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Le Cosmicomiche, dinosauri e identità/classe quinta

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“Identità, stereotipo, pregiudizio”

“Accettare luoghi comuni, conoscenze non verificate, giudizi preconfezionati: un’economia della mente che diventa un’avarizia del cuore” 

(da Mazzara, Stereotipi e pregiudizi, Il Mulino, Bologna 1997)

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Il lavoro si prefigge di

1. sviluppare un’identità dei ragazzi più consapevole

2. ridurre i pregiudizi e gli stereotipi;

3. rendere più disponibili, al confronto e alla convivenza con l’altro, tutti i ragazzi;

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Parole-chiave

Identità, stereotipo, pre-giudizio, luogo comune, inclusione, esclusione, condivisione, confronto, diversità, somiglianza, ruolo, media, semplificazione, complessità, opinione, informazione, oggettività, soggettività, punto di vista, modo di dire, altro, giudizio, io, noi, voi, emozione, riconoscimento, gruppo, individuo, normalità, empatia,

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Questo lavoro è parte del Progetto di Istituto che ha l’obiettivo di favorire e stimolare la continuità fra i vari ordini di scuola (nel nostro caso stiamo collaborando con la 1A  della Scuola Secondaria di primo grado di San Marcello e la quinta della Scuola Primaria di Piteglio).

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1- Abbiamo iniziato con la proposta del racconto “I dinosauri”, presente ne “Le cosmicomiche” di Italo Calvino

In questo racconto Qfwfq è l’unico esemplare di dinosauro sopravvissuto all’estinzione della sua specie. Dopo essersi rifugiato su un altipiano per lunghissimo tempo, prova a ridiscendere ma trova “gente” (?) mai vista, i “NUOVI”.  Qfwfq è terrorizzato dall’essere riconosciuto come un dinosauro ma, come lui non conosce i NUOVI, questi ultimi non ri-conoscono lui. Tutti rammentano i terribili dinosauri ma non hanno idea di come fossero veramente, non hanno ricordo di loro. Qfwfq cerca di integrarsi con questi e lavorando ci riesce ma poi sceglie di abbandonare il villaggio e scappare. Non essere riconosciuto lì per lì è positivo ma, forse, non avere una propria identità non lo è altrettanto.

Dopo la lettura del racconto abbiamo deciso di sviluppare un percorso, non calato dall’alto, che rendesse i ragazzi protagonisti, che li stimolasse a riflettere, partendo dalla propria esperienza e dalle proprie conoscenze, sul proprio senso di identità e sui concetti di pregiudizio e stereotipo, nonché a porsi in un atteggiamento di ricerca

Il progetto mette al centro del lavoro i ragazzi. Crediamo, infatti, che essere parte attiva del processo di acquisizione di conoscenze e abilità faciliti l’apprendimento e la conoscenza degli alunni sempre ed, in particolar modo, in questo caso dove si cerca di comprendere meglio se stessi e l’ALTRO.

L’insegnante ha il ruolo di consulente e facilitatore nel lavoro di conoscenza reciproca.

I ragazzi sanno che alcune riflessioni anonime saranno pubblicate sul nostro Blog. Discutiamo sul fatto che sarà utilizzato sempre (o quasi) il genere maschile per riferirsi a loro (ragazzi, alunni, bambini,…) in quanto chi leggerà avrà difficoltà nel riconoscerli. Riflettiamo anche intorno al genere maschile, preferito in italiano, quando ci si riferisca a nomi maschili e femminili contemporaneamente.

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“Il termine “stereotipo” deriva da sterotipia (dal greco stereòs = rigido e tòpos =impronta), una tecnica di stampa che utilizza lastre di piombo fuso in un blocco unico, piane o ricurve, per riprodurre copie sempre uguali a se stesse”

Dizionario Garzanti, 2009

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Con queste attività cerchiamo di:

a. Chiarire il concetto di identità individuale (io)

b. Comprendere che l’identità individuale si connette con identità collettive (noi)

c. Cercare di capire se l’identità individuale dei ragazzi corrisponda all’idea che gli altri hanno di loro (la percezione che gli altri hanno del singolo corrisponde o no alla percezione che il singolo ha di se stesso?)

d. Intuire l’esistenza e le caratteristiche di alcune identità collettive

e. Comprendere che le identità collettive  determinano un ambito di inclusione (noi) e uno di esclusione (voi)

f. Comprendere cosa si intende per stereotipo e pregiudizio

g. Saper riconoscere stereotipi e pregiudizi nei confronti degli stranieri

h. Acquisire informazioni reali/dati sul problema

i. Saper riconoscere la differenza tra dati e interpretazioni

l. Sviluppare la capacità di costruire grafici e tabelle che rappresentino i dati emersi

m. Tentare di interpretare i dati

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Il termine stereotipo “…fu usato per la prima volta nel 1922 da Walter Lippmann nell’ambito di uno studio sui processi di formazione dell’opinione pubblica. Secondo Lippmann, il rapporto conoscitivo con la realtà esterna non è diretto, ma mediato dalle immagini mentali che di quella realtà ciascuno si forma.”

( Mazzara,  già citato)

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Giochi e attività

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2- Chi sei fra i personaggi del racconto? Disegnati!

Sei un dinosauro del passato o del presente?

Sei uno dei nuovi del racconto o un nuovo di oggi?

imageimageimage I dinosauri del passatoimageimage

I nuoviimage

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Come immaginiamo i nuovi oggi (se il genere umano si estinguesse come accadde ai dinosauri)

imageimageimageimageimageDinosauri di oggi

3- Che animale sei? Descrivilo/descriviti con tre aggettivi.

4- Perché hai scelto questo animale?

image image Timido, “svolazzante”, simpatico imageimage

Timida, avventurosa, fragile

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Forte, coraggioso, robusto

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Forte,veloce, bravo

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Libera, simpatica, generosa

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Piccola, carina, semplice

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Elegante, libera, colorata

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Affettuosa, esploratrice, simpatica

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Maestoso, libero, misterioso

imageimagePositiva, studiosa, educata

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Educata, brava, simpatica

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Tranquilla, forte, libera

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Figo, forte, bello

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Amichevole, simpatica, timida

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La scimmia: agile, furba, agitata

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5- Descriviamo l’animale scelto in L2 e L3 (inglese e spagnolo), approfondendo la conoscenza di culture “altre”

DESCRIBING IN ENGLISH AND SPANISH – DESCRIBE EN INGLÉS Y ESPAÑOL

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6- CHI SONO IO? (rispondi alla domanda 10 volte, dai risposte semplici)

(da “Gioco e dopogioco”, di Paolo Marcato, Cristina del Guasta, Marcello Bernacchia, Molfetta, La meridiana, 1996.)

Proposta del gioco “CHI SONO IO?”
Si chiede ai ragazzi di rispondere in 10 minuti, per 10 volte, a questa domanda.

Si possono usare aggettivi, nomi o brevi definizioni discorsive, le risposte devono essere sintetiche.

Si è discusso insieme se fosse meglio il lavoro anonimo, la maggior parte di loro lo ha preferito.

Alcuni ragazzi hanno trovato difficoltà nell’individuare le parole per definire chi fossero (e farlo con pochi termini) e si sono descritti con delle frasi complesse. Tre alunni hanno risposto alle dieci domande descrivendosi come personaggi dei cartoni animati. Molti hanno utilizzato un aggettivo e, contemporaneamente, l’esatto opposto… ma, in effetti, ognuno di noi può essere “buono” in alcune occasioni e “cattivo” in altre. Altri hanno parlato di cosa sanno fare, della famiglia, dello sport e delle amicizie.

