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Quindici settembre in arrivooooo… Zittelleggi 13
Da sempre lavoriamo con impegno affinché bambini e adulti stiano bene a scuola, nessuno sia escluso, tutti si sentano accolti e apprezzati. Facile? No, ma ci proviamo.
Costantemente riflettiamo sui concetti di “Bisogno Educativo Speciale” e di “inclusione”. Concetti imposti per legge ma con i quali tutti gli insegnanti si sono SEMPRE confrontati, anche se, nel tempo, avevano nomi diversi. L’accoglienza, l’integrazione, l’insegnamento individualizzato sono finalità che appartengono alla tradizione scolastica italiana.
I bambini arrivano a scuola con un grande bagaglio di conoscenze ed esperienze, di capacità e competenze molto diverso. Provengono sempre più spesso da realtà diverse. Vivono in paesi e case diversi, hanno famiglie diverse, esperienze, condizioni affettive, storie diverse… geneticamente sono diversi. I bambini entrano a scuola a partire dai loro mondi, molto diversi. La scuola deve, perciò e necessariamente, rivolgersi ad ognuno di loro in modo diverso.
Ogni bambino ha in sè bisogni educativi speciali ma, proprio la gestione di queste differenze e la eterogeneità dei bambini può mettere in condizioni di disagio il sistema scuola. Come si può rispondere in modo individualizzato alle diverse richieste degli alunni, alle varie difficoltà che ogni alunno incontra nel suo processo di apprendimento nella stessa ora e nello stesso momento?
La scuola deve cambiare, pian piano, la sua organizzazione didattica, modificare gli spazi, variare i tempi e rendere il bambino protagonista del proprio percorso di apprendimento.
“Di buone prassi si può parlare quando si ha un’organizzazione adatta non solo a cogliere ma anche a far vivere le differenze: di genere, di cultura, di status, di funzionalità e quindi di abilità e disabilità. Le buone prassi riguardano tutte queste differenze e la buona prassi è una buona organizzazione che permette percorsi e progetti di vita per e nelle differenze. Deve permettere di non sentirsi con un destino segnato e immutabile” (Cannavaro, 2006)
Una buona prassi, sulla quale abbiamo lavorato lo scorso anno è quella dell’apprendimento condiviso. Un modo per conoscersi e comunicare meglio, per esercitarsi ad ascoltare per creare un buon clima in classe. Un modo per imparare a star bene con se stessi, migliorare l’autostima, rendere i bambini resistenti agli accadimenti negativi. Una strategia per imparare a discutere e vivere la diversità, per vivere il conflitto come risorsa e non come un problema, “come un modo complesso di comunicare e manifestare dei bisogni, certamente impegnativo per che educa, ma importante nelle sue potenzialità positive” (Carrescia, Faso, Folli, Palmieri, Nessuno escluso, Pearson, 2014).
Abbiamo lavorato a gruppi di tre e a coppie.
Insomma, lo scorso anno abbiamo utilizzato il lavoro di gruppo, l’apprendimento cooperativo per migliorare il rapporto fra bambini, per favorire l’integrazione e l’inclusione, nonché un apprendimento individualizzato.
Momenti dedicati alla lettura
Leggere per il piacere di leggere. Leggere agli altri. Ascoltare letture.
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Tutto per arrivare a capire che nel gioco e nella vita non si deve sempre vincere o perdere ma si può anche collaborare. Anzi, in certe attività, affinché si realizzino è necessario dare all’altro qualcosa che ritenevamo già nostro e concluso.
Abbiamo discusso per risolvere un problema… Che, tutti insieme, siamo riusciti a risolvere… La soddisfazione è stata grande e collettiva.
Abbiamo scritto racconti a piccolo gruppo e tutti insieme.
O individualmente…
C’era una volta in una casetta un bambino come tutti i bambini, soltanto che aveva gli orecchi da coniglio e per questo se li nascondeva mettendosi un cappello.
Cercava di non levarselo mai, solo in casa lo faceva.
Un giorno, però, mentre andava a scuola due bambini che correvano a gran velocità gli fecero cadere il cappello.
Allora, quando lo videro, cominciarono a ridere a più non posso.
Il povero bambino si mise a correre verso un laghetto piangendo.
Ad un certo punto sentì degli urli. Sentì gridare: “È arrivato, l’orco è arrivato!!!”
Allora il bambino che correva molto veloce avvisò tutti, quasi in mezz’ora.
Tutti si rifugiarono in montagna finché l’orco non si fu allontanato.
