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Scrittori di classe, dalle immagini al testo – Classe Quarta

Per partecipare a questo concorso letterario abbiamo deciso di scegliere l’incipit che ci portava dentro un museo, in un modo molto particolare!

Abbiamo chiesto aiuto alla mamma di un bambino della classe, docente di storia dell’arte alle scuole secondarie. Abbiamo concordato con lei i quadri degli artisti da utilizzare per poter creare una storia, della quale sarebbero stati protagonisti i bambini stessi.

Abbiamo scelto, come nostri traghettatori attraverso l’arte, Kandinskij e Marcella Silvestri, nonna di un nostro bambino e pittrice conosciuta a livello locale e nazionale.

Poi, un lunedì pomeriggio, la mamma è arrivata e ci ha parlato e fatto parlare d’arte… di colori, di linee, di figure geometriche, di sentimenti, di emozioni, di cosa ci può essere dentro un dipinto… di ciò che si può vedere o immaginare.

Il lavoro è stato svolto prima tutti insieme e successivamente in gruppi di tre o in coppia.

I QUADRI CI PARLANO

di Daniela Tinelli

(clicca il link!)

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Pittori a confronto fra ottocento e novecento, fra micro e macro realtà. Vasilij Kandinskij e Marcella Silvestri, storie di inganni

I bambini passano di quadro in quadro, si trasformano e vivono esperienze diverse. Solo l’intervento di una signora, che è poi la pittrice che espone (e nonna di uno dei bambini della classe), permetterà loro di tornare alla realtà.

Juliane e Marco si ritrovarono improvvisamente catapultati dentro alla scena del quadro che stavano osservando. Non sapevano come potesse essere successa una cosa del genere, però sapevano chi era il colpevole di tutto ciò: lo strano custode di quella stanza del museo.
“Avete detto che i quadri non vi dicono niente, vi ho sentiti” disse loro il custode, che adesso vedevano piccolo e lontano, quasi un fantasma nel cielo. “Ebbene ora scoprirete che i quadri parlano. Eccome! Se volete uscire dal labirinto in cui vi ho rinchiusi, sarete costretti a parlare coi personaggi dei quadri. Fra loro ci saranno veri amici che vi aiuteranno e falsi amici che cercheranno di mettervi fuori strada. Dovete ascoltare bene tutti e cercare di capire quali sono i veri amici e quali no. Solo così troverete la porta, l’unica porta che vi permetterà di passare di quadro in quadro, fino all’uscita…”
“Di quadro in quadro?! Ma che sta dicendo? Ci faccia uscire!” esclamò Juliane.
“Ma chi è lei e quanti quadri dovremmo attraversare?” chiese invece Marco.
Quella strana e inquietante situazione spaventava un po’ i due bambini, che però cercavano coraggiosamente di controllare la loro paura.
“Io sono il custode dei quadri, e anche un mago” rispose l’uomo. “Se saprete riconoscere i veri amici, le porte saranno solo sette. Io vi aspetterò all’uscita del labirinto”.
La figura del custode scomparve e i due bambini si ritrovarono soli dentro il quadro. Per la prima volta si guardarono intorno…

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…poi verso l’alto e videro gli zoccoli di un cavallo che stavano per atterrare su di loro: “Aiuto, scappiamo!” Correvano, correvano, correvano ma con le loro gambette microscopiche non riuscivano a fuggire.

Paura.

Spavento.

Terrore e affanno.

Videro la morte negli occhi.

Sulla base dello zoccolo sembrò loro apparire la faccia del diavolo che sghignazzava!

All’improvviso si resero conto che l’animale era fermo!

Erano Salvi!

Allora decisero di arrampicarsi sul cavallo. Salirono sino alla coda, videro una bella ragazza e le chiesero:”Scusi, signora, come ha fatto ad entrare qui?”

Lei con la bocca immobile rispose: ”Sono qui da più di cento anni, ricordo che non sono né entrata né uscita. Mi portò qui un pennello!”

Si guardarono intorno, erano a due passi dal cielo e, in lontananza videro… all’improvviso un pennello li catturò e li schizzò in un altro quadro.

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Si ritrovarono circondati da tanti animali colorati, rosa, verdi, gialli,… un occhio li guardava dal cielo e osservava tutto. Domandarono a un uccello col ciuffo in testa come poter uscire dal quadro e lui gli disse che avrebbero dovuto rivolgersi alla tartaruga. Tentando di raggiungerla persero l’orientamento circondati come erano da linee curve che si incastravano fra di loro. La tartaruga suggerì loro di stare attenti ai becchi appuntiti e alla lumaca. Superarono con l’aiuto di una corda il fiume e scalarono la conchiglia della lumaca ma appena arrivati in cima, immediatamente capirono l’inganno (salire ed essere al punto di partenza, conchiglia o vortice?) ma era troppo tardi per fare qualcosa e cercare la vera uscita… furono risucchiati da un grande scivolo a spirale e risputati…

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…in un bosco fitto e colorato. Sembrava autunno.