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I dati sono di non facile lettura e interpretazione ma il nostro obiettivo era che i ragazzi riflettessero su loro stessi, sui loro comportamenti, sui loro modi di essere… e a far questo ci siamo riusciti.

Le scelte dei ragazzi

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“Sono una persona di cui ci si può fidare,… che ha tanti pro e tanti contro, …. Ho dei sentimenti,  questo mi rende una persona speciale e per questo sono felice di essere io”

“A volte mi sento come delle banane in mezzo a delle scimmie, che per un po’ restano buone e non le mangiano ma poi, alla fine, le mordono” “Sono una persona che viene presa in giro, anche dalle amiche,… sono una che sta bene da sola o con poca compagnia…” “Adoro la natura” “Da grande vorrei occuparmi di animali, fare la volontaria ENPA,…  mi piacerebbe avere il potere di trasformarmi in animali a piacere…”

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“Sono sempre consapevole di quello che faccio, … sono una persona pronta ad accogliere tutti,.. sincera e competitiva, orgogliosa di me e di come faccio le cose” “Avevo un piccolo problema fisico per il quale sono stata presa in giro, … la mia cura era piangere, piangere, piangere, credo che a nessuno faccia piacere essere preso in giro per un problema fisico”

“Sono una persona che ha un carattere forte ma un cuore debole” “… con me ci si può confidare, …sono una persona emotiva che si sfoga piangendo e abbracciando,… Io stracolmo di amicizia e non mi vergogno,… mi fanno male la nostalgia, la distanza, il tradimento, la povertà e la guerra…, mi so proteggere e se qualcuno mi fa uno sgarbo gliela faccio pagare…”

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“Sono una persona che cerca di sorridere il più possibile ma quando mi fanno arrabbiare divento una belva,.. a volte sono una persona “incazzosa” e diretta, in altre timida e vergognosa,… quando un amico mi prende in giro mi metto a piangere” “Sono una persona molto giocosa e sensibile, so amare e vi giuro che non sembrerebbe ma so amare, forse penserete che io sia una persona brava ma vi sbagliate perché sono cattiva” “Giorno dopo giorno cerco di migliorare, forse poi diventerò buona!”

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“Sono una fiamma, sì proprio così, una fiamma di fuoco che brucia le emozioni, che sono dentro di me. Mi sento triste ma felice, mi sento felice ma triste.” “Non amo litigare, perché non si risolve niente” “Io sono un seme, che ogni giorno cresce… fino a diventare un albero fiorito.” ” Sono degli occhi che quanto gli metti gli occhiali vedi meglio e quindi chiarisci tutto” “IO sono una e l’altra accanto è la mia gemella, la miaamica, la mia ispirazione” “Io sono una canzone che appena esce è di moda e poi non l’ascolta più nessuno” “Sono un’amica perfetta ma anche malefica”

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“A me piacerebbe volare, infatti vorrei essere un uccellino e volare via dal nido… ma è bello anche essere umani”

“Di carattere sono forte ma a volte anche debole” “Le cose che mi danno noia sono tante ma soprattutto la morte” Non sopporto le prese in giro,… alcuni compagni mi prendevano in giro e quando tornavo a casa piangevo e i miei genitori erano tristi. Mi piace essere così,… voglio essere come i miei genitori mi hanno fatto!”

“Da adulto avrei il sogno di costruire teletrasportatori,.. diventare una truppa imperiale…, avere una città tutta mia”

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“Sono una persona che ha la forza di un lupo,… mi difendo quando ne ho bisogno,… da grande voglio fare il youtuber, ho una sensazione di rabbia quando non smettono di darmi noia…”

“Mi piace andare nel bosco,.. amo gli sport, mi piacerebbe andare alle Olimpiadi,… vorrei essere un esempio di pace, …adoro gli animali, mi piacerebbe che i miei figli crescessero bene,…”

“Quando mi trovo in palestra sento un miscuglio di emozioni: felicità, agitazione, paura,…a scuola a volte si litiga, ma alla fine si risolve tutto,… ogni giorno per me è bello perché io penso positivo”

“Io sono una persona abbastanza strana perchè faccio cose strane, … ho pochi amici ma sono migliori amici,…”

“In passato ho trascorso periodi brutti a scuola, come quelli che sta passando un altro bambino, ma non voglio che succeda più, adesso sono diventato più forte ma non voglio dare noia a nessuno e cerco di farmi più amici possibili,… in futuro voglio fermare le guerre, non voglio che la gente muoia e nemmeno gli animali!” “Mi sento uno Jedi, mi sento una truppa della resistenza”

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“Sono una persona buona e un po’ cattiva, … che dà fiducia a chi la merita, … che da fuori sembra dura ma in fondo è sensibile, … che se vede qualcuno soffrire cerca di consolarlo, … che dona un sorriso, che è molto competente, tanto testarda, perché se voglio qualcosa anche se mi ci vuole del tempo l’ottengo…”

“La mia vita è iniziata a sei anni quando i miei genitori si sono separati. Non è stata una felicità ma neppure un dispiacere enorme. La casa non aveva più quelle litigate ad alta voce. …Credo di essere una persona  forte grazie a mia madre…”

“Sono una persona che se ha uno scopo da raggiungere cerca di raggiungerlo in tutti i modi, sono permalosa, polemica, elegante ma anche buona e generosa,… che ama l’avventura, la fantasia e tutte le cose non reali. A volte penso che sarebbe bello vivere in altri mondi ma, in fondo, mi basta l’immaginazione”

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“Non vorrei essere nei panni delle persone povere perché so che io sono fortunata” “Vorrei essere magica e con un solo pensiero fare cose che non posso fare. Mi sembra strano tutto questo: sogni da cui non mi voglio svegliare, il mondo reale, le domande, il gusto amaro del limone. Adoro assaporare il momento di quando tutti i miei sforzi sono serviti a qualcosa” “In futuro se sarò qualcuno, e so che lo sarò, vorrei migliorare il mondo e rispondere ai miei dubbi”

7- Gioco del “Come mi vedono/come mi vedo”. Verifichiamo se le impressioni coincidono

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Ogni bambino è stato chiamato, a turno, al centro del cerchio.

Gli altri hanno provato a dire come appariva loro, utilizzando aggettivi e brevi frasi.

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Gli aggettivi più frequentemente utilizzati per descrivere “l’altro” sono stati: imbarazzato, contento, sorridente, emozionato, timido, vanitoso; non sono venute fuori descrizioni più precise, forse perché “essere al centro” fa sentire (o immaginare tutti di sentirsi), più o meno, allo stesso modo.

“L’altro” si è riconosciuto, quasi sempre, nella descrizione/negli aggettivi attribuitigli, solo se riferiti a quella precisa situazione ma ha dichiarato di essere, di solito, molto diverso.

In un caso soltanto è stata fatta una descrizione molto lontana da come il bambino pensava di essere. Questa distanza, fra l’idea che egli aveva di sé e quella che gli altri avevano di lui, gli ha permesso di riflettere sugli atteggiamenti e sui comportamenti che lo fanno apparire diverso da ciò che si sente di essere veramente.