Quando l’orso se ne fu andato, perché non aveva trovato nessuno da mangiare, tutti cominciarono a ringraziare il bambino. Gli chiesero se desiderava qualcosa ma lui non voleva niente, chiese soltanto di fare festa e di poter giocare con i bambini.
Tutti dissero di sì ma ad una sola condizione, che non si coprisse più gli orecchi.
Da allora nessuno rise più di lui e fecero festa molto a lungo.
🙂 I risultati sono stati molto interessanti. Da continuare e approfondire.
Orsigna “Ombelico del mondo”- Classe quinta
Il 13 maggio, insieme ai bambini della quinta di Campo Tizzoro, siamo andati a visitare e disegnare il paese di Orsigna, all’interno di “ORSIGNA, Toscana, ombelico del mondo”, iniziativa collegata alla “Festa della Toscana 2014”. Filo conduttore della “Festa della Toscana”, del 2014, è stato il “Guardare oltre” inteso soprattutto come impegno ad andare oltre i confini, le abitudini, le convinzioni, per rendere sempre di più la Toscana una “terra del mondo”.
ABBIAMO PASSATO UNA GIORNATA DAVVERO BELLA E PIACEVOLE.
Ecco i nostri disegni:
Un saluto ai bambini di Campo Tizzoro, a settembre saremo alle scuole medie insieme!
ALLE PRESE CON LA… “RELAZIONE”! – V°
7 MAGGIO 2015
Scegli un argomento di storia, geografia o scienze che ti è particolarmente piaciuto quest’anno cerca di approfondirlo e preparati per parlarne con tuoi compagni. Cerca di seguire le indicazioni che abbiamo visto insieme. Buon lavoro!
(CONSEGNA IL 25 MAGGIO 2015)
Paola e Daila
E adesso tutti a leggere i lavori dei compagni!
Le letture sono in corso… in classe discussione e commenti.
1
Vivere nell’Antica Grecia
Le abitazioni
Le abitazioni dei ricchi mercanti e degli aristocratici erano con due o tre piani e un grande cortile. Il tetto era fatto di tegole e il pavimento con lastre di pietra oppure con tappeti e stuoie. Le casa delle persone comuni erano povere, con due o tre stanze al pianterreno. Erano costruite in mattoni o in legno essiccati al sole. Il tetto era di paglia impastato con argilla e i pavimenti di terra battuta.
L’abbigliamento
Le donne avevano addosso una tunica di lino bianco, chiamata chitone, e si avvolgevano con una mantellina di lana, detta peplo. Gli uomini invece sopra la tunica indossavano un mantello corto chiamato clamide. Le calzature erano comunemente sandali stringati. Invece chi faceva lunghi viaggi indossava stivali di pelle.
L’alimentazione
Tutti i greci mangiavano pane d’orzo, purè di fave e di lenticchie,cipolle,aglio,olive crude e molto formaggio. Molto usato era l’olio d’oliva che serviva per cucinare,ma anche per alimentare le lampade e per la cura del corpo. Alcune volte ad Atene venivano organizzati sontuosi banchetti tra famiglie benestanti. Nella prima parte del banchetto si svolgeva la cena durante la quale si mangiavano carne,crostacei,pesci,insalate,frutta e dolci. Nella seconda parte,il simposio,si bevevano vini di ogni provenienza,dopo aver brindato a Dióniso,dio del vino. Il banchetto era accompagnato con musiche,danze e canti.Le donne Le donne erano considerate inferiori agli uomini. La loro vita si svolgeva in casa paterna o del marito. Intorno i quindici anni le ragazze venivano date in moglie a uomini di soliti molto più vecchi di loro. A esse spettava il compito di prendersi cura dalla casa e dei figli e di occuparsi della tessitura in una parte della casa riservava solo a loro,chiamata ginecèo. Potevano uscire solo per far visita ad altre donne o per partecipare ai riti religiosi. A Sparta le donne benestanti erano più libere non vivevano nel ginecèo e non si occupavano dei lavori domestici,perché venivano svolti dalle schiave;inoltre,al pari degli uomini,praticavano attività fisica fin da piccole,perché si pensava che le donne forti avrebbero generato figli sani e robusti.
I bambini
Quando nasceva un bambino maschio si annunciava con una ghirlanda di foglie di ulivo sulla porta di casa, invece quando nasceva una bambina si annunciava con una ghirlanda di lana. I bambini avevano tutti i giocattoli diversi per lo più che costruivano da soli: trottole,bambole snodabili,carretti da trainare. All’ aperto giocavano a moscacieca e a nascondino,con il cerchio,con la palla e con i sassolini. Anche le statuine di terracotta erano un gioco molto amato: statuine di cavalieri,dipinte con colori vivaci,sono state ritrovate dagli archeologi in alcune sepolture di bambini.
