In versi e strofe, pensieri in poesia
Ciao estate
Delfini, mare, spiaggia, gommone, bagnini, piscine, sole, paletta, aperto, libertà, vivacità, nuotare, nuove amicizie, scavare, fare il bagno, caldo, farfalline,
abbronzarsi, divertirsi, pasta fredda, villeggiatura, ghiaccioli, granite, gelati, scalare, navigare, hotel,…
Dalla filastrocca alla poesia…
Estate
Filastrocca dell’estate
ogni sera grandi risate.
Il pomeriggio tutti al mare
nella sabbia a scavare,
ricerchiamo le conchiglie
e giochiamo con le biglie!
Tutti insieme in piscina,
ci mettiam la mascherina!
Il libertà con gli amici,
corriamo insieme e siam felici!
Classe quarta e quinta
Foglie, colori, giallo, (Hallowe’en), pioggia, letargo, funghi, castagne, nebbia, freddo, zucca, scuola, temporale, vento, stufe accese, più vestiti, piumini, alberi spogli,…
L’autunno
1
Foglie colorate
cadono dagli alberi
funghi profumati
spuntano dall’umida terra
cardi pungenti
proteggono le dolci castagne.
La zucca arancione
Sorride minacciosa sulla finestra.
Fuori la pioggia,
dentro le stufe sono accese;
le nuvole toccano
le cime delle montagne
e la nebbia sottile
scende nei piccoli paesi.
Il freddo arriva
gli animali si addormentano, dolcemente…
Classe quarta
2
L’autunno, porta via con sé
tutta l’estate.
La regala alle foglie
che diventano rosse, arancioni e gialle.
Hanno visto il mondo
solo dal loro albero
ma, con un soffio di vento
lo esploreranno!
Dopo averlo visitato,
per la troppa emozione,
si seccheranno…
Andrea, Lorenzo A, Antonio, Mirko
3
Autunno, stagione di felicità
nel cuore di ogni bambino.
Le foglie cadono lente lente,
formano un mare di tanti colori.
Autunno, stagione di castagne e funghi.
I piccoli si divertono
a giocare nelle foglie.
Autunno, stagione di camminate.
Le poche foglie sugli alberi,
di notte, sembrano luci accese.
Autunno, stagione bellissima!
Antonio, Giovanni, Mirco
4
Autunno,
autunno
con il tuo vento malandrino
e il sole timido,
stai nascosto tra grigie coperte di lana.
Cadono le foglie,
stanche ed esauste
dalla calda e lunga estate.
Cadono sulla terra congelata
del mattino
insieme a fredde goccioline.
Giocano felici
fin all’ultimo
nell’attesa della primavera.
Giulia, Nadia, Rachele, Sofia
5
E’ finita la grande estate
salutando le grandi ondate,
a scuola ritorniamo
tutti scontenti siamo.
Adesso le foglie colorate abbiamo
e tutti insieme le raccogliamo,
sono belle le passeggiate
e dopo mangiamo le frugiate.
Il freddo inverno è alle porte
e per la neve sfidiamo la sorte.
Agata, Andrea, Lorenzo A., Omar, Jonathan
6
Quando i maghetti dell’autunno
sbocciano felici
ogni bambino s’innamora
di questo autunno colorato.
I loro piccoli funghetti,
sentendosi soli,
chiamano le foglie a terra.
Ogni fogliolina che cade colorata
da tutti i funghi è ammaliata.
Giulia, Nadia Rachele, Sofia
7
In autunno cadono le foglie
rosse, gialle e marroni
su strade, prati e colline;
si rattrista il cielo grigio
e con qualche spiraglio di luce
si forma il coloratissimo arcobaleno.
Si lamentano le castagne
sul fuoco ardente
di un piccolo falò
in un boschetto di abeti.
Dario, Filippo S, Lorenzo T
8
Un po’ di freddo arriva
e gli alberi sono spogli,
le foglie di tanti colori
donano felicità.
La bellezza,
è il quadro dell’autunno
non fatto da uomo
ma da madre natura.
L’autunno,
ogni suo piccolo movimento
è un quadro
bello di suo.
Agata, Andrea, Lorenzo A., Omar, Jonathan
Tra le tue nuvole di lana
scendono lacrime di cielo.
Ogni tanto si vede un funghetto
o fra gli alberi un cinghialetto.
Ciascun bimbo di buon umore
si chiede: “Ma dov’è il sole?”
Il sole è tra le nuvole
che gioca a nascondino.
Intanto il fumo sale lento
mostrando un bel camino
pronto a scaldare
il freddo e lungo autunno,
mentre la luce fioca del sole
se ne va tra le foglie.
Giulia, Nadia, Rachele, Sofia
Le farfalle volano leggere
dando colore al triste autunno.
Ogni bambino guarda il cielo
aspettando l’arcobaleno.
L’arcobaleno appare
quando gli angeli dall’emozione
si mettono a piangere
dando vita a un insieme
di colori fantastici.
Rosso come la passione,
arancione come la gioia
giallo come l’allegria
verde come i campi d’estate
blu come le profondità dei mari
viola come i fiori della primavera.
Incanta il tenero arcobaleno!
Giulia, Nadia, Rachele, Sofia
Uragani, partendo da Matthew…
In meteorologia un ciclone tropicale è un sistema tempestoso caratterizzato da un largo centro o vortice di bassa pressione e da numerosi fronti temporaleschi, disposti tipicamente a spirale e in rotazione su se stessi attorno al centro, che producono forti venti e pesanti precipitazioni piovose nelle aree coinvolte dal loro passaggio. Questi cicloni si producono in conseguenza del calore liberato dall’oceano alimentandosi poi grazie al calore di condensazione liberato nell’aria dal vapore acqueo in considerazione.
In relazione all’entità e alla zona geografica di formazione di un ciclone tropicale, esso è chiamato in modo diverso:uragano, tifone, tempesta tropicale, tempesta ciclonica, depressione tropicale o semplicemente ciclone.
URAGANO-è il termine con cui vengono chiamati i cicloni nell’Antartico settentrionale e nel Pacifico settentrionale in memoria del dio Maya delle tempeste, Hunraken;
TIFONE–è il termine con cui vengono chiamati i cicloni nel Mare della Cina, da ty fung, che significa”grande vento”;provocano violenti venti, abbondanti precipitazioni e pesanti inondazioni lungo le coste. Si formano unicamente sul mare penetrando marginalmente all’interno dei continenti, dove rapidamente si attenuano; sono tipici dei mari tropicali. Hanno origine alla fine dell’estate e in autunno quando sui mari staziona aria calda e umida per via delle più alte temperature raggiunte dall’acqua superficiale.
DEPRESSIONE TROPICALE–è un sistema di nubi e temporali dove i venti raggiungono la velocità massima di 63 km/h. Non c’è un “occhio” e non sono organizzati a spirale, come di solito avviene nei cicloni. Vi è comunque un’area di bassa pressione da cui prende il nome “depressione”.
CICLONE–è il termine da sempre conosciuto nell’Oceano Indiano da quando è stato utilizzato per la prima volta dal presidente della Commissione Marittima di Calcutta a metà del XIX secolo.Deriva dal greco Kuklos che significa “circolare”.
L’URAGANO MATTHEW
L’uragano Matthew si è formato ai Caraibi ed ha già ucciso quasi 1000 persone, la maggior parte sono morte ad Haiti, in numero più ridotto a Cuba e nelle altre isole colpite dalla sua furia. Muovendosi alla velocità di circa 15 miglia all’ora, risalendo dalle Bahamas verso la Florida. Poi dovrebbe procedere verso la Georgia e la South Carolina e perdere forza sopra l’oceano Atlantico. Gli effetti di Matthew, sono già enormi. Le linee aeree hanno cancellato i voli tra Miami e Orlando.Anche Disney World ha chiuso e tornerà ad aprire solo quando l’uragano si sarà spento sull’oceano.
9 ottobre 2016
Bicocchi Rachele
I TORNADO
L’URAGANO
L’uragano è un ciclone tropicale tipico dei mari delle Antille; perché si formi un uragano i venti devono superare i 175/180 Km.
Il suo nome, secondo alcuni studiosi, deriva dal nome del Dio caraibico “HURICAN” che significa letteralmente “DIO DEL MALE”.
La maggior parte degli uragani si formano tra il primo giugno e il 30 di novembre.
L’URAGANO MATTHEW
E’ trascorsa una settimana dal passaggio dell’Uragano Matthew ad Haiti, il paese più povero dell’America Latina
Ci sono 60.000 di persone rimaste senza tetto, i morti sono più di 990, i danni provocati dal passaggio dell’uragano sono enormi: migliaia di case sono state distrutte e gran parte della popolazione vive nei centri di accoglienza ,mancano cibo e acqua potabile.
C’è grande rischio che si diffonda il colera.
Prima di colpire Haiti l’uragano è passato da Cuba, isole Bahamas, da Santo Domingo e dalle coste degli Stati Uniti
L’uragano Matthew è stato il più forte degli ultimi 10 anni e, con la sua intensità, era in grado di sradicare alberi e distruggere costruzioni in muratura .
Lorenzo A
GLI URAGANI
La parola uragano proviene dal caraibico Hurican che significa Dio del male.
Come si forma
Un uragano si forma a causa di grandi masse di aria calda e umida, quindi soprattutto nelle zone tropicali dove c’è anche l’acqua del mare che raggiunge temperature di 26-27 gradi centigradi. Durante le tempeste l’aria calda rilasciata dal mare sale in alto, si raffredda rapidamente e ritorna verso il basso. Questo fenomeno non avrebbe una lunga durata se non intervenisse l’azione della forza di Coriolis. La forza, causata dalla rotazione terrestre, provoca una deviazione dei venti che iniziano a muoversi in cerchio con velocità sempre più grande man mano che si avvicina al centro del vortice, chiamato occhio. Nell’emisfero nord l’uragano gira verso destra (rotazione antioraria), mentre nel emisfero sud (rotazione oraria).
Le fasi dell’uragano
La fase dello sviluppo dell’uragano dura dalle 12 alle 48-72 ore e a 3 fasi:
– Depressione tropicale: nuvole e pioggia che superano i 60 km orari
-Tempesta tropicale: i venti aumentano la loro intensità e vanno dai 60 ai 120 km orari
– Uragano: i venti superano i 120 km orari e arrivano fino ai 300 km orari e oltre
La scala degli uragani
- Minimo: tempeste con qualche danno
- Moderato: danni un po’ più seri
- Forte: danni strutturali a piccole residenze
- Fortissimo: danni estesi
- Disastroso: danni disastrosi
Uragano Matthew
- Formazione: 28 settembre 2016
- Categoria: 5
- Dissipazione: in corso
- Venti più veloci: 260Km orari (160 mph sostenuti 1 minuto)
- Pressione minima: 934 hpa (mba)
- Aree colpite: Haiti, Cuba, Florida sud, Nord Carlina
- Stagione: stagione degli uragani 2016
Matthew è il secondo maggiore uragano atlantico della stagione 2016
SOFIA
L’uragano Matthew
L’uragano Matthew arriverà in Florida. Per ora è passato da Cuba, Haiti, Bahamas,... I suoi venti vanno adesso a circa 150 km orari e nella scala degli uragani è al livello 3.
Gli uragani si formano nell’oceano. Il loro nome è di origine caraibica, da Hurican o Uracan. È un ciclone tropicale, che viene solo in estate o in autunno. Il picco inizia verso il 10 settembre.
L’uragano Matthew ha devastato le Haiti: ha distrutto case, ha sradicato piante, ha danneggiato tetti e sono morte circa 900 persone.
6 ottobre 2016
Agata
Matthew
E’ passata una settimana da quando Haiti è stata colpita dall’uragano Matthew che ha causato più di 900 morti. Ma purtroppo anche dopo il suo passaggio sull’isola di Haiti l’uragano continua a provocare danni perchè la popolazione ha adesso un altro problema: il colera. Oltre alla sfortunata isola, l’uragano è arrivato anche a Cuba, Bahamas e Santo Domingo; si è poi spostato negli Stati Uniti dove ha causato 19 morti. Quando l’uragano ha colpito Haiti aveva una potenza pari a 5 su una scala da 1 a 5.
Adesso la preoccupazione principale è quella di raggiungere tutte le zone dell’isola, aiutare gli sfollati che sono senza casa e cibo, portare aiuti medici per tutti i feriti.
16 ottobre 2016
Con la parola uragano si indicano i cicloni tropicali che si formano tra i Caraibi, gli Stati Uniti e l’Australia. Prendono il nome di tifoni quando gravitano tra l’oceano Indiano e il Mar Cinese. I cicloni che si generano al di là dei tropici vengono chiamati cicloni extratropicali o, più semplicemente, si parla di depressione.
Il ciclone è una perturbazione che si forma in un’area del mare, detta ‘ciclonica’ o di ‘bassa pressione’, in cui la pressione atmosferica è minore di quella delle regioni circostanti. Nasce quando le masse di aria calda si muovono verso l’alto e generano nuvole, vento e temporali.
Gli uragani si formano in zone di bassa pressione dove la temperatura dell’acqua è superiore ai 26 gradi. Con queste condizioni si crea un grande vortice con, al centro, una sorta di imbuto circoscritto da forti correnti che si avvitano a spirale e che portano l’aria umida ad alta quota. Mano a mano che il vortice cresce, l’aria umida condensa e si trasforma in pioggia, cedendo del calore che va ad alimentare ulteriormente il fenomeno. Quando si sposta sulla terraferma l’uragano si esaurisce, ma conserva comunque l’energia per devastare le città che si distendono lungo la costa.
