Robotica! (1)
Che roba quel robot!
Dinamico, automatico, atletico, acrobatico
magnetico, frenetico, simpatico robot!
Con due scatole di latta
due ciabatte vecchie e un fondo di pignatta,
una molla, il campanello di una bicicletta,
un manico d’ombrello, quattro pile nel gilè
indovina che cos’è:
E’ un robot per divertirmi,
pronto ad aiutarmi quando piace a me…
Ma che roba quel robot!
che combina non lo so:
Fa la doccia col telefono
e la barba col microfono…
Ma che roba quel robot!
va a dormire sul comò…
Ma cos’ha nella memoria?
E’ un confusionario,
altro che robot!
Stamattina in un messaggio telecomandato
ho chiesto del formaggio,
m’ha portato due bulloni,
del cemento armato e cinque o sei limoni…
Io non so che mai sarà,
ma qualcosa qui non va:
forse c’è la batteria
da buttare via o forse chi lo sa?
Ma che roba quel robot!
E’ simpatico però…
se si spegne il calorifero
lo riscalda col fiammifero
Ma che roba quel robot!
dice sí per dire no…
Lui non usa il suo cervello,
questo è un pappagallo,
altro che robot!
Ma che roba quel robot!
dice sí per dire no…
Lui non usa il suo cervello,
questo è un pappagallo,
altro che robot!
Lui non usa il suo cervello,
questo è un pappagallo,
altro che robot!
Commentiamo tutti insieme questo testo.
Cos’è, secondo voi, un robot?
Ha le antenne. Ci sono i fili elettrici. Parla a sillabe. Ha un computer nello stomaco. Ha le pistole. È un genio e sa già le tabellone. Ha i capelli lunghi. Si muove a scatti.. Ha la testa quadrata e le mani di ferro. Cammina. Si sposta.
Vediamo come sono i robot, muovetevi come loro!
Che cosa fanno i robot?
PUÒ pulire, annusare, spiare, falciare il prato, riportare i libri in biblioteca, studiare al posto nostro, fare massaggi, fare le pulizie di primavera, giocare, suonare, raccogliere fiori, dormire, spengere la luce, vendere, fare la spesa, cantare, fare una passeggiata, ballare, addestrare i cani, riciclare, vendere calzini, bere. È bravo, è anche stupidino, ha un fiocco in testa, può far finta di essere Michael Jackson, può innamorarsi e fare da mangiare, lavora al pronto soccorso. Può sparare e fare Zorro.
Adesso immaginiamo come possono essere. Disegniamoli
Incontriamo la Bee Boot con la sua cucciolata
I bambini programmano l’apina e contano i passi… “Sììì… Ho fatto beneeeee…”
La prima volta lavoriamo con una sola apina a turno.
Andiamo a vedere la “cucciolata” con la quale lavoreremo la volta successiva
Intanto le insegnanti di classe giocano con la fiaba di Cappuccetto Rosso.
Racconto, drammatizzazione, individuazione delle sequenze, disegno, creazione di un cartellone riassuntivo, creazione di un percorso per le Bee Boot.
Costruiamo il percorso di Cappuccetto Rosso
Giochiamo con l’apina
Grandi risate quando l’apina sbaglia, applausi quando raggiunge l’obiettivo!
Scopriamo che l’apina non è molto intelligente, non sa dove andare se i bambini non gli danno le indicazioni giuste!
Italo Calvino, Le Cosmicomiche – “Senza colori”/Incontri fra scuola primaria e dell’infanzia/Due esempi : “Anna Frank” di Maresca e “Beatrice” di Pian degli Ontani
Scuola dell’infanzia/Scuola Primaria, anno scolastico 2015/2016
Questo progetto è stato svolto nelle classi “ponte”, ultimo anno della scuola dell’infanzia/primo anno della scuola primaria, per favorire la costruzione di un curricolo verticale. La maggior parte delle scuole dell’Istituto Omnicomprensivo di San Marcello ha scelto il racconto “SENZA COLORI”, il quale, già dal titolo, è sembrato il più adatto ai bambini di quest’età. Ogni plesso ha realizzato lavori diversi: rappresentazioni grafico-pittoriche (realizzazione di libri, cartelloni, ecc), con materiale plastico e drammatizzazioni (con riprese video).
1- Classe prima della scuola primaria/ quinto anno della scuola dell’infanzia “Anna Frank”
Diverso è bello
Valorizziamo l’idea di diversità attraverso la ricchezza e la varietà dei colori.
Abbiamo presentato “Senza colori“, raccontandolo ai bambini in modo più semplice, li abbiamo lasciati parlare e commentare, alla fine hanno disegnato ciò che era loro piaciuto.
Abbiamo letto, parlato e drammatizzato “Il mago dei colori“ (ed. Babalibri), abbiamo giocato con il corpo, abbiamo rappresentato il mondo grigio, di colori diversi e infine quello di tutti i colori con materiali e tecniche vari.
Il mondo senza colori
L’atmosfera e l‘arrivo dei colori
I due gruppi si sono incontrati e hanno lavorato insieme, realizzando un cartellone che rappresenta il mondo di Ayl e il mondo di Cuf
2- Scuola dell’infanzia e Scuola Primaria “Beatrice” di Pian degli Ontani
Del libro “Le cosmicomiche” di Italo Calvino è stato scelto il capitolo “Senza colori”.
L’esperienza è iniziata con un primo incontro delle insegnanti nel quale, in
seguito alla lettura, è stato ritenuto opportuno semplificare la storia togliendo alcuni passaggi .
E’ seguita la suddivisione del capitolo in tre parti: la prima con il personaggio,
quella centrale dove è descritto più in dettaglio il grigio paesaggio e la finale con l’arrivo dei colori.
Il percorso si è svolto in 11 incontri.
Gli spazi usati sono stati la biblioteca della scuola e l’aula, il tempo dedicato alle attività è stato di circa 1 ora a
settimana.
(In biblioteca)
Il gruppo era composto da 5 bambini del 1° anno della primaria, 2 bambini del
3° anno ed 1 bambina del 2° anno dell’infanzia.
Nel primo incontro è stato presentato il libro ed il titolo della storia “Senza
colori” seguito dalla domanda:”Di cosa parlerà?”.
Con la lettura della prima parte abbiamo conosciuto Qfwfq: “Chi sarà questo personaggio dallo strano nome?”
I bambini hanno espresso le loro opinioni.
Abbiamo concluso con l’attività grafica e la rappresentazione del personaggio in
bianco e
nero.
Nei successivi incontri è stata ripercorsa la storia e ci siamo soffermati sulle parole nuove incontrate.