***Esempi di gruppi di parole, diverse dalla maggioranza, attribuite ad alcuni bambini: “contento, sciocco, finge emozioni, falso, indossa una maschera” (la risposta a sfida “più felice che mai!”); “offeso, confuso, spaesato” (la risposta “imbarazzato, felice,  spaesato); “felice, sciocco” (la risposta”felice ma un po’ simpatico”); “imitatore, timido, imbarazzato” (la risposta “strano, inventore, fantasioso, che ha bisogno di parlare e di essere ascoltato); “fa il cretino, imbarazzato, non divertente. agitato” (la risposta “pompato e felice”); “vanitoso, spiritoso, arrabbiato, indossa una corazza, nasconde emozioni” (la risposta “ho una maschera, sono schizzinoso, ho paura a mostrare i sentimenti, mostro atteggiamenti da duro per non sembrare una femmina)…***

La capacità di comprendere che gli altri possono vederci in modo diverso da come ci sentiamo o  crediamo di essere ha arricchito tutti.

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8- Gioco di ruolo. Scelgo un biglietto e interpreto un compagno

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“Come vedo l’altro?”

E’ emersa immediatamente la difficoltà, esplicitata da tutti, ad essere veramente sinceri nell’interpretare l’altro. I ragazzi avevano paura di offendere il compagno, anche quello che sopportavano meno.

All’inizio la classe è apparsa visibilmente divisa in “gruppi” che sostenevano ciascuno il proprio “membro”;  poi, gradualmente, attraverso il gioco del mimo e la percezione che si poteva interpretare l’altro senza offenderlo o senza essere platealmente criticati, ognuno è riuscito a improvvisare e a rappresentare il “personaggio” che “aveva pescato”, dal contenitore dei nomi, casualmente.

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In questo gioco si sono evidenziate le capacità di osservazione, di conoscenza reciproca, di ascolto dell’altro, di critica dei comportamenti, di consapevolezza verso atteggiamenti assunti (aggressivi o timidi o sfrontati o…, per nascondere emozioni, sentimenti, debolezze)…

Durante la discussione, seguita all’attività di mimo, i ragazzi hanno provato a riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, empatizzando l’un l’altro, forse per la prima volta.

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***In qualche caso i ragazzi si sono trovati in difficoltà ad imitare/rappresentare l’altro ammettendo di non conoscerlo abbastanza. In altri, gli alunni, non si sono riconosciuti appieno nella loro rappresentazione stereotipata e hanno ritenuto che, alcuni loro atteggiamenti, siano stati un po’ troppo esagerati . In questi casi si è aperta un’interessante e accesa discussione su come crediamo di apparire e come appariamo veramente agli altri. Un alunno si è, invece, dichiarato più strano di quanto fosse stato rappresentato. Dalla discussione che è seguita i ragazzi sono arrivati alla conclusione che i comportamenti che il compagno riteneva essere “strani” erano invece considerati  “normali” perché quasi tutti i bambini, magari a casa, facevano le stesse cose.***

Tutti hanno partecipato e discusso attivamente, hanno espresso le proprie opinioni ad alta voce, hanno ascoltato e richiesto di essere ascoltati.

In alcuni momenti la vicinanza emotiva è stata forte. La comunicazione ha teso alla risoluzione dei conflitti, attraverso l’analisi dei problemi individuali e la ricerca di possibili soluzioni.

Le soluzioni non sono state veramente trovate ma, comunque,  i ragazzi sono stati stimolati al confronto e ad implementare la fiducia in se stessi e negli altri.

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9- Il biglietto sulla schiena. “Come mi vedono gli altri?”

I ragazzi devono scrivere una parola su come si “vede”, si percepisce, il bambino che ha sulla schiena il foglio. Abbiamo deciso di utilizzare un pennarello nero cosicché i commenti risultassero il più possibile anonimi.

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Successivamente ciascuno legge cosa gli altri hanno scritto di lui.

Il gioco è stato bello fino a questo momento, poi i ragazzi hanno tentano di scoprire chi avesse scritto alcuni giudizi, magari non condivisi, e quindi il “clima” è diventato un po’ più caotico.

Non si sono posti in modo “critico” verso loro stessi ma verso gli altri.

Commentiamo insieme i “risultati” del gioco. Chi è rimasto sorpreso da quello che hanno scritto i compagni? Chi condivide i giudizi?

Non ci sono state molte sorprese. Dieci alunni si sono riconosciuti in quanto scritto dai compagni, cinque solo in parte e tre no, ma non sono rimasti stupiti. Interessante è stata la discussione avvenuta intorno alla definizione di alcune parole che o non erano interpretate con il giusto significato oppure erano intese in modo diverso da bambino a bambino.

L’incomprensione spesso nasce proprio così!

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10-Drammatizzazione a coppie. Due bambini interpretano ciascuno un personaggio

Vediamo come i due si comportano reciprocamente seguendo lo stereotipo dato. Le coppie e i personaggi da interpretare sono decise dal caso.

Il polemico, il “casinista”, il secchione, il dormiglione, il distratto, l’urlatore, il tremendo, l’escluso, il positivo, l’incluso, il simpatico, l’intellettuale, l’antipatico, il saccente, il nero, il giallo, l’indiano, il belloccio (che se la tira), lo scapestrato, l’americano, l’inglese, lo spagnolo, il sudamericano, il tenero, il duro, il gentile, lo scortese, il maleducato, il ben educato, la mamma, il babbo, il/la nonno/a, il bullo, il timido, il giovane, il vecchio, il figo,…

imageimageimageL’indiano e il distratto

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Il sudamericano e il saccente

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Il vecchio e il duro

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Il bullo e l’addormentato

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Il simpatico e il maleducato

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Il cinese e il secchione

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La nonna e l’intellettuale

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Il babbo e il tremendo

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I ragazzi si sono divertiti; alcuni personaggi sono stati rappresentati con maggior difficoltà.

E’ stato comunque un gioco interessante per iniziare a parlare in modo più esplicito di stereotipo.

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11- Ogni ragazzo si descrive anonimamente utilizzando alcune categorie

Se fossi un: oggetto, strumento musicale, cibo, animale, evento atmosferico, colore,… sarei? Tante strategie per far parlare i ragazzi (fra loro)

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I fogli sono stati, poi, distribuiti casualmente e i ragazzi hanno cercato di capire chi li avesse scritti.

In questo gioco hanno dimostrato di conoscersi molto di più di quanto potessero immaginare… Aiutati anche dalla calligrafia! 🙂

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12- Assemblea, classi quarta e quinta, per progettare un cartellone

Gli insegnanti devono essere sempre pronti a valorizzare, modificando quanto hanno programmato di fare, gli stimoli che provengono dagli alunni.

Avevamo deciso di lavorare, al pomeriggio, sulla progettazione di due cartelloni da realizzare per un lavoro svolto con il CONI. Abbiamo iniziato dicendo come si possa star bene con l’alimentazione giusta, il movimento, il riposo, … come si possa star bene con gli altri. E qui la discussione si è accesa, con l’analisi di comportamenti vivaci, “esagerati”, polemici, … che non fanno vivere bene né i bambini che li mettono in atto né gli altri.

All’apparenza, in questa attività, chi ha alzato più la voce ha pensato di aver avuto ragione e non ha permesso ai più timidi di intervenire con serenità anche se, alla fine, chi voleva esprimere il proprio pensiero l’ha fatto.

Le conclusioni prodotte da alcuni bambini, alla fine dell’accalorata discussione, sono state:

1- l’assemblea è il luogo dove si può davvero dibattere liberamente oppure chi alza la voce o chi ha tanti alleati, chi è nella maggioranza ha comunque “sempre ragione”?

2- Serve davvero parlare con chi non accetta di ascoltare?

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13- Trovo chi è diverso da me

Individuiamo insieme coppie di parole (azioni o nomi) opposte. Ognuno sceglie la parola della coppia che preferisce. Il gioco consiste nel trovare il compagno che ha fatto scelte più diverse dalle proprie.