Un uragano è formato da un imbuto centrale, il cosiddetto ‘occhio del ciclone’, di diametro massimo di trenta chilometri. Al suo interno la situazione è apparentemente quieta e non ci sono nuvole. La zona circostante, che può arrivare a 500 chilometri, è quella che origina i disastri e in cui i venti possono superare anche i 200 chilometri l’ora. La ‘coda’ è la parte terminale in cui le raffiche di vento sono più deboli e vanno verso l’esaurimento.
In base alla forza del vento, l’Organizzazione meteorologica mondiale divide i fenomeni tropicali in tre categorie. Si parla di depressione tropicale se il vento è minore ai 63 km/h. Si assiste ad una tempesta tropicale quando la velocità è compresa tra i 63 e i 118 km/h. Sopra questa soglia, si ha un uragano.
La categoria di un uragano viene definita in base alla velocità del vento secondo la scala Saffir-Simpson. Si hanno cinque categorie: 1 minimo velocità del vento da 119 a 153 km/h, categoria 2 moderato da 154 a 177, categoria 3 forte da 178 a 208, categoria 4 fortissimo, la categoria di Matthew, da 209 a 251 , categoria 5 disastroso quando i venti superano i 252 km/h.
Nadia
Mytilene, Lesvos – 18/24 settembre 2016, EduGloCal di Gianna, Daila e gruppo toscano
La presentazione in power point è stata realizzata dalle colleghe Elena e Barbara
18 settembre
Con il gruppo Toscano siamo andati alla scoperta dell’isola di Lesbo
Ma alle diciotto in punto abbiamo incontrato gli altri partecipanti al corso e gli insegnanti. I nostri compagni arrivano da vari Paesi europei: Irlanda, Portogallo, Svezia, Olanda, Finlandia e Turchia, mentre i docenti provengono dal Regno Unito e dalla Svezia.
La prima attività che abbiamo svolto, “I introduce myself”, ci ha consentito di conoscere i vari componenti del gruppo!
Successivamente ciascuno ha mostrato e proposto agli altri alcuni prodotti alimentari caratteristici del proprio Paese. Il cibo ci ha aiutato ad entrare in rapporto gli uni con gli altri, a parlare, a conoscerci. (vedi un esempio di presentazione in fondo all’articolo)
19 settembre
Oggi è iniziato il nostro percorso Eduglocal- Think global, act local, learn glo-cal.
Abbiamo visitato il Museo della produzione industriale dell’olio di oliva e incontrato le donne che per prime hanno costituito una cooperativa agricola che produce e mette in tavola i prodotti locali.
Il momento dell’assaggio è sempre molto interessante! 🙂
Olio d’oliva, olive, formaggio, pane… Ed i prodotti delle donne di Petra…verdure, formaggi e carni, storie di forza e passione!
Alimenti locali, stagionali, biologici, rispettosi dell’ambiente per uno sviluppo “sostenibile”
Infine abbiamo visitato Molivos, un piccolo paese sul mare, patrimonio dell’Unesco.
L’imponente castello
20 settembre
Stamattina abbiamo visitato il Liceo Sperimentale di Mytilene e abbiamo incontrato gli insegnanti che hanno lavorato con i materiali Eduglocal.
Il liceo è nato nel 1891 ed ha una bellissima biblioteca ricca di testi antichi, possiede alcuni incunaboli e manoscritti del 1400.
Poi ci hanno parlato di migrazione e cittadinanza.
Ecco il nostro “Citizenship exercise”!
Abbiamo immaginato la famiglia ideale e pensato alla famiglia reale.
Infine abbiamo visitato “Church and Mosque”
21 settembre
Oggi ci siamo spostati all’ Environment Centre of Asomatos per lavorare sulle problematiche ambientali.
Il centro si trova in una ex scuola primaria chiusa per l’esiguo numero di bambini che ora devono spostarsi in un paese vicino.
I percorsi che gli operatori propongono si rivolgono prevalentemente alle scuole, dalla primaria al superiore. Nei laboratori si parla di piante di olivo e castagno, di api, di fiori, di funghi, di produzione di oggetti in ceramica e con legno di olivo.
Il centro propone attività anche in riserve naturali dove è possibile fare birdwatching.
Our workshop on Climate Change and its effect on the environment
Infine abbiamo visitato il suggestivo villaggio di Agiasos
22 settembre
Oggi partenza in pullman per Sigri (la guida ci dice che il nome trae origine dalla parola italiana “sicuro” perché il porto è racchiuso in una piccola baia considerata sicura)
Avvicinandoci al Golfo di Kalloni il paesaggio cambia, diventa brullo e il colore prevalente diventa il giallo, in tutte le sue sfumature.
Ci fermiamo al bellissimo monastero di Leimonos dove le donne non potevano pregare (e non possono ancora) e quindi decisero di costruire una cappella per la preghiera per ogni giorno dell’anno, ne furono costruite “solo” 208! Questa informazione ci stata fornita dalle colleghe del corso di Sharing landscape.
Abbiamo poi raggiunto il Natural History Museum of the Lesvos Petrified Forest di Sigri.
Lì, abbiamo ricevuto informazioni sulla foresta pietrificata, abbiamo esplorato il museo, ricco di fossili provenienti dall’isola e da tutto il mondo, abbiamo “provato” terremoti di vari gradi in scala Richter fino al nono… Un’esperienza davvero impressionante!
Infine abbiamo visitato la “Pietrified Forest”
Questa è la sequoia pietrificata più grande al mondo, è alta ben sei metri!
Sotto strati creati da polvere vulcanica e formatisi in milioni di anni, c’è anche una foresta tropicale!
Abbiamo poi visitato il villaggio che ha dato i natali a Saffo, grande poetessa greca. Saffo (Σαπφώ in greco), nacque ad Ereso nell’ isola di Lesbo intorno al 620/650 a.c. e qui morì intorno al 550/580 a.c. Visse gran parte della sua esistenza a Mitilene, principale città dell’ isola.
“Le stelle intorno alla luna bella
nascondono di nuovo l’aspetto luminoso,
quando essa, piena, di più risplende
sulla terra …”
Saffo
23 settembre
Oggi abbiamo rielaborato le osservazioni fatte durante gli scorsi giorni.
Quotidianamente, infatti, i docenti ci attribuivano dei compiti (tasks) da svolgere che poi avremmo dovuto concretizzare in un elaborato digitale alla fine dei percorsi.
Quindi, oggi, abbiamo prodotto un video intitolato “Colours of the week” e iniziato ad impostare un percorso didattico legato alla colorazione naturale dei tessuti.
24 settembre
Questa è l’ultima mattina del nostro corso.
Dopo gli ultimi adempimenti burocratici, abbiamo visitato il luogo dove Aristotele meditava, circondato da una catena collinare simile ad un anfiteatro. Aristotele, filosofo, scienziato e logico greco antico nel 344 a.C., venne a Mitilene, sull’isola di Lesbo, dove fondò un’altra delle sue scuole. Il tempio al centro della conca circondata da colline era dedicato Zeus.
25 settembre, ore 6.50: “Ciao, Lesbo, isola dei gatti!”
“Meowwwwww…”
“Slap…” “Uff…levatevi di torno!” “No, dai, portatemi con voi!
“Cats, cats, …cats everywhere!”
Questa è la presentazione che avevo preparato, di me e della mia scuola, che però, alla fine, ha subito notevoli tagli!!! 🙂
Kalimera, Good Morning, Buon Giorno. (o Kalispera, Good Evening, Buona Sera.)
My name is Daila Cecchi, I am italian and I live in Tuscany, in northern Tuscany, about 800 meters above sea level, in the Appennine mountains, 60 km from Florence. I teach in a primary school, and this year I will teach children aged nine and ten.
The immediately striking feature of the area where I live is the wealth of vegetation: there is plenty of tall trees, both evergreen or falling leaves. The territory is considered by some one of the green lungs of Europe; the landscape changes color and appearance every season. This stimulates us and the children to observe the nature around us.
On observing the natural environment we seek to stimulate children and raise their awareness, with practical and interdisciplinary activities, with collective thinking and with cooperative learning to respect the environment and the “others”, animals and people.
In our school we grow plants and vegetables, we do gardenin, we deal with waste collection, recycling and re-use, and this is the first object that I brought with me: what remains of scotch tape. With this and many recycled things we produce artifacts and try to make the children understand the importance of recycling, because what we can now make with ease will not be so indefinitely and many things may no be easily available in the future.
We try to open our classrooms whenever possible.
For exemple we maintain relations with the local institutions by meeting the elders of the retirement home (family home, in italian) adjacent to our school and with whom we share a greenhouse.
We devote a bit of our time to the children with disabilities, many of them now grown-up and living in a structure of our territory.
We try to have relations with migrants who are welcomed in our town. We are always working on the theme of inclusion and the peaceful resolution of conflicts, starting alwaysfrom the experience of our children.
I also brought a chestnut because it is with this fruit that past generations of the people of the Pistoia mountains have survived.
The chestnuts were dried and milled in water mills, water being an element that is abundant in our area. With the flour, several different recipes were made, the castagnaccio ( chesnuts pie), necci, polenta,…. With the children we try to learn about our past, through testimonials and interviews with the grandparents.
Finally, since the school year 2003/2004, I started a school magazine. It was a unique number, created by the children of the last class of the primary. It followed the characteristics of a newspaper and became the instrument by which to show parents what their children were able to do and the various school activities. In December 2013 it has become a blog and it is open to the world. It is in Italian, but from photos and images, anyone can see most of the school activities in which teacher and student are involved.
Ciao, sono Daila Cecchi, sono italiana e vivo in Toscana, nel nord della Toscana, in montagna a circa 800 metri sul livello del mare, a 60 km da Firenze. Insegno in una scuola primaria e quest’anno avrò bambini di 9 e 10 anni. La caratteristica immediatamente evidente dell’area in cui vivo è la ricchezza di vegetazione, ci sono alberi ad alto fusto sia sempreverdi che a foglie caduche, questo territorio è considerato da alcuni uno dei polmoni verdi d’Europa; il paesaggio cambia colore e aspetto ad ogni stagione. Ciò stimola noi e i bambini all’osservazione della realtà… partendo dall’osservazione dell’ambiente naturale cerchiamo di stimolarli e sensibilizzarli, con attività pratiche e interdisciplinari, con riflessioni collettive e con il cooperative learning al rispetto dell’ambiente e degli “altri”, animali e persone. Nella nostra scuola coltiviamo piante e verdure, facciamo l’orto, ci occupiamo di raccolta differenziata, di riciclo e ri-uso, e questo è il primo oggetto che ho portato con me: ciò che rimane dello scotch. Con questo e altri cose realizziamo dei manufatti e cerchiamo di far capire loro l’importanza del riciclo, perché quello che possiamo oggi ottenere con facilità non è infinitamente disponibile e potrebbe non esserlo più in futuro.
Manteniamo i rapporti con il territorio incontrando gli anziani della casa famiglia che è adiacente alla nostra scuola e con i quali condividiamo una serra, dedichiamo un po’ del nostro tempo ai ragazzi disabili, ormai molto grandi, che vivono in una struttura del nostro territorio, proviamo ad avere rapporti con gli immigrati che sono accolti nel nostro comune,… insomma cerchiamo di aprire le nostre aule, quando possibile… lavoriamo costantemente sul tema dell’inclusione e sulla risoluzione pacifica dei conflitti, partendo dall’esperienza dei bambini.
Ho portato anche una castagna perché è con questo frutto che le generazioni passate della montagna pistoiese sono sopravvissute. La castagna veniva essiccata, macinata nei mulini ad acqua, altro elemento che abbonda nel nostro territorio, e con la farina venivano realizzate numerose ricette diverse. Ai nostri bambini cerchiamo di far conoscere il loro passato attraverso le testimonianze e le interviste ai nonni.
Infine ho portato un giornale che realizziamo a scuola ormai dall’anno scolastico 2003/2004 e racconta la storia del nostro percorso didattico da allora. All’inizio seguiva le caratteristiche proprie del quotidiano anche se era un numero unico prodotto e realizzato dai bambini dell’ultima classe della primaria, successivamente è diventato il mezzo con cui mostrare ai genitori cosa i ragazzi facessero a scuola oltre le attività che il quaderno mostrava, infine nel dicembre 2013 è diventato un blog e si è aperto al mondo. E’ in italiano ma dalle foto e dalle immagini potreste vedere parte delle attività della scuola in cui opero.
Zittelleggi 14 – Ciascuno è speciale… Coltiviamo le differenze: la nostra prospettiva inclusiva.
Ciascuno cresce solo se sognato
C’è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c’è chi si sente soddisfatto
così guidato.
C’è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c’è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.
C’è pure chi educa, senza nascondere
l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d’essere franco all’altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.
Danilo Dolci
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Dedicata a tutti i bambini e in special modo a quelli che, a settembre, ci lasceranno per approdare alla Scuola Secondaria di Primo Grado.
Ciao ragazzi!
Un abbraccio a tutti voi!
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L’8 di giugno pioveva ma tutti, tenacemente, avete creduto che il nostro spettacolo di fine anno si potesse fare come progettato! Grazie a tutti!
Prima che “Sofia” diventasse il tormentone dell’estate 2016
Una festa multilingue, per aprirci al mondo!