La scuola
In Grecia non c’erano scuole pubbliche. I maschi frequentavano i maestri privati,che insegnavano loro matematica,storia,poesia,danza e musica. Le bambine invece non frequentavano la scuola,ma imparavano dalle donne della famiglia a pulire la casa,a filare,a tessere e ad accudire i più piccoli. Solo le figlie dei ricchi potevano permettersi di studiare,ma senza andare a scuola: le famiglie facevano venire i maestri nella loro casa.
Aurora
2
La forza di gravità
Fu Galileo Galilei a scoprire che se si lasciano cadere due oggetti dalla stessa altezza nel vuoto (dove non c’è gravità)anche se con il peso diverso arrivano perfettamente insieme. Nell’ esperienza comune una piuma e una palla di piombo cadono a velocità diverse,a causa della resistenza dell’aria,ma nel vuoto cambia tutto!
La camera a vuoto dello Space Power Facility è un’ enorme “scatola” dal diametro di 30,5 m e alta 37,2m. Questa camera è in grado di perdere tutta la sua gravità.Nello studio hanno fatto l’ esperimento con una palla di piombo e delle piume:
Hanno portato alla stessa altezza i due oggetti e li hanno fatti cadere lì si poteva vedere che le piume ci hanno messo quasi il triplo tempo della palla di piombo, quando invece lo hanno fatto senza gravità sono arrivati perfettamente assieme e poi ovviamente per la teoria di chi non è scienziato hanno poi galleggiato verso l’alto.
La forza di gravità in realtà l’ha scoperta Newton. Quando era sotto un melo a studiare, all’improvviso gli cadde una mela in testa e gli venne la curiosità del perchè gli fosse cascata in testa e non fosse andata in su o da qualche altra parte. Così capì che gli oggetti cascano verticalmente grazie alla forza di gravità.
Cos’è la forza di gravità?
La forza di gravità è una forza di attrazione tra due corpi che è proporzionale al quadrato della distanza tra i centri di massa. (WOWWWW!!! 😉 )
Samantha
5
La parte corpuscolata del sangue
La parte corpuscolata del sangue è composta da globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, tutte prodotte dal midollo osseo.
Ognuna di queste cellule ha caratteristiche e funzioni diverse.
Globuli rossi:
Sono le cellule più numerose del sangue.
Vengono chiamati anche eritrociti. Dal greco eritros = rosso, citos = cellula. Perciò cellula rossa.
Nell’uomo e in tutti i mammiferi, i globuli rossi maturi non hanno il nucleo e hanno la forma di una lente biconcava, cioè una lente con una fossa per lato.
I globuli rossi contengono l’emoglobina, una proteina che trasporta ossigeno e anidride carbonica.
Nei polmoni avviene lo scambio tra l’ossigeno e l’anidride carbonica che si era legata insieme all’emoglobina nel sangue venoso, il sangue ‘‘di scarto’’: l’anidride carbonica viene eliminata nell’ aria, in modo tale che non si accumoli nel sangue. Parte dell’ anidride carbonica circola insieme al plasma, un liquido formato per circa il 90% da acqua e circa 10% da proteine e sali minerali.
Nei globuli rossi dei mammiferi la mancanza del nucleo lascia più spazio all’emoglobina.
Queste caratteristiche rendono migliore la circolazione dell’ossigeno da parte di queste cellule. I globuli rossi sono incapaci di movimenti attivi ma sono elastici e deformabili, in modo da poter viaggiare anche nei vasi sanguigni più piccoli.
Vivono per poco più di tre mesi, dopodiché vengono catturati da cellule della milza e del fegato, dove vengono eliminati da altre cellule specializzate del sistema immunitario.
I globuli rossi si distinguono per la presenza o l’assenza sulla loro membrana cellulare di particolari proteine (gli antigeni), che danno a loro una specifica caratteristica e permettono di dividere il sangue in gruppi sanguigni tipici per ogni individuo e trasmessi ereditariamente.
Con il microscopio elettronico, si è visto che i globuli rossi possono assumere forme molto diverse: normali (discociti), a bacca, a riccio o spinosi, dentellati, a fuso, a falce, a elmetto, appuntiti, indentati, poichilociti e tante altre forme.