Erano su un sentiero che si biforcava in due. Si fermarono a pensare: “Quale prendere per uscire il più velocemente possibile dal quadro e tornare alla normalità!?” Passò lì vicino a loro un uomo con lo zaino in spalla. Lo fermarono e chiesero a lui. Suggerì loro di prendere il sentiero di destra. Così fecero.

Quell’uomo pacato e sereno gli dette sicurezza.

Ma poco più in là incontrarono un gatto che frettolosamente li consigliò di tornare indietro perché il fuoco spinto da un vento fortissimo stava distruggendo quella parte del bosco.

I ragazzi si unirono al gatto, tornarono indietro ma l’uomo non c’era più. Sconcertati e preoccupati presero il viottolo di sinistra.

Superarono un torrente su dei sassi galleggianti che raccolsero e portarono con loro.

Per un po’ il sentiero fu libero ma poi trovarono una frana. Come superarla?

Videro dei buchi e, a fatica, ci passarono all’interno. Alla fine del passaggio si trovarono davanti un picco altissimo, che riuscirono a superare grazie ad una corda ferrata lasciata chissà da chi.

Camminarono ancora, finché raggiunsero un lago… buttavano sull’acqua una pietra, poi un’altra, raccoglievano quella appena superata e così via. Continuarono fino alla linea dell’orizzonte e lì non trovarono più nulla… e scomparvero nel vuoto. (fig.3)

I bambini erano al museo con la scuola, chissà come si stavano preoccupando per loro, pensavano!

  (Kandinsky,Blu cielo, 1940)        Epson_11112015_214355

Un vuoto BLU, come un cielo infinito nel quale volavano esseri fantastici.

Si mossero e cominciarono a volteggiare. Ma dov’erano adesso?

Una creatura si avvicinò a loro, assomigliava alla tartaruga perché aveva sulla schiena un guscio. Faceva un verso strano così i due bambini risero; sembrava che si rivolgesse a loro.

“Juliane, che starà tentando di dirci?” domandò Marco.

“Mi pare che voglia farci salire su per la scala, arrampichiamoci sul suo guscio!”

Appena raggiunta la scala la “tartaruga” scomparve, perdendo una chiave che i due raccolsero.

Salito il primo scalino arrivò un essere, sembrava un gallo. Disse ai bambini: “Non salite, la tartaruga vi vuole imbrogliare, andrete a finire in un posto orrendo! Tornate subito indietro!”

Gli credettero e scesero con lui in una strana stanza, vuota.

“Vi ho fregato! Ahahahah!” sogghignò il gallo e li chiuse dentro.

Il tempo passava poi a Marco venne in mente la chiave persa dalla tartaruga, la cercarono nelle loro tasche ma non c’era.

“Ce l’ho io, ce l’ho io!” e sbucò fuori un elefantino strano, minuscolo “Sono il miglior amico della tartaruga! Ora usciamo e vi riporterò alla scala!” disse. Così fece e scomparve.

I due salirono.

Arrivati in cima, invece della tanto desiderata porta incontrarono una creatura che pietrificava.

“Sembra un serpente che si mangia da solo!” disse Juliane.

I bambini erano bloccati dal terrore. Ma proprio quando stava per pietrificarli arrivò un granchio-guanto da cucina, dai denti lucenti come uno specchio, il serpente li guardò e si pietrificò da solo.

“Grazie!” dissero i bambini in coro “Ora corriamo verso la porta”.

L’aprirono ed entrarono…

(Kandinsky, Vecchia Russia, 1904)  vecchia russia

…in un prato. C’erano dame e cavalieri e, in lontananza, un castello dai torrioni strani. Lo raggiunsero. Entrarono e girarono ammaliati per le strade, era un luogo magico, un luogo come questo loro non l’avevano mai visto. Le torri sembravano coni gelato dai gusti più strani.

Si divertirono a guardare i negozi e le persone che contrattavano il prezzo. Juliane vide un abito bellissimo, lo indicò a chi vendeva e questo rispose: ”Война и мир!”.

Si domandarono dove fossero capitati e si allontanarono velocemente per non destare sospetti.

Finalmente si ricordarono che il loro obiettivo era tornare a casa e così cercarono porte strane.

Non videro un buco, ma c’era la scritta “EXIT”… corsero verso la scritta e…

(Immagini che ingannano, Giovane donna o vecchia signora?)

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…si ritrovarono davanti ad una dama.

“Chi siete e dove state andando?”

“Siamo Marco e Juliane e cerchiamo la porta per uscire da qui!”

La dama disse che l’uscita era a sinistra (ma quale sinistra?)

I bambini uscirono ma si ritrovarono nello stesso quadro.

Invece della dama videro una vecchia signora simpatica che disse: “Non dovete fidarvi di quella signorina perché vi vuol far entrare nel suo castello. Se c’entrate la seconda volta diverrete suoi prigionieri!”

Per sbaglio si appoggiarono alla parete e la porta, che era scorrevole, li inghiottì.

Erano imprigionati! Vagarono per giorni e giorni dentro il castello senza incontrare anima viva. Infine decisero di reagire.

Si arrampicarono sopra le mura e dall’alto videro una carrozza, vi si tuffarono ma la dama era lì: “Che fate?” “Fuggiamo dalla tua prigione e dal quadro!”

La dama si stava trasformando in un’orribile strega così i due tentarono di allontanarsi.

Per fortuna, incontrarono subito la buona vecchietta che indicò loro la porta per uscire.

Erano inseguiti dalle guardie della giovane dama così si nascosero e, quando calò la notte e tutti dormivano, uscirono.

La vecchia era ancora lì, pronta ad aiutarli.

Li nascose nel suo giacchetto peloso, li accompagnò alla porta magica, l’aprì e li fece passare in un altro quadro.

I bambini la ringraziarono e chiusero volentieri la porta di quel terribile inganno.

                                                                   (Marcella Silvestri, Lucchio)

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C’erano delle montagne in lontananza poi, osservando meglio, videro le maestre e i loro compagni che osservavano proprio il loro quadro.

“Aiuto, salvateci!”

Gridavano e battevano i pugni sul vetro.

Ma nessuno li vide. Loro non se ne accorgevano ma, di quadro in quadro, prendevano le sembianze dei personaggi che lì vivevano, trasmutavano le loro sembianze in animali, esseri fantastici o informi, righe o triangoli.

Piansero dalla disperazione.

Poi videro davanti a loro un grande muro.

Una persona gli disse:”Questo muro è il confine che divide la realtà dal quadro. Passate il tunnel e sarete liberi”

Entrarono ma una guardia gridò:”Attenti! Da lì nessuno è mai tornato indietro!”

Juliane ebbe paura:”Forse non è una buona idea entrare!” esclamò.

“Tentiamo!” le rispose Marco.

Si incamminarono nel tunnel finché incontrarono una porta mezza verde e mezza viola.

Girarono le manopole e entrarono, senza pensare, ognuno in una delle due mezze porte.

Non si videro più l’un l’altro e così, spaventati, tornarono indietro. Quando si rividero, si abbracciarono stretti, che terribile e meravigliosa avventura stavano vivendo insieme!

Decisero di entrare nella porta verde che ricordava i loro boschi.

Si ritrovarono sopra le montagne e videro paesaggi bellissimi.

Camminando si trovarono davanti a una barca che galleggiava sull’acqua.

Salirono e la corrente li trascinò in mezzo a un fiume.

Marco disse.”La strada sembra molto lunga, andiamo a riposarci!”

Si addormentarono e sognarono le loro case, cullati dall’ondeggiare della loro barca.

Ma dopo un po’ il mezzo li tradì e l’acqua cominciò ad invadere lo spazio dove stavano dormendo.

Si svegliarono di soprassalto e iniziarono a gridare e chiedere aiuto!

La voce gentile di una signora gli chiese: “Chi siete?”

Si guardarono intorno e si accorsero che non erano più nell’acqua. “Siamo Marco e Juliane! E lei chi è?”

“Sono Marcella. Io so dove si trova la porta che state cercando! Vedete? E’ sull’occhio, ancora più in alto della montagna. Ora vi condurrò all’uscita del quadro!”

I tre si incamminarono verso la parte opposta dell’occhio. Ma dove stavano andando, si domandavano i due bambini!

Marcella allora disse:” Signore, aprici la porta del cielo e portaci con te!”

Si aprì un passaggio luminoso e la donna disse:”Io non posso passare, voi sì, attraversate la porta!”

Mentre passavano un uomo disse di seguirlo che li avrebbe condotti nel loro mondo ma era un inganno.

I due si ritrovarono al punto di partenza, nel primo quadro!

Ma loro si ricordarono le parole di Marcella, dissero: “Signore, aprici la porta del cielo e portaci con te!”

Il passaggio luminoso fu di nuovo davanti a loro.

Entrarono nell’occhio e si ritrovarono nel museo che stavano visitando!

Ce l’avevano fatta!

Nessuno si era accorto della loro sparizione, stupefatti si domandarono come fosse possibile!

Da quel momento guardarono i quadri in un altro modo, con gli occhi del cuore!