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Inclusione e solidarietà, oltre i confini dell’aula…
Incontriamoci e incontriamo altri
Per conoscerci meglio e essere più disponibili verso “l’altro”…
I “nonni” della Casa Famiglia San Gregorio Magno, che incontriamo costantemente
“L’inclusione vuole essere non un nuovo modo di dire, ma una realtà complessivamente disposta per la vita di tutte e di tutti, senza strutture speciali o progetto straordinari. L’inclusione è un diritto fondamentale ed è in relazione con il concetto di appartenenza. Le persone con o senza disabilità possono interagire come persone alla pari…” (Canevaro, 2007)
I “ragazzi” della Fondazione Turati di Gavinana, con i quali abbiamo passato una piacevole domenica
Gli amici della Scuola Primaria Edmondo de Amicis di Fornaci di Barga, con i quali abbiamo lavorato insieme per un progetto comune
Abbiamo anche lavorato con i bambini più piccoli e…
… i ragazzi più grandi
“Forse il maggior numero degli errori pedagogici è il credere che un individuo impari soltanto quel dato particolare che studia in quel momento. L’apprendimento collaterale, la formazione di attitudini durature o di repulsione, può essere e spesso è molto più importante. Codeste attitudini sono difatti quel che conta nel futuro. L’attitudine che più importa sia acquistata è il desiderio di apprendere” (J. Dewey, 1963)
Star bene insieme, migliorare l’autostima
Durante l’anno ricerchiamo occasioni particolari per incrementare intenzionalmente la forza e la coesione dei gruppi classe e del più grande gruppo scuola. Per questo oltre alle tradizionali uscite/gite scolastiche programmiamo attività comuni nella scuola e oltre le aule scolastiche.
La natura, la cultura del territorio ci offrono grandi occasioni per svolgere attività insieme, motivando e responsabilizzando i bambini al raggiungimento di un obiettivo comune, anche attraverso l’apprendimento cooperativo. Con questa metodologia ci proponiamo il fine di migliorare sia gli apprendimenti previsti nel curricolo che le competenze sociali, indispensabili per star bene con se stessi e gli altri.
“La diversità diventa così normale… Scopo dell’inclusione è quello di rendere possibile, per ogni individuo, l’accesso alla vita normale per poter crescere e svilupparsi totalmente.” (Canevaro, 2007)
Tanti modi diversi per star bene a scuola
In gruppo, in gruppo ma da soli, in coppia, pensando, scherzando, aiutando, sostenendo, giocando, leggendo, vivendo le differenze, parlando, correndo, …rafforzarsi per resistere agli eventi negativi della vita…
…o imparare mangiando :-p
Lavorare in gruppo per un obiettivo comune
Comunicare, relazionarsi, emozionarsi, condividere, esprimersi liberamente,…
Stare insieme per giocare, confrontarsi, discutere Muoversi, Litigare (in questo caso far finta di…), riflettere sul conflitto come risorsa “…è tempo di passare dalla concezione che vede nel conflitto solo un problema, a quella che o considera come un’autentica risorsa, come un modo complesso di comunicare e manifestare dei bisogni, certamente impegnativo per chi educa, ma importante nelle sue potenzialità positive” (Carrescia, Faso, Folli, Palmieri, 2014)
Bibliografia
Nessuno escluso- Carrescia, Faso, Folli, Palmieri Ed. Pearson, 2014
Litigare con metodo. Gestire i litigi dei bambini a scuola- Novara, Di Chio, Ed. Erickson, 2013
Apprendimento cooperativo in classe- Johnson, Johnson, Holubec, Ed Erickson, 2013
L’integrazione scolastica egli alunni con disabilità- A. Canevaro,Erickson, 2007
Esperienza e educazione- J. Dewey, La Nuova Italia, 1963
La vita scolastica, Giunti scuola
Alcune idee per l’anno scolastico che sta per iniziare:
1-¡ Hola!
Finalità
Il progetto, oltre a porsi le finalità di sensibilizzare gli alunni alla multiculturalità e di stimolarli alla comprensione verso chi vive e pensa in modo diverso da loro, intende porre particolare attenzione e riguardo nei confronti di quei bambini che si trovano in difficoltà nell’apprendimento della lingua inglese. Tali difficoltà risiedono soprattutto nelle differenze fonetiche tra le lingue. Molti studi indicano che queste variabilità generano una diversa incidenza di bambini dislessici tra la popolazione infantile, infatti in Italia ci sono fino a due volte meno casi di dislessia, con un’età inferiore a dieci anni, rispetto agli Stati Uniti. Tutto ciò è dovuto alla non trasparenza della lingua inglese.
Il progetto si propone di presentare la lingua spagnola prendendo spunto dagli argomenti che saranno affrontati in lingua inglese, rispettando la gradualità delle classi.
Intende stimolare una prima riflessione sulle diversità linguistiche tramite il confronto della lingua spagnola con la lingua inglese.
Vuole evidenziare alcune differenze e somiglianze a livello di grafema e di fonema; comprendere il diverso grado di difficoltà che implica lo studio delle diverse lingue; favorire l’apprendimento di una lingua straniera diversa dall’inglese dove siano presenti casi di DSA.
Il progetto si integra con attività collegate alla musica, alla lingua inglese e italiana
Costituisce anche la prosecuzione dell’esperienza dell’anno scolastico 2015/16 e si collega con le materie curricolari della scuola secondaria di primo grado
Prodotti
Nel corso dell’anno saranno prodotti giochi come ad esempio domino e memory, oppure biglietti d’auguri e semplici cartelloni.
Saranno presentate canzoni e attività durante la festa di fine anno
Alcuni obiettivi saranno:
Saper salutare e presentarsi.
Saper copiare vocaboli e saperli riconoscere.
Saper scrivere e utilizzare semplici vocaboli di uso comune come oggetti scolastici, giorni, stagioni, numeri,…
Saper riprodurre in modo guidato semplici funzioni comunicative.
Interagire in brevi e semplici conversazioni.
Imparare canzoni in lingua spagnola.
Valutazione
La valutazione sarà fatta proponendo situazioni di role playing, drammatizzazione, semplici schede.
I feed back saranno continui e consisteranno in situazioni di brevi dialoghi, domande e risposte con l’insegnante e i compagni; semplici schede.
Effetti
Gli effetti attesi a medio-lungo termine sono:
– favorire un buon approccio verso lo studio delle lingue straniere;
– stimolare la fiducia in se stessi e le potenzialità di tutti i bambini;
– migliorare le capacità comunicative;
– promuovere la capacità di imparare ad imparare.
Come lavoreremo e metodologie
Il lavoro sarà svolto ricavando un piccolo spazio nelle ore di inglese (o di musica)durante tutto il corso dell’anno
Il lavoro sarà svolto a coppie e a gruppo.
Saranno messe in pratica metodologie come Tutoring, Peer to peer, Role playing, Drama
2-Coltiviamo insieme
Con questo progetto rifletteremo sul mistero della crescita di una pianta da un seme. La considerazione verrà attuata progressivamente nel corso dell’anno scolastico insieme con gli anziani della casa Famiglia San Gregorio Magno ed i genitori.
Dal progetto ci attenderemo un coinvolgimento pratico (coltivazione delle piantine ) ed uno affettivo (sviluppo insieme agli anziani dell’amore e del rispetto della natura e della vita).
Osserveremo e studieremo le piante e le erbe, uguaglianze e diversità.
Realizzeremo produzioni grafiche delle varie erbe.
Creeremo un erbario.
Ascolteremo storie antiche e moderne su erbe e piante.
Questo al fine di:
Utilizzare al meglio la serra in comune con la Casa Famiglia San Gregorio Magno.
Migliorare dei rapporti fra generazioni.
Osservare la natura
Il progetto è una prosecuzione di attività portate avanti gli anni passati e di progetti simili nella scuola secondaria.
Alcuni obiettivi saranno:
Coltivare piante alimentari ed aromatiche, e fiori.
Conoscere erbe e piante.
Creare un erbario.
Scoprire e/o inventare storie sulle erbe e sulle piante
Rapportarsi con persone anziane e lavorare insieme
Imparare facendo.
Lavorare fra alunni di classi diverse
Incrementare la capacità di lavorare in gruppo
Lavorare in serra ( seminare, annaffiare, raccogliere).
Distinguere vari tipi di piante alimentari ed aromatiche
Riconoscere erbe e piante
Proporre ai genitori i risultati del proprio lavoro
Cosa faremo:
Tutte le mattine, a turno, effettueremo controllo e cura delle piante della propria classe, ma anche quelle delle altre classi, quelle comuni e quelle degli anziani.
Lezioni teoriche all’inizio dell’anno e durante il suo svolgimento
Conversazioni educative con gli anziani
Proposta di schede per imparare a osservare.
Proposta del quaderno per le osservazioni dell’ambiente
Lavoro in serra
Lavoro individuale o a piccolo gruppo con osservazione dell’ambiente naturale (quaderno di osservazione della natura)
Come lavoreremo
Il lavoro sarà svolto a classi aperte nelle ore pomeridiane. I bambini della classe V guideranno i bambini più piccoli nelle attività pratiche.
Lavoro di gruppo o a piccolo gruppo
Come valuteremo
La valutazione si effettuerà con domande agli anziani e questionari ai genitori; valutando la qualità delle ore passate con gli anziani; osservando i ragazzi in situazione; verificando la quantità di piantine prodotte.
Attraverso anche l’interesse/disinteresse da parte di anziani/bambini e l’osservazione dell’approccio che hanno gli uni con gli altri; la capacità di lavorare in gruppo, la ricerca, in caso di feed back negativo, di nuovi modi e strategie di aggregazione; l’osservazione della crescita o meno delle piantine; l’ipotesi su quale potrebbe essere l’origine di eventuali problemi e riflessioni circa le modifiche da adottare sulle coltivazioni per la loro risoluzione; la capacità di osservazione e l’ incremento dell’interesse dei ragazzi verso l’ambiente naturale.
I risultati attesi sono in particolar modo nei rapporti fra i bambini ed i loro coetanei ed a loro volta con gli anziani.
Ci si attende anche una maggiore presenza dei genitori nelle attività della scuola
3-Robot-ti-amo?
Il Progetto vuole avvicinare gli alunni al mondo della robotica attraverso il gioco, sviluppare un apprendimento pluridisciplinare, stimolarli a acquisire capacità di autonomia operativa, a implementare la capacità di lavoro in squadra con spirito cooperativo.
L’uso dei robot consentirà ai bambini di lavorare insieme, stimolare la fantasia e l’immaginazione, sviluppare il pensiero critico e il problem solving.
Gli alunni accresceranno le loro capacità relazionali e decisionali, il senso di responsabilità e l’autostima.
Il progetto aiuta i ragazzi a imparare a collaborare e a partecipare attivamente lavorando in gruppo, contribuisce ad accrescere la capacità di risolvere semplici problemi, valutando le situazioni e proponendo soluzioni.
Li aiuta a vivere l’errore positivamente, come stimolo a riprovare e a non abbandonare.
Favorisce un apprendimento multidisciplinare e aiuta a promuovere processi che consentiranno agli alunni di diventare costruttori del proprio sapere attraverso una proposta innovativa, accattivante e “pratica”.
Il progetto si integra con altre iniziative di robotica educativa già presenti nella scuola secondaria; può essere anche ampliato e proposto alla scuola dell’infanzia
Il progetto si concluderà:
1- con la progettazione e costruzione di percorsi con i quali realizzare “tappetini” reticolati sui quali operare con la Bee-bot.
2- con la partecipazione a un gioco/percorso, con regole precise e condivise, nel quale i ragazzi si sfideranno a raggiungere una meta; attività che potrà essere svolta sia a gruppi che individualmente.
Alcuni obiettivi:
1- Saper costruire il robot proposto.
2- Saper usare il robot.
3- Saper usare termini specifici legati alla robotica.
4- Migliorare le capacità di osservazione e analisi, di interpretazione e ipotesi, di problem solving, senso critico, riflessione, metacognizione.
5- Migliorare le capacità di orientamento nello spazio.
6- Sviluppare le capacità di interagire e cooperare.
7- Migliorare l’autostima, la sicurezza, la capacità di prendere decisioni.
Valutazione
La valutazione degli apprendimenti sarà effettuata con compiti in situazione (es. i bambini saranno impegnati nell’esecuzione di percorsi assegnati, dovranno dimostrare di saper programmare il robot e raggiungere la meta stabilita).
L’osservazione in situazione costituirà una costante e consentirà, ogni volta, di rivedere o correggere strategie e metodologie adottate se ritenute non efficaci.
Autovalutazione. Gli alunni diventeranno protagonisti del loro processo di valutazione
Il feed-back in itinere: al termine di ogni fase dell’attività è previsto un momento di riflessione comune per verificare se i punti essenziali della lezione siano stati appresi.
La presenza dell’insegnante di classe faciliterà l’attività di osservazione costante e attenta relativa al lavoro cooperativo, al lavoro svolto e ai risultati prodotti dagli alunni
Effetti
Gli effetti attesi a medio-lungo termine sono quelli di incrementare il piacere e l’entusiasmo di stare a scuola, di acquisire competenze di ascolto e comprensione, di migliorare le competenze scientifico/matematiche e i risultati scolastici nelle varie discipline.
Azioni
Il programma delle attività prevede le seguenti azioni:
-
6 incontri di un’ora per classe (breve presentazione iniziale delle attività che verranno svolte, attività con il robot e breve riflessione conclusiva)
-
presentazione del robot e scoperta delle sue funzioni
-
presentazione/costruzione di reticolati sui quali rappresentare percorsi
-
uso del robot sui percorsi costruiti
Come lavoreremo
L’interazione tra studenti avverrà in presenza, a livello di coppia e a piccoli gruppi.