Globuli bianchi:
Vengono chiamati anche leucociti. Dal greco leucos = bianco, citos = cellula. Perciò cellula bianca.
Nel sangue ogni 500 globuli rossi c’è un globulo bianco.
In totale sono circa 20-50 miliardi di leucociti.
Loro hanno il compito di difendere l’ organismo dalle infezioni e dagli agenti estranei.
Differentemente dai globuli rossi, i globuli bianchi, non sono tutti uguali: si distinguono in vari gruppi, sia per le dimensioni, sia per le funzioni che svolgono.
I nomi con cui vengono distinti i globuli bianchi sono: linfociti, monociti, granulociti.
A parte i linfotici, che vengono prodotti dalle ghiandole linfatiche, le altre specie di globuli bianchi vengono prodotti, come i globuli rossi e le piastrine, dal midollo osseo.
La loro vita dura circa dieci giorni.
I globuli bianchi più importanti sono i granulociti che hanno la funzione di opporsi agli agenti estranei infettivi come batteri o altri corpi.
I granulociti non hanno una forma definita che può cambiare a seconda della situazione in cui si trovano.
Hanno un movimento ‘‘ameboide’’ cioè un movimento irregolare e strisciante, estendendosi in base allo spazio che trova.
Hanno anche la possibilità di attraversare la parete del vaso sanguigno per aggredire l’ ‘‘intruso’’ nei tessuti. Riescono a distruggere un corpo estraneo inglobandolo e poi digerendolo.
I globuli bianchi, come i globuli rossi, prima di entrare in un vaso sanguigno devono maturare. Entrando senza essere maturati possono essere causa di malattie.
Piastrine:
Le piastrine sono corpiccioli molto più piccoli dei globuli bianchi e rossi.
Ogni 10 globuli rossi c’è una piastrina.
Vivono all’ incirca per 3-10 giorni
Hanno lo scopo di arrestare le emorragie. Si aggregano tra loro formando una fitta rete (coagulo)
Possiedono anche due proprietà: l’ agglutinazione (tendono ad agglomerarsi tra di loro) e l’ adesività (tendono ad aderire alla parete interna vasale).
Tali proprietà entrano in azione quando avviene una lesione e le piastrine si oppongono all’ emorragia.
Sia l’aumento del loro numero sia la diminuzione possono essere causa di malattie. L’aumento può portare ad una eccessiva coagulabilità del sangue con formazione di trombi (coaguli circolanti). La diminuzione può portare ad una difficoltosa coagulazione con frequenti emorragie.
Anna
24/05/2015
6
Le fonti di energia
Oggi, la maggior parte degli oggetti che utilizziamo è azionata da elettricità, una forma di energia che ci permette di vivere; forno, lampade, computer, frigoriferi… sono alimentati dall’elettricità. Con il passare del tempo, questa, si è rivelata, sempre più utile ed indispensabile per la nostra vita. Esistono per questo vere e proprie “fabbriche di energia” chiamate centrali elettriche e ce ne sono di vari tipi ,che, in modi diversi, producono energia.
Due tipi di fonti
L’energia è prodotta con materie diverse: sono divise in fonti rinnovabili, che non si esauriscono (acqua, vento, luce solare… ) e fonti non rinnovabili che, con il passare del tempo finiranno ( petrolio, Metano, carbone….). Oggi si stanno riscoprendo modi per produrre elettricità con fonti alternative ai combustibili fossili.
Centrale termoelettrica
La centrale termoelettrica produce energia sfruttando il calore della combustione di carbone, legna, gasolio, gas Metano o petrolio. Con il calore ricavato, l’acqua è portata ad ebollizione e trasformata in vapore che a sua volta farà muovere le turbine. Per questo, le centrali termoelettriche, sono situate vicino a corsi d’acqua o a bacini artificiali. Dopo l’utilizzo, il vapore viene ritrasformato allo stato liquido e restituito alla natura. Queste centrali producono molta energia, infatti il 63% dell’energia è prodotta da centrali termoelettriche, ma rilasciano in atmosfera fumi inquinanti che, prima di essere espulsi in aria, sono filtrati per eliminare le sostanze nocive alla salute. Questo tipo di centrale, (anche se in poche unità) è presente sulla Montagna Pistoiese.