I bambini hanno provato a descrivere il personaggio di Qfwfq, come se lo immaginavano.
Proseguendo la lettura si è scoperto in modo più dettagliato il grigio paesaggio
che i bambini hanno poi rappresentato graficamente.
Abbiamo conversato e riflettuto sulla storia… se piaceva, cosa piaceva e perchè.
Il nome Qfwfq era divertente, ci faceva ridere, ma era un po’ difficile a dirsi, così
insieme abbiamo deciso di chiamare il nostro “omino” Quf … Signor Quf … con la“Q”.
Terminata l’ultima parte della lettura, nella quale il mondo di Quf iniziava a
colorarsi, abbiamo provato a fare ipotesi per capire come sono arrivati i colori.
Alla fine abbiamo disegnato il nuovo paesaggio.
I bambini, in seguito, hanno raccontato la storia.
Con il racconto, abbiamo deciso di fare un piccolo libro che è stato realizzato con le attività grafiche dei bambini.
Come prodotto finale del percorso abbiamo pensato di ricreare il mondo di Quf costruendo un plastico.
Insieme abbiamo cercato idee su come avremmo potuto realizzarlo, poi abbiamo provato a “progettarlo”su di un foglio.
Abbiamo iniziato a scegliere il materiale.
La concentrazione è sempre stata altissima. I bambini si sono impegnati a esplorare il materiale a disposizione, a tagliare, incollare, strappare, arrotolare …
(Abbiamo realizzato l’albero)
… il tutto si è svolto in un clima di collaborazione, progettazione, scambio di
idee, proposte, condivisione e interesse.
(Lavoriamo con il gesso)
Il nostro plastico
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Per la scelta dei colori abbiamo ripercorso la storia e abbiamo approfittato per “giocare con
l’arte” creando un quadro metà grigio e metà a colori … il mondo di Quf
schizzando come Pollock!
Il mondo grigio/Il mondo a colori
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Da conversazioni spontanee fra i bambini abbiamo scoperto che il personaggio che ha
riscosso più simpatia: è quello di Ayl!
Ma come se la immaginano?
Sono seguite attività grafica e descrizione.
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Il suolo e il lombrico/classe quarta
Stavo cercando il modo di “entrare” nel mondo animale… e poi è spuntato il LOMBRICO!
Suolo e lombrico un legame indissolubile.
Quell’animaletto che fa tanto bene al terreno, che lo mangia e lo espelle, era la soluzione al mio problema!
In questo lavoro siamo partiti dallo studio del suolo.
PRIMA abbiamo cercato di capire cosa fosse e da cosa fosse composto lo strato più superficiale della Terra.
Abbiamo preso, perciò, alcune terre da ambienti diversi, le abbiamo messe in vasi trasparenti e abbiamo aggiunto acqua.
Abbiamo aspettato.
Con il passare dei giorni le varie parti delle terre si sono divisi, alcune hanno cominciato a galleggiare, altre sono rimaste in basso.
Abbiamo compreso che il suolo è un biosistema molto importante per tutti gli esseri viventi, “esso garantisce la sopravvivenza degli altri ecosistemi,… oltre a essere il substrato dove si sviluppa la diversità biologica”. “La sua azione di filtraggio (abbiamo costruito anche un filtro naturale!) consente di contrastare l’inquinamento delle riserve d’acqua, mentre gli elementi nutritivi di cui è composto sono la risorsa più preziosa per lo sviluppo della vegetazione” (FAIscuola).
Alcuni bambini hanno costruito un semplice depuratore con bottiglia di plastica e sassolini sempre più piccoli.
Hanno provato a “pulire” dell’acqua fangosa, non ci sono riusciti ma un po’ più chiara è diventata!:-)
Il suolo insomma è una specie di “pelle” che ricopre la Terra, che la fa “respirare”, svolgendo un ruolo fondamentale nel ciclo del carbonio, in particolare catturando il CO2; ed è anche habitat di tanti esseri viventi, dai batteri ai microrganismi, ai piccoli mammiferi,…
Il suolo è parte del paesaggio e contiene tracce della storia della Terra, della NOSTRA storia.
Purtroppo è anche una risorsa non rinnovabile e quindi deve essere protetto e tutelato.
Articolo 9 della Costituzione italiana
“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”
Carta Europea del Suolo- Consiglio d’Europa, 1972
“Il suolo è uno dei beni più preziosi dell’umanità. Consente la vita dei vegetali, degli animali e dell’uomo sulla superficie della Terra, Il suolo è una risorsa limitata che si distrugge facilmente”
Dopo aver discusso del suolo e della sua importanza ci siamo occupati di un suo piccolo ma importantissimo abitante, IL LOMBRICO!
I ragazzi hanno fatto davvero un bel lavoro di gruppo! Complimenti!
Ciascuno ha raccontato agli altri ciò che lo aveva più colpito del lombrico… e poi abbiamo preparato un piccolo lombricaio per vedere le gallerie di questo tenero animaletto!
Abbiamo preso un contenitore di vetro non troppo largo, vi abbiamo messo vari tipi di terreno, alcuni lombrichi e abbiamo coperto il tutto con del fogliame. Abbiamo rincartato il barattolo di vetro e aspettato. I bambini hanno voluto aggiungere dei pezzetti di mela perché avevano scoperto che i lombrichi mangiano:
Di tanto in tanto i ragazzi hanno umidificato la terra.
Dopo due giorni c’erano già le prime gallerie
E, mentre aspettavamo che i lombrichi facessero il loro lavoro, dalle riviste tutti i bambini hanno ritagliato tante immagini di animali. Prima abbiamo provato a sceglierne alcuni e a farci delle descrizioni “oggettive” e/o “soggettive”, poi abbiamo messo tutte le immagini su un tavolo e i ragazzi hanno provato a raggrupparli secondo dei criteri loro.
Come potrebbero essere classificati gli animali
-animali di terra, acqua e aria
-animali buoni/animali cattivi
-secondo la grandezza: animali piccoli, medi e grandi
-mammiferi e non mammiferi
-animali erbivori, carnivori, onnivori
-animali con il pelo e senza pelo
…
Dopo che ognuno aveva spiegato il perché della propria classificazione è stata proposta quella ufficiale.
La distinzione è fatta fra chi ha e chi non ha la colonna vertebrale.
Ecco i VERTEBRATI (schemi riassuntivi)
E gli INVERTEBRATI
L’Appennino si racconta…/ classi quarta e quinta
Questi sono alcuni dei racconti scritti dai ragazzi con l’aiuto dei nonni.