I gruppi varieranno ogni volta tenendo conto dei diversi livelli di abilità.
Il lavoro di gruppo coprirà la totalità del tempo impiegato per lo sviluppo delle attività. Nel gruppo saranno individuati dei ruoli specifici che cambieranno ogni volta da un alunno all’altro.
Ruolo dei docenti
I docenti ricopriranno il ruolo di facilitatore con il compito di capire se le istruzioni, le regole condivise, siano state comprese e di fare in modo che tutti i membri del gruppo partecipino.
Sviluppi
Quando possibile, alla fine di un percorso, saranno svolte attività peer to peer che vedranno gli alunni protagonisti nel presentare ad un’altra classe (o ai bambini della scuola dell’infanzia) le attività svolte e le loro impressioni
“Crescere cittadini consapevoli”
Si evidenzia il bisogno di riconoscere il valore delle regole e del senso civico. Il progetto ha lo scopo di identificare ed estirpare atteggiamenti e mentalità “mafiose”.
Finalità
Superare nella classe atteggiamenti di conflitto e rivalità tra bambini
Collegamenti
Il progetto costituisce la prosecuzione di altre esperienze affrontate dalla scuola negli anni precedenti per classi parallele e soprattutto in verticale come progetto di Istituto.
Obiettivi
-Spargere semi di giustizia, di altruismo e reciprocità
-Conoscere e rispettare le diversità di ciascuno
-Stimolare il piacere di lavorare insieme
-Mettere in atto atteggiamenti di rispetto e generosità
Valutazione
Osservazione sistematica del comportamento dei bambini in classe
Il feed-back in itinere riguarderà situazioni in cui si potranno registrare esiti positivi nel creare un ambiente collaborativo in classe facendo lavorare i bambini in piccoli gruppi.
Effetti
Gli effetti attesi a medio-lungo termine sono i seguenti:
-conoscenza dell’aspetto storico-sociale del fenomeno mafioso
-comprensione delle conseguenze che possono avere atteggiamenti non legali
-promozione di atteggiamenti di giustizia e di condivisione
Attività
Il programma delle attività prevede le seguenti azioni:
-si lavorerà a gruppi di bimbi caratterialmente diversi al fine di confrontarsi ed arricchirsi l’uno con l’altro
-lettura di testi dedicati all’argomento
-giochi per l’acquisizione di atteggiamenti di legalità.
-incontri con personalità che si sono distinte per l’impegno e la lotta alla mafia.
-Incontro con l’autrice Ceccarelli Patrizia
-Cineforum
I bimbi formeranno gruppi per elaborare testi scritti e grafici.
Quando la testa tocca il cielo… La nostra montagna e il CAI
Brain storming: cerchiamo insieme le parole, le idee che ci vengono in mente quando pensiamo alla montagna; nel brainstorming di gruppo le idee degli altri stimolano le idee di ognuno; ciascuno seleziona e utilizza alcune delle parole; può metterle in sequenza, creando una scaletta oppure può collegarle in mappe concettuali; con le idee organizzate, costruiamo dei testi.
Disegni delle classi 1^, 2^ e 3^; testi e foto classi 4^ e 5^.
IL FUTURO DELLA NOSTRA MONTAGNA
Siamo ormai nel 2032, non potete sapere che cosa ci è accaduto ieri!
A Gavinana era una, fredda e noiosissima, giornata d’autunno (come tutte le altre ).
Stavamo camminando quando abbiamo visto una piccola palla infuocata scendere giù dal cielo.
Noi, ovviamente, incuriositi l’abbiamo seguita.
Appena arrivati vicino abbiamo visto che la palla, in realtà, era un meteorite.
Poi ci siamo accorti che si muoveva, era vivo! Impauriti allora siamo scappati…
Narratore:
《Eh, no! Tu, sei scappato!!! Scusate piccolo contrattempo tra narratori!》
…Ehmm, insomma, beh, continuiamo,all’improvviso abbiamo sentito una voce: era quella del meteorite che chiedeva aiuto.
Noi ci siamo avvicinati piano piano e ci siamo presentati:
《C-c-iao-o io sono Ambra!》
《E -e-e io sono Fabio!》
Lui ci ha detto che era caduto dal suo pianeta e doveva riposare finché non trovava il modo di tornare lassù, anche se non sapeva come.
Noi ci siamo offerti di ospitarlo a casa nostra e lui contentissimo ha accettato.
Dopo qualche giorno ci siamo accorti che il meteorite era triste e gli abbiamo chiesto come mai.
Lui ci ha risposto: 《Sapete… nel mio paese, una settimana all’anno d’autunno si celebra una manifestazione che si chiama “La Pittoresca Raccolta di Rifiuti dei Pittori con Pittura.”》
Noi, interessati, abbiamo chiesto spiegazioni sull’argomento.
Ci ha detto che, per tre giorni, bisogna fare la raccolta dei rifiuti, un giorno, invece,va dedicato alla creazioni di disegni, con pennarelli, matite, tempere, sculture,…e gli altri tre giorni sono dedicati a feste, con tanto cibo e divertimenti.
Così abbiamo deciso di farlo sentire più a suo agio e abbiamo organizzato una manifestazione simile nei nostri paesi.
Era ormai giovedì e stavamo attaccando i nostri capolavori in giro per fare pubblicità, tutti ci prendevano per matti… e non avevano visto ancora il meteorite!!!
Eravamo a venerdì e la festa era cominciata ma, ahimè, c’era solo una vecchietta addormentata.
Poi però è arrivata sempre più gente. Alla fine era tutto pieno!!!
Il meteorite ci ha ricordato che nel suo paese i quadri prendevano vita.
Noi per accontentarlo abbiamo chiamato cittadini, paesani e campagnoli e gli abbiamo chiesto…
Con nostra sorpresa, poco dopo, sono arrivate molte persone che, truccate,facevano finta di uscire dai dipinti.
Per i giorni seguenti la gente era andata a dormire nell’albergo Franceschi.
Durante la notte il meteorite ci ha detto che era pronto per tornare a casa.
Ci siamo salutati con affetto e dopo qualche secondo l’abbiamo visto sparire nella nebbia.
In quel momento abbiamo capito che era tornato nel suo paese e che non lo avremmo più rivisto ma le sue feste, i suoi ricordi, il suo amore sarebbero rimasti per sempre qui con noi!
Ambra Marcon & Fabio Giuntoli, classe quinta, Primaria Maresca
Racconto pubblicato in “Marrakeska”, Autori Vari, Edizioni Atelier, 2016
25 maggio 2016, in montagna con il CAI – Classi quarta e quinta
Domenica 3 luglio 2016 “Festa al MONTANARO” e premiazione del concorso!
La festa
La premiazione
Petra, terza classificata per la sezione “Disegno”
Emma, terza classificata per la sezione “Racconti”
Rappresentanti del CAI e del nostro Istituto con il Dirigente Carlo Rai
LA MONTAGNA INCANTATA
Era una giornata così così d’estate ma Giulia, Martina e Sara decisero comunque di andare a camminare in montagna. Insieme prepararono lo zaino, si vestirono e subito partirono !
Appena arrivate iniziò a piovere ma era sopportabile, si infilarono l’impermeabile e continuarono a camminare, però si accorsero che pioveva solo sotto la montagna: alzarono la testa e videro che la montagna piangeva e vollero subito andare in cima per scoprire come mai. Dopo lunghe ore di cammino le bambine riuscirono ad arrivare in cima e le chiesero del perché stesse piangendo. La montagna gli rispose che piangeva perché lei in inverno aveva una cima tutta bianca, innevata e bellissima e le altre montagne la invidiavano, ma poi era arrivata la bella stagione e il sole aveva sciolto tutta la neve: la sua cima era piena di sassi e brulla e non era più così bella! Le bambine vollero subito aiutarla e pensarono a come poter fare. Poi a Sara venne in mente di ricoprirla di erba sintetica ma la sua idea non venne apprezzata, a Martina venne un’idea bellissima: di costruire un cappello gigante con fiori, erba, piante, alberi e terra. Le bambine, ritornate dalla passeggiata, iniziarono a costruire il cappello e dopo un mese ritornarono in cima alla vetta. Il cappello era bellissimo, pieno di colori e la montagna se ne innamorò; appena indossato tanti animali andarono a vivere su quella montagna e tutte le altre vicine erano invidiose perché tutti i turisti salivano su di lei per fare le foto; anche il sole si era innamorato di lei e quindi la montagna era illuminata tutto il giorno fino al tramonto. Perfino la luna era diventata la sua migliore amica e dal quel giorno la montagna d’estate, primavera e autunno indossava il cappello, e d’inverno si faceva coprire dalla neve in modo che era bella per tutto l’anno!
Emma, terza classificata
Una gita in montagna
Era un caldo giorno di luglio e eravamo io ,degli amici e parenti; siamo partiti da Campolino, con l’intenzione di andare al lago Nero chiamato così non perchè è nero ma perché il riflesso delle rocce scure è nero. Il lago è di origine glaciale e circondato da monti appenninici tra cui l’Alpe delle Tre potenze.
Siamo partiti di mattina, abbiamo fatto molte soste fra la natura incantata di quel posto, dopo due ore siamo arrivati lassù esausti.
Io sono andata a raccogliere i mirtilli in mezzo al lago, ho anche notato che lì non ci sono pesci ma tritoni.
Mentre la mia famiglia era dentro il rifugio con bivacco sempre aperto, oltre a tritoni e mirtilli ho scoperto che ci sono anche le marmotte!
Poi ci siamo spostati su un tavolo all’aria aperta e abbiamo mangiato. Dopo abbiamo anche provato a camminare sul monte ripido, ma non ci sono riuscita: ero troppo piccola!
Dopo tante foto, divertimenti e risate siamo tornati in giù; siccome era caldo ci siamo fermati a fare il bagno nel fiume bello fresco, ci siamo asciugati e siamo andati a casa.
E’ stato un giorno che non scorderò mai!!!
Vittoria
UNA GITA IN MONTAGNA
Un giorno d’estate, i miei genitori mi dissero che l’indomani saremmo andati a fare una gita in montagna con dei nostri amici.
Io, chiaramente, non fui tanto contento, anzi, non ero per nulla contento…..
Ci sarebbe stato da alzarsi presto…, da camminare parecchio…., forse era anche caldo ..…
La mattina della gita, mi svegliai di buonora, e avrei voluto tanto, ma tanto che piovesse, ma, ahimè, c’era un sole bellissimo, lucente e splendente. Mamma e babbo, tirarono giù dalla soffitta due grossi zaini, le scarpe da trekking, i bastoncini da montagna, “Uffa .. uffa .. uffa…” quei due erano proprio intenzionati a partire per davvero, andarono in cucina ed iniziarono a preparare tutta la roba da mangiare , da bere, frutta e chi più ne ha più ne metta.
Eravamo pronti per la nostra avventura, si prese la macchina e via… direzione Foresta del Teso.
Arrivati, zaini in spalla e si prese il sentiero in direzione “MACEGLIA”.
Mentre camminavo, ammiravo i molti alberi giganteschi pieni di foglie colorate, da un verdolino chiaro ad un bellissimo verde intenso lucente che si “scontrava” con l’azzurro del nostro bellissimo cielo di montagna, e l’aria che si respirava per me era come una fonte di energia e mi sembrava pura e leggera.
Forse era veramente bellissimo quello che avevo intorno, iniziai a diventare sempre più curioso, anche se ogni tanto sbuffavo ancora. Con il mio fratellino, si spiavano le tane e i buchini che gli animali avevano costruito in questa bellissima foresta, si videro poi dei funghi velenosi, fiori che non avevamo mai visto, ciuffi di peli. Il mio fratellino disse subito:
“Guardate tutti! Questa è la barba di due folletti che si sono bisticciati” e una grossa risata spezzò il silenzio del bosco. Si continuò la nostra marcia tra cinguettii degli uccellini, fruscii degli animaletti, tra l’erba e scricchiolii dei bastoncini secchi sotto le nostra scarpe e, quando poi il cielo era vicinissimo, quasi mi sembrava di toccarlo con un dito ecco, finalmente arrivammo alla Maceglia.
La prima cosa che vidi fu un grosso monumento di pietra, dedicato ai caduti di guerra e poi tutto intorno stradelli …,speravo di essere arrivato…, ma niente, quei due, non erano ancora stanchi, mentre io brontolavo, loro, zitti zitti, ci fecero arrivare fin a Pian della Pozza.
Per… mica male !!! Si mangiò, ci si riposò un pochino e poi, visto che il cielo cominciava a farsi scuro i miei genitori, decisero di non rifare la stessa strada, ma di passare dal Rifugio del Montanaro.
All’improvviso, si scatenò un fortissimo temporale e noi correndo a “gambe levate” arrivammo al Rifugio del Montanaro! Si aspettò che la “tempesta” finisse e svelti svelti, ci si incamminò verso la Casetta de’ Pulledrari, dove si era lasciata la nostra macchina .
La giornata era finita e, anche se i miei piedini erano stanchi e le mie scarpe piene di mota, dovetti ammettere che era stata proprio una bellissima giornata ed ero veramente felice di averla vissuta!
Lorenzo A.
LA MONTAGNA INCANTATA
Stanotte ho fatto un sogno molto particolare su una montagna che sembrava incantata: ora ve lo racconto.