Centrale nucleare
La centrale nucleare produce energia dalla fissione nucleare, cioè, la rottura degli atomi di uranio ( un materiale radioattivo ) che, convogliati in speciali tubature entrano nell’acqua e la trasformano in vapore che muove le turbine. Il movimento delle turbine aziona il generatore che produce elettricità. Dopo l’impiego gli atomi di uranio devono essere smaltiti, perché se vengono a contatto con esseri viventi, le cellule di questi ultimi impazziscono e provocano danni gravi all’organismo che ne è venuto a contatto. Per questo le scorie radioattive sono depositate in contenitori il cui materiale può durare per secoli, e sotterrate a grandi profondità. I disastri nucleari sono stati moltissimi in tutto il mondo. I più conosciuti sono quelli di Cernobyl ( Russia ) il 26 Aprile 1986 nel quale furono evacuate famiglie anche a 30 KM di distanza dal luogo dell’accaduto e quello più recente di Fukushima in Giappone l’ 11 Marzo 2011.
Centrale geotermica a Larderello
Centrali geotermiche
Le centrali geotermiche sfruttano il vapore sotterraneo. Quando il vapore esce dal terreno viene inserito in tubi che lo portano alle turbine. Il movimento è trasmesso al generatore che produce elettricità. Dopo l’utilizzo il vapore sotterraneo è impiegato per il termalismo, per riscaldamenti urbani e per agricoltura in serra. Le centrali geotermiche sono presenti anche in Toscana a Larderello in provincia di Pisa comune di Pomarance. Il vapore che esce dalla crosta terrestre, non è altro che acqua vaporizzata dal calore della lava di un vulcano. Infatti il Monte Amiata in provincia di Grosseto, è un vulcano ormai spento, ma l’attività sotterranea è ancora attiva e riscalda l’acqua che esce a Larderello. I getti non sono sempre attivi e quindi la produzione di energia elettrica a volte si ferma. Per intensificare le “ eruzioni “ di vapore, viene inserita nel terreno acqua fredda. L’idea di creare energia della geotermia venne per la prima volta a Piero Ginori – Conti nel 1905 che costruì una centrale geotermica proprio a Larderello.
Il vapore, forza per muoversi
Il vapore non è soltanto utilizzato per la produzione di energia ma è usato anche per muoversi. I treni a vapore, infatti, si muovono grazie alla trazione del vapore. Il carbone brucia nella caldaia del mezzo e il calore prodotto vaporizza l’acqua. Il vapore entra nei cilindri e spingendo uno “stantuffo” dà movimento alle ruote attraverso la biella. Insomma, il vapore nel mondo, ha sempre avuto un ruolo, più o meno importante.
Un treno a vapore a Siena
Centrale idroelettrica
La centrale idroelettrica per produrre corrente elettrica frutta la forza di caduta dell’acqua che, muove le turbine. L’acqua dei torrenti o fiumi è incanalata in grandi tubi che la portano dalla diga (un grande invaso che blocca il corso d’acqua) fino alla centrale. La forza cinetica cioè di movimento delle turbine è trasmessa al generatore che produce energia. Le centrali idroelettriche usano l’acqua per generare elettricità e la maggior parte delle volte sono collocate in alta montagna o dove sono presenti dislivelli per creare le dighe. Sulla nostra montagna ce ne sono alcune”piccole” altre più grandi come la centrale elettrica di “La Lima” con il grandioso invaso di Tistino. Le centrali idroelettriche non emettono sostanze inquinanti o radioattive, ma hanno un grande impatto ambientale. A Longarone (Belluno), nel lontano ottobre del 1963 una grossa frana cadde nel lago del Vajont ( diga costruita sopra il paese) e un’ondata di fango e acqua si riversò su Longarone; ci furono oltre 2000 morti.
I mulini e le ferriere, energia dall’acqua
I mulini e le ferriere, fin dall’antichità hanno rappresentato gli antenati delle centrali idroelettriche perchè sfruttano lo stesso sistema; la forza dell’acqua. Grazie al movimento delle ruote, le macine giravano e producevano, la farina di castagne o di grano. Anche le ferriere sono state di grande importanza per arrivare a creare energia dall’acqua. Oggi si stanno ristrutturando per far ammirare ai visitatori l’antico splendore di una volta con i magli e altri utensili per la lavorazione del ferro. Una eredità che ci è stata lasciata dai nostri predecessori visto che la Montagna Pistoiese ne è colma. Alcuni dei tanti mulini sono collocati all’Orsigna dove vi è il “molino di Giamba” (nella foto) Le ferriere invece sono sparse per la montagna sulle rive di torrenti o ruscelli. Una ferriera e un mulino sono presenti anche a Maresca.
