Ultima modifica: 2 Giugno 2016

Dialoghi sull’uomo- la nostra scuola vince ancora

Daniela Ferrari dello Scientifico si è aggiudicata il concorso “Mettersi in gioco”. Continua… Dialoghi sull’uomo- la nostra scuola vince ancora

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Daniela Ferrari dello Scientifico si è aggiudicata il concorso “Mettersi in gioco”. Per il secondo anno consecutivo dopo l’affermazione di Margherita Nesti. Una trentina di ragazzi del Liceo, e quest’anno anche dell’Iti, impegnati fra i volontari.

articolo su “La voce della montagna”

IL TESTO VINCENTE

Mettersi in gioco, nella società moderna, può voler dire anche tornare a far parte di essa. Una società in cui sopravvive e prevale colui che è forte, sicuro e concreto. Non sono ammessi passi falsi, errori o incertezze. Se ciò dovesse accadere, la reazione più logica è quella di nasconderti dietro quell’individualismo che altro non è se non estremo tentativo di protezione di sè stessi, ricerca di sicurezza. Meno scontato e praticato è cercare di abbattere quel muro fatto di paura e diffidenza e rimettersi in gioco. Proprio questo è ciò che ho cercato e sto cercando di fare io, tornando a scuola a venti anni, un azzardo sicuramente, un gioco rischioso e incerto, in cui ho puntato tutto nonostante l’incertezza del risultato. E così, fra ansie e timori, lunedì 9 settembre 2013 ho iniziato a giocare, non ad uno solo, ma ad un’infinità di giochi, tutti quelli da me conosciuti o inventati. Gioco d’azzardo appunto, ma anche Gioco di avventura, in cui ad ogni livello scopri qualcosa di nuovo, su te stesso e sugli altri, in cui devi dar prova di coraggio e fare i conti con le difficoltà che ti trovi davanti. Gioco dei Se, prefigurandosi situazioni possibili per essere meglio preparata ad affrontarle, in un mondo che non conoscevo più, in mezzo a persone estranee. Gioco di Ruolo, perché alle volte era necessario mettersi una maschera e interpretare un ruolo, fingendo che andasse tutto bene. Un Gioco fatto a caselle, tante quanti sono stati i passi che ho dovuto fare per arrivare oggi fin qui imbattendomi negli Imprevisti di questo percorso e facendo i conti con le Probabilità di fallire. Un singolo evento, un solo lancio di dadi avrebbe potuto rompere quell’equilibrio che faticosamente si era creato, rispingendomi nella solitudine individualista. Però ho continuato a giocare, scoprendo attorno a me giocatori e avversari inaspettati. Da gioco solitario a gioco di gruppo. Un gruppo in cui ognuno metteva sul tavolo ludico la propria vita fino a quel momento, le proprie Regole, non sempre rispettate, il proprio essere, quel complicato meccanismo ad incastro, quel cubo di Rubik personale che caratterizza l’essenza di ogni uomo. Come tanti diversissimi giochi racchiusi e tenuti insieme da quell’enorme parco giochi che è la scuola.
E poi da gioco di gruppo a gioco di squadra. Perché un conto è giocare insieme ad altre persone, un conto è farlo per un medesimo fine, lottando con e per gli altri. Sono stata invitata a giocare. Col passare dei giorni, dei mesi e delle interrogazioni si sono intessuti sempre più rapporti, come fili invisibili che collegano una persona, con una persona, con un’altra persona, fili sui quali corrono e vengono scambiate informazioni, sensazioni, emozioni, un complicato Gioco a intreccio che crea un delicato momento di condivisione, un mettere insieme ognuno il proprio Gioco di equilibri che ci tiene in piedi. Un bisogno fondamentale, quello di giocare, di cui mi sono privata per troppo tempo.

Daniela Ferrari