Mi ritrovai lungo una strada ripida e piena di sassi di varie dimensioni, alcuni tanto grossi da doverli scalare.
La salita era veramente dura, ma, con l’aiuto dell’attrezzatura che mi ero portato, riuscii a superarla senza grossi problemi e giunsi ai piedi di una montagna a forma di aquila.
Guardai in alto e capii che scalarla sarebbe stata dura, ma ero deciso ad arrivare in cima e toccare il becco dell’aquila di pietra.
Più volte rischiai di perdere la presa e cadere e pensai: “Ma chi me lo fa fare!” Poi mi ricordai che era stata una mia decisione quella di scalare questa strana montagna.
Giunto finalmente in cima le toccai il becco e poi andai a riposarmi sul suo dorso.
Ed ecco che successe l’inimmaginabile!
L’aquila di colpo prese vita e cominciò a volare. Fui meravigliato e allo stesso tempo spaventato, molto spaventato!
L’aquila (che parlava) mi disse di stare tranquillo e io le risposi: “Come posso stare tranquillo di fronte a una cosa così straordinaria?”
L’aquila mi rispose: “Voglio farti vedere dall’alto le cose più belle del mondo”. Ed io, aggrappandomi stretto alle sue penne, mi lasciai trasportare.
Attraversammo tutta l’Italia e capii quanto fosse bella, volammo sopra le piramidi e la sfinge di Giza, superammo l’Oceano Indiano e arrivammo sopra la Muraglia Cinese percorrendola tutta.
Felice, ma stanco, chiesi all’aquila di riportarmi a casa.
Giunti alla montagna scivolai dal suo dorso e, precipitando, mi ritrovai in cima alla strada piena di sassi.
Mi chiesi come avrei fatto a scendere ma in quell’istante mi svegliai: era mamma che mi chiamava per andare a scuola!
Cos’è per me la montagna
Alcuni trovano la montagna noiosa, difficile e stancante. In effetti ti stanca, ma a me piace un sacco. Amo tutti i fiori, i loro profumi, i colori e le grandezze diverse ; adoro l’acqua fresca e cristallina che sgorga dalle sorgenti.
Mi incantano i colori della foresta: verde chiaro e scuro, marrone, rosso, giallo e arancione, i colori del sole. Mi piacciono la luce che filtra tra gli alberi, leggera ma chiara chiara e l’erba verde e tenera con il suo buon profumo . Amo l’aria fresca e leggera.
In montagna è tutto così tranquillo e silenzioso che mi dà pace e quiete.
Il bosco ti può pure nutrire. Nella sua dispensa trovi asparago selvatico, porcini, galletti e tanti altri funghi, però la frutta è quella che mi piace di più, le more, le fragoline di bosco, i mirtilli e l’amore per i lamponi è indescrivibile.
In montagna ci sono sempre nuovi sentieri da scoprire che mi solleticano il senso dell’avventura.
Per me le montagne sono nuovi pianeti da scoprire.
Sofia
LA MONTAGNA INCANTATA
Un giorno andai in montagna con le mie amiche Rachele e Nadia. Quando si arrivò in cima si sentirono delle vocine che dicevano: “Ragazzi, silenzio, ci sono delle persone! Nascondetevi!”. Noi cercammo di capire da dove provenissero quelle strane voci.
Così trovammo alcuni elfi e chiedemmo loro: “Volete venire con noi?”. Loro ci domandarono: “Sarà divertente?”. “Sì”, si rispose noi. Allora accettarono.
Andando avanti si trovò un rifugio, quando si entrò, si scoprì che era abbastanza strano perché al posto delle persone c’erano gli animali. Allora si uscì subito e per riposarci ci costruimmo un capanno molto spazioso, con un bel fuoco per riscaldarsi.
Il mattino seguente ci svegliammo e andammo avanti ma ci accorgemmo di esserci persi. Allora si cercò la strada giusta, però si trovarono i giganti, che catturarono Nadia e Rachele. I giganti misero Nadia dentro un panino e l’appoggiarono accanto al forno. Rachele, invece, stava per essere tritata. Io salii sulle sbarre dove tenevano i coltelli, ne presi uno e lo lanciai sulla schiena di un gigante che andò a sbattere contro una parete. Il coltello si conficcò nella schiena e il gigante morì. Noi cercammo di scappare, ma Rachele esclamò: “Manca Nadia!”.
Allora si tornò a prenderla. Meno male che era ancora viva! Quando si andò via, si sentì una vocina che diceva: “ Venite, venite qui.” Guardai con il binocolo, erano gli gnomi dei boschi che conoscevano un’uscita segreta. Seguimmo gli gnomi. Gli elfi erano morti catturati dai giganti. Noi eravamo molto dispiaciuti. Quando si arrivò all’uscita, mi arrampicai su un albero e vidi in lontananza il Montanaro: eravamo salvi!
Giovanni
La montagna incantata
Tanto tempo fa, una montagna in mezzo al paese si illuminava e emetteva scintille. Un giorno, però, la montagna non si illuminò e neanche il giorno dopo. Tre bambini, però, volevano scoprire perché la montagna non si illuminava, allora si incamminarono verso la sua cima. Ma quando arrivarono a metà strada si scontrarono con un’aquila, uno stambecco e un lupo. I tre bambini, impauriti cercarono di scappare ma l’aquila li fermò e disse: ”Non abbiate paura, una volta eravamo come voi!” A quel punto i bambini chiesero:”Ma come avete fatto a diventare così?” Il lupo rispose: ”E’ stata tutta colpa dello stregone che è sulla cima di questa montagna!” Allora la montagna si illuminò di nero e, invece delle solite scintille fece delle fiammate e disse: ”Aiutatemi, lo stregone mi sta lanciando degli incantesimi addosso!”. Allora i bambini scalarono la montagna e videro uno stregone che, come aveva detto la montagna provava degli incantesimi su di lei. A quel punto i bambini si fecero coraggio e lo affrontarono. Arrivarono anche i tre animali ma era inutile, nessuno poteva battere uno stregone. Lo stregone disse: ”Non mi potete battere perché io ho dei poteri e voi no!” A quel punto la montagna esclamò:”E’ vero noi non avremo i tuoi poteri ma siamo amici, allora abbiamo il potere dell’amicizia!” Lo stregone si arrabbiò così tanto che lanciò un incantesimo sulla montagna ma, siccome era troppo arrabbiato, sbagliò formula. Allora la montagna diventò sempre più lucente e, dopo qualche minuto diventò un diamante a forma di cubo! A quel punto lo stregone non aveva niente da perdere e sfidò il lupo, l’aquila e lo stambecco. Loro tre erano grandi amici, unirono la loro amicizia per affrontare lo stregone. Dopo essere stato sconfitto da tre animali, lo stregone capì l’importanza degli amici e, siccome non aveva amici, i bambini gli chiesero se voleva essere un loro amico. Fece tornare gli animali come erano prima e lasciò stare la magia. Quando tornarono tutti a casa la montagna si illuminò dalla gioia e così tutti i giorni e tutte le notti guardavano fuori dalla finestra e vedevano la montagna che non era più una semplice montagna ma era diventata un diamante a forma di montagna!
Nadia
UNA GITA IN MONTAGNA
Evviva! Oggi andiamo in gita con la scuola alla scoperta della Montagna Pistoiese.
Come ci ha spiegato il C.A.I serve: uno zaino medio, perché se è piccolo non entrerebbe niente, se invece è troppo grande sarebbe pesante da portarselo dietro. Come cibo sarebbe meglio portare frutta fresca o secca e molta acqua o tè dentro una borraccia. Riguardo ai vestiti: guanti leggeri e pesanti, un cambio, il giacchetto sia leggero che pesante, le scarpe alte, la crema solare, il burro di cacao e l’impermeabile. Serve pure il fischietto, perché se sei in gruppo e ti fai male puoi chiamare facilmente aiuto; per questo serve anche il kit medico da portare nello zaino.
Chi vuole, può portare la macchina fotografica per fare foto al paesaggio.
Se ti fermi a dormire, devi portare il sacco e pelo e il materassino.
Dopo aver fatto colazione, mi hanno portato a scuola e da lì siamo saliti sull’autobus che ci ha portati all’inizio del sentiero. Dopo aver camminato a lungo entriamo in un bosco dove vediamo un segnale rosso e bianco e ci spiegano che è un segnale che quelli del C.A.I hanno scelto perché, di notte si vede il bianco, mentre il rosso quando nevica, e si può trovare disegnato sugli alberi e sui sassi.
Questi segni servono quando ci si perde.
Sono le 19:30 e non abbiamo cenato perché ci siamo persi! Tutti i bambini vanno nel panico, allora il mio insegnante decide di chiamare il C.A.I così ci sarebbero venuti a soccorrere.
Dopo poco eccoli! Con l’elicottero, però notiamo subito che riparte e scende un signore che contentissimo si presenta e dice di chiamarsi Claudio. Ci avrebbe fatto da guida turistica fino al giorno successivo, quando saremmo ripartiti per tornare a casa, e ci avrebbe spiegato tutte le cose che non sappiamo. Adesso però, sono le 2:00 del mattino e quindi decidiamo di accamparci lì per passare la notte.
Alle 8:30 di mattina, tutti si svegliano per fare colazione: tirano fuori il porta cibo e si mangiano della frutta. Quindi ci rimettiamo in viaggio. Durante il tragitto incrociamo lo sguardo con un serpente! Claudio ci dice di stare calmi, ma il serpente si mette in posizione di attacco, allora Claudio decide di cambiare strada così che il serpente non ci attacchi. Il maestro però ricorda a Claudio che sono le 12:15 e che mancano pochi minuti prima che l’autobus ci venga a prendere. “Allora lo dovremmo spaventare!” esclama Claudio, e subito ha un’idea, di metterci a fare movimenti strani così si sarebbe spaventato! La cosa funziona! Però ci accorgiamo che mancano 5 minuti prima che l’autobus venga a prenderci. Iniziamo a correre più forte che mai e per fortuna arriviamo in tempo.
Manca però un cosa prima di salutarci: una foto ricordo tutti insieme!
Samanta
LA MONTAGNA INCANTATA
Tanto tanto tempo fa su una montagna lontanissima,appena sorgeva il sole, si sentiva un gran frastuono e iniziavano a volare coriandoli e la casetta che lì si trovava si trasformava in una casa fatta di dolci, con intorno tutta l’aria colorata di rosa e con dolci e caramelle che volavano. Quella strana casetta era abitata da fate, gnomi ed elfi. Una mattina Giovanni, Rachele e Nadia si svegliarono e non videro tutta la luce, si preoccuparono e allora si misero lo zaino in spalla e partirono. I tre amici felici arrivarono al “Ponte degli incubi”allora Nadia disse:”Adesso dovrebbe arrivare il mago Gugu, il mago più terribile di tutti! Io ho paura!” Però Giovanni e Rachele la rassicurarono dicendole:”Stai tranquilla non ci sconfiggerà mai!”Nadia aveva ragione, ad un certo punto arrivò il mago Gugu che disse a gran voce: “Cosa volete voi?”Allora Giovanni si fece avanti e disse:”Noi, signor mago, vorremmo andare su quella montagna con quella casa magica”. Allora Gugu disse: ”C’è solo un modo per superare il ponte e il modo per superarlo è quello di risolvere questo indovinello: -Non ha bottone nè chiave nè cerniera eppure dentro c’è una dorata sfera- Secondo voi cos’è?” Allora Rachele, Nadia e Giovanni dissero in coro:”Signor mago è per caso “L’uovo”?Allora Gugu disse:”Mi dispiace ma… avete indovinato, potete attraversare il ponte!”I tre amici cammina,cammina cammina arrivarono alla casetta, bussarono e una piccola fata aprì. Nadia e Rachele dissero:”Ciao piccola che cosa succede? Perché la casa non si è accesa?” Allora la fatina disse:”Fate,gnomi ed elfi stanno litigando da ieri sera perché tutti vorrebbero accendere la casa!”Allora Giovanni disse:”Ma con cosa accendono la casa?” Allora la fatina rispose:”Loro accendono la casa con un telecomando con un pulsante rosso” A Giovanni, riflettendo per ore e confrontandosi anche con Nadia e Rachele, venne un’idea e disse: ”Che ne dite se insieme costruiamo tre telecomandi: per le fate quello che trasforma l’aria,per gli gnomi quello che trasforma la casa e per gli elfi quello che fa volare i dolci. Che ne dite?” Le tre ragazze dissero allora :”Sì, buona idea mettiamoci subito a lavoro!” I tre amici si misero a lavoro e dopo poche ore ebbero finito. Distribuirono subito i telecomandi e le fate,gli gnomi e gli elfi smisero di litigare e chiesero a Giovanni, Rachele e Nadia: ”Cari amici voi ci avete fatto accendere la casa noi,che cosa possiamo fare per voi?”I tre amici risposero:”Noi vorremmo un passaggio fino a casa!”Così Giovanni,Rachele e Nadia tornarono a casa dai loro genitori a cavallo di nuvole a forma di unicorno alato e vissero tutti felici e contenti.
Rachele
UNA GITA IN MONTAGNA
Una domenica di primavera, i miei genitori e i miei zii avevano organizzato una gita in montagna con i miei cugini, siamo partiti con i nostri zaini stracolmi di mangiare e bere per fare un bel pic nic.
Camminando su per il bosco la salita si faceva sempre più ripida e noi eravamo sempre più stanchi ma poi ad un certo punto si vide un bel campo, tutti felici di essere arrivati ci sdraiammo sull’erba.
I nostri genitori iniziarono a scaricare gli zaini, io e i miei cugini andammo in perlustrazione. Io speravo di incontrare un piccolo cervo che mi portasse sulla schiena, camminai tanto ma non riuscivo a trovare niente.
Ad un certo punto mi sentii seguita mi girai e vidi il piccolo cervo che tanto cercavo. Lui era molto diffidente ma io con pazienza, piano piano, riuscii ad avvicinarmi; lo accarezzai, ci parlai e lui si fidò di me. Sembrava che mi capisse. Gli chiesi se mi faceva salire sulla sua schiena, lui si inginocchiò ed io salii.
Mi portò a vedere la sua tana che era dentro ad una grotta molto buia e fredda io avevo un po’ paura ma lui mi stava sempre vicino. Prima di riportarmi dai miei genitori andammo in cima al monte per farmi vedere il bellissimo panorama.
Sembrava di toccare le nuvole!
Poi ci incamminammo verso il campo dove c’erano i miei genitori molto preoccupati che mi avevano data per persa, poco prima di arrivare da loro mi scese, io lo accarezzai e lo abbracciai forte forte perchè sentivo che non l’avrei più rivisto.
Giulia
La montagna incantata
C’era una volta a Gavinana, un piccolo paesino in montagna, un ragazzo di nome Fabiano che possedeva una spada magica chiamata DROPOX. Un giorno mentre camminava nel bosco incontrò un nano robot che gli disse:” Dammi quella spada ed io ti darò 3 petali di questo fiore magico.” Il ragazzo chiese allora :” Ma che petali sono, a cosa servono?” E il nano rispose:” Quando esprimerai un desiderio e fisserai un petalo, esso sparirà e il tuo desiderio sarà esaudito!” ” Va bene” disse Fabiano, prendendo i petali e consegnando la spada.
Tutto contento se ne andò verso casa e per la via espresse il primo desiderio… desiderò che i suoi giocattoli diventassero veri… e così fu! Dopo qualche giorno decise di andare ad esplorare di nuovo il bosco in sella ad uno dei suoi giocattoli animati, mentre andava incontrò un gigante incantato che gli disse:” Fermati, qui non puoi passare!” ” Perché?” chiese il ragazzo. “Perché io sono il cattivo gigante incantato e voglio sconfiggerti!” Così Fabiano prese dalla tasca un petalo ed espresse il desiderio di far scomparire il gigante per sempre… riuscì così a continuare per la sua strada.
Galoppa, galoppa arrivò in un punto talmente fitto di sterpaglie, da non vederci più. Decise allora di tornare indietro, ma era troppo tardi, il sole stava calando e tutte le frasche intorno a loro si stavano infittendo sempre di più. Dovette dormire nel bosco e la mattina appena sveglio vide che intorno a loro era tutto pulito, ripresero così la strada per tornare a casa. Ma arrivati ad un certo punto ritrovò il nano robot che con la sua spada, stava tagliando un albero, Fabiano gli urlò:” Fermati così la romperai!” Ma il nano continuò, glielo ripeté per altre 4 volte, ma il nano continuava, allora prese l’ultimo petalo e desiderò di far scomparire il nano e riavere così la sua spada… tutto si esaudì ma non aveva più petali.
Durante l’ultimo tragitto per rincasare, si dovette scontrare con un mostro a sei teste, dall’aspetto inquietante… per fortuna aveva la sua DROPOX, che durante il combattimento si conficcò dentro una roccia, il mostro allora lo afferrò stringendolo con un braccio intorno alla pancia ma con un movimento fulmineo Fabiano afferrò la spada e tagliò alla base il grande collo del mostro… finalmente lo aveva sconfitto!
Tornò a casa e raccontando al padre cosa aveva affrontato, seppe che quel mostro terrorizzava da tempo Gavinana e non era mai stato ucciso. Fu così che da quel giorno il ragazzo fu ricordato come Fabiano il Grande.
Fabio
UNA GITA IN MONTAGNA
Quasi tutti gli anni io, la mia famiglia e dei nostri amici, a fine estate, andiamo a fare una gita al rifugio del Montanaro.
Lo scorso anno ci siamo divertiti molto perchè abbiamo dormito dentro il rifugio.
Siamo partiti un sabato mattina da Maresca per Pratorsi dove abbiamo lasciato le macchine, da qui ci siamo incamminati verso la nostra prima tappa: la Maceglia dove si trova un monumento ai caduti durante la guerra.
Qua ci siamo seduti e riposati prima di riprendere il cammino.
Siamo poi ripartiti per il Montanaro fermandoci a Pian dell’Orso.
Finalmente arrivati al rifugio abbiamo sistemato tutte le nostre cose nelle due camere con i letti a castello che si trovano al piano di sopra; io scelsi di dormire nel letto di sopra …. quello da cui ero cascato l’anno prima!
Dopo pranzo siamo andati a raccogliere mirtilli, legna secca per accendere il fuoco e per il resto del tempo ci siamo divertiti a giocare nel bosco.
La sera i babbi hanno acceso il fuoco per cucinare bistecche, salsicce, wurstel e rosticciane e io li ho aiutati tutto il tempo.
Dopo cena siamo andati tutti alla Pedata del Diavolo per vedere Pistoia illuminata e le stelle cadenti, anche se io non ne ho viste punte!
Poi tutti a letto.
La mattina, dopo una bella colazione, i genitori hanno deciso di andare a fare una camminata; quindi siamo partiti dal rifugio e passando dalla Pedata siamo arrivati alla fonte dell’Uccelliera dove tutti hanno riempito le proprie borracce.
Poi dopo una bella salita siamo arrivati in cima al monte Gennaio dove abbiamo tutti scritto il nostro nome su un quaderno che si trova in una scatola di latta.
Siamo poi tornati al Montanaro dove abbiamo pranzato magiando la pasta con i funghi, porcini e galletti, trovati dalla mia mamma e con i mirtilli raccolti da noi bambini.
Dopo pranzo era arrivato il momento di tornare a casa, quindi abbiamo ripulito tutto e siamo ripartiti verso casa.
Spero che anche quest’anno possiamo tornarci perchè tutte le volte mi diverto molto!
Dario
La montagna incantata
C’era una bambina di nome Greta che era molto appassionata di montagna.
Un giorno d’estate la bambina decise di andarci insieme a tutta la sua famiglia, zii e nonni compresi, per passare bei momenti insieme.
Greta era molto felice di andare in montagna perchè nella grande PISTOIA-TOWN non aveva amici nè maschi nè femmine.
La bambina aveva un rapporto unico con la montagna, perchè mettendo una mano a terra poteva sentire il pensiero degli animali, il rumore delle foglie, i vermiciattoli scavare nella terra e persino gli uccellini che mangiavano il cibo della mamma. Insomma lei e la montagna erano una cosa sola.
Un giorno decise di andarlo a dire alla sua famiglia ma loro, pensando che fosse matta, la rinchiusero in un collegio a PISTOIA-TOWN che era molto lontana dalla montagna.
Stette in quel collegio un anno intero, ma poi, stanca di essere creduta pazza, andò nel giardino del collegio mise la mano a terra e chiamò la montagna.
Essa le rispose mandandole tre daini che di corsa vennero a prenderla.
Raggiunto il pezzo più alto della montagna avvenne una cosa strana: le spuntarono la coda, le orecchie, il pelo e i denti, era un lupo!
Ma non un semplice lupo, era il “CAPO BRANCO” della montagna incantata
Amelia
La montagna incantata
Tanto tempo fa uno gnomo di nome Junior, che aveva 155 anni e viveva fra le radici di un vecchio faggio, era a fare una camminata sul monte Gennaio in cerca di funghi.
La mattina Junior si era preparato la cesta dove avrebbe posato i funghi raccolti e una buona merenda da gustare nel bosco.
Il cielo non prometteva niente di buono: c’erano nuvole minacciose di pioggia e si stava alzando un forte vento, ma ormai la decisione era presa, lo gnomo sarebbe partito comunque.
Alle 10,00 di mattina Junior si incamminò sul sentiero che l’avrebbe portato sulla vetta del monte Gennaio; ad un certo punto trovò un bivio e decise di prendere la strada di sinistra, ma non fu una buona scelta perché dopo pochi passi cadde in un’enorme buca nascosta dal fogliame.
Lo gnomo non si perse d’animo perché, da buon camminatore e conoscitore della montagna, portava sempre con se uno zaino di attrezzi utili per ogni evenienza : una corda, un piccone, un coltello…
S’accorse che la corda non sarebbe servita perché era troppo corta, allora prese il piccone e si mise ai piedi i ramponi e così bardato iniziò a salire le pareti scivolose di fango della buca.
Era stremato e stava per ricadere in fondo quando si sentì afferrare per
un braccio e tirare fuori con forza.
Lo stupore fu tanto quando si accorse che ad aiutarlo era stato un vecchio faggio, il primo istinto fu quello di scappare lontano ma il possente albero lo prese con la sua mano gigante e gli chiese: “E tu chi sei piccola creatura ?”.
“ Io sono Junior” – disse lo gnomo spaventato – “e sono alla ricerca di funghi per la zuppa di stasera, puoi lasciarmi andare che vado di fretta?” – continuò tutto tremante.
Il faggio lo guardò divertito, trovava quello gnomo proprio simpatico e divertente, ma in quel momento aveva bisogno di aiuto e quel piccoletto gli avrebbe proprio fatto comodo e così gli disse: “Ti farò scendere e ti lascerò in pace ma prima ti faccio una proposta: ho bisogno del tuo aiuto per liberare i miei amici dalle grinfie di un malvagio stregone, in cambio ti prometto di portarti nel paradiso dei funghi, un posto sconosciuto da tutti.”
“Voglio saperne di più e poi deciderò” rispose lo gnomo e il faggio allora lo posò a terra, sperando che non scappasse a gambe levate. Ma lo gnomo non scappò, sedette su un sasso e invitò l’albero a raccontare.
Il faggio gli disse che un giorno uno stregone si era presentato al loro villaggio e con false promesse aveva convinto i più giovani a seguirlo.
Lo stregone aveva promesso loro di portarli in un posto magnifico dove il tempo era sempre bello, ma non mancava mai l’acqua, dove non era mai freddo e loro non avrebbero mai perso le foglie.
Ma lo stregone invece voleva privare la montagna dei suoi alberi, facendola diventare un posto arido e inospitale, così gli animali se ne sarebbero andati e lui ci avrebbe costruito una grande città per gli uomini.
I faggi più anziani, con più esperienza e più furbizia, non si erano mai fidati delle parole dello stregone, ma non erano riusciti a convincere i più giovani della sua falsità perché loro erano troppo attirati da nuove avventure.
Lo stregone aveva, con un incantesimo, rimpicciolito gli alberi e poi aveva rinchiuso i poveretti in una grotta buia, ma per fortuna umida e questo aveva permesso loro di sopravvivere.
I vecchi faggi rimasti avevano tentato di entrare nella grotta, quando lo stregone era partito per il viaggio, ma l’entrata era troppo piccola per loro e quindi avevano rinunciato nell’intento.
Per questo sarebbe stato utile l’aiuto dello gnomo che così piccolo sarebbe entrato facilmente nella grotta.
Lo gnomo Junior disse: ”Amico Faggio, certo che ti aiuterò! La montagna e il bosco sono la mia casa, il mio mondo e non me lo farò certo distruggere da uno stregone prepotente! Portami a questa grotta e vedremo come fare.”
L’albero lo prese fra i suoi rami e si incamminò velocemente verso la vetta del monte Gennaio.
Arrivati all’entrata della grotta lo gnomo entrò senza problemi, si fece luce con la sua torcia perché la dentro c’era molto buio e cominciò ad urlare: ”C’è nessuno qui, dove siete fatevi sentire!” e intanto avanzava deciso all’interno della grotta, fino a che non sentì un debole richiamo: ”Siamo qui!Siamo qui!”.
Finalmente riuscì a vederli quando alzò la testa verso l’alto: erano migliaia di piccole piantine dentro un’enorme rete appesa al soffitto.
“Ecco, ora come faccio a staccare la rete di lassù?” – pensò fra se disperato – ”Qui ci voleva il grande amico faggio…” poi gli venne in mente che aveva nel suo zaino l’attrezzatura per l’arrampicata: corde, chiodi, imbracatura …
Con coraggio iniziò la salita sulla scivolosa roccia e in poco tempo raggiunse il gancio dove era appesa la rete e urlò alle piccole querce: ”Tenetevi forte che ora taglio la corda!” e zac! Le piantine caddero a terra , per fortuna le loro belle foglie fecero in modo che la caduta non fosse molto dolorosa.
Appena lo gnomo fu a terra tutte corsero verso di lui per ringraziarlo : ”Grazie piccolo gnomo per averci liberato, che sciocchi che siamo stati a credere a quel bugiardo stregone!” e così finalmente liberi si incamminarono verso l’uscita.
Appena fuori ebbero una brutta sorpresa: lo stregone era tornato e con un incantesimo aveva ghiacciato tutti i vecchi faggi, che nel frattempo erano arrivati alla grotta per accogliere ed aiutare le piccole piantine.
Junior e i piccoli faggi provarono a fermare lo stregone, che nel frattempo aveva chiamato altri stregoni in aiuto, ma non riuscirono nell’intento perché gli stregoni erano troppo forti: i faggi dicevano: ”Non ce la faremo mai, siamo troppo piccoli per sconfiggerli!”.
Ma avvenne il miracolo: il cielo che fino ad allora era ricoperto di nuvole si aprì e i raggi del sole inondarono il bosco.
Appena le piccole piante furono raggiunte dalla luce del sole ritornarono grandi e possenti, per gli stregoni non ci fu scampo: furono spazzati via dalla forza dei giovani faggi.
Quando gli stregoni furono lontani, i vecchi faggi ripresero la vita e tutti festeggiarono la vittoria con canti e balli, che durarono fino alla mattina dopo.
Il Faggio allora portò come promesso lo gnomo nel paradiso dei funghi, un posto bellissimo e nascosto dove Junior riempì la sua cesta fino all’orlo, poi salutò il nuovo amico di avventure e si incamminò verso casa.
Appena arrivò alle porte del villaggio Junior vide tutti i suoi amici andargli incontro, erano preoccupati di sapere come stava e anche per chiedergli cosa era successo, visto che mancava da due giorni!
Junior con un sorriso rispose: ”Niente di speciale, sono solo andato a cercar funghi, ma mi ero promesso che sarei tornato con la cesta piena per fare una bella zuppa per tutti noi! E ora che ce l’abbiamo sono contento! Andiamo a festeggiare”.
Filippo S
La Montagna incantata
Una sera durante le feste di Natale, ormai ottantenne, ero seduto vicino al caminetto circondato dai miei tre nipotini che volevano che gli raccontassi una storia; così mi venne in mente una cosa che mi era capitata quando ero bambino….
Tanto tempo fa, nella Foreste del Teso, venne un terremoto che scatenò un gran disastro. Dopo tre giorni, come se non fosse successo niente, sulla Foresta si sentirono raccontare storie, come per esempio che erano state trovate strane impronte che non appartenevano nè ad animali e nemmeno ad uomini.
Un giorno, io e altri quattro amici incuriositi dai racconti, andammo a vedere e trovammo una piccola casetta costruita vicino al grande albero chiamato “IL FAGGIONE” .
Essendo noi troppo alti, non riuscimmo ad entrare. Così decidemmo di nasconderci tra i cespugli. Quando calò la notte tre di noi si addormentarono mentre io e il mio amico Niccolò restammo svegli. A un certo punto vedemmo una piccola creatura entrare nella casetta. Svegliammo gli altri amici e gli raccontammo ciò che avevamo visto. I tre amici impauriti corsero a casa, mentre io e Niccolò decidemmo di rimanere ad osservare il comportamento del piccolo essere.
Quando uscì, io ed il mio amico, gli saltammo addosso, ma lui scomparve nel nulla. Non ci arrendemmo e rimanemmo a dormire nella Foresta vicino alla casetta, aspettando che quell’essere si facesse vivo.
La mattina successiva ci svegliammo ritrovandoci all’interno della casetta circondati da gnomi e piccoli orchi.
Spaventati credemmo di essere stati catturati per poi essere mangiati. Invece i piccoli esseri magici volevano solo fare amicizia. Da quel giorno si racconta che la Foresta del Teso sia abitata da strani esseri magici.
Finito il mio racconto, mi accorsi che i miei nipotini si erano oramai addormentati; a quel punto mi rilassai anche io, ripensando a quei momenti di gioventù passati insieme ai miei amici, diventati anche loro nonni
Samuele
I licheni, che abbiamo studiato, indicano che l’aria è pulitissima!
UNA GITA IN MONTAGNA
In una grande città un ragazzo di nome Jim prima di diventare maggiorenne decise di andare in montagna perché, essendo un po’ maldestro, nessuno lì conosceva la sua reputazione. Prese questa decisione anche perchè andava pazzo per la farina dolce di castagne.
Jim era sguaiato, distratto, deboluccio, ma molto furbo e intelligente.
Preparò lo zaino con il necessario e oltre, prese l’autobus e partì per Maresca. Mentre andava a sedersi, gli cascarono le cimici in piccionaia e nel corridoio così quando salirono altre persone si bucarono i piedi e l’autobus si infestò di urla di dolore dei poveri passeggeri.
Arrivato in paese Jim uscì dall’autobus rosso come un peperone perché, quando i passeggeri si accorsero che le cimici le aveva perse lui, lo pestarono come l’uva. Pure l’autista si unì a questo rituale di vendetta sul povero Jim. Giunto in paese aprì la sua bottiglia di acqua, cadde in terra, scivolò nel porcile e si conciò come un maiale a merenda. Per fortuna facevano il bagno ai maiali e lavarono il povero ragazzo assieme ai suini. Jim era pulito ma bagnato come un pulcino!
Cammina, cammina arrivò in un podere e, siccome aveva gli occhi pieni di sapone, tastò una cosa morbida e bianca. Pensando fosse un asciugamano si asciugò, ma dopo si accorse che era il sedere di una pecora. La scenetta fu vista da una giovane pastorella. Si presentarono e fecero amicizia. La ragazza si chiamava Giorgina. Lo accolse nella sua casa, gli dette dei vestiti asciutti e preparò i necci con la farina dolce che piacevano tanto al ragazzo. Jim le raccontò la sua storia e la ragazza si commosse ascoltando le disavventure del poveretto. Decise allora di tenerlo con sè per insegnargli a vivere in natura, ad amarla e rispettarla.
Si diressero verso il Rifugio del Montanaro e appena arrivati alla sbarra della casetta Puledrari, Jim chiese a Giorgina: «Dove prendiamo la “Freccia Rossa”?». «Eccola lì» disse lei indicando i loro piedi. Iniziarono a camminare e dopo poco videro una serpe. Lui cercò di “agguantarla” con le mani, ma Giorgina urlò: «Fermo è una vipera!», Jim disse: «Aiuto, non è un giocattolo!» Giorgina la bloccò con il bastone evitando che Jim fosse “pinzato”. Arrivati al rifugio il ragazzo chiese ai presenti: «Dov’è la televisione che voglio vedere la partita?». Giorgina disse che era nel focolare; Jim cercandola troppo vicino al fuoco, si bruciò urlando come un matto. Un presente sorridendo disse: «Hanno fatto goal!». Prepararono da mangiare e Jim, dopo essersi dato al vino, prima di andare a letto, si lavò i denti con la schiuma da barba e si fece la barba con il dentifricio poichè era “briaco” come un tegolo. La mattina dopo si alzò con un gran mal di testa e capì che il vino doveva essere bevuto con moderazione. Giorgina gli insegnò ad accendere il fuoco con la legna e fecero colazione con pane e formaggio. Jim imparava a rispettare il bosco e la natura.
Andarono a fare la legna e a cercare i funghi. Imparò a distinguere quelli buoni da quelli velenosi, (specialmente quelli rossi con i puntini bianchi che sono mortali ). La sera Jim fece da mangiare, ma non venne molto buono così cercarono di non vomitare tutto. Piano, piano imparò anche a cucinare le buone cose che può offrire la montagna senza comprarle alla Coop. Un giorno arrivarono al rifugio delle persone dalla città che volevano comprare un gelato e Jim disse loro che non ne avevano perchè non erano al bar ma in alta montagna, se volevano avrebbero potuto mangiare dei necci e fare una partita a carte.
Nel tempo Jim è diventato un socio del CAI e anche un membro sempre attivo del rifugio. Adesso insegna ai cittadini come possono vivere bene in montagna.
Andrea
Una gita in montagna In un giorno di sole Marco e Luca furono informati che ci sarebbe stata una gita in montagna.
L’indomani si presentarono al punto di partenza e saliti in autobus si unirono al gruppo.
Lasciato il bus s’incamminarono verso il rifugio, il punto più alto e la meta della gita.
La primavera stava sbocciando, tante margherite e piccole
viole tappezzavano il tragitto, alberi altissimi, pini, castagni e bellissime foglie di felci, sembrava che la natura
Camminando, arrivati stanchi ma soddisfatti, dopo aver anche visto scoiattoli rincorrersi giocando, finalmente raggiunsero la loro meta e mai come in quel momento si resero conto di
quanto il silenzio (senza cellulare e tecnologie varie) ed i colori della natura fossero così belli.
Trascorsa la giornata anche fin troppo in fretta, rientrati a casa, Marco e Luca riparlarono più volte della montagna
ripromettendosi di ripartire al più presto all’avventura.
Jonathan
Cos’è per me la montagna.
La montagna, bella domanda.
La montagna per me è un territorio che può essere diverso di posto in posto, può avere forme diverse e colori vari.
La mia mamma mi racconta che un tempo era tutto differente c’erano più popolazione, più turisti, più ragazzi, insomma la montagna era più ricca di negozi e gente! Ora invece i negozi diminuiscono e le persone, specialmente i ragazzi, vanno verso la città perché non c’è lavoro.
Io invece lo sai come la vorrei? Com’era un tempo: PIENA DI VITA! Così farei amicizie nuove. Però questo non può accadere perché ormai la montagna è “morta!”
Anche se è così, ci sono talmente affezionata che quando vado giù dai miei nonni che stanno nel Lazio mi viene sempre un po’ di malinconia, laggiù ci sono le montagne ma sono completamente diverse. Questa è la mia montagna. Anche se da grande voglio andare via da qui. Ma metà del mio cuore rimarrà per sempre su questi bellissimi monti!
Forse mi piacciono così tanto anche perché un po’ me li ha tramandati mio nonno e me li ha fatti conoscere.
Vorrei solo dire una cosa e ne approfitto in questo tema, forse se ci impegnassimo la montagna potrebbe rivivere come quando era piccina la mia mamma. Ecco solo questo volevo dire.
Ginevra
Alla Casetta de’ Pulledrari abbiamo studiato il percorso che avremmo fatto
Una gita in montagna
Oggi sono giunta a scuola, finalmente è arrivato il giorno che aspettavamo da tanto: LA GITA IN MONTAGNA con il CAI.
A scuola c’erano quattro persone del CAI e due maestri. I maestri hanno fatto l’ appello e non mancava nessuno, poi abbiamo controllato lo zaino se ci fosse tutto e se avevamo messo le cose meno importanti in basso e le cose più importanti in alto.
E’ arrivato l’ autobus, noi siamo saliti ed è partito.
Arrivato alla Doganaccia, ci siamo sistemati e siamo partiti.
Durante il percorso ci si raccontava le cose che dovevamo fare quando si arrivava al Lago Scaffaiolo.
Ecco le regole, primo: si deve montare le tende e ci aiutiamo a vicenda; secondo: dobbiamo sistemare le cose dentro alla tenda come: sacco a pelo, materassino ecc…; terzo: le cose che ci servono le teniamo nello zaino le altre in tenda, per alleggerirci lo zaino.
Durante la camminata un bambino ha preso il suo telefono e ha iniziato a giocarci, ovviamente non vedendo dove metteva i piedi è scivolato su un sasso, ma per fortuna la maestra è riuscita ad afferrarlo e poi uno del CAI lo ha tirato su.
Ci siamo fermati e i 4 del CAI ci hanno detto: “Scusate ragazzi, siamo a fare una gita in montagna e allora godiamoci i nostri monti!”.
Noi abbiamo risposto: “Avete ragione!”
Siamo ripartiti e abbiamo visto tutti i segni rossi e bianchi. Uno del CAI ci ha chiesto: “Perché ci sono questi segni secondo voi?” Noi abbiamo risposto: “Perché indicano quanto c’è da un posto a un altro! In questo caso quanto manca ad arrivare al Lago Scaffaiolo”
Uno del CAI ci ha chiesto ancora: “Ma perché vengono usati proprio il rosso e il bianco ?”
Tutti in coro abbiamo risposto perché il bianco si vede la notte e il rosso nella nebbia e nella neve. Gli accompagnatori del CAI ci hanno fatto i complimenti dicendoci: “Bravi sapete proprio tutto!”
Arrivati al Lago Scaffaiolo, per prima cosa, abbiamo montato le tende e come da accordi abbiamo tolto le cose dallo zaino meno importanti, così lo zaino è diventato più leggero.
Allora ci siamo messi in cerchio e ci siamo presentati dicendo i nostri nomi, hanno iniziato i quattro del CAI Marco,Gabriele,Daniele e Maurizio, poi noi che ci eravamo già conosciuti.
Marco e gli altri non hanno tolto nulla dallo zaino perché sono gli accompagnatori e quindi in caso di problemi devono avere il necessario.
Abbiamo mangiato siamo andati a camminare.
Abbiamo visto cose stupende della nostra montagna, fiori di ogni colori, farfalle e tanto altro.
Poi è arrivato il buio….. ci siamo riuniti intorno alle tende a chiacchierare sgranocchiando cose da mangiare.
Quando è cominciato a fare tardi ci siamo messi nelle tende. Abbiamo sentito gli ululati dei lupi e i cinghiali ma noi ci siamo addormentati lo stesso perché sappiamo che non disturbandoli non ci fanno niente.
Al mattino la luce è entrata nelle tende e una volta risistemato tutto negli zaini ci siamo incamminati per tornare alla Doganaccia.
Una volta arrivati, ci siamo salutati e abbiamo ripreso l’autobus.
Nel tragitto del ritorno ero impaziente di tornare a casa per raccontare questa bella avventura ai miei genitori ma soprattutto a dei nostri amici di San Marino che amano molto la nostra montagna
Chiara M
Il percorso che seguiamo è il 33
La montagna incantata
Un giorno Martina era insieme alle sue amiche: Maddalena e Ginevra, giravano per Maresca quando trovarono una mappa che conduceva ad un tesoro.
Fin da piccole volevano aprire un negozio per animali , allora ,iniziarono a cercare questo tesoro che le avrebbe aiutate a iniziare la carriera.
Martina lesse la mappa dove c’era scritto:” Al centro del libro l’indovinello risolverete e il prossimo indizio troverete” allora Maddalena disse:” Voi ci avete capito qualcosa? Io no!”
Ginevra che stava ancora pensando disse:” Ma certo! Il libro di cui parla il foglietto è il Libro Aperto!” “Ma come ci arriviamo là?!”osservò Martina” Potremmo affittare un elicottero!”.
Alle 15:30 erano pronte, con gli zaini ben preparati, a partire con l’elicottero.
Atterrarono sulla parte sinistra del monte e arrivarono in fondo ,con gli sci perché c’era ancora neve, in meno di 10 minuti
Lì fecero uno spuntino, dopotutto erano le 16:00; mangiarono una mela a testa e bevvero dell’acqua.
Qualche metro dopo trovarono un folletto con la barba lunghissima che gli faceva da tunica, appena gli passarono davanti Ginevra lesse: ”Guarda il mio mento, dammi un momento! Mi sveglio, lento 1… 2… 3… ECCOMI!” appena finita la frase il folletto si svegliò, ringiovanì e disse: “Ciao! Io sono Tino il folletto! Voi chi siete?” Martina disse :”Io sono Martina loro sono Ginevra e Maddalena” “Immagino vogliate il prossimo indizio!” disse Tino” Ma prima vi faccio un bell’indovinello!!! Allora… com’era…. Ah!… Bene!…Quale parola fa rima con Tino?” incominciarono a pensare “Gino!” disse una ”Mino!” l’altra ”Lino!” l’ultima “E’ un albero …” continuò Tino “Pino! La parola è pino!” disse Ginevra.
“Bene! Questa è difficile…unite le parole del mio disegno” e disegnò una croce, un’arca e un ”na”, Martina lo ricopiò. Erano le 19:20, il folletto era scomparso; accesero il fuoco e piazzarono le tende.
La mattina Maddalena risolse il rebus e disse :”Dobbiamo andare alla croce arcana!” alle 9:00 partirono. Dopo un paio d’ore arrivarono e si sedettero su un grande sasso ma dopo poco cascarono giù per un tunnel. Là sotto trovarono un troll che dormiva, si svegliò e disse: ”Chi c’è?!” e si riaddormentò notarono che sulla sua pancia aveva l’indizio per la meta successiva. C’erano disegnati un lago, uno scaffale, -le +iolo . Lo segnarono e si risalirono su, poi mangiarono un toast.
Martina risolse l’indovinello e disse:” Lago Scaffaiolo, è questa la nostra meta!” era l’13:00.
Dopo un’ora di viaggio arrivarono al Lago, si misero i costumi e fecero un bagno. Uscirono e videro tre sirene che si presentarono :” Ciao! Io sono Acquamarin, il mio potere è l’acqua!” lei aveva coda, costume e capelli sul celeste “Io sono Silvia e ho il potere del fuoco “lei aveva coda costume e capelli sul rosso “Io sono Sara, il mio potere è quello della terra” lei aveva coda costume e capelli sul verde. “Noi siamo Martina, Ginevra e Maddalena!” disse Martina. Le sirene iniziarono a cantare: ”Su, giù, di qua e di là una fata nel percorso incontreran e dal diavolo andran!”. Le ragazze si fermarono un po’ a pensare e a mangiare. Erano le 16:00 quando Ginevra disse: “Andiamo alla Pedata del Diavolo” ma le sirene dissero ”No! Non subito! Tenete scorte d’acqua e di cibo fresche!”. “Grazie!” risposero le tre ragazze.
Verso le 18:30 erano sul monte Gennaio, montarono le tende, accesero il fuoco e cucinarono le verdure date dalle sirene. Prima di dormire trovarono Naturina, la fata della natura. Partirono per la Pedata del Diavolo alle 9:30. Dopo due ore e mezzo di camminata trovarono altre due fate: Laura, la fata che parla con gli animale e Fiorella, la fata dei fiori. Da loro ricevettero dei poteri: Martina quelli del fuoco; Ginevra quelli della natura; Maddalena quelli dell’acqua. Ognuna ebbe anche dei vestiti e ali dello stesso colore del potere. Mangiarono e trovarono il Diavolo che disse “ L’ultima sfida sarà quella di rispondere ad una domanda a testa. Maddalena: è quello che io non ho. Martina: esistono bufere di neve e di?. Ginevra: è l’unione del giallo e del rosso”. Le risposte furono: l’amore; di sabbia; l’arancione.
Il Diavolo diventò un forziere d’oro con cui le tre amiche aprirono il loro negozio per animali.
Chiara DS
Cos’è per me la montagna
La montagna è un luogo molto bello ma, nello stesso tempo, anche molto
pericoloso. E’ molto pericolosa perchè ci possono essere le frane, le
valanghe, animali pericolosi come i lupi e ci si può anche perdere.
Le frane possono accadere quando piove troppo, le valanghe quando la neve
si stacca e travolge tutto quello che trova.
Ora ci sono più lupi che cinghiali e secondo me non è una cosa tanto
positiva perchè i lupi sono più pericolosi.
In montagna si può perdere l’orientamento, si può sperare di trovare uno
stradello o un sentiero, io penso che la cosa migliore da fare sia camminare in discesa.
Gli uomini del soccorso alpino ci danno consigli utili per andare in
montagna, come portare l’acqua, un fischietto, un cappello, la crema
solare, la crema per gli insetti, qualcosa da mangiare, scarpe buone e
vestiti adatti.
Bisogna stare attenti ai temporali, non stare sotto gli alberi alti
perchè i fulmini ci possono colpire e se possibile bisogna rifugiarsi da
qualche parte.
Per me la montagna è un luogo bellissimo perchè ci sono tante cose da
scoprire, si possono trovare minerali come i quarzi, vedere animali
interessanti, come la volpe, i cervi, gli scoiattoli e insetti strani.
In montagna c’è anche tranquillità e silenzio e questo mi piace perchè
ci sono dei momenti che la confusione non la sopporto.
Alessio C
La montagna incantata
Quella mattina, entrando nel bosco, su di me si posò lievemente una farfalla.
Come una fata lasciò una scia magica e luminosa che passo passo mi indicò il sentiero e mi portò fino al Rifugio del Montanaro. All’arrivo ormai la consideravo un’amica.
Al rifugio trovai i miei amici Filippo, Lorenzo e Sofia.
Giocammo fino a non poterne più e prima di andare a dormire nei nostri sacchi a pelo lanciammo una lanterna con i nostri desideri.
La mattina dopo i nostri desideri si avverarono: Filippo aveva chiesto la colazione per tutti, Lorenzo, beh, uguale a Filippo, io e Sofia invece avevamo pensato a un equipaggiamento da montagna della Salewa.
Tutto a un tratto ci accorgemmo che era il 3 luglio, il giorno della Festa del Montanaro!
Ci mettemmo al lavoro per aiutare nei preparativi e come ogni anno la festa fu un successone.
Ripartimmo che era quasi buio e appena entrati nel bosco ad aspettarci c’era di nuovo la farfalla, e stavolta la sua scia luminosa ci guidò fino a casa.
Ora vive sopra al mio zaino e aspetta la prossima gita.
Ho proprio trovato un’amica!
Agata
Cos’è per me la montagna
Sono nata in un piccolo paese della montagna pistoiese che conta sì e no quattrocento abitanti, si chiama Tafoni e si trova nel comune di San Marcello pistoiese.
Tra paesani ci conosciamo tutti e ci vogliamo bene, soprattutto noi ragazzi giochiamo e condividiamo tante cose insieme.
A differenza di quanto accade in città, da noi salutiamo sempre gentilmente quando incontriamo persone per strada, anche se non le conosciamo e, nei limiti del possibile, ci aiutiamo gli uni con gli altri nei momenti di difficoltà.
I miei nonni mi parlano spesso delle tradizioni dei posti in cui viviamo, mi raccontano di quando erano piccoli loro ed i loro genitori e mi insegnano i giochi che facevano da bambini.
Qualche giorno fa, mentre passeggiavamo nel bosco, mio nonno Gianfranco mi ha costruito un fischietto, che si chiama “zufilo”, ha utilizzato solamente un rametto di un albero e un coltellino e funziona davvero!
L’ho fatto provare anche alla mia sorellina Helena e si è divertita tantissimo.
È bellissimo vivere in montagna!
Siamo fortunati perché non tutti vivono in luoghi dove si può vedere così bene il susseguirsi delle stagioni: in primavera vediamo gli alberi fiorire e i prati riempirsi di tante varietà di fiori, d’estate tutto è verde e il cielo è di un azzurro intensissimo, in autunno il bosco si colora e d’inverno la neve imbianca tutto il paesaggio.
Un’amica di Lecce, quando le ho raccontato queste cose, è rimasta a bocca aperta perché loro non hanno questa fortuna, in compenso hanno un mare bellissimo e da loro non è quasi mai freddo.
Mi piace tanto camminare nel bosco e spesso, con i miei nonni, facciamo lunghe passeggiate nei sentieri delle nostre montagne, a volte attraversiamo anche i fiumi passando sui sassi e facendo molta attenzione a non cadere in acqua. Nel bosco tutto è vita, a cominciare dalle piante e dai numerosi animali che ci vivono che non ti fanno sentire mai sola!
Con un po’ di fortuna possiamo incontrare i daini, la volpe che fugge veloce appena ci vede, l’ispido istrice, la timida lepre, i cinghiali in fila indiana, i maestosi cervi.
Un brutto incontro lo possiamo fare se ci imbattiamo in una vipera che, solitamente, ama godersi il caldo sole estivo e non le piace essere disturbata. In questi casi basta non molestarla e lasciarla beata al sole e lei non ci farà niente!
Se indossiamo gli stivali appropriati, non dobbiamo neppure aver paura di calpestarla inavvertitamente perché saremo protetti nel caso ci morda per difendersi.
In autunno nel bosco cerchiamo funghi e raccogliamo le castagne e mi diverto tantissimo!
Con le castagne si fanno tante cose buone: i ballotti, le frugiate, le sciarbole e, con la farina, i necci, le frittelle dolci, la polenta e tante altre cose golose.
Dove abito ci sono anche tanti alberi da frutto e d’estate mangiamo la frutta direttamente dalla pianta mentre d’inverno mangiamo le marmellate che fa la mia nonna con la frutta che non consumiamo.
Sono buonissime!
Mio nonno coltiva l’orto ed è fantastico seminare e raccogliere la verdura fresca!
Le carote, i cetrioli e i ravanelli hanno un sapore diverso da quelli che compriamo, mamma dice che fanno meglio perché non ci sono pesticidi e conservanti.
Ci sono anche tante feste in montagna e spesso ci vado con i miei genitori.
Molto bella è la festa degli aquiloni, la sagra di mezza estate, Santa Celestina, Sant’Anna, le sagre della castagna e tante altre. Mi piace soprattutto vedere tanta gente e comprare i “chicchi” alle bancarelle.
Vivere in montagna ha anche altri vantaggi, ad esempio a scuola abbiamo il giardino grande con tanta erba mentre le mie amiche di città hanno un piazzale di cemento, possiamo passeggiare senza paura che le macchine ci investano e, con i giardini e tanto verde anche i nostri animali sono più felici.
Sono molto contenta di vivere in montagna e da grande voglio rimanere qui.
Asia A
UNA GITA IN MONTAGNA
Un po’ di tempo fa sono andato a fare una gita in montagna con alcuni miei amici, di nome Dario, Ettore, Vittoria ed Emma. Siamo andati al rifugio del Montanaro, insieme ai nostri genitori. Era un caldo pomeriggio di giugno, siamo andati con le macchine fino a Pratorsi, poi abbiamo camminato per circa 40 minuti lungo un sentiero in mezzo ad un bellissimo bosco di faggi. Una volta giunti al rifugio, noi bambini ci siamo messi a guardare un bellissimo panorama, mentre i nostri genitori si sono messi a preparare la cena, pasta e grigliata di carne. Dopo cena siamo andati con le torce a vedere il panorama notturno, poi una volta rientrati al rifugio, siamo andati a dormire perché eravamo stanchissimi. Il giorno successivo ci siamo svegliati e abbiamo fatto una ricca colazione, e poi abbiamo giocato nel bosco per tutta la mattina. Dopo pranzo, visto che il tempo non prometteva niente di buono, abbiamo deciso di tornare a casa. Concludendo, è stata una fantastica gita in montagna, che sicuramente ricorderò per sempre
Antonio
E finalmente l’arrivo al Montanaro
Un gita in montagna
Un giorno sono andato a fare una bella gita in montagna, con la mia classe.
Non mi piace molto la montagna preferisco stare su una bella spiaggia al mare, ma sono comunque andato per visitare posti nuovi.
In montagna non ci sono molte cose, ma l’aria è molto più pulita rispetto a quella della città, c’è fresco anche in piena estate e si sta bene.
L’inverno però è molto triste, non mi piace molto la neve ed odio il freddo.
Quel giorno andammo per un sentiero, incontrammo dei cervi, erano belli, si avvicinarono ed io, all’inizio, ero molto impaurito.
Gli demmo un pezzo dei nostri panini e se lo mangiarono.
Poi ci fermammo a mangiare il nostro pranzo al sacco su un tavolino, davanti avevamo un bel panorama. La sera vedemmo, anche dei cinghiali, così cambiai idea e pensai che la montagna non era poi così male.
Alessio G