TOMMASO
7
Le Domus
Alla metà del ottavo secolo a.C.i primi re Romani costruirono le domus. La tecnica edilizia era :i muri in argilla e il tetto in stoppe, dopo un po’ di tempo si incominciavano a costruire i muri con zoccoli in scheggioni e i tetti con le tegole. Le case signorili dei Romani avevano l’atrio per entrare e avevano il tetto aperto con in mezzo una grande vasca dove andava l’acqua piovana. Oltre all’ atrio c’era il peristiolio o hortus, un giardino circondato da portici con statue e fontane, e il triclinio che era la sala da pranzo. Le camere da letto si trovavano al primo piano. Alcuni locali sulla strada erano affittati ed erano denominati tabernae.
Le domus dei ricchi erano composte da due parti importanti :l’atrio e il peristiolio, un grande giardino porticato o con alberi da frutto e piccole piscine. Avevano il bagno che era simile a terme; in alcune case c’era pure la biblioteca e il solarium una terrazza che poteva essere anche chiusa.
Le insulae
L’aumento continuo del popolo rese necessarie le abitazioni sempre piu strette, quindi costruirono case che erano strette ma alte, le insulae. Potevano raggiungere i 5 piani ma non avevano l’acqua e neanche i servizi igienici. Erano abitazioni in affitto, le persone più povere solitamente andavano a vivere all’ ultimo piano. Non avevano più di 3 stanze a famiglia, le finestre erano piccole, non si scaldavano con i braceri e illuminavano le stanze con le lanterne. Erano costruite con materiali scadenti e legno, per questo crollavano o si incendiavano. Anche le stanze al piano terra erano affittate, a commercianti e artigiani.
Le leve
Un argomento che mi è interessato quest’anno è di scienze: le leve. Mi è piaciuto perché l’ho capito bene e mi ha fatto vedere come si usano le cose nella realtà.
Le leve sono macchine semplici cioè macchine che usano la forza muscolare per compiere un lavoro. La leva è un’asta rigida fissata a un perno fisso detto fulcro (F), in un punto si trova la resistenza (R) e nell’altro la potenza (P).
A seconda della posizione di fulcro, potenza e resistenza si hanno tre tipi di leva.
Leva di primo genere:
Es. forbici, tenaglie, pinze, remo
Leva di secondo genere:
Es. apribottiglie,schiaccianoci, carriola
Leva di terzo genere:
Es. canna da pesca, pinze per il ghiaccio o per il limone
Quando si usa una leva occorre fare in modo che la distanza tra il fulcro e la potenza sia maggiore della distanza tra il fulcro e la resistenza.
Esistono tre categorie di leve:
Leva vantaggiosa: il fulcro è più vicino alla resistenza.
Leva svantaggiosa: il fulcro è più vicino alla potenza.
Leva indifferente: il fulcro è tra la potenza e la resistenza.
Francesco F.
Il Trentino Alto Adige è una delle cinque regioni a statuto speciale. La lingua principale è il tedesco al quale segue l’italiano; ufficialmente sono riconosciute anche il ladino, il cimbro e il mocheno. Le sue province sono Bolzano e Trento.
E’ la regione più a nord dell’ Italia, è completamente montuosa e ospita circa 1.050.000 abitanti .
La regione confina a est e sud-est con il Veneto, ad ovest e sud-ovest con la Lombardia, a nord-est con i Lander austriaci Tirolo e Salisburghese, a nord-ovest con il Cantone Svizzero dei Grigioni. La regione si trova tra le alpi centrali e quelle orientali, a sud il confine è delimitato dal lago di Garda e dalle Prealpi Venete.
Nella parte nord della regione si estendono le Alpi Retiche che raggiungono la loro massima altezza nella Palla Bianca [3.738 m. s.l.m.]. In Trentino Alto Adige si erge la sezione occidentale delle Dolomiti, andando verso sud, i rilievi montuosi degradano nelle Alpi .
Il passo del Brennero è il principale valico di frontiera fra l’Italia e l’Austria. Altri valichi fra i due paesi sono il passo di Resia, il passo Stalle e il passo del Rombo. Il passo dello Stelvio fra il Trentino Alto Adige e la Lombardia è il valico automobilistico più alto d’Italia.
La valle principale della regione è la valle dell’Adige che si sviluppa da Merano a Rovereto ma passa anche da Bolzano e Trento. Molto note sono anche le valli trentine di Non, di Fassa e di Fiemme e le altoatesine val Gardena, val Pusteria, val Badia e val Venosta.
Il fiume principale è l’Adige. Il Brenta sfocia nel mar Adriatico. Il Sarca è un immissario del lago di Garda mentre il Chiese è un affluente del Po.