Nonni che ringrazio molto per aver fatto conoscere ai loro nipoti e a noi un pezzetto del nostro passato
BAMBOLE DI PEZZA E GIOCHI NELL’AIA, di Ambra Marcon, prima classificata
Giocattoli e divertimenti di un tempo lontano
Mi chiamo Giovanna e sono una bambina di otto anni.
Fra molti anni, ma proprio tanti, diventerò la nonna di Ambra, la bambina che voi conoscete e che ha messo nero su bianco quello che vi racconto.
Sono nata nel 1943 quindi gli anni della mia infanzia sono stati segnati fortemente dalla pochezza e dalla miseria che il dopoguerra ha lasciato.
La mia famiglia è di origini modeste, facciamo molti sacrifici, da mangiare c’è poco e quel poco è spesso a base di necci o manufatoli… credetemi non posso nemmeno più sentire l’odore della farina di castagne per quanta ne devo mangiare!!!
Quindi figuratevi i mie giocattoli!!!
Non ho mai avuto un giocattolo vero e proprio ma io e mia sorella gemella ci ingegniamo ugualmente per divertirci.
Con scatole vuote, che troviamo in giro, facciamo delle pentole, i gusci di noci li trasformiamo in tazzine ed ecco fatto!!!
Adesso possiamo giocare a signore che preparano da mangiare!!!
Poi andiamo nel bosco, raccogliamo le foglie di castagno con le quali costruiamo una specie di coroncina per agghindarci la testa e giochiamo a piccole indiane!!!
Quando siamo annoiate scendiamo lungo la riva del fiume e andiamo a pescare i broccioli, facciamo una vera e propria gara a chi ne prende di più!!!
Ma il divertimento più grande con mia sorella è quello di scambiarci di persona, perché siamo così uguali nell’aspetto e nella voce che è un gioco da ragazzi fingere di essere l’una o l’altra, nessuno se ne accorge e noi giù a ridere a crepapelle ingannando a volte anche la mamma!!!
Quando andiamo a scuola i giochi che facciamo con i nostri compagni sono nascondino, mosca cieca e campana.
Con una palla di stracci facciamo una sorta di palla avvelenata.
Poi di ritorno da scuola per la strada mi capita di trovare scatolette vuote di fiammiferi, le raccolgo e le porto a casa, anche queste mi servono per il mio servizio di cocci e pentoline!!!
Ci sono alcune bambine, poche a dire la verità però ci sono, che a scuola portano delle bellissime bambole!!!
Bambole! Bambole! Bambole vere! Di porcellana, con capelli biondi lunghi e vestiti bellissimi!!!
Io le guardo incantata! Come mi piacerebbe averne una!
L’ho chiesta tanta volte ai miei genitori e a volte non capisco perché ci sono compagne che ne hanno diverse oltre che pupazzi e altri tipi di giochi e io e mia sorella non ne possiamo avere nemmeno una da dividere io e lei!!!
Ma un giorno la nostra nonna ci ha fatto una sorpresa: con ovatta, stracci e lana ci ha confezionato due bellissime bambole!!!
Una per ciascuna!
Uguali, così non ce le litighiamo!
Non saranno bambole confezionate in negozio, non saranno sofisticate ed eleganti ma per me e mia sorella sono le bambole più belle del mondo!!!
Questi sono si giochi che faccio quando ho del tempo libero che non è molto perché dopo la scuola da quando abbiamo perso il babbo dobbiamo aiutare la mamma nei campi e badare agli animali…
Comunque trovo spunto di gioco anche quando accudisco i coniglietti : per esempio se mia sorella non c’è prendo uno di quei morbidi batuffoli e faccio finta che io sono la mamma e lui il mio bambino…
Questa è la mia infanzia che a voi può sembrare povera e forse triste, ma per me non è così: la felicità penso che stia nelle piccole cose, come stare insieme alla persone care e divertirsi con poche cose ma con tanta fantasia e immaginazione!!!
BAMBOLE DI PEZZA E GIOCHI NELL’AIA, di Asia Arcangioli, terza classificata
Giocattoli e divertimenti di un tempo lontano
Quando erano piccoli i miei nonni non godevano di tutti i vantaggi che ci sono oggi, per esempio, a scuola non andavano nè in macchina nè con il bus ma a piedi.
Mio nonno Gianfranco abitava in una casetta nel bosco dell’Orsigna, un luogo lontano dalla sua scuola e anche quando pioveva o nevicava ci doveva andare lo stesso; per arrivarci, ogni giorno doveva attraversare a piedi un fiume camminando sui sassi, quando era ghiacciato rischiava di farsi molto male.
Lui si divertiva con gli attrezzi da lavoro del nonno e costruiva carretti, aquiloni ,fischietti e zufoli. Mio nonno Gianfranco era bravissimo fin da bambino ad utilizzare il coltellino; oggi invece i genitori non fanno più tenere in mano questi strumenti ai bambini perché hanno paura che si facciano male, a me piacerebbe molto avere un coltellino tutto mio e imparare a costruirmi i giocattoli.
I giochi costavano troppo e non tutti se li potevano permettere.
Mia nonna Marzia non aveva tanti divertimenti così li doveva inventare insieme ai suoi amici. Si ritrovavano in un’aia vicino a casa e giocavano a campana, a mosca cieca, ai quattro cantoni, a fare la corsa dei sacchi, alla “bella insalatina” ed a tanti altri giochi. La bella insalatina e’ un gioco che piace tanto anche a me ed ai miei amici, noi lo chiamiamo il gioco della cavalletta, un bambino si mette in ginocchio e gli altri gli saltano sopra cercando di scavalcarlo.
Il gioco della campana lo faceva anche la mia bisnonna, disegnavano per terra con un gessetto un grande rettangolo diviso in dieci parti . A questo punto ognuno doveva prendere un sasso piatto e metterlo sul primo quadrato. Ad ogni lancio ognuno doveva saltare su una gamba sola prendendo il sasso senza perdere l’equilibrio, senza mettere giù l’altro piede o toccare le linee altrimenti doveva ritornare al punto di partenza, vinceva chi arrivava prima a dieci.
A volte bastava una corda per inventarsi un gioco: due la facevano girare e gli altri tentavano di saltarla senza inciampare.
Tra tutti i divertimenti dei miei nonni, c’era anche sassolino, un gioco dove a turno si tira un sasso in aria e, prima di riprenderlo, bisogna riuscire a raccogliere uno, due , tre , quattro, fino a nove sassolini che rimangono sul tavolo. Mia nonna e i suoi amici ci giocavano sempre a ricreazione e lei era la seconda migliore.