E’ più facile confrontarsi con chi ci somiglia ma, a volte, è utile e bello farlo con persone diverse da noi.

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image image image Abbiamo scelto dodici coppie di parole contrarie. Solo in un caso si sono verificate 9 scelte diverse. In alcuni sono state sette. Quasi sempre sono state inferiori a sei.

Conclusioni:

1- Sono più le “cose” che ci uniscono di quelle che ci dividono;

2- La diversità si può trovare anche vicino a noi ed è sempre positiva.

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14- A te darei… Da te vorrei…”

(cerchiamo di lasciarci ripensando a cose positive, visto il percorso di otto anni fatto insieme da quasi tutti gli alunni)

 I ragazzi sono invitati a pensare e a ragionare sulle proprie caratteristiche positive e su quelle dei compagni di classe.

1. Ci si predispone in cerchio e ogni ragazzo è invitato a comunicare oralmente con il compagno che sta alla sua destra. La comunicazione è legata a ciò che, di caratteristica positiva, vorrebbe in regalo dal suo compagno e quale dote gli darebbe in cambio. 

2. Al termine sarà realizzato un cartellone che evidenzi le caratteristiche donate e quelle ricevute

Abbiamo svolto questa attività l’ultimo giorno di scuola, è stato un modo per salutarci guardandoci negli occhi.

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I ragazzi hanno donato simpatia, intelligenza, creatività, calma, curiosità, sincerità, generosità, silenzio, velocità, la forza di non essere permalosi, il naso, i capelli, gli occhi,  la capacità di essere bravi negli sport, nelle materie scolastiche, nei videogiochi….

Hanno voluto sincerità, precisione, riposo, generosità, agitazione; la capacità di disegnare, di scrivere, di giocare ai videogiochi, di giocare a calcio, di essere bravi a matematica, di collaborare, di non prendere in giro, di non odiare, di essere spiritosi,…

15- Le parole che fanno bene e le parole che fanno male.

Parliamo e scegliamo le parole che ci fanno sentire bene e quelle che ci fanno stare male, scriviamole su un cartellone

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I cartelloni sono lasciati “aperti” all’inserimento di altre parole (ne sono state aggiunte molte altre)

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Fino a questo momento abbiamo lavorato affinché ciascuno comprendesse meglio se stesso e cercasse di capire l’esistenza di un senso di identità collettiva utilizzando categorie di identità poco conflittuali e comunque riconducibili a contesti sociali e ambientali nei quali gli elementi di affinità (razza, età, cittadinanza) sono prevalenti rispetto a quelli di contrasto.

Da ora in poi lavoreremo per mettere a confronto identità sociali dove gli elementi di affinità sono minori.

16- Testo: “Stamattina mi sono svegliato con una strana sensazione addosso. Ho fatto colazione, mi sono vestito, mi sono avviato a scuola. Quando sono entrato in classe la strana sensazione si è concretizzata, ho scoperto che tutti i miei compagni di scuola erano neri (o parlavano tedesco, o qualche lingua semisconosciuta…)! Parlavano…”

La prima esclamazione è stata:”Neriiiiiiiiii..!? Ma come?!” Cercare la spiegazione della presenza in classe di bambini con la pelle nera ha impegnato i ragazzi più del necessario. Alcuni hanno ipotizzato di essersi trasferiti in Africa, altri hanno pensato a uno scherzo, molti hanno immaginato di essere in un sogno, quasi tutti si sono dichiarati scioccati, “si sono allontanati dalla classe per bagnarsi e svegliarsi, a volte per piangere”.

Più complicato è stato immaginare come si sarebbero sentiti, unici bianchi in una classe di neri.

“Rimasi imbambolato, e pensai: -Cosa devo fare? … Provai a dire qualcosa ma nessuno mi rispose..”

“Corsi in bagno in cerca d’acqua da tirarmi in faccia… Quando tornai in classe mi accorsi che anche la maestra era nera. Svenni! …mi risvegliai e vidi intorno a me i compagni, erano sempre neri, allora mi scappò un grido: -Ah! no… no… non è possibile! Mi guardarono e, credendo che fossi matta, chiamarono i miei… quando arrivarono gli fecero un disegno che significava che l’uscita da scuola era alle tre. Fuggii in bagno a riflettere. Pensai che forse potevamo parlare in inglese e così iniziammo a comunicare! All’uscita, il paesaggio che vidi era bellissimo… L’esperienza mi ha fatto immaginare  come si sente una persona catapultata in un altro paese. Così anche se i bambini mi prendono in giro, adesso, li sopporto di più!”

“La maestra era di color verde chiaro e diceva frasi incomprensibili: -Allowaturinocetungolo….- Mi risvegliai sul banco dopo una verifica”

“Drin Drin… Suonò la campanella. Tutti, educatamente, presero la merenda poi vennero davanti a me e iniziarono a parlare. Io, sorpresa, pensai: -Ma parlano italiano!   Poi mi mostrarono la scuola, felici di aver conquistato la mia fiducia… Cominciai a conoscere altre persone… Tornai a casa e più tardi i miei compagni di classe mi vennero a chiamare per andare a giocare e mi insegnarono canzoni e giochi africani… Mi stavo divertendo un sacco! … In fondo non fa mai male conoscere persone nuove anche perché, in realtà,  siamo tutti uguali”

“Comunque continuavo a chiedermi come avessi fatto ad arrivare lì, in una sola notte, senza accorgermene! Mi sentivo spaesato, mi guardai intorno e vidi una cartina  dello Sduri, una regione del Madagascar… Avevo letto un libro su questi luoghi, terre ricche di flora e fauna bellissime… Mi procurai un vocabolario Sduri-italiano… cercai la mia casa, mi feci coraggio e entrai, c’era mia madre. Scoprii che aveva trovato lavoro qui. Mi misi a piangere perché avevo capito che saremmo rimasti per parecchio tempo… poi sentimmo uno sparo  e fuggimmo…”

“Mi feci coraggio e entrai, vidi un bambino dalla faccia triste e mi sedetti vicino a lui. Ebbi la sensazione che anche lui fosse spaventato da tutte quelle persone nuove così lo incoraggiai e iniziammo a giocare insieme…”

“Mi misi seduta nell’unico banco libero e sopra c’era scritto: “Juno mastron”… allora presi un vocabolario e controllai cosa volesse dire. Significava “Muso bianco, tu non vali nulla, nullità”. Mi sentii così umiliata che, senza chiedere niente andai fuori dall’aula a piangere come una fontana. Ma perché mi trattavano male? … Poi vidi una ragazza che mi porgeva la mano, io, insicura, la afferrai e lei con forza mi aiutò a rialzarmi”

“A ricreazione arrivò una bambina che mi fece delle domande e mi chiese se volevo essere sua amica. Non ci credevo! Ero arrivata da poco, com’era possibile? Comunque accettai e in poco tempo diventammo grandi amiche”

“Iniziò la lezione ma io non capivo niente. Il maestro se ne accorse e mi domandò: -Do you speak english? Io, essendo figlio di madrelingua inglese, risposi: -Yes! A quel punto la lezione iniziò. Suonata la campanella, tutti vennero a conoscermi. Erano entusiasti e mi fecero anche dei regali. Mi portarono a vedere il loro territorio…”

“Non sapevo cosa dire, balbettai qualche lettera senza significato. Tutti mi guardavano, ero imbarazzatissimo respirai forte e andai al mio banco. Quando la maestra cominciò a spiegare non capivo nulla…. non sapevo cosa fare, sudavo e stavo immobile; la maestra si avvicinò, mi guardò male e tornò verso la cattedra. Dopo un’ora senza fare niente, suonò la campanella; aspettai il momento giusto, che non mi vedesse nessuno e scappai!”

“Tutti mi fissavano, per la prima volta ero al centro dell’attenzione… la maestra mi poneva, ogni tanto, delle domande, ma io non avevo il coraggio di rispondere. Tutti intorno a me facevano dei pettegolezzi, ridacchiavano, non sapevo più cosa fare. A pranzo non sapevo dove mettermi a sedere, così mi misi in un angolino rannicchiata… finchè una ragazza della mia età mi domandò: -Ciao, vuoi venire al mio tavolino? Io rimasi impietrita. -Insomma vuoi venire sì o no? mi richiese con tono deciso. Io risposi un sì incerto… poi cominciammo a conversare e pian piano l’imbarazzò diminuì…”

“Avevo fatto quello strano sogno. Ma, mentre la mamma mi portava a scuola, mi disse che la maestra aveva proposto uno scambio con bambini del Marocco. Avrei dovuto passare una settimana là mentre altri bambini sarebbero venuti al mio posto in Italia. -Andrai in una scuola del Marocco per conoscere nuove culture e usanze, partirai domattina! Io ero spaventata dall’idea ma annuii. Poi la mamma aggiunse: -Stai tranquilla è solo per una settimana! … arrivata davanti all’aula mi bloccai per un po’ di secondi, poi mi feci coraggio ed entrai… all’inizio non parlavamo ma poi…”

“…ma come avrei fatto a parlare con loro? All’inizio scappai in bagno per riflettere, poi cercai un vocabolario… di africano(?)… ma non lo trovai. Mi sentivo esclusa dal mondo, eppure non erano loro ‘i diversi’? Forse è solo la quantità che conta! Il mio cervello era in confusione. Prima o poi sarei dovuta entrare, ero imbarazzata e allo stesso tempo triste. Mi immaginavo la figuraccia che avrei fatto se avessi tentato di parlare con loro, preferivo aspettare. Delusione, tristezza, paura erano i sentimanti che provavo… -Basta, devo conoscere i miei compagni! Mi feci coraggio, andai al banco più vicino e farfugliai qualcosa… mi sembrava che mi guardassero con uno strano sguardo… avevo paura di aver detto qualcosa di male… Poi scoprii che qualcuno parlava italiano… anche se pensavo che fossero diversi, in realtà erano come me, cambiava solo il colore della pelle… diventammo amici…”

17- Cerchiamo modi di dire e proverbi che fanno venire in mente e trasmettono degli stereotipi

Riflessioni

1- Le barzellette, che si rinnovano costantemente, possono contenere stereotipi, giudizi preconfezionati, verso “l’altro” che giungono da luoghi e culture lontani da NOI;

2- I modi di dire e i proverbi, che provengono dal nostro passato, raccolgono idee preconcette verso “altri” vicini a NOI (paesi confinanti, persone di un’altra città..)

3- I pre-giudizi sono sempre esistiti?!

@@@

“Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”

“Donne al volante, pericolo costante”

“Donne e buoi dei paesi tuoi”

“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!”

“Buon sangue non mente”

“Nella botte piccola c’è il vin bono”

“Chi nasce tondo non muore quadrato”

“Il lupo perde il pelo ma non il vizio”

Ma pare che il detto “Tutto il mondo è paese!” sia giusto! Ecco che cosa dicono spagnoli e inglesi! (Grazie Flavia!)

“An ape is an ape, a varlet’s a varlet/though he be glad in silk and scalet” (Benché vestita in seta e scarlatto una scimmia è una scimmia e un valletto è un valletto)

“Aunque la mona se vista de seda, mona se queda”(Anche se una scimmia si veste di seta, resta una scimmia)

“Cada oveja con su pareja” (Ogni pecora col suo montone)

Horses for courses (Cavalli per ippodromi. Ogni cavallo è adatto a particolari ippodromi)

“Every ass thinks himself worthy to stand with the king’s horses” (Ogni somaro stima se stesso degno di stare con i cavalli del re)

“Arbol que nace torcido jamàs su tronco endereza” (L’albero che è nato storto non raddrizzerà mai il tronco)

 

 

18- Cercare dati su fatti di discriminazione e pregiudizio accaduti nella nostra società; ricercare articoli giornalistici relativi a fatti non leciti compiuti da “altri” (non italiani ma non solo)

Quasi tutte le informazioni che riceviamo intorno a fatti che avvengono nella nostra società non sono dovute ad esperienze dirette ma ci sono raccontate da altri, dalla TV, dai giornali… quindi sono descritte ed interpretate da altri per noi. I media danno spesso risalto ad alcune notizie piuttosto che a altre, talvolta vengono enfatizzate e ripetute così che tutti noi ci convinciamo che siano più importanti di altre e ne siamo influenzati. Certe notizie subiscono meccanismi di semplificazione, tendono a rinforzare i nostri stereotipi e a distorcere la percezione che abbiamo della realtà.

Sarà interessante provare a lavorare su queste riflessioni nel corso dell’ultimo mese di scuola.

18/a- Lavoro in gruppo-  Proviamo ad individuare, in un articolo trovato dai ragazzi, le opinioni del giornalista distinguendole dalla descrizione dei fatti realmente accaduti.

(Acquisire un atteggiamento critico verso le informazioni date dai media: TV, radio, giornali e riviste, Internet. Ricercare le informazioni distinguendole dalle opinioni dei giornalisti. Mettere a confronto opinioni diverse.)

Alla fine del lavoro ogni gruppo riferirà le sue conclusioni. Seguirà una discussione di classe.

Questo lavoro è risultato piuttosto difficile per i ragazzi. Molti di loro non riescono a concepire che gli adulti possano mentire, anche inconsciamente.

Alcuni di loro hanno provato a intervistare delle  persone sul razzismo e la discriminazione. Tutti gli intervistati hanno dichiarato di non aver mai subito atti di esclusione e di ritenere incomprensibile il razzismo e la diffidenza  nei confronti del “diverso”. Ma allora perché questi atti accadono? Sono sempre “gli altri” a essere razzisti  o piuttosto si tende a non  dire la verità quando si è  intervistati su temi che ci possono connotare negativamente?

Queste sono  alcune delle riflessioni  intorno alle quali abbiamo discusso.

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Anche individuare i fatti realmente accaduti e quelli invece enfatizzati, oppure riuscire a individuare quelli che sono pre-giudizi di chi scrive non è stato semplice. Speriamo che il lavoro sia stato un’altra piccola goccia nello sviluppo del senso critico dei ragazzi.

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Ecco alcuni degli articoli scelti e discussi nel lavoro di gruppo.

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18/b- Lavoro in gruppo- Si sceglie un articolo di giornale e si legge insieme. Ciascun ragazzo seleziona  e interpreta uno dei protagonisti del fatto, difendendo il  suo punto di vista 

Ogni gruppo formato da tre/quattro ragazzi sceglie una notizia; dopo averla letta insieme, ciascun componente individua un protagonista del fatto e, dal suo punto di vista, lo drammatizza insieme ai compagni. Mettersi nei panni dell’altro e difendere le sue posizioni  è l’attività che devono svolgere.

image imageimageLa docente…imageimageLe “amiche”

1- C’è la ragazza nera che “non ha diritto” a ricevere un bel voto.

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2- C’è lo straniero che chiede tolleranza e aiuto nella ricerca di un lavoro.

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3- C’è lo straniero che scippa la signora… Si discute molto

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4- C’è chi viene aggredito… Ma da chi? Forse… Pare…

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5- Infine ci sono il nero e il bianco che, seppur svolgendo il medesimo  lavoro, hanno retribuzioni diverse

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Dopo la drammatizzazione, ogni gruppo presenta il proprio “caso” alla classe; su ciascun fatto si apre una breve discussione.

19- Viene chiesto ai ragazzi di immaginare la vita e i comportamenti delle persone che loro ritengono diverse

Parliamo e disegniamo

Un esempio: image

“Io non sarò  MAI così!”

20- Leggiamo e commentiamo alcuni testi nei quali vengono messi in evidenza stereotipi (a vari livelli: nazioni, popoli, razze,…)

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Mario Gomboli, Sbagliando s’impara, Ed Paoline/Oscar Brenifer, Chi sono io?, Giunti Junior – Da Fantasticare 4, Libro di lettura, Per crescere felici- P. Ceccarelli

I ragazzi hanno letto e discusso il contenuto dei testi, prima in gruppo e  successivamente tutti insieme

21- Rileggiamo a distanza di alcuni mesi il racconto sul bullismo che abbiamo scritto tutti insieme poi ci poniamo la domanda: E se succedesse a me? 

22- Attività svolta insieme alle classi delle altre scuole

-Incontro/confronto con le altre due classi del progetto

Abbiamo deciso di lavorare insieme attraverso la musica al fine di creare la colonna sonora del nostro progetto.

Ci siamo incontrati, alle scuole medie, lunedì 11 aprile 2016  e lunedì 30 maggio, e con l’insegnante di musica di quella scuola abbiamo lavorato sul ritmo e sulle onomatopee.

Nelle nostre scuole abbiamo imparato “La canzone dei dinosauri” e poi,  tutti insieme l’abbiamo  musicata con suoni  onomatopeici.

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SCUOLE PRIMARIE DI MARESCA E DI PITEGLIO – CLASSI QUINTE

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “RENATO FUCINI” – CLASSE 1°A

PROGETTO IN VERTICALE SU “LE COSMICOMICHE” DI ITALO CALVINO

TRASVERSALITA’DISCIPLINE COINVOLTE:

Italiano, Storia, Scienze, Musica, Arte e immagine, Lingue straniere.

CURRICOLO VERTICALE: Focalizzazione sui processi e sulla costruzione delle competenze.

COMPETENZE CHIAVE:

  • Comunicare nella madrelingua
  • Comunicare in L2 e L3
  • Collaborare e partecipare
  • Osservare e descrivere
  • Interpretare
  • Imparare ad imparare

TRAGUARDI PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE:

  • Ascolta e comprende testi di vario genere, riconoscendone la fonte, il tema e l’intenzione dell’emittente.
  • Partecipa a scambi comunicativi (conversazione, discussione di classe o di gruppo) con compagni ed insegnanti, rispettando il turno e formulando messaggi chiari e pertinenti, in un registro il più possibile adeguato alla situazione.
  • Comprende e utilizza, nell’uso orale e scritto, i vocaboli fondamentali e quelli di alto uso; comprende e utilizza i più frequenti termini specifici legati alle discipline di studio.
  • Utilizza le conoscenze e le abilità relative al linguaggio visivo per produrre varie tipologie di testi visivi (espressivi, narrativi, rappresentativi e comunicativi) e rielabora in modo creativo le immagini con molteplici tecniche, materiali e strumenti (grafico-espressivi, pittorici e plastici, ma anche audiovisivi e multimediali).
  • Esplora, discrimina ed elabora eventi sonori dal punto di vista qualitativo, spaziale e in riferimento alla loro fonte.
  • Sviluppa atteggiamenti di curiosità e modi di guardare il mondo che lo stimolano a cercare spiegazioni di ciò che vede accadere.
  • Conosce e rispetta se stesso per imparare a rispettare “l’altro da sé”.

OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO (= CONOSCENZE E ABILITA’):

  • Ascoltare e comprendere l’importanza del saper ascoltare.
  • Ascoltare e individuare l’argomento e le informazioni principali.
  • Ricostruire verbalmente le fasi di un’esperienza.
  • Comprendere il significato di parole non note basandosi sia sul contesto sia sulla conoscenza intuitiva delle famiglie di parole.
  • Trasformare immagini e materiali ricercando soluzioni figurative originali.
  • Utilizzare voce, strumenti e nuove tecnologie sonore in modo creativo e consapevole, ampliando con gradualità le proprie capacità di invenzione e improvvisazione.
  • Organizzare, rappresentare e descrivere i dati raccolti.
  • Stabilire e comprendere relazioni di causa-effetto.
  • Formulare ipotesi che giustifichino un fenomeno osservato.
  • Acquisire consapevolezza riguardo a se stessi e in relazione con gli altri.
  • Imparare a riconoscere e gestire le emozioni.

ATTIVITA’

  • Lettura espressiva
  • Giochi lessicali
  • Attività di riconoscimento di immagini nel brano
  • Giochi di ruolo
  • Attività per individuare collegamenti tra le informazioni ricevute
  • Drammatizzazione
  • Rielaborazione grafico-pittorica
  • Riutilizzo di materiali vari in modo creativo

Fase esecutiva

ATTIVITA’ SCUOLA PRIMARIA PITEGLIO

  • Conversazione esplicativa sul racconto e l’autore
  • Lezione frontale con lettura dell’insegnante
  • Lavori cooperativi ed individuali di rielaborazione scritta :
  • sintesi;
  • analisi del testo e dei termini sconosciuti con ricerca sul dizionario;
  • giochi verbali con i termini individuati;
  • stesura di un copione teatrale relativo al racconto letto;
  • rielaborazione grafico-pittorica:

disegno dei personaggi, dell’ambiente o di scene del racconto utilizzando

varie tecniche: matite acquerellabili, china, pop-up…

  • Rielaborazione creativa di materiale di recupero
  • Lettura ad alta voce e silenziosa
  • Brain-storming delle conoscenze pregresse sull’argomento “I dinosauri “ ed elaborazione di uno schema
  • Conversazione guidata riguardo alle conoscenze pregresse sull’argomento “le teorie sull’estinzione dei dinosauri” e rielaborazione grafico-pittorica di quelle individuate tramite un diagramma di flusso illustrato
  • Approfondimento delle fonti di energia rinnovabile e non
  • Osservazioni sui cambiamenti climatici attuali
  • Attività di educazione al clima che cambia attraverso giochi ed esperimenti proposti da “rete clima” ed “Eni scuola”
  • Ricerca di buone pratiche quotidiane di cittadinanza attiva al fine di promuovere negli alunni comportamenti eco-sostenibili
  • Produzione di uno schema riassuntivo delle forme di energia
  • Produzione di uno schema riassuntivo delle cause e conseguenze dei cambiamenti climatici
  • Ascolto e canto di “La canzone dei dinosauri”
  • Prodotti finali:
  • Poster ”Dov’è l’energia?”
  • Poster “Ecoconsigli”
  • Realizzazione di un libro scultura
  • Raccolta del materiale prodotto in un fascicolo/dispensa individuale

ATTIVITA’ SCUOLA PRIMARIA MARESCA

Identità, pregiudizio, stereotipo

Lettura in classe del racconto

Conversazione/discussione/riflessioni sul racconto

Disegno del personaggio preferito

Test e rappresentazioni grafiche riferiti all’identità personale

Realizzazione di testi realistici e fantastici

Giochi di ruolo

Psicodramma con cambio/scambio di ruolo

Conversazioni, dialoghi sul vissuto personale

Attività di descrizione in lingua inglese e spagnola

Produzione di grafici che sintetizzano i risultati relativi alle attività svolte

Ascolto e canto di “La canzone dei dinosauri”

Prodotti finali

Realizzazione di libri e cartelloni che raccolgono il materiale prodotto.

Pubblicazione dei lavori e delle foto sul blog della scuola “ZITTELLEGGI”

ATTIVITA’ SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO – Classe IA

Nel passaggio da un mondo divenuto impossibile a un mondo di nuovo possibile, attraverso il CAMBIAMENTO, si può realizzare l’Operazione: identità + diversità = integrazione

  • Presentazione del Progetto d’Istituto, i partners in continuità, l’argomento, il protagonista– gli alunni ascoltano con interesse e pongono domande soprattutto sulla creatura magica mutante che attraversa il tempo e lo spazio.
  • Il nostro racconto: parliamo dei dinosauri e delle ipotesi sulla loro scomparsa – lezione dialogata per la rilevazione delle conoscenze pregresse; definizione e mappa delle teorie.
  • Lettura del testo – l’insegnante legge in modo interpretativo, soffermandosi nei punti cruciali per sollecitare anticipazioni e ipotesi sui finali possibili.
  • Dopo l’ascolto: prime impressioni – elaborazioni grafiche.
  • Dopo l’ascolto: ricostruzione cooperativa della vicenda.
  • Dopo l’ascolto: i problemi esistenziali dei personaggi.
  • Analisi del testo: le sequenze; i dialoghi.
  • Scene da I dinosauri – costruzione del testo teatrale a gruppi con i PC; rielaborazioni grafiche con fumetti in inglese.
  • Scoperta guidata di una curiosità linguistica: i palindromi.
  • In sottofondo, un mondo di suoni: come si individuano e si riproducono – il metodo della partitura per la descrizione delle onomatopee.

Prodotti finali

Relazione individuale finale

Realizzazione della striscia fumetto con le scene rappresentate

Elaborazione di un testo teatrale fedele…ma non troppo

Creazione della colonna sonora

INCONTRI TRA LE CLASSI-PONTE

Primo incontro:

  • Presentazioni e scambio di saluti tra gli alunni.
  • Esercizi collettivi di riscaldamento e intonazione della voce.
  • Sonorizzazione del racconto I Dinosauri, utilizzando le onomatopee: riproduzione delle singole voci e riproduzione collettiva della partitura della storia prodotta dagli alunni della Classe IA.
  • Ascolto di brani adatti a costruire la colonna di fondo per accompagnare la sonorizzazione dell’antefatto (scomparsa dei dinosauri).

Secondo incontro:

  • Preparazione e realizzazione della partitura per la riproduzione vocale dell’antefatto con i suoni onomatopeici.
  • Canto della Canzone dei dinosauri con l’inserimento di vocalizzi adatti alle scene.

ATTIVITA’ CONCLUSIVA

Gioco a coppie: TUTTI UGUALI – TUTTI DIVERSI (“Come mi vedi? Come sono?)

GRIGLIA DI VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE

Evidenze manifestate

Livelli di padronanza

COOPERA NEI GRUPPI E FA PROPOSTE,

PARTECIPA AD ATTIVITA’ COLLETTIVE.

A

Elabora proposte che tengano conto delle esigenze degli altri; motiva le proprie proposte adeguandosi alla situazione. Partecipa in modo attivo e cerca di coinvolgere positivamente gli altri

B

Ascolta gli altri ed elabora proposte personali; espone le proprie proposte. Partecipa in modo attivo; dialoga con tutti.

C

Ascolta ed elabora qualche proposta; specifica le proprie proposte. Partecipa alle attività; ascolta tutti attentamente.

D

Elabora qualche proposta, manifesta le proprie idee. Partecipa alle attività; tratta con correttezza i compagni.

E

Segue le proposte degli altri, si distrae e deve essere sollecitato a partecipare.

ASCOLTA E COMPRENDE TESTI DI VARIO TIPO E LI RIELABORA IN FORMA PERSONALE.

A

Ascolta e comprende in modo completo e rielabora in maniera originale e creativa.

B

Ascolta e comprende in modo pertinente e rielabora in modo personale.

C

Ascolta, comprende e rielabora in modo essenziale.

D

Ascolta, comprende e rielabora in modo sommario.

Quindici settembre in arrivooooo… Zittelleggi 13

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Da sempre lavoriamo con impegno affinché bambini e adulti stiano bene a scuola, nessuno sia escluso, tutti si sentano accolti e apprezzati. Facile? No, ma ci proviamo.  

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Costantemente riflettiamo sui concetti di “Bisogno Educativo Speciale” e di “inclusione”. Concetti imposti per legge ma con i quali tutti gli insegnanti si sono SEMPRE confrontati, anche se, nel tempo, avevano nomi diversi. L’accoglienza, l’integrazione, l’insegnamento individualizzato sono finalità che appartengono alla tradizione scolastica italiana.

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I bambini arrivano a scuola con un grande bagaglio di conoscenze ed esperienze, di capacità e competenze molto diverso.  Provengono sempre più spesso da realtà diverse. Vivono in paesi e case diversi, hanno famiglie diverse, esperienze, condizioni affettive, storie diverse… geneticamente sono diversi.  I bambini entrano a scuola a partire dai loro mondi, molto diversi. La scuola deve, perciò e necessariamente,  rivolgersi ad ognuno di loro in modo diverso.

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Ogni bambino ha in sè bisogni educativi speciali ma, proprio la gestione di queste differenze e la eterogeneità dei bambini può mettere in condizioni di disagio il sistema scuola. Come si può rispondere in modo individualizzato alle diverse richieste degli alunni, alle varie difficoltà  che ogni alunno incontra nel suo processo di apprendimento nella stessa ora e nello stesso momento?

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 La scuola deve cambiare, pian piano, la sua organizzazione didattica, modificare gli spazi, variare i tempi e rendere il bambino protagonista del proprio percorso di apprendimento.

“Di buone prassi si può parlare quando si ha un’organizzazione adatta non solo a cogliere ma anche a far vivere le differenze: di genere, di cultura, di status, di funzionalità e quindi di abilità e disabilità. Le buone prassi riguardano tutte queste differenze e la buona prassi è una buona organizzazione che permette percorsi e progetti di vita per e nelle differenze. Deve permettere di non sentirsi con un destino segnato e immutabile” (Cannavaro, 2006)

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Una buona prassi, sulla quale abbiamo lavorato lo scorso anno è quella  dell’apprendimento condiviso. Un modo per conoscersi e comunicare meglio, per esercitarsi ad ascoltare per creare un buon clima in classe. Un modo per imparare a star bene con se stessi, migliorare l’autostima, rendere i bambini resistenti agli accadimenti negativi. Una strategia per imparare a discutere e vivere la diversità, per vivere il conflitto come risorsa e non come un problema, “come un modo complesso di comunicare e manifestare dei bisogni, certamente impegnativo per che educa, ma importante nelle sue potenzialità positive” (Carrescia, Faso, Folli, Palmieri, Nessuno escluso, Pearson, 2014).

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Abbiamo lavorato a gruppi di tre e a coppie.

Insomma, lo scorso anno abbiamo utilizzato il lavoro di gruppo, l’apprendimento cooperativo per migliorare il rapporto fra bambini, per favorire l’integrazione e l’inclusione, nonché un apprendimento individualizzato.

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imageimageimageA gruppi di quattro

Momenti dedicati alla lettura

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Leggere per il piacere di leggere. Leggere agli altri. Ascoltare letture.

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Tutto per arrivare a capire che nel gioco e nella vita non si deve sempre vincere o perdere ma si può anche collaborare. Anzi, in certe attività, affinché si realizzino è necessario  dare all’altro qualcosa che ritenevamo già nostro e concluso.

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Abbiamo discusso per risolvere un problema… Che, tutti insieme, siamo riusciti a risolvere… La soddisfazione è stata grande e collettiva.

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Abbiamo scritto racconti a piccolo gruppo e tutti insieme.

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O individualmente…

 

 

 

 

C’era una volta in una casetta un bambino come tutti i bambini, soltanto che aveva gli orecchi da coniglio e per questo se li nascondeva mettendosi un cappello.

Cercava di non levarselo mai, solo in casa lo faceva.

Un giorno, però, mentre andava a scuola due bambini che correvano a gran velocità gli fecero cadere il cappello.

Allora, quando lo videro, cominciarono a ridere a più non posso.

Il povero bambino si mise a correre verso un laghetto piangendo.

Ad un certo punto sentì degli urli. Sentì gridare: “È arrivato, l’orco è arrivato!!!”

Allora il bambino che correva molto veloce avvisò tutti, quasi in mezz’ora.

Tutti si rifugiarono in montagna finché l’orco non si fu allontanato.

Quando l’orso se ne fu andato, perché non aveva trovato nessuno da mangiare, tutti cominciarono a ringraziare il bambino. Gli chiesero se desiderava qualcosa ma lui non voleva niente, chiese soltanto di fare festa e di poter giocare con i bambini.

Tutti dissero di sì ma ad una sola condizione, che non si coprisse più gli orecchi.

Da allora nessuno rise più di lui e fecero festa molto a lungo.

🙂 I risultati sono stati molto interessanti. Da continuare e approfondire.

Solidarietà: la vittoria più bella

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 IMG_4563  clicca qui

Partita solidale, richiedenti asilo vs genitori degli alunni della scuola primaria di Maresca

Sport ed integrazione:“la vittoria più bella”

 Il capitano dei genitori: “Ci hanno fatto neri”

 

Giovedì 16 Aprile 2015

 

I valori della solidarietà che lo sport ha il dovere di rafforzare nella società, sono stati protagonisti della partita di calcetto organizzata dalla scuola Anna Frank di Maresca con la cooperativa sociale “Gli Altri” di Pistoia. Il 16 aprile, al Palazzetto dello sport “Sandro Pertini” di Bardalone, si sono incontrate le squadre formate dai genitori degli alunni della scuola primaria e i richiedenti asilo alloggiati sulla montagna pistoiese, a Maresca e a Pianosinatico. L’atmosfera entusiasmante ha visto coinvolti studenti, genitori, insegnanti e tanti curiosi che hanno assistito e applaudito i protagonisti con simpatia e cuore. – Guardando la partita – commenta uno spettatore – ho notato che i migranti hanno giocato molto bene, hanno fatto bei passaggi così che la partita è stata molto combattuta. I migranti – continua il ragazzo – hanno fatto molti goal, infatti hanno vinto dodici a due. È stato molto bello vedere per la prima volta, persone di razze diverse giocare insieme e divertirsi-.

Questa iniziativa ha preso le mosse dall’adesione al progetto “Sport e integrazione” e dal desiderio dei bambini di coinvolgere gli stranieri ospitati a Maresca.

Alle 17,30 sono entrate in campo le squadre, i migranti con le maglie amaranto e i genitori con le maglie bianche. Le squadre erano composte da sei giocatori. I tempi concordati erano quattro per permettere a tutti di giocare.

Dopo i saluti di rito è iniziata la partita. Già il primo tempo ha visto la squadra degli ospiti in vantaggio, infatti al 12^ è arrivato il primo goal da parte di Mamadou.

La squadra dei genitori ha cercato affannosamente di recuperare lo svantaggio. Le azioni si sono susseguite velocemente con scambi repentini di campo e cinque minuti dopo giunge la risposta dei genitori: 1-1!

La partita è molto combattuta infatti alle 17.50 viene segnato il 2-1 per i richiedenti asilo.

I due gruppi giocano con impegno, determinazione e spirito di squadra. Il sostegno del pubblico diventa sempre più forte e caloroso, finché alle 18.10 arriva il terzo goal degli ospiti.

I migranti prendono, con il loro gioco frizzante e rapido, il sopravvento segnando altre nove reti! I genitori accorciano le distanze alle 18,39. La competizione termina alle ore 19 con il risultato di 12-2 per i migranti.

La partita si è conclusa quindi con una schiacciante vittoria dei richiedenti asilo sui babbi, i quali, nonostante la sconfitta, hanno chiesto scherzosamente la rivincita.

La serata si è conclusa con una cena a base di pizza fra tutti i partecipanti all’ iniziativa.

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Sport e integrazione: l’incontro con un mondo in fuga

Perché tante persone chiedono asilo politico

 

I migranti che abbiamo incontrato provengono dalla Costa d’Avorio, dal Senegal, dal Gambia, dal Camerun, e anche dal Pakistan e dall’ Afganistan. Partendo dai loro Paesi hanno raggiunto la Libia dove hanno preso l’imbarcazione che li ha condotti verso Lampedusa.

Molti sono riusciti a raggiungere le coste di quest’isola aiutati dalla guardia costiera; lì sono stati accolti, visitati e nutriti.

Successivamente con il “Progetto accoglienza diffusa” il Ministero degli Interni li ha mandati sulla montagna Pistoiese, assistiti dalla cooperativa sociale “Gli Altri”. Come ci racconta un’operatrice sono solo semplici ragazzi, nati tra il 1994 e il 1996.

Un altro operatore ci dice che durante l’inverno hanno aiutato la comunità, dove sono anche ben inseriti.

Ci parla anche di un famosissimo profugo italiano che durante la Seconda Guerra Mondiale fuggì in Francia, questa persona è diventata presidente della Repubblica, era Sandro Pertini.

Altri operatori ci raccontano che queste persone hanno bisogno di essere ascoltati e di capire quali siano le nostre abitudini. Per questa ragione nella cooperativa ci sono dei mediatori linguistico-culturali che parlano lingue insolite come il Bambarà, Wolof, Mandinga (dall’Africa), Pashtun, Urdu, Dari (dal Pakistan e Afganuistan), che li aiutano a integrarsi.

Questi ragazzi seguono anche dieci ore di lezioni di italiano ogni settimana, la conoscenza della lingua potrà permettere loro di inserirsi meglio nelle comunità e forse nel mondo del lavoro.

I ragazzi sono aiutati con lo “sportello informativo per migranti” nello svolgimento delle pratiche burocratiche che servono per richiedere il riconoscimento dell’asilo politico in quanto tutti in fuga da paesi in guerra.

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Due ragazzi ci raccontano la loro storia. Uno di loro è appena arrivato e non sta giocando a calcio perché si è fatto male ad un piede. Per arrivare in Italia è stato due giorni su una barca piccola, con almeno un centinaio di altre persone. É solo e adesso vive a Maresca.

L’altro, Lamin, viene dal Guinea, ha iniziato a lavorare quando era molto piccolo. Aveva un campo tutto suo dove coltivava gli anacardi, una specie di noce, della quale la Guinea Bissau era la maggiore esportatrice. Lamin era molto bravo a scuola ma per problemi familiari non ha potuto continuare gli studi. Dopo un po’ di tempo, nel suo paese, è scoppiata la guerra civile e così ha cercato rifugio in Italia.

L’incontro con questi ragazzi è stato molto interessante e ricco di emozioni.

” Il terzo tempo “

Tutti parlano di fair play nel calcio, di terzo tempo, noi l’abbiamo realizzato.

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 Dai quotidiani locali

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