Il maggior bacino della regione è il lago artificiale di Resia, mentre quello naturale più grande è il lago di Caldonazzo. Importanti sono anche il lago di Molveno, di Ledro e di Idro.
Il clima del Trentino Alto Adige è continentale, alpino nelle zone di alta montagna e mediterraneo sul lago di Garda.
Nella parte meridionale vicino al lago di Garda la vegetazione è composta da querce, castagni, lecci e allori. Si coltivano vite, ulivo e limone. Nella parte nord si trovano carpini, faggi, aceri, abeti rossi, larici e betulle. Nelle valli dell’Alto Adige si coltivano alberi da frutto come le mele.
La fauna Alpina caratterizza il Trentino Alto Adige. Tra i 1.300 e i 3.000 m. si trovano i camosci, tra i 500 e gli 800 m. si trovano i caprioli. Lo stambecco già estintosi in passato, nel 1967 venne reintrodotto nel parco Nazionale dello Stelvio. Tra i 2.000 ei 3.000 m. vive la marmotta. Nelle regioni Alpine si trovano le lepri grigie ei cervi .Tra i carnivori sono stati segnalati dopo qualche anno lupi e orsi .
In questa regione si trova il parco nazionale dello Stelvio istituto nel 1935 che si estende anche in Lombardia. In Trentino Alto Adige ci sono molti altri parchi e anche delle riserve regionali.
Tra i castelli più belli di epoca medievale ci sono Castel Tirolo, Castel Roncolo e il Castello di Buonconsiglio di Trento. Nel 1974, Castel Fontana divenne il museo agricolo di Brunnenburg, che illustrò come ancora oggi, i modi di fare e le usanze dei contadini della zona. Durante l’impero Austro-Ungarico furono costruite molte fortificazioni tra cui il Forte di Fortezza, dove secondo la leggenda i Nazisti nascosero un’ingente quantità di oro che non fu mai ritrovato. Oltre a castelli e fortezze in Trentino Alto Adige ci sono molte chiese, abbazie e monasteri come, l’abbazia di Monte Maria, l’abbazia di Novacella e il monastero di Sabiona.
Nonostante il territorio totalmente montuoso, il settore agricolo è molto sviluppato. Nella frutticoltura la regione detiene il primato produttivo con il 93,3% di mele. Sviluppata in regione è anche la viticoltura. Storicamente significativo è l’allevamento, che nelle vallate alpine in passato era uno dei mezzi di sostenimento più importanti. Considerato di grande importanza è il turismo, soprattutto invernale, legato alo sviluppo delle località sciistiche della regione. Invece Merano e Lèvico terme sono legate al turismo termale. Ci sono anche molti musei come il di museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, il museo delle scienze di Trento e il museo archeologico dell’ Alto Adige.
Prodotto agroalimentare tipico della regione è lo speck; altro prodotto della regione è il vino sia bianco che rosso.
Gli sport più praticati in Trentino Alto Adige sono lo sci in inverno e l’escursionismo in estate; altri
sport praticati sono l’ockey su ghiaccio, la pallavolo, il basket e la pallamano per citarne soltanto qualcuno.
La storia del Trentino Alto Adige è stata caratterizzata dalle varie dominazioni che si sono susseguite nel tempo tra gli Austriaci e gli Italiani. La regione per molto tempo è stata parte dell’Impero Austriaco ed era chiamata sud Tirolo (Sud Tirolo), nome che è rimasto fino all’epoca attuale a seguito dell’inserimento del bilinguismo nella provincia di Bolzano. Il territorio della provincia di Bolzano è infatti abitato principalmente da genti di origine e lingua germaniche. I contrasti con gli abitanti della provincia di Trento, prevalentemente italiani, ed in generale con lo Stato Italiano, si sono attenuati soltanto dopo la firma del trattato De Gasperi – Gruber nell’ immediato dopo guerra e soprattutto dopo l’ entrata in vigore, nel 1972, del Pacchetto per l’alto Adige (tutt’ora in vigore), che prevede l’autonomia delle due provincie di Trento e Bolzano.
LINDA
L’Impero romano
12
La civilta’ romana
Dopo gli Etruschi una nuova civilta’ e’ nata nell’Italia centrale: la civilta’ romana. Nel 753 a.c alcuni villaggi sulle rive del fiume Tevere avevano deciso di unirsi e formare un’unica citta’ la quale fu chiamata Roma governata da un unico re. Con il tempo la citta’ divento’ sempre piu’ potente e i Romani con il loro esercito riuscirono a sottomettere prima tutti i popoli del Lazio e poi tutta l’Italia. Dopo la conquista dell’ Italia, i Romani diventarono ancora piu’ potenti diventarono i padroni dei commerci , erano quasi i soli a commerciare nel Mediterraneo e avevano il controllo degli altri popoli che volevano commerciare in questo mare. Hanno conquistato la Grecia, gran parte dell’ Europa e nella loro massima espansione l’Impero Romano comprendeva: – A nord una parte dell’Inghilterra – A sud tutta l’Africa Settentrionale – A ovest La Spagna e il Portogallo – A est una parte della Germania, dell’ Ungheria e della Romania – A sud-est la Mesopotamia, la Palestina e la Francia.
Paese che vai usanze che trovi, gesti, cibi abitudini
Lavorando in gruppo, impariamo a discutere, condividere, fare relazioni, organizzare schemi, fare brevi presentazioni…
Sono stati proposti due testi. In uno sono descritti alcuni gesti che, pur essendo simili, hanno un altro significato in Paesi e popoli diversi, mentre nel secondo sono spiegati i vari modi di scrittura.
Se la comunicazione è problematica fra persone che condividono gli stessi gesti per affermare o negare, figuriamoci fra popoli in cui questi gesti vogliono dire l’esatto contrario!
Ogni gruppo, dopo aver letto e discusso al suo interno, ha costruito il proprio schema, la propria scaletta per riferire e relazionare agli altri.
Complimenti a tutti, siete stati davvero bravi!
Qualcuno prepara anche i foglietti per fare il “gobbo” ed aiutare la compagna che parlerà.
Abbiamo iniziato a conoscere i libri che incontreremo il prossimo anno, letture più lunghe riflessioni da ragazzi più grandi.
Abbiamo anche letto alcuni racconti di autori di altri Paesi con le loro scritture e i loro alfabeti diversi dal nostro (il testo originale era a lato della traduzione in italiano)
Dalla Cina abbiamo visto gli ideogrammi; dall’Eritrea i caratteri dell’alfabeto tigrino; dall’Ucraina quelli dell’alfabeto cirillico; dall’Algeria abbiamo osservato i caratteri dell’alfabeto arabo…
Abbiamo letto che c’è chi scrive da destra a sinistra, in verticale da destra a sinistra, chi da sinistra a destra, chi in modo bidirezionale.
Alcune lingue antiche, come l’etrusco e il latino arcaico, erano scritte una riga da destra a sinistra e l’altra da sinistra a destra. Questa scrittura si chiama bustrofedica perché si scrive come i buoi quando arano.
Ogni gruppo si è preparato per parlarne agli altri.
Il brano cinese racconta della scrittura stessa
Quello eritreo ci racconta della nascita e della vita di una bambina
Il brano ucraino parla di un gioco che fanno i bambini molto simile alla nostra “Campana”
Infine il racconto algerino narra di una scuola per donne
27 gennaio 2015 – E’ importante ricordare
I bambini hanno raccontato ciò che sapevano della Shoah, dei campi di concentramento, dello sterminio di milioni di persone, non solo ebree,… hanno parlato dei film e documentari che avevano già visto a casa.
Abbiamo discusso tutti insieme.
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C’è un paio di scarpette rosse
Disegno di Andrea, classe terza
!!!!!
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove
a Buchenwald.
Erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini,
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perchè i piedini dei bambini
morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perchè i piedi dei bambini morti
non consumano le suole.
J. Lussu
ABBIAMO CANTATO “AUSCHWITZ”
Testo di F. Guccini
Canta “Il Lupo” (da “Pistoia canta Guccini” per il Meyer)
Son morto ch’ero bambino
Passato per il camino
E adesso sono nel vento,
E adesso sono nel vento.Ad Auschwitz c’era la neve
Il fumo saliva lento
Nel freddo giorno d’inverno
E adesso sono nel vento,
E adesso sono nel vento.Ad Auschwitz tante persone
Ma un solo grande silenzio
È strano, non riesco ancora
A sorridere qui nel vento,
A sorridere qui nel vento
Io chiedo, come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento,
In polvere qui nel vento.
Ancora tuona il cannone,
Ancora non è contenta
Di sangue la belva umana
E ancora ci porta il vento,
E ancora ci porta il vento.
Io chiedo quando sarà
Che l’uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà,
E il vento si poserà.
Io chiedo quando sarà
Che l’uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà,
E il vento si poserà.