Nei divertimenti c’ erano anche i girotondi: Madamadorè, Il mio bel castello, gatto e topo e molti altri, alcuni li facciamo anche oggi.
Oltre a questi giochi c’ era la guerra: prima si costruivano armi di legno e pietra e poi facevano finta di combattere. Si divertivano molto perché oltre a costruirsi le armi, si nascondevano, correvano, facevano la lotta e fingevano di rimanere feriti o di morire.
Nell’ascoltare i miei nonni mi sono accorta che tra i loro giochi ce n‘erano anche molti che facciamo anche oggi come mamma e figlio, il mercatino, nascondino, acchiappino e giochi con la palla come pallavolo, palla a mano e palla prigioniera.
D’estate si divertivano anche a fare il bagno nel fiume e giocavano con i tappi delle bottiglie come se fossero biglie disegnando una pista per terra con tante curve e facendo a gara a chi finiva prima il percorso, spingendo il tappo con uno scatto dell’indice.
Mio nonno Pierino, che e’ il più anziano dei miei nonni, viveva in campagna a Pistoia e giocava sempre con il suo amico Livio in un piccolo torrente vicino a casa sua, lì giocavano con barchette fatte da loro, si divertivano a schizzarsi, a prendere pesci e girini e a fare saltare i sassi piatti nell’acqua.
Mia nonna Paola, da quello che ho capito, è quella che aveva più giochi: giocava con le bambole, aveva la bicicletta, con sua sorella e le amiche facevano giochi da tavolo come scacchi, dama e tombola e si divertivano a fare i mercatini dell’usato, organizzavano delle merende con il tè e giocavano insieme con il cerchio. A volte, quando non le vedeva la mamma, giocavano a fare le sfilate indossando i vestiti che trovavano nell’armadio dei nonni.
Ai tempi dei nostri nonni non esistevano tutte le tecnologie di oggi: computer, il tablet, il telefono e la televisione quindi stavano molto tempo a giocare con gli amici all’ aria aperta, ed è un vero peccato che oggi non sia più così.
BAMBOLE DI PEZZA E GIOCHI NELL’AIA
GIOCATTOLI E DIVERTIMENTI DI UN TEMPO LONTANO
di Andrea Mori
I giochi di cinquant’anni fa erano completamente diversi dai giochi di oggi. Non esisteva completamente l’elettronica. Grosso modo i giochi seguivano le stagioni soprattutto l’inverno e l’estate. C’era poi da considerare quando il tempo permetteva di giocare all’aria aperta e quando no.
In primavera, in estate e in autunno i giochi con il bel tempo venivano svolti nei campi, nei boschi e sui monti. Il pallone era il gioco principale. C’era poi quello con le rare biciclette che venivano usate a turno. Si giocava anche con i cerchi delle biciclette senza il copertone e con i trampoli di legno. Non mancavano i giochi collettivi come le sfide tra Indiani e Cowboy. Le armi erano costruite da bambini: fucili, pistole e archi. Facevano le capanne con i legni e le frasche. Si imitavano i personaggi dei fumetti del “Monello” e dell’“Intrepido”. Quando non era possibile giocare all’aria aperta perché era brutto tempo si riunivano e giocavano a boccino, sassolino, campana, quattro cantoni ecc. D’inverno con la neve si giocava con sci rudimentali, si giocava a pallate di neve e si facevano grossi pupazzi. Quando era troppo freddo o pioveva si riunivano intorno al focolare, stufe e caldani a parlare di storie paurose di mostri immaginari. Si divertivano tanto in compagnia.
Bambole di pezza giochi nell’aia, giocattoli di un tempo lontano
di Samanta Buscioni
In questi giorni di vacanza sono andata con la nonna a trovare una persona speciale, la mamma della mia nonna (o nonna “bis”, come la chiamo io) e visto l’arrivo di Babbo Natale e Befana a seguire le ho chiesto quali doni riceveva lei da bambina e quali giochi aveva.
Sicuramente i nostri nonni non avevano tanta tecnologia e tanti giocattoli come ne abbiamo noi oggi, anzi i più possedevano un solo giocattolo.
Le bambine avevano le bambole di pezza che venivano ritagliate da vecchie lenzuola e imbottite con lana di pecora, pezzettini di stoffa o erba essiccata. Due vecchi bottoni servivano per gli occhi mentre naso e bocca venivano disegnati con il carbone o, se si era “benestante”, ricamati con fili colorati. Gli abiti, rigorosamente fatti a mano venivano cuciti dalle nonne, mamme e qualche volta dalle stesse bambine, usando cose che potevano permettersi; oggi io a casa ho una bambola grande, con capelli dorati che profuma di vaniglia…..
Per i maschietti erano di gran moda archi e fucilini costruiti con il legno, un po’ di spago e un tappo di sughero.
Avevano però una grande ricchezza: avevano tanti amici, anche di diversa età con cui giocare all’aperto e tutti potevano partecipare al gioco.
E di giochi da fare in tanti all’aria aperta ne sono stati inventati veramente molti, basta pensare al classico nascondino, ai quattro cantoni, 1/2/3 stella, strega comanda colore, salto alla corda, giochi che tutti noi conosciamo anche oggi, per non parlare della pista per le biglie che noi bambini moderni oggi facciamo in spiaggia al mare con le palline di plastica, mentre allora usavano le biglie di vetro.
Ci sono poi i giochi che sono un po’ meno conosciuti e che forse solo chi ha una nonna “bis” come me ne ha sentito parlare, come ad esempio alla larga, alla stretta.
Come si gioca?
Semplicemente un bambino dirige il gioco recitando la filastrocca, tutti gli altri seguono compiendo i movimenti da lui indicati; il tutto saltellando senza mai fermarsi.
Curiosi di sapere il testo della filastrocca? Vi accontento subito:
ALLA LARGA
ALLA STRETTA
E
PINOCCHIO
IN
BICICLETTA
ALLA PI
ALLA PO
E
PINOCCHIO
RUZZOLÓ
Un altro gioco molto praticato era palla a muro, dove cantando delle filastrocche la palla veniva lanciata contro il muro, ripresa e così via, finché non cadeva, per un errore, a terra.
Erano molti i giochi che potevano fare con poche cose e tanta voglia di giocare e soprattutto di stare tutti insieme, non mancavano i litigi, ma poi si tornava a giocare e a fare anche scherzi, stando attenti poi alle varie punizioni perché, come mi ha detto la mia nonna “bis”, i genitori di allora erano molto severi, pensate che prima i bambini davano ai propri genitori del voi o del lei. Come sono cambiati i tempi, vero?
