo per evitarlo.

Ma, arrivato a scuola…lo vedo, mi guarda male!

Allora mi avvicino a lui: “Perchè fai il bullo?” gli chiedo

Ma il mostro, convinto di non esserlo, non la prende bene, guarda se la maestra lo sta notando e mi tira un calcio!

Questa volta la maestra fa solo finta di non vederci… ma ha osservato tutto!

Richiama Gabriele, gli chiede perché si comporti così. Tutta la classe trattiene il respiro, attendendo la risposta. Gabriele confessa che segue un po’ la tradizione di famiglia, infatti i genitori gli hanno detto che loro non si sono fatti mai mettere i piedi in testa da nessuno e che da piccoli prima di essere attaccati dagli altri, attaccavano loro!

Beh, tutti adesso guardiamo il nostro compagno con altri occhi, anche la maestra. Quest’ultima gli chiede di domandarmi scusa e di cambiare atteggiamento.

Facciamo la pace.

Tutti speriamo che la situazione sia risolta.

Ma qui sbagliamo…purtroppo!

E’ lì per la strada, tutto perfetto

con addosso un elegante giacchetto;

torna a casa con la sua auto

mentre ascolta dolcemente il flauto…

ma in verità è un uomo cattivo,

il suo nome è signor Ivo!

Nella bauliera tiene un coltello

col quale minaccia questo e quello.

L’ho visto con in mano una sigaretta

e l’ha spenta addosso ad una vecchietta!

Non vi fidate di questo signore

che fa il birbone a tutte le ore!

Il giorno dopo arrivo a scuola sorridente.

Guardo Gabriele, subito capisco che niente è cambiato.

Si avvicina e fra i denti mi dice: “Ho un conto in sospeso con te, caccola nana!”

Mi raggelo!

Inizia a seguirmi. Io fuggo e lui dietro di corsa! Acc… tutto come prima!

Poi di nascosto strappa i suoi libri e si mette a piangere. Dice alla maestra che IO, dico IO , gli ho distrutto i libri! Vatti a fidare dei gesti di pace!

Prendo una bella nota, i miei genitori mi puniscono!

Che fortuna ho!

Ma perché se la prende con me, proprio con me? E, soprattutto, perché alcuni dei nostri compagni lo seguono!?

Camminava lì tutto solo con una giacca scura

insospettito sentii addosso dei brividi di paura.

Lo seguii senza che se ne accorgesse

volevo scoprire cosa volesse.

A un cancello colorato bussò

e a una vecchietta un abbraccio donò!

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Susy mi evita, ne sono certo! Corre via tutte le volte che mi avvicino.

Poi scopro che si è fidanzata con il mostro!

La seguo e le chiedo perché stia uscendo con lui.

Lei mi dice che in realtà è molto romantico nel profondo del suo cuore.

Questa notizia mi sconvolge abbastanza.

Allora, con l’aiuto dei miei amici, lo invito a casa di pomeriggio e, per convincerlo ad accettare, gli dico che c’è anche Susy.

Siamo a casa! Aspettiamo con ansia che suoni il campanello.

Din Don!”

Andiamo ad aprire e tutti sorridenti gli tiriamo addosso mille palloncini colorati… PIENI DI TERRA E ACQUA!;-)

Lui è sconvolto, non se lo aspettava!

Allora mi avvicino, mi scuso e gli spiego che non l’ho fatto per cattiveria ma per fargli capire come ci si resta male quando gli altri ci fanno degli spregi.

Mi guarda e fugge via!

Chissà cosa mi aspetterà domattina!

Arrivo a scuola ben imbottito, pronto a prenderne chissà quante!

LO vedo che mi aspetta già con un pugno alzato…invece, invece… mi porta in disparte e mi dice che la lezione gli è servita, che ha parlato dell’accaduto anche con Susy, che lei lo ha aiutato a riflettere.

Mi guarda, mi chiede di perdonarlo dicendo: “ Scusa se ti ho preso in giro e anche per tutte le altre cose che ti ho fatto! Mi sentivo più forte comportandomi così! Ma ho capito come ci si sente! Scusami davvero!”

Mi dà la mano e si allontana.

Secondo me, fra qualche giorno, diventeremo amici!

Ho anche imparato che non bisogna solo subire ma, talvolta, serve contrattaccare in modo simpatico, non per vendetta ma per far imparare la lezione, far capire come ci si sente quando si subisce.

E sai cosa può stupire davvero l’avversario? Spiegargli con calma le proprie ragioni, a voce bassa, senza imprecare; vedrai com’è facile dimostrare che, più della prepotenza, vince l’intelligenza!

Marco, un bel bambino

fa rotolare il pallone in un giardino

di corsa lo va a recuperare

davanti a sé vede un mostro zoppicare,

scappa veloce impaurito

fa un urlo che pare un ruggito.

Ma, il signore, il pallone gli vuol ridare

chiama il bambino e si mette a ridacchiare.

Il piccolo rimane paralizzato

ma il vecchio un sorriso gli ha regalato!

Marco ha imparato la lezione,

non si giudicano, dall’aspetto, le persone!

Ma se qualcuno proprio non ti convince,

parla con babbo e mamma, maestri e parenti

ti ascolteranno curiosi e attenti,

con il loro aiuto, stanne sicuro, sempre si vince!