“BAMBOLE DI PEZZA E GIOCHI NELL’AIA: GIOCATTOLI E DIVERTIMENTI DI UN TEMPO LONTANO “
di Emma Biondi
I nostri nonni da piccoli giocavano diversamente da noi, ora possediamo ogni gioco che vogliamo, invece loro non avevano niente .
Le bambine giocavano con le bambole di coccio o di legno ma non erano divertenti come quelle di ora che si possono spogliare, pettinare ecc…… finché un giorno arrivò Cicciobello di gomma ma la mia nonna Manuela preferiva giocare con suo fratello agli indiani e suo padre le aveva insegnato come fare l’arco e le frecce con un ramo di nocciolo e uno spago .
Quando arrivava l’inverno stavano tutto il giorno sulla neve e andavano a chiedere i vassoi al bar ,quelli da birra rotondi , e li usavano come slitte e andavano come saette e si divertivano da matti. In primavera giocavano per lo più con la palla, un gioco che piaceva fare a mia nonna era quello di “palla a muovere” che si giocava con la palla contro un muro e si diceva una filastrocca che recitava così :
”A muovere , non muovere ,non ridere(cioè stare zitti non recitare la filastrocca), con un piè , con una mano ,a battere , zigo zago , violino ,un bacino ,tocco terra , tocco cuore ,angelo , madonna e girasole “. Se uno non riusciva a fare tutta la filastrocca senza far cader la palla passava la mano al compagno di gioco, altrimenti se ci riusciva passava al livello successivo, facendo il gioco ancora più difficile tipo tutto con un piede ecc.
D’estate giocavano a giochi da tavola, insomma giochi rilassanti, tipo carte , monopoli , ma anche a mosca cieca , nascondino , guardie e ladri, poi amavano fare capanne sugli alberi ,andare giù dalle discese con i carretti di legno , e pescare con le forchette nel fiume i broccioli, dei piccoli pesci che poi vendevano per guadagnarci . A mio nonno Dario d’estate piaceva andare a fare il bagno alle “culline al pozzo della sdrugola”, sul torrente Rio a Maresca, dove c’erano delle piscinette naturali formate dai sassi del fiume, dove l’acqua era calda .
Mio nonno Sandro mi ha raccontato che insieme ai maschi del paese facevano battaglie fra gli abitanti dei vari borghi di Maresca tipo Mulino Vecchio contro Case Biondi, Borgo Freddo contro Corniola (case alte) ecc, usando pigne , archi di legno,sassi ,fionde ecc… più o meno tutta roba che si trovava nel bosco ed a volte succedeva che prendevano in ostaggio qualche bambino della squadra avversaria ed a quel punto lo “torturavano” tipo facendogli bere intrugli di acqua e fiori come i piscialletto, che facevano diventare l’acqua gialla e amara, ma sempre senza farsi del male, solo per giocare.
Altri giochi di gruppo da fare fuori erano : Campana, forte colonna ,un gioco dove uno si metteva con la testa al muro e gli altri gli dovevano salire sopra e lui non doveva mai cadere e se cadeva toccava ad un altro ,rimpiattino (nascondino) , sbarba cipolle, dove alcuni bambini si siedono uno sopra l’altro e uno deve tirarli via tutti fino ad arrivare all’ultimo , poi c’è il salto alla corda . La mia nonna Anna insieme alla sue sorelle cantava con un mestolo al posto del microfono, e invece delle bambole aveva i fratelli minori da guardare e quindi giocava a “mamme” con loro per tutto il giorno.
Facendo un confronto tra i giochi di ora e quelli dei nostri nonni per me erano meglio quelli di prima perchè si svolgevano quasi tutti all’aperto ed in compagnia, adesso con i telefoni cellulari, tablet, televisione, video games, internet, possiamo anche giocare da soli e dentro casa, ma ci perdiamo il gusto di conoscere tanti amici e anche la natura dei nostri paesi, che sono circondati da boschi, attraversati da fiumi che noi conosciamo poco.
Bambole di pezza e giochi nell’aia:
giocattoli e divertimenti di un tempo lontano
di Sofia Xhani
Un tempo, mia nonna albanese non aveva giocattoli come ora, quindi giocava a giochi semplici, in compagnia. Uno tra questi era “Onomana donomana’’, un gioco in cui si contano le dita delle mani cantilenando: “Onomana donomana, trieferi kanaferi, pesë pesë xhinaferi, urthi çiurthi, zingëlamanurthi, zëfëliçe këtë hiqe, fute në fur edhe piqe! “ In questo gioco, chi viene toccato per ultimo deve levare quel dito, vince quello a cui rimangono piú dita nel gioco. Mia nonna giocava anche a nascondino, acchiappino e altri giochi che si fanno anche oggi.
Un altro gioco di cui mi aveva parlato, che però io non ho mai provato, è “Loja e Shteteve”, il Gioco dei Paesi. Si disegnano quattro quadrati per terra e si dà ad ognuno il nome di un Paese, ad esempio Romania, Albania, Italia e Polonia. Il primo giocatore lancia un sasso ad occhi chiusi e salta sulla casella dove questo è caduto, cercando di indovinare il Paese. Se indovina, sta di nuovo a lui, altrimenti tocca a un altro giocatore.
Un gioco molto divertente che faccio sempre con la nonna s’intitola “Hapu kyçe, mos u hap!” Si gioca in due o più giocatori, mettendo i pugni uno sopra l’altro; un giocatore, che non li mette, deve cercare di aprire quelli dei suoi avversari, infilando il ditto dentro e ripetendo più volte: “hapu kyçe, mos u hap!”, cioè “apriti lucchetto, non aprirti!”, finché non glieli ha aperti.
Mia nonna giocava con sassolini, bastoncini e le dita delle mani; non abbiamo bisogno di tanti giochi per divertirci, basta stare in compagnia e avere fantasia!!!
I GIOCHI DEI NONNI di Fabio Giuntoli
Quando mio nonno era piccolo, soldi e tecnologia non erano come quelle di ora, quindi anche giochi e giocattoli erano molto diversi. I giocattoli scarseggiavano ed erano oggetti molto semplici: palle, palloni, cerchietti, tamburelli, bicicletta, calcio balilla,tombola, carte e dama e in alcuni luoghi di ritrovo per ragazzi era disponibile il Monopoly. Venivano anche utilizzati come giocattoli, oggetti comuni come il fazzoletto, ( per giocare a bandierina), stecchi e pezzi di legno come spade, lance o frecce per il tiro a segno, infatti molti giochi erano di movimento e all’aperto. Per questi divertimenti non c’era il bisogno di alcun giocattolo o oggetto particolare; per fare lo scivolo era sufficiente usare l’argine del fiume e i pantaloni corti, macchiati di verde e marrone facevano capire alla bisnonna che il nonno, aveva giocato a scivolare. Altri giochi erano le gare di corsa acchiappino, nascondino, braccio di ferro, lotta con le braccia, salire sugli alberi, saltare i fossetti, “indovina chi ti ha picchiato”, “acchiappanaso” e altri che il nonno non ricorda. I giochi al chiuso e da tavolo erano pochi. Mio nonno dice che i giochi di un tempo, erano quasi sempre fatti in compagnia di altri ragazzi o anche con gli adulti, ha detto che questo era molto utile per imparare a crescere e a stare insieme agli altri. Nonno mi dice sempre che un oggetto comune che tutti hanno, può essere utilizzato per fare diversi giochi; il fazzoletto, appunto, può diventare: una bandierina, una bandana per fare il pirata, una benda per giocare a mosca cieca, oppure una bandana per fare il bandito o per nascondere gli oggetti e indovinare cosa sono.
“ Bambole di pezza e giochi nell’aia e divertimenti di un tempo lontano”
di Chiara Martinelli
Ai tempi di mia nonna, non c’erano i giochi di oggi.
Quindi se li costruivano da soli; ad esempio mia nonna aveva delle bambole e lei si divertiva a giocarci, anche se ci giocava da sola perché era un po’ lontana dal paese.
Mia nonna si divertiva così non avendo la casa per le bambole andava nell’aia, prendeva un panchetto ci metteva qualche pezzo di stoffa e ci faceva il letto.
Andava nei campi e raccoglieva erba, fiori e ci faceva da mangiare.
Una sera come tutte le altre dopo aver mangiato andarono a letto, la mamma della mia nonna spense tutte le luci e si misero a dormire, durante la notte sentirono dei rumori e impauriti rimasero a letto. La notte passò, era giorno nonna suo fratello e sua mamma si alzarono, andarono a fare colazione e si vestirono, dopo andarono a vedere cosa era successo fuori. Nella stalla era tutto a posto, mia nonna impaurita andò nell’aia e trovò tutto distrutto,piangendo tornò a casa e gli raccontò cosa era successo nell’aia,suo fratello triste gli disse: ”Non ti preoccupare,ti aiuterò io a risistemare tutto”, mia nonna rispose: ”Grazie!”.
Dopo una settimana di lavoro l’aia era come nuova, quel giorno erano tutti contenti perché tornò anche il babbo dalla Svizzera: che era andato per lavoro. Quando vide cosa avevano fatto i due bambini e da cosa gli avevano raccontato, entrambi i genitori erano molto orgogliosi di mia nonna e suo fratello, perché se avevano bisogno tutti e due erano disponibili ad aiutarsi.
“BAMBOLE DI PEZZA E GIOCHI NELL’AIA: GIOCATTOLI E DIVERTIMENTI DI UN TEMPO LONTANO
di Rachele Bicocchi
I miei nonni Renzo e Oriella sono nati e cresciuti in un paesino della Montagna Pistoiese chiamato Casa di Monte. Sono stati piccoli in un periodo di povertà, quando per giocare bastava veramente poco, non come oggi, che noi bambini ci annoiamo con tutto e quello che abbiamo non ci basta mai! Le bambine ad esempio si divertivano a confezionare bambole di pezza, cucite con le loro mani, si facevano dare delle lenzuola vecchie dalle loro mamme ci disegnavano la sagoma della bambola, la ritagliavano e la cucivano imbottendola con la lana tosata dalle loro pecore, come occhi usavano dei vecchi bottoni, per i capelli altra lana e la bocca era ricamata con il filo rosso. La mia nonna si divertiva anche a confezionare degli abitini graziosi per la sua bambola.
Un altro gioco che si divertivano a fare quando si riunivano tutti assieme lo chiamavano”ci bè zuppalo nel caffè”; per fare questo gioco occorrevano 2 bastoncini, uno veniva messo a cavalcioni ad un sasso e con l’altro ci si batteva sopra per farlo volare in aria, vinceva chi lo lanciava più lontano.
Un altro gioco era “treppio” che consisteva nel prendere dei sassolini lanciarli in aria con il palmo della mano e riprenderli con il dorso della stessa, anche qui vinceva chi riusciva a riprenderne il più possibile.
La sera i bimbi si riunivano nei metati dove si seccavano le castagne e, accoccolati intorno al fuoco, si raccontavano storie e storielle di vita vissuta, visto che con loro si riunivano anche le nonne raccontando le loro esperienze in tempo di guerra.
Mio nonno invece si divertiva a giocare con il cerchio di una bicicletta (senza la gomma) e un bastone, con il quale spingeva il cerchio lungo la strada: anche in questo caso c’era un vincitore ed era quel bambino che arrivava più lontano senza far mai cadere il cerchio.
I bimbi di quei tempi si divertivano anche a ballare nelle piazze e ogni occasione di incontro era sempre una gioia, un divertimento e un’occasione per stare insieme.
Un gioco che facevano i miei nonni e che è stato tramandato fino ai giorni nostri è il gioco della ”campana” che consiste nel disegnare per terra una specie di campana suddivisa in quadri numerati da 1 a 10 sui quali viene lanciato un sassolino che deve essere raccolto dal giocatore saltando nei quadri con un piede solo.
Noi bambini di oggi dovremmo imparare dai bambini di quel tempo passato quando non importava quanti giochi avevi, se erano alla moda o tecnologici, bastava solo stare INSIEME!
Bambole di pezza e giochi nell’aia: giocattoli e divertimenti di un tempo lontano
di Nadia
Ieri ho chiesto ai miei nonni quali giochi facevano quando erano piccoli, ma siccome non avevano tante cose i loro giochi erano semplici, eccone alcuni raccontati da loro.
Un gioco era quello del tappino. Con il gesso o con un pezzetto di mattone si disegnava una pista in terra, che doveva avere tante curve, si disegnava anche la linea della partenza e quella dell’arrivo. Poi a turno, ogni bambino prendeva un tappino da bottiglia e pizzicandolo con le dita cercava, senza farlo uscire dalla pista, di farlo arrivare per primo al traguardo.
Un altro gioco era quello di arrampicarsi sulle piante. Avevamo un grande parco vicino, che era recintato da un grande muraglione che lo circondava tutto. Giocavamo ad entrarci di soppiatto scavalcando il muraglione, ed una volta dentro si divertivano ad arrampicarsi in cima a dei grossi abeti da dove si vedeva un bel panorama del paese.
Poi giocavano a calcio, ma siccome non si trovavano i palloni di plastica come adesso, giocavano con una palla ricavata dal cartone pressato e legato stretto stretto con uno spago. Quando la palla era pronta se la tiravano e ci giocavano per strada.
I giochi dei nostri nonni
di Lorenzo Agostini
Oggi è una giornata piovosa, e vi voglio raccontare cosa faceva la mia nonna Rosanna quando era piccola.
Sono qui al tavolo di cucina con la mia nonna accanto a me che mi racconta…………
Ai suoi tempi ,non c’erano molti giochi e quindi i bambini si divertivano ad inventarsi giochi anche con nulla,la mia nonna mi ha raccontato che passava tanto tempo a giocare con due pentoline di rame facendo finta di giocare a mamme oppure a “signore”.
La mia nonna aveva la fortuna di avere il babbo falegname che gli faceva giochi di legno ad esempio:
una carrozzina verniciata di azzurro che la mia nonna oltre a tenerci le bambole ci teneva un gattino di nome Pippo Rosso, poi gli aveva fatto un tavolino con le seggioline per le bambole e una poltroncina,che ancora oggi la tiene per ricordo,dove si sedeva lei quando giocava a mamme e “signore”,le aveva fatto anche un piccolo taglierino e una piccola spianatoia di legno e quando la sua mamma faceva la pasta anche lei si metteva li vicino e spianava.
La mia nonna aveva due bambolotti di celluloide che mi ha fatto vedere e le chiamava Patatina e Gigetto.
Questi erano i giochi “invernali”,poi quando arrivava il tempo bello tutti nell’aia a giocare all’aria aperta…, e questo era uguale anche per il mio nonno che abitava a Lucca.
I giochi erano questi:
Il gioco della campana,con un pezzettino di mattone, disegnavano dei quadrati con dentro dei numeri e buttandoci sopra un sassolino dovevano saltare dentro ai quadrati fino a riprenderlo, senza pestare i contorni, poi giocavano a nascondino, a palla, alle belle statuine, al gioco dei quattro cantoni, ad acchiappino e poi senza che mamma Natalina lo sapesse, faceva la bambina un po’ disubbidiente e andava insieme ai suoi amici lungo il fiume Maresca saltando da un sasso all’altro.
Un giorno,insieme ad una sua amica di nome Sara sotto il ponte di Borgo Freddo,in un punto dove l’acqua era molto alta e i sassi scivolosi, saltando da un sasso all’altro scivolarono dentro l’acqua facendo un bel bagno, e la mamma della Sara accese la stufa a legna per farle asciugare dopo aver fatto una bella brontolata e forse anche qualche sculaccione.
Un altro divertimento spericolato della mia nonna era quello di andare ai pozzi lavatoi e fare l’altalena aggrappandosi al filo dove le donne mettevano a sgocciolare i panni che erano stati appena lavati.
La mia nonna Rosanna e il mio nonno Celso mi dicono sempre: “ ai miei tempi non c’erano tutti i giochi che avete oggi,ma eravamo più contenti e si apprezzavano molto di più tutte le cose”, ai miei tempi…… quando ero piccino io……., quando io ero piccola come te……., ai nostri tempi…….
I giochi dei nostri nonni
di Vittoria Gargini
L’anno scorso, quando era andata via la luce e la corrente, non c’era altro da fare che stare davanti al
camino con una cioccolata calda e sette coperte!!
Mentre ci riscaldavamo ho chiesto a mia nonna a che giocava quando era piccola e lei ha iniziato a
raccontare: <<Quando ero piccola, costruivo le bambole con la lana e il cotone, i maschi con i
tappini delle bibite giocavano a calcino, poi giocavamo a nascondino, saltavamo la corda,
giocavamo a campana, costruivamoi fortini, le dighe e pescavamo le trote>>.
Quando mia nonna ha finito il racconto mi sembrava un p’ò troppo noioso! Così sono andata a letto;
mi sono svegliata il giorno dopo, non c’era eletricità quindi non potevo guardare la televisione e
giocare alla Wii, allora mi è venuto in mente di giocare ai giochi vecchi di mia nonna, ho chiamato
subito i miei amici.
Quando ci siamo trovati abbiamo iniziato a costruire le bambole di pezza con scarti di vestiti, lana e
cotone, mentre i maschi giocavano a calcino con i tappi di bottiglia. Poi abbiamo preso un gessetto
e abbiamo disegnato la griglia per giocare a campana, all’inizio non mi riusciva, poi ho capito come
giocare. Abbiamo preso la corda e uno per uno la saltavamo: io ho fatto ventuno salti!!
Poi tutti insieme siamo andati nel bosco e abbiamo costruito un villaggio con fortini, pozze d’acqua
da cui prendevamo le trote e sembrava un vero villaggio. Insomma ho fatto tutti i giochi di mia
nonna che sembravano noiosi ma non lo erano; ma alla fine del divertimento mi è successa una cosa
strana: mi sono svegliata, era tutto un sogno!
La mattina è tornata la corrente, ma siccome i giochi di mia nonna sono più divertenti di quelli
moderni, sono andata fuori a giocare e mi sono divertita tanto!!!
I giochi dei nonni
di Ginevra Sartori
Un giorno di dicembre, dopo aver pranzato, sono andata insieme a mio nonno ed a mia nonna a fare una passeggiata nel bosco.
Dopo un po’ che camminavamo iniziò a piovere. Allora per non bagnarci, ci siamo riparati dentro un casolare abbandonato. Mio nonno per scaldarci ha acceso subito il fuoco nel camino e, mentre ci asciugavamo, mia nonna mi disse di come erano cambiati i tempi da quando lei era bambina. Io allora chiesi di raccontarmi i giochi che facevano da piccoli; mio nonno allora iniziò a raccontare che lui da piccolo giocava insieme ai suoi amici a fare le gare per le strade sterrate con un cerchione di una vecchia bicicletta, che doveva essere tenuto dritto e guidato con un ferretto.
Un altro passatempo che amava molto era andare a pesca di “broccioli” (piccoli pesci) nel fiume, per pescarli bisognava entrare nell’acqua fino alle ginocchia ed usare una vecchia forchetta da cucina. Un altro gioco molto di moda a quel tempo era giocare a calcio in un vecchio campo, che ora non c’è più, ed usare come palla qualsiasi cosa rotolasse. I regali delle feste a quei tempi erano pochi, ad esempio un trenino di legno o di latta oppure un soldato a cavallo. Il gioco preferito di mio nonno non era uno solo ma tanti, come ad esempio nascondino, acchiappino e tirare a qualsiasi cosa con la fionda.
Mia nonna invece preferiva giocare a mamme con delle bambole di pezza, che venivano fatte dalle mamme, se il tempo era bello giocava con le sue amiche a campana (gioco svolto disegnando una griglia in terra con del gesso, bisognava saltare all’interno della griglia senza toccare i bordi), a nascondino oppure a saltare la corda.
Poi mio nonno mi ha detto che giocavano anche se il tempo era brutto, bastava una piccola idea per creare un giocattolo fai da te; inoltre un po’ dispiaciuto mi ha detto che tutti questi giochi nel tempo si sono persi e sono stati dimenticati.
Io sono rimasta molto incuriosita ed affascinata da questi giochi, soprattutto mi sono accorta che non ci voleva molto per essere felice e giocare, bastava qualcosa di semplice e di bello per avere la scusa di giocare. Mi sono resa conto che i bambini passavano tanto tempo tra di loro giocando spensierati e felici.
Intanto fuori aveva smesso di piovere, quindi ci siamo incamminati per il bosco in direzione di casa, con la promessa dentro me stessa di trascorrere un po’ più di tempo ad ascoltare le storie dei miei nonni.
Ah, dimenticavo…, appena siamo arrivati a casa sono corsa in soffitta insieme ai miei nonni e da un baule impolverato mia nonna ha tirato fuori una bambola di pezza fatta da sua madre, non è come le bambole di oggi tutte di plastica, ma io mi sono innamorata di questo giocattolo e lo conservo gelosamente insieme ai miei giochi preferiti.
Bambole di pezza…
di Amelia
La mia nonna Roberta mi racconta con cosa si divertiva da piccola:
a giocare a nascondino, a campana e a calcio perché bambole e giocattoli non ne avevano, ma il suo gioco preferito era andare a suonare i campanelli le sere d estate.
Una sera lei e le sue amiche sono andate a suonare il campanello del sindaco, non fecero in tempo a scappare che le chiamò in casa.
Gli fece un bel rimprovero con voce molto seria, dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante fece una gran risata e gli disse che lui era giovane ma se andavano dalle persone anziane si potevano impaurire gli fece promettere che non lo facessero più.
Non è stata proprio una promessa perché la sera dopo erano di nuovo in pista.
Bambole di pezza e giochi nell’aria: giocattoli e divertimenti di un tempo lontano
di Alessio Cinotti
I giochi di una volta erano diversi da quelli del nostro tempo, i nostri nonni si divertivano con poco, se avevano un fiume vicino lanciavano i sassi e li facevano rimbalzare.
Si mettevano in tondo e facevano il girotondo, giocavano con i tappi delle bottiglie , giocavano a campana, con i rocchetti del filo di cotone, a pallone e a mosca cieca.
Sapevano costruirsi una cerbottana o un fischietto, giocavano a correre nei sacchi o al tiro alla fune.
C’era anche l’albero della cuccagna, ruba bandiera e quando arrivava un circo, anche se piccolo, era una festa.
C’erano anche giochi che ci sono ora come: nascondino, l’altalena, l’aquilone, le biglie e la slitta,
anche se noi abbiamo il bob.
I giochi si facevano spesso per strada, ora fuori ci stiamo proprio poco, ci muoviamo poco e stiamo troppo davanti alla tv e al computer.
BAMBOLE DI PEZZAE GIOCHI NELL’AIA : GIOCATTOLI E DIVERTIMENTI DI ALTRI
TEMPI di Giulia Tremolini
Ai tempi di mia nonna, quando era piccola, andava a scuola a piedi e nelle classi insegnava una sola
maestra, se i bambini non si comportavano bene, la maestra gli dava le bacchetate nelle mani e non c’era neanche la ricreazione.
Nel pomeriggio, dopo aver fatto i compiti e le faccende di casa, potevano giocare con altri bambini a mosca cieca, al salto con la corda, a giro giro tondo e al gioco dello schiaffo.
Quando era sola giocava con l’unica bambola, fatta di pezza cucita da sua nonna.
“Bambole di pezza e giochi nell’aia”
Giocattoli e divertimenti di un tempo lontano
di Agata Bartolomei Ducci
Mia nonna da bambina giocava con una bambola di stoffa che gli aveva fatto la sua mamma. La bambola aveva i capelli di lana e era vestita con un vestitino fatto a maglia.
Poi giocavano anche a acchiappino, alle belle statuine, a campana, a rimpiattino e a palla dorata. Si giocava tirando la palla contro un muro dicendo una filastrocca: “palla dorata, dove sei stata, dalla nonnina, cosa ti ha dato, una pallina, falla vedere, eccola qua!” e si doveva parare la palla con la gonna.
La nonna aveva anche un triciclo, con cui un giorno fece un bel capitombolo, e anche una bicicletta rosa.
Bambole di pezza e giochi nell’aia: giocattoli e divertimenti di un tempo lontano
di Jonathan Casella
Davanti a casa, seduta su uno scalino, la nonna giocava da sola con tazze e piattini di terra cotta improvvisandosi cuoca, mentre con le amiche a rimpiattino e a palla prigioniera; passava però la maggior parte del tempo con la sua mamma ascoltando alla radio le novelle, le commedie del tempo e le notizie sulla guerra. Il nonno invece si divertiva con i cerchi della biciclette,con il pallone fatto di stoffa e con l’altalena attaccata al noce; ma anche il suo tempo era dedicato ad aiutare il suo babbo a lavorare, mattone su mattone, tante fatiche già da bambino per la famiglia.
GIOCATTOLI E DIVERTIMENTI DI UN TEMPO LONTANO
di Antonio Vivarelli
Tanto tempo fa non c’erano i giochi di ora tipo Play Station,Wii eccetera.
Così i miei nonni ed i loro amici si ritrovavano a giocare in piazza di Maresca.
Le femmine si costruivano le bambole: usavano la stoffa avanzata per i vestiti e per i capelli
usavano la lana.
E così gicavano con le bambole di pezza.
Invece i maschi giocavano a calcio con i palloni fatti di stoffa, anche io ne ho uno fatto dalla mia bis
nonna e lo uso in casa per non rompere nulla !
Poi insieme giocavano a nascondino per i borghi e sotto il ponte.
Dopo aver giocato facevano merenda e poi andavano tutti a casa .
Anche a noi oggi garba fare i giochi dei nostri nonni.
Il testo di Andrea